Forno crematorio? No grass. 

L'idea

L'Amministrazione Forcolin nell'autunno 2009 decise di installare nel Comune - e precisamente nelle vicinanze del cimitero di Croce - un forno crematorio. La decisione, presa all'unanimità in Giunta (e questo sorprende perché due dei sei assessori son proprio di Croce) seguiva ai suggerimenti e alle pressioni di un imprenditore locale, tal Capiotto, originario di Croce, ma evidentemente più sensibile agli affari che all'inevitabile peggioramento della qualità della vita che ne sarebbe derivata. Il Comune ne avrebbe guadagnato in tasse e concessioni, e sarebbero stati forse bei soldini perché  l'imprenditore privato avrebbe fatto convergere sul paesino tutti i cremandi dal Sile alla Livenza, che (son calcoli fatti un poco a spanne) son più di un migliaio all'anno, una media di tre funerali al giorno, il che sarebbe equivalso a continui torpedoni d'auto che sarebbero giunti in paese per rendere l'estremo saluto al caro estinto pronto a uscire per il camino. Sarebbe nato un grande parcheggio nelle vicinanze del cimitero, forse negozi, fiorerie da tomba, corone d'alloro.  Con tutto quel viavai di accompagnatori funebri il paese sarebbe rinato a nuova vita, deve aver pensato qualcuno... E poi, con la prossima metropolitana di superficie, con fermata a Croce di Piave (non Croce di Musile, ricordalo, Amministrazione...) sarebbe stato perfino facile giungere al luogo dell'addio..

Silvia, rimembri ancora...

Ma se i soldi non hanno odore, i fumi dei corpi cremati inquinano l'aria: è noto infatti che nelle vicinanze dei forni crematori la qualità dell'aria peggiora sensibilmente, le malattie e i tumori si moltiplicano. Un paesino tranquillo, destinato alla storia, il cuore bello e tranquillo della Città del Piave, ne sarebbe stato definitivamente stravolto. Fu una neocrocese, Silvia Bernardini, da poco trasferitasi in paese che s'accorse dei progetti della giunta e, preoccupata, interessò i conoscenti: dapprima si rivolse all'imprenditore dal quale aveva acquistato casa, che a sua volta mobilitò gli amici e le persone più attive e attente del paese.

Il Comitato "No forno"

Immediatamente fu costituito un Comitato "No forno", furono raccolte in pochi giorni centinaia di firme, furono chiamati a rapporto i due assessori del paese e fu chiesto loro di spiegare i motivi della decisione. Nemmeno s'erano resi conto di quel che avevano deciso. Fu deliberato che il Presidente del comitato dovesse essere una persona "di peso", il CololLello Lava,la cui vicinanza politica alla Giunta Forcolin alla Fossetta avrebbe consentito di alzare significativamente la voce.

Retromarcia

Nella riunione convocata nel sabato successivo la Giunta dichiarò di aver forse proceduto troppo in fretta, senza tener conto dei desideri e delle preoccupazioni dei cittadini. Onestamente il sindaco annullò la decisione: "Tutto azzerato, non se ne fa nulla!"

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