Il cimitero di Croce di PiaveUn tempo, quando la chiesa era a ridosso del Piave, il cimitero stava attorno alla chiesa, com’è logico che fosse. Nelle relazioni delle prime visite pastorali è detto che la prima visita del Vescovo, dopo la chiesa, era sempre al cimitero dove, con un particolare rituale di preghiere e di canti, veniva impartita la solenne benedizione. Talvolta venivano rilasciati anche degli ordini particolari a proposito; eccone alcuni: nella visita pastorale del 17 settembre 1580 è detto: “Si abbi a far una grada all’entrar del cimitero et serrar quello nella parte che si po’ per levar l’occasione alli animali de intrar sopra esso calpestando le osse de li fedeli defunti”. In quella del 2 maggio 1659: “Sia provveduto alli ingressi del cimitero acciò gli animali non possino passar sopra a pascolare”. Nella visita del 21 settembre 1675: “Il Vescovo, entrato in chiesa, benedisse il popolo e i defunti sia quelli sepolti in chiesa che quelli sepolti nel cimitero annesso alla chiesa”. Poi, nel marzo 1724, la notabile rotta che si portò via mezzo argine costrinse parroco e parrocchiani a spostare la chiesa distante dalla Piave. Scriveva Don Caovilla: Traslazione del Cimitero“A dì 7 settembre 1724 - Seguita una rotta nell’Argine vicino al Palazzo di Ca’ Loredan per l’escrescenza che fece la Piave la notte delli 19-20 Marzo e restata senza riparo la chiesa perché dirocato in buona parte il pocco argine che stava appoggiato alla medesima, fu stabilita per diffesa della Villa [del paese] la costruzione d’un nuovo (argine) da farsi nel sito del Cimiterio, e però, con ordine del Magistrato alla Sanità e con decreto di Monsignor Augusto Zacco Vescovo di Treviso, fecci la traslazione dello stesso cimiterio, posti sopra diecisette carri gl’Ossi e i cadaveri ricercati diligentemente in tre giorni da centoventi huomini, e con l’intervento di tutta la Villa, accompagnati processionalmente da molti Sacerdoti, che, celebrata la S. Messa, assisterono pure all’Essequie che si cantò per loro suffraggio, furono depositati nel nuovo in una bucca profonda escavata alla destra della chiesa, cioè nella parte di tramontana, dirimpetto alla porta laterale della medesima. Più si trovarono altri 4 carri d’ossi e si sepelirono come sopra”.Dal 1727, epoca di costruzione della chiesa attuale, fino al 1870 circa, le sepolture continuarono ad aver luogo attorno alla chiesa. La chiesa rimase per poco nei pressi del Piave perché gravemente danneggiata e soprattutto perché si doveva costruire sul posto il nuovo argine. Quando venne costruita la nuova chiesa sul posto dove attualmente si trova, fu predisposto attorno ad essa un terreno, regalato dai Signori Lezze, che venne recintato e destinato a cimitero parrocchiale. Il vescovo Zacco, quando venne per la consacrazione della nuova chiesa il 10 giugno 1731, benedisse solennemente anche il cimitero attiguo. Nella visita pastorale del 6 maggio 1754 il vescovo, tra l’altro, ordinava: “Che all’ingresso del cimitero sia posto il suo restello per dover star chiuso almeno in tempo di notte, che siano potati gli alberi e che l’erba del cimitero già tagliata debba esser abbracciata”. Un cimitero a tutti i costiAgli inizi del 1800 entrò in vigore la legge che ordinava di togliere
i cimiteri dai centri abitati. Il Codice Napoleonico fu assorbito dalla
legislazione dell’Impero Austriaco, ma per un po’ non se ne fece nulla. Poi,
alla metà del secolo, il Commissario Distrettuale di San Donà impose la costruzione di un cimitero che dovesse servire per Croce e Musile,
individuando una zona in località “Scuole San Rocco” ai confini
tra le due Parrocchie.
“Luigia Bennaguci Collauto di qui, di anni 24, mori per miliara li 25 agosto 1865 ore 6 pom.ne e fu sepolta li 27 ore 6 pom.ne ricevuti li SS.mi Sacramenti e tutti i conforti della cattolica religione. Fu sepolta nel nuovo cimitero per la prima, in base alla definitiva ordinanza dell’lmp.e Regia Delegazione Provinciale di Venezia n° 6081-775 del 14.06.1865 ed a tenore pure dell'ordinanza Vescovile n° 1071 del 21.06. 1865 con la destinazione che i morti di Croce venissero seppelliti nella parte destra e quelli di Musile nella sinistra, ciò che venne eseguito. Il nuovo cimitero fu eretto nel 1855 contro il voto comune dei censiti per pura volontà delle Superiori Autorità. Restò sospeso per le reiterate ragionevoli opposizioni non solo dei Parroci ma per sentimento dei stessi parrocchiani e per le dimostrazioni giuste del Vescovo Zinelli fino all’anno precedente. Ma Mons. Antonio Farina già Vescovo di Treviso, non avuto conoscenza delle distanze del nuovo cimitero dalle due parrocchie, ne ordinava la benedizione, atto che importava in faccia alle civili autorità la sanzione ecclesiastica e si ordinò l’esecuzione come sopra. Don Sebastiano Busnardo”. Tutto il carteggio tra le varie autorità è oggetto del racconto Ma chi me l’ha fatto fare, raccolto in Dódese storie in Crose, di Carlo Dariol. L’ordinanza venne rispettata per qualche mese, salvo qualche eccezione di seppellimento nel cimitero parrocchiale. Ben presto però si impose la necessità di provvedere a due cimiteri distinti e più vicini alla chiese, in particolare per Musile. Un cimitero definitivoE poiché di lì a poco il Veneto divenne italiano (1866) per le autorità locali fu più facile ottenere di poter costruire un nuovo cimitero a poche centinaia di metri dalla chiesa.Dal Libro dei morti, anno 1871, apprendiamo che: “Sartori D'Andrea Regina di qui, figlia fu Gaetano e Cuccato Angela d'anni 34 morì per febbre tifoidea li 9 ottobre 1871 ore 11 munita di tutti i Soccorsi di nostra religione Cattolica; era moglie di Osvaldo D’Andrea detto Pittana di qui; fu sepolta nel nuovissimo cimitero per primo cadavere li 11 ottobre 1871 ore 9 da me don Sebastiano Busnardo Arciprete. P.S. Il nuovissimo cimitero oggi 11 ottobre incominciato col cadavere suddetto venne costruito sul fondo del S.r G.e Angelo Prina che lo donò al comune di Musile purché venisse fatto in prossimità della Chiesa Parrocchiale, come fu eseguito per molta giusta influenza del C. Prina ed efficace energia usata dal S.r Giovanni Cricco Sindaco di Fossalta e primo Assessore municipale di Musile, nonché per volontà espressa dai Nobili Possidenti Conti Gradenigo, fratelli Girolamo, Paolo e Giuseppe, Contessa Vendramin Elena Valmarana, Contessa Elena Jvanovich, Conte Vincenzo Burovich e molti altri possidenti, non tralasciando la indefessa cura costante del R.mo Arciprete che fece mille viaggi, interessò per più di un anno e mezzo qui e a Venezia persone possenti a far valere i giusti diritti di questi Parrocchiani i quali hanno ardentemente desiderato che l’incominciato cimitero nuovo nel 1865, 27 agosto, ora posto sul così detto pratto del Cocco, venisse questo terminato, e ad onta di tante opposizioni incontrate, oggi 10 ottobre venne terminato per opera gratuita di questi buoni Parrocchiani e in quella sera solennemente ore 5 venne pure benedetto da me d. Sebastiano Busnardo Arciprete coll’assistenza del R.do Cappellano d. Alessandro Pellizzari e di molti astanti e divotamente inginocchiati Parrocchiani ed il primo cadavere tumulato fu questo di detto sopra”. Era stato costruito su un terreno a forma di rombo irregolare e aveva una larghezza di circa 40 metri sul fronte strada e su quello opposto (nord) e di circa 39 sui lati (verso la chiesa e verso la futura ferrovia). Questa la pianta attuale La zona antica è quella compresa tra i quattro cerchietti. Era presidiato da quattro robusti piastri d’angolo (cm. 80 x 80) dei quali ancora oggi si possono vedere i due del fronte strada e la fondazione di quello all’angolo nord est. Da 142 anni essi tengono bene in linea la mura di recinzione mentre un tratto della recinzione dell’ampliamento 2000-2001 ha resistito poco (vedi sotto) Sul lato nord opposto all’entrata, all’esterno del cimitero (dei cristiani), c’era il LIMBO in cui venivano sepolti i bambini nati senza vita e per questo “non battezzati”. Nel settore nord-ovest c’erano le sepolture dei bambini nati vivi e quindi battezzati ma che avevano avuto una vita breve. In passato la mortalità infantile era elevata e quindi, per questione di spazio, era opportuno e conveniente fare assieme le molte piccole sepolture spesso ornate con “angioletti”. Nell’anno 1872 vi è quest’altra nota nel libro dei morti:
Il cimitero attorno alla chiesa venne progressivamente abbandonato e i morti trasferiti nel nuovo cimitero corrispondente pressappoco all’attuale; era circondato da un muretto in pietra e aveva un Oratorio dedicato a San Giuseppe con la porta d’ingresso sulla via Croce, perciò considerato Oratorio Pubblico.
Durante la guerra 1915-18 venne destinato a cimitero di guerra un lotto di terreno attiguo (clicca QUI per la pagina monografica). Un inconveniente però venne alla luce: il cimitero si trovava sopra una falda d’acqua, per cui esso venne progressivamente abbandonato e i morti collocati dapprima in un modesto loculo sul fondo a sinistra e in seguito a un primo ampliamento e a nuova sistemazione, furono definitivamente collocati sulla sinistra dell’ingresso. Non si ha notizia sulla fine dell’Oratorio che si trovava nel precedente cimitero; probabilmente venne distrutto dalla guerra e non più riedificato. Nel 1932 la salma di Tito Acerbo fu esumata e trasferita al suo paese natale, Loreto Aprutino.
Nel posto dov’era la tomba dell'eroe, la famiglia Stochino
costruì la propria tomba.
La prima sepolta nell’attuale cimitero dopo il primo ampliamento fu: “Toniolo Amalia fu Francesco di anni 78, nata a Croce e residente a Millepertiche, morta il 26 settembre 1946 venne sepolta in questo cimitero per prima al Campo 1, 1 a fila, cippo 1”. Gli ultimi recenti interventi hanno riguardato il collocamento di un altarino in marmo nella cappella destinata alla sepoltura dei religiosi, l’ampliamento verso est e la costruzione di nuovi loculi, la creazione di una cella mortuaria e la sistemazione generale di tutto il cimitero, e in epoca recente la costruzione di un’ala nuova nella zona dove un tempo era il cimitero militare. Il cimitero di Croce verso il 1945 ebbe un primo ampliamento di circa 7,5 metri verso ovest (su una parte dell’ex cimitero di guerra 1915-1918). La prima sepoltura fu per Toniolo Amalia morta il 26.5.1946. Le ossa dei soldati Austro-Ungarici furono messe in una unica fossa, in fondo all’ampliamento verso la mura di recinzione; praticamente dove ora c’è la tomba di Cesare Barbieri che essendo stata eretta sul terreno non ancora consolidato dell’ ex tomba si è visibilmente inclinata verso l’interno. Successivamente (nel 1955 circa) ci fu un secondo ampliamento di altri 7.5 circa verso nord che inglobò, come detto, l’ex LIMBO.
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Qui sotto una vista più ravvicinata delle tombe dei soldati
Sulla destra (a sinistra per chi esce dal cimitero) furono costruiti locali di servizio e cella mortuaria.
Gli alberi (aceri platanoidi) che ornano la strada da Via Contee al Cimitero sono stati messi a dimora da Adriano Donadel nella primavera del 1989 con l’aiuto degli amici di Ivan per ricordare la sua morte avvenuta davanti al cimitero al tramonto del primo novembre 1988. (Quelle pianticelle spuntarono da semi seminati dallo stesso Adriano nel suo campo circa 7 anni prima).
Un terzo ampliamento (assai considerevole, praticamente un raddoppio) fu realizzato nel 2000 - 2001 in estensione verso ovest (ferrovia),
andando a occupare il terreno che era stato del Cimitero militare.
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Qui sotto l’angolo sud-ovest della parte nuova del cimitero
La prima persona sepolta nella parte centrale rialzata dell’ampliamento del 2000-2001
fu la signora Lovisetto Amelia detta Nilda (n. 28.10.1913 m. 21.8.2002).
La recinzione del nuovo cimitero tenne poco,
come si può osservare da foto del 9.10.2005 (1/14 del racc. n. 70).
Nel 2007, nella parte vecchia del cimitero, a destra della cappella, previa demolizione dell’esistente, furono realizzati
9 x 4 = 36 ossari e 5 x 15 = 75 loculi.
Nel 2010 fu proposta la costruzione a Croce di un forno crematorio ma a causa delle proteste dei crocesi, la Giunta comunale fu costretta a fare marcia indietro
(QUI l’approfondimento)
Appena entrati, a sulla destra c’è una tomba storica, quella di un ramo della famiglia dei conti Gradenigo, che subentrarono
ai Foscari alla metà dell’Ottocento nel possesso di grande parte del territorio di Croce (compreso quello della
Case Bianche ora sotto Musile). (clicca QUI per la storia e l’albero genealogico dei Gradenigo a Croce)
Il pilastro dell’angolo sud ovest è stato per tanti anni “Vertice catastale” o “punto fiduciario “, ora è declassato con la posa della moderna targhetta sulla muretto di recinzione antistante il cippo LUSSU
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