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Crescita e dimezzamento della parrocchia1937Il 5 gennaio la guardia Giovanni D’Andrea, che aveva avuto l’ottavo figlio, una bambina, chiese
al podestà il premio di natalità, “avendo egli a carico otto figli, sette dei quali minorenni”. Il Comune,
che non aveva stanziato nessuna somma per i premi di natalità e nuzialità per i dipendenti comunali,
ritenuto “d’altra parte opportuno seguire le direttive del Governo Nazionale per la battaglia demografica”,
deliberò di accordargli un premio di lire 200.
Il 12 febbraio, nella reggia di Napoli, nacque Vittorio Emanuele Alberto Carlo
Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Gennaro Maria di Savoia e il giorno successivo le maestre di Croce,
come la gran parte delle maestre d’Italia, entrarono in classe e dettarono alla lavagna “È nato l’erede al trono,
il Principe di Venezia”. Lui sì che era fortunato; e ricco, anche di nomi.
Qualcuno dalla nascita dell’erede al trono ci guadagnò qualcosa: per celebrare la nascita di Vittorio Emanuele, erede al trono d’Italia e principe di Venezia, cento bambini nati nella provincia di Venezia tra il 12 e il 19 del mese furono battezzati insieme e ricevettero in dono corredo e culla.
Pio XI il 14 marzo, con l’enciclica “Mit brennender Sorge”, condannava il nazismo ma nulla diceva del fascismo.
La radio a scuola. La fabbrica del consenso aveva imposto la diffusione della Radio e obbligato le sei ditte nazionali costruttrici a mettere in commercio, apposta per le scuola, la radio “Balilla” al prezzo politico di 300 lire, quando un apparecchio normale costava cinque-sei volte tanto. Tutte le scuole furono tenute ad acquistarla e l’amministrazione centrale teneva il registro delle scuole che l’avevano e di quelle che non l’avevano. A Musile si era stati solerti: le scuole del centro erano dotate di una radio già da due anni. A Croce invece ancora mancava.
Le maestre della Fossetta vedevano con soddisfazione cominciare i lavori di costruzione del pozzo. La maestra delle Millepertiche Laura Martellini comunicò al podestà che l’orto della scuola era completato: sei giorni vi aveva lavorato l’operaio, Pietro D’Andrea, per costruire la recinzione di legno. La maestra pregava “per ultimo di provvedere a inviarci una serratura completa per il cancello, al fine che l’orto non potesse essere visitato da estranei. Con molta stima, distinti saluti fascisti”. Il 19 marzo, con l’enciclica “Divini Redemptoris” il Papa condannava anche il comunismo. Il 27 marzo ’37 il Comune decideva la terebrazione di altri due pozzi artesiani in località Millepertiche e Trezze. Il podestà chiedeva al prefetto che i lavori fossero appaltati alla ditta Fava Alessandro [delibera n.° 17]. Lo stesso giorno il Comune concedeva un contributo di lire 150 al Segretario del Fascio Fagherazzi Umberto per l’acquisto di un apparecchio radio destinato al centro scolastico di Croce [delibera n.° 20]. Il contributo comunale fu quasi obbligato “dato che è vivamente raccomandato a scopo istruttivo e che il raccolto di oblazioni non è sufficiente a coprire le spese…” e “considerato che in quello del centro si era provveduto fin dal 1935”. Alla Fossetta le maestre ringraziavano per il pozzo ormai completato. Mancava solo il collegamento coi tubi fino alla scuola:
Morte dell’eroe Dino Vianello. Con la radio a scuola le notizie, almeno quelle volute dal Regime,
sarebbero arrivavano più in fretta, così come già arrivavano a Musile:
la storia con la ‘S’ maiuscola sarebbe stata a portata di mano. Ma, radio o non radio,
la grande storia bussò alle porte del paese quando portò la notizia
che il marito della maestra Saladini, l’ex applicato comunale Dino Vianello,
che era stato sospeso dal Comune per malversazione, e che per riscattare la propria reputazione
era partito volontario per la guerra di Spagna nelle file fasciste, era morto in combattimento, sul Guadalquivir.
Don Natale, consapevole che la sua missione era d’occuparsi soprattutto dei più poveri, continuava a percorrere le strade della parrocchia a piedi oppure col serét, una carrozza a due posti, col tetto a fisarmonica, decappottabile, trainato dal cavallo nero. Ai poveri non chiedeva soldi ma di contribuire in opere. Per far procedere i lavori della chiesa delle Millepertiche aveva comprato dieci maialini e li aveva fatti quindi “girare” per le famiglie di contadini, ciascuno per dieci giorni ospite di una famiglia diversa. E quando i maiali furono diventati adulti li aveva venduti e comprato le pietre. Dove le comprò? A Quarto d’Altino, probabilmente. Da lì le pietre giunsero col burchio lungo la Fossetta fino alla strada delle Millepertiche, poi furono trasportate con carri e buoi fino alla curva delle Millepertiche. Tutti i paesani prestarono opere gratuitamente, chi a far trasporti, chi a far malte, chi a metter giù pietre. Per le necessità ordinarie sue personali e della parrocchia, che poi erano quelle dei parrocchiani più poveri, aveva bisogno di tutti; e chiamava tutti a contribuire; quando capitava nelle case dove si stava un poco meglio, sfregava in aria il pollice con l’indice e diceva a mezza voce: “… Keki…”, e l’allusione era chiara: “offerte”. A uno chiedeva della farina per il pane, all’altro una zucca che aveva visto nel campo e per la quale andava matto, a colui che aveva il forno portava la farina che un altro gli aveva donato perché ne facesse pane e lo cocesse; oppure mandava il sacrestano tuttofare a farsi donare un po’ di questo, un po’ di quello, della verdura, un carretto di bietole per il maiale. La parola d’ordine del sacrestano era “... pa’l piovan”, e al piovan nulla si rifiutava. Ognuno contribuiva in base alle sue capacità di reddito o produzione. Ma v’era una zona del paese dove egli riusciva a raccogliere poco o nulla, anzi dove la sua carità doveva manifestarsi più sovente: era il tratto di via Croce tra la ferrovia e la Triestina, che veniva chiamata “Càe de fèro” perché i suoi abitanti erano quasi tutti comunisti, e i comunisti stavano in Russia, da dove giungeva il ferro. Qualcuno, senza ricorrere a metafore troppo ingegnose chiamava la zona direttamente “Russia”. Vivevano quasi tutti nelle baracche posizionate lì alla fine della I Guerra Mondiale.
Gli abitanti della Càe erano per lo più poveri e vivevano arrangiandosi come potevano. Erano comunisti perché non potevano essere altro. Era don Natale a portar loro qualcosa quando non avevano da mangiare. Quando qualcuna delle donne della “Cae de fero” aveva appena partorito e non aveva nessuno che le portasse da mangiare era don Natale che le portava un po’ di brodo con del pane, fatto preparare in canonica. Quando poi passava davanti a bar di Achille e Alberico Davanzo, che coagulava attorno
a sé i poveri cristi della Càe, che non venivano mai a messa e che lì giocavano “aea bureèra”,
cioè alle bocce, e bestemmiavano continuamente, ché senza bestemmia il discorso non gli filerebbe nemmeno
per dire che hanno sete, e ai quali la bestemmia serviva anche per raddrizzare il tiro della boccia,
dava di sprone alla cavallina e urla «Gìe gìe… Gìe gìe, cavaìna, che qua é Satana… é Satana!»
Lo gridava a voce alta perché sentissero, ma il rimprovero del parroco era il segnale che s’interessava
di loro. «Bondì, sior piovan» gli rispondevano i poveracci a voce alta, cercando di non farsi scappare
un’altra bestemmia, perché anche se non andavano a messa in fondo avevano una grande stima di lui,
che li aiutava tutte le volte che avevano bisogno.
Salute e forza di don Natale. [Dai ricordi di Marcello Fornasier] Decorazione e arredi della chiesa. Da quando era stata terminata nel ’25, la chiesa era diventata
un salotto. Due balaustre laterali e un cancelletto mediano in ottone separavano il presbiterio dalla navata. Sopra
l’altare c’era una specie di corona. Dall’arco che divideva la navata dal presbiterio pendeva un grandioso lampadario.
“Aveva un che di riposante” ha detto qualcuno degli intervistati.
Certamente, rispetto alla buia chiesa voluta da Chimenton a Musile,
quella di Croce era più luminosa, quasi più allegra.
Sulla parte opposta c’èun secondo pulpito in legno, appoggiato al pavimento. Era più basso e veniva chiamato “la tina” perché assomigliava appunto ad una tinozza. Vi si accedeva tramite tre gradini di legno. Alle spalle dei fedeli, appoggiato alla controfacciata della chiesa, sopra la porta d’ingresso, era stato da poco rimesso l’organo, su di un baldacchino con le colonne in legno; non era molto grande, quello che la parrocchia poteva permettersi; al baldacchino l’organista e coristi accedevano mediante la scala in legno situata nel primo vano di destra dove oggi c’è il confessionario [il confessionale]; l’organo lo suonava “Chechi” (Francesco) Camin (1902-1971), sempre a lui, a tutte le messe; un aiutante, spesso un giovanotto di muscoli e resistenza, menava il foeo, cioè azionava il mantice. Prima di Chechi anche il padre aveva suonato l’organo, quello andato distrutto con la guerra, e prima, si tramanda, ancora il nonno, di nome Francesco come il nipote. Loro avevano suonato l’organo antico, forse un Callido, che era stato un vanto di Croce. Ma ora c’era la chiesa di Millepertiche da mettere in piedi:
Il 15 aprile il podestà si affrettò a versare a don Natale l’oblazione fatta dal disciolto Consorzio di Bonifica di Croce per l’erigenda chiesa, compresi gli interessi a tutto 31 dicembre 1936, cifra pari a 1050,40 lire. La somma era stata indebitamente trattenuta nel libretto fruttifero N.° 1975; il giorno dopo gli pagò anche gli interessi (£. 5,80) per il periodo dal 1° gennaio al 15 aprile. Il 20 il direttore didattico di Meolo scrisse al Comune di Musile che in occasione della Mostra nazionale della Scuola allestita a Roma, la quale prevede la sezione dedicata all’“Edilizia scolastica”, aveva pensato di inviare due foto, una della scuola del centro di Musile, l’altra della scuola alla Fossetta, fatte scattare da un fotografo capace, il quale solleciterebbe dal Comune il pagamento dell’opera. Il regime conosceva bene l’efficacia della propaganda. Il giorno dopo venivano inaugurati gli stabilimenti cinematografici di Cinecittà, e il Comune di Musile pagava al Fascio altre 2.000 lire, a saldo del contributo dovuto per l’anno corrente. Il 24 aprile ’37 XV il podestà accoglieva la domanda del Consorzio “Bonifica di Caposile” che tutti gli atti d’archivio riguardanti il disciolto “Consorzio di Croce di Piave”, esistenti presso questo Comune, fossero assegnati e passati alla sede del Consorzio “Bonifica di Caposile” [delibera n.° 23]. Il 26 aprile aerei tedeschi, schierati al fianco dei nazionalisti di Francisco Franco, bombardavano la città basca di Guernica, obiettivo civile, dove trovavano la morte 1654 persone inermi. Forti erano le reazioni in tutto il mondo. Il 27 aprile moriva in carcere Gramsci, fondatore del Partito comunista italiano, e il giorno dopo nasceva il Ministero della Cultura popolare (Minculpop): il controllo del Regime sulle informazioni diventava sempre più stretto. Per sfuggirvi bisogna fuggire all’estero, e non si era sicuri nemmeno lì: il 9 giugno in Francia venivano assassinati i fratelli Carlo e Nello Rosselli, antifascisti ed esuli. L’8-9-10 maggio il podestà Bimbi si recò a Roma per le celebrazioni dell’Anniversario dell’Impero (spesa: 458 lire), e dovette rimanerne affascinato, e tornare a casa convinto che tutti dovevano ascoltare i discorsi del Duce, perché non passò inosservata sulla sua scrivania la richiesta del segretario del Fascio presso il quale si erano attivate le maestre di Croce d’una nuova radio; il 4 giugno egli pagava a Fagherazzi 150 lire quale contributo per l’acquisto di un apparecchio radio per Croce. Per un periodo di quel 1937 Croce ebbe due cappellani: a don Giovanni Callegarin si affiancò infatti un secondo cappellano, don Luigi Boscolo, da Mirano, e probabilmente ce n’era bisogno, dato che le anime di Croce erano diventate 4.030 e c’erano due frazioni da servire, Ca’ Malipiero, con la sua chiesetta da tenere in funzione, e Millepertiche, con la baracca-chiesa e la chiesa in costruzione, i cui muri perimetrali erano quasi completati. Ma si sentivano gli effetti della dittatura: giovanetti e adulti si iscrivevano alle associazioni fasciste e non più a quelle religiose; gli iscritti al Terzo Ordine Francescano erano via via calati ed erano rimasti in diciotto; altrettante erano le Figlie di Maria; gli iscritti alla Confraternita del Carmine invece continuavano ad essere numerosi: 300. Erano tutti numeri lontanissimi da quelli di un ventennio prima. Il 12 giugno, con la fucilazione di otto generali dell’Armata Rossa, proseguiva in Unione Sovietica la “Grande Purga voluta da Stalin per eliminare gli oppositori. Si sarebbe conclusa l’anno dopo con circa 6 milioni di persone deportate in Siberia o uccise. Il 14 giugno le maestre della Fossetta chiedevano al podestà un carretto di ghiaia da spargere nel cortile delle scuole perché “dove hanno costruito la pompa hanno molto smosso la terra”. Il campo solare. Il 19 giugno, per il secondo anno consecutivo, “vista la lettera del 14/6 prodotta dal Segretario
del Fascio locale […] Tenuto conto che l’Istituzione è tanto raccomandata dal regime in considerazione
delle finalità e scopi che essa si prefigge […]”, il Comune concedeva un contributo per la realizzazione
della colonia solare [delibera n.° 36]. Nella stessa seduta il podestà concedeva un contributo
di lire 100 alla segreteria del Fascio Femminile locale per un fondo destinato all’erogazione
alla massaie rurali che si fossero distinte per la miglior tenuta della casa [delibera n.° 39]. Le massaie
che tenevano in ordine la casa e mandavano i loro bimbi al campo solare si distinguevano due volte.
All’inizio della via del Bosco i bambini si univano la mattina a formare un piccolo corteo
che via via s’ingrossava lungo la strada e poi, oltre il ponte del Bosco, proseguiva lungo le Bellesine.
Per strada i bambini scherzavano, rumorosi sulle loro carioche (zoccoli); qualche volta, per una spinta,
per un piede messo male, per una camminata disordinata, le stringhette di cuoio delle carioche
si rompevano, e allora ai bambini toccava di far la strada a piedi, sui sassi.
Solo alle fiere di San Donà si sarebbe potuto comprarne di nuove. Alle fiere ci si andava soprattutto
per comprare gli zoccoli e le maglie di lana per l’inverno. Giunti alla colonia presso il Lazzaretto
i bambini giocavano al trottolo, tirando con lo spago, oppure ai quattro cantoni, gioco diffusissimo,
ché bastavano quattro alberi. E trovavano il loro pasto caldo a mezzogiorno.
Non tutti si divertivano al campo solare. I più grandicelli si divertivano a correre in bici; tra di loro gli appassionati più sfegatati erano Ortensio Fornasier e Toni Fregonese che una sera, dopo cena, organizzarono una gara tra loro e finirono a terra sbucciandosi malamente gomiti e ginocchi. Dovettero ricorrere al medico e nonostante fossero le undici di sera suonarono il campanello del dottor Arduino, il quale era già a letto e scese scalzo, e aprì preoccupato la porta d’ingresso; quando li vide malconci e sanguinanti lanciò una voce all’interno dell’appartamento: «Angelìììina – urlò in genovese, rivolto alla figlia maggiore – portami le ciabatte che ci sono due mascalzoni da medicare!» Quella della bicicletta era una delle poche passioni che i giovanotti del paese potevano concedersi. Anche i pronipoti di don Natale, Bigì e Vincenzo, che pure erano arrivati a Croce senza saper correre in bici, si erano appassionati al mezzo e si contendevano l’unica bici di canonica. «Bigi, turna indrè!» si sentiva talvolta urlava Vincenzo in bresciano. «Subìt» rispondeva il fratello, desiderando invece trattenerla ancora per sé. Qualcuno diceva che Bigì e Vincenzo erano un po’ vivaci, a volte carognette, ma i due ragazzi si erano integrati bene con i ragazzi del paese. Qualcun altro si divertiva ad arrampicarsi sul monumento ai caduti e ad aggrapparsi al fante, oppure a penetrare di nascosto nell’edificio delle scuole, chiuse per vacanza. In una nota del 12 agosto il fabbro del paese Carlo Fedato dichiarava di aver “riparato baionetta del Monumento Croce” e fornito una “spranga di ferro per una porta della scuola sitta Centro Crocce, posta in opera con due fermi a colona e due occhi al muro”. Il 20 agosto il Comitato musilense dell’Opera Nazionale “Balilla” cercò di ottenere per la maestra Guseo, fidanzata del Signor Fagherazzi, Segretario del Fascio di Musile, il favore di lavorare a Musile anziché a Croce:
Il 20 agosto la Ditta Botter di San Donà noleggiò al Comune e installò un apparecchio radio in occasione del discorso del Duce a Palermo. Il 21 agosto un decreto del governo stabiliva che le tasse per i coniugati fossero inferiori a quelle dei celibi e fissava la priorità dei coniugati nei concorsi e nella carriera del pubblico impiego. Il provveditore agli studi si doleva di non poter accontentare il comitato locale dell’O.N.B. :
Il 3 settembre fu accordato il premio di nuzialità di 500 lire all’usciere comunale Bellese Riccardo, che aveva fissato per il novembre successivo il matrimonio. Per un matrimonio che attendeva, un altro assai notevole veniva celebrato: l’11 settembre Umberto Fagherazzi, segretario del Fascio, vedovo di Zanon Antonia morta il 30 giugno 1934, convolava a giuste seconde nozze con l’amata Guseo Lidia-Maria, maestra, nata il 5 agosto 1907, figlia di Eliseo. L’11 settembre 1937 il podestà pensava all’abbellimento del municipio:
Il 19 settembre, in prossimità dell’apertura delle scuole, il podestà scriveva ai molto reverendi parroci di “... voler comunicare dall’altare ... ” le modalità di iscrizione per il nuovo anno scolastico […] “I genitori all’atto dell’iscrizione dovranno presentare la vecchia pagella, pagare la nuova e versare inoltre almeno un acconto di tre lire per la Tessera dell’Opera Balilla.” Il 29 settembre Mussolini, in visita da Hitler in Germania, rimaneva affascinato dalla potenza dell’esercito tedesco. E tuttavia affermava: «Alla gente che ansiosa in tutto il mondo ridomanda che cosa può uscire dall’incontro di Berlino, guerra o pace, Hitler ed io possiamo rispondere insieme a voce alta: la pace!» Chiesa e scuola alle Millepertiche.
Con un anno di ritardo sulle promesse, il 29 settembre [delibera n.° 63], il podestà concedeva
un contributo per la costruzione della chiesa di Millepertiche: 5.000 lire da pagarsi 1.000 lire all’anno.
In quei giorni l’ingegnere del Comune, Ivone Schiavo, stava seguendo i lavori di sistemazione dei due cimiteri comunali, e soprattutto stava compilando “il piano regolatore per il Cimitero di Croce con radicale spostamento del sistema attuale”. Aveva elaborato tre piante per il Comune, “una dimostrante le condizioni attuali, una la sistemazione definitiva e la terza formata dalle due piante predette sovrapposte”. Continuavano i movimenti nella scuola: in seguito al trasferimento della maestra Zanon Teresa a Treviso si liberò un posto a Musile. In casa Fagherazzi-Guseo si gongolò:
Il “27 ottobre XV°” l’Opera Nazionale Balilla, Comitato Provinciale di Venezia, comunicò al podestà che la scuola di Millepertiche aveva cessato di funzionare come Scuola Rurale O.N.B. Lo stesso giorno fu istituita la GIL (gioventù italiana del Littorio) il cui motto, “Credere, obbedire, combattere”, sarebbe diventato famoso. E parodiato. Il 28 ottobre, anniversario della Marcia su Roma, la Ditta Botter di San Donà noleggiò di nuovo al Comune e installò l’apparecchio radio in occasione del discorso del Duce. Il “3/11/1937 XVI°” il maestro Doratiotto chiedeva di poter “tenere un corso di lezioni private ad adulti che non siano in possesso del certificato di 5^ elementare. Non disponendo del locale ed essendo il numero degli iscritti rilevante, chiede alla S.V. Ill. di poter usufruire dell’aula che gli è stata assegnata nel fabbricato del Municipio”. Il 9 novembre veniva aperto il concorso per la nomina di un impiegato municipale “per un posto resosi vacante in seguito alla morte di Vianello Dino in terra di Spagna mentre compiva il proprio dovere per l’idealità fascista”. E se nella casetta di via Croce la maestra Saladini piangeva il suo uomo, nel palazzo a fianco
il dottor Arduino provvedeva a farsi il bagno in casa: il 19 novembre la ditta Fratelli Picchetti
di San Donà fornì, pel prezzo di L. 65, un vaso water con sedile con coperchio, bulloni e manicotto gomma,
per il nuovo bagno che fu sistemato nella settimana successiva dall’idraulico Marino Caramel
che cambiò il rubinetto e preparò la cassetta vater e il vater stesso. Completò i lavori di stuccatura
e pittura il pittore Girardi.
Elda Arduino, moglie del dottor Arduino, nonché segretaria dei Fasci femminili, scriveva al podestà:
e gli chiedeva un’aula per poter attivare un corso di taglio e cucito per le Giovani Fasciste e le Giovani Italiane per la durata di quattro mesi. Il 9 dicembre il podestà rimborsò (con 480 lire) Costantini Attilio che aveva presentato domanda di rifusione (per 509 lire) di spese sostenute per lavori di adattamento ad uso aula scolastica della sua baracca in località Trezze. Vi aveva lavorato la Società Anonima Cooperativa di Fossalta di Piave che aveva costruito una portiera a ½ luce con vetri, creato un foro ad un’altra porta, fatta una nuova finestra, tinteggiato. E vi avevano lavorato un certo Panto Secondo col figlio, di Meolo, De Faveri Ernesto, Valente Angelo; i Fratelli Picchetti di San Donà avevano fornito il materiale. L’ 11 dicembre l’Italia usciva dalla Società delle Nazioni. Il 21 dicembre il Comune pagò i premi di nuzialità che erano stati 18 nell’anno, sei di 300 lire e 12 di 100 lire. Ma il Comune non navigava nell’oro e dovette tagliare il servizio della refezione scolastica. Il podestà scrisse alla Prefettura:
Quell’anno il Comune pagò alla Provincia 11.320 lire di tassa di circolazione. Chi non aveva diritto tanto a circolare era Pietro Dianese “di anni 22” che da ogni parte d’Italia riceveva il foglio di via per essere spedito a casa. Don Natale aveva durato la sua fatica nella ricerca di sovvenzioni per la costruzione della
chiesa alla Millepertiche: ora cercava quotidianamente “opere” da mandare in loco. Per il resto continuava
la sua vita di preghiera e di benedizioni, senza tralasciare le opere di carità e di assistenza
ai poveri e agli infermi. Tutte i giorni andava a trovare gli ammalati e portava loro la comunione. Quando
era sul serét con la pisside in mano era prassi non salutarlo, per rispetto all’Altissimo.
1938In gennaio si registrarono le prime partenze di coloni italiani diretti in Africa tra cui i quattro nominati
in precedenza. La Ines D’Andrea, sorella della guardia, figurava tra i dipendenti del Comune
in qualità di “inserviente”. Il 29 gennaio moriva Giovanni Sgnaolin.
Il 12 febbraio il podestà Bimbi, con in mano i progetti dell’ingegner Schiavo, deliberò di far sistemare i due cimiteri di Musile e Croce e di soprassedere invece alla costruzione di un macello pubblico. La settimana successiva “19 febbraio 1938, anno XVI”, il Comune aderiva all’escavazione del primo lotto dei lavori dell’acquedotto consorziale. Nella lista dei Comuni presenti anche “Grisolera e Jesolo (già Cavazuccherina)” [delibera n.° 13]. In Germania, Hitler assumeva il comando supremo delle forze armate tedesche e Bimbi pagava 176 lire per i calendari e i discorsi del Duce; il 13 febbraio (acconto di 1.750) e il 10 marzo (saldo di 1.750) il podestà pagava le spese occorse per l’acquisto generi alimentari per la Locanda Sanitari, gestita da don Tisato, per la cura alimentare ai pellagrosi poveri. Il 12 marzo le truppe tedesche entravano in Austria e il giorno dopo ne veniva sancita l’annessione (Anschluss) alla Germania. Casellanti. Il 14 marzo il fabbro Carlo Fedato sistemava la tabella del passaggio a livello di Croce, casello N.° 29. Chi erano i casellanti? Il casellante di via Croce era Dalle Vedove, quello di via Bosco era Donolo e quello dell’argine… dapprima fu Simonetto e poi… non so. Erano dipendenti dello stato ma non se la passavano troppo bene. Il 26 marzo il podestà Bimbi nominò come rappresentante comunale in seno al Patronato
scolastico il dottor Rizzola iscritto al P.N.F. e accettò le dimissioni del cavalier Cuppini
dall’Assemblea del Consorzio per l’Acquedotto. [Delibera n.° 23]. La guardia D’Andrea quella mattina
aveva trasportato il maniaco Agostinetto Leone al manicomio di San Servolo. Il 30 marzo Mussolini
affermava l’inevitabilità della guerra e si proponeva come comandante unico; il Parlamento
gli attribuiva in seguito il titolo di “maresciallo d’Italia”, provocando la disapprovazione
di Vittorio Emanuele III, al quale sarebbe invece spettato, secondo statuto, il comando delle forze armate.
Fagherazzi, col suo Fascio di Combattimento, pareva onnipresente: laddove ci fossero questioni e problemi da risolvere, la popolazione preferiva rivolgersi a lui prima che al podestà. In quelle settimane egli era impegnato anche con la commissione che doveva valutare gli aspiranti a un posto di applicato di 2a classe per sostituire il defunto Dino Vianello. In Germania Hitler annunciava l’intenzione di incorporare nel Reich i territori cecoslovacchi abitati da tedeschi, i Sudeti, quindi il 30 aprile veniva in visita ufficiale in Italia, in una Roma tripudiante di svastiche; papa Pio XI, polemico, il 3 maggio si ritirava a Castel Gandolfo ordinando di chiudere i musei vaticani per tutto il periodo della visita. Le RogazioniCon la stagione che cominciava a mettersi al bello e la natura in pieno risveglio, era arrivato il tempo delle Rogazioni. C’era stata quella “di San Marco”, che si era svolta appunto il 25 aprile, al termine della quale le donne avevano seminato i fagioli e le zucchine. Ora era il tempo della seconda, la più importante, che durava il lunedì, il martedì e il mercoledì che precedevano la festa dell’Ascensione. In quei tre giorni ci si alzava di buon mattino, si raggiungeva la chiesa e alla fine della messa si partiva in processione e si faceva un lungo giro per strade, sentieri e campi. Ogni giorno il percorso cambiava in modo da toccare i quattro angoli della parrocchia e in modo che tutto il territorio della parrocchia potesse, sia pure a distanza, essere visto; ma si ripeteva press’a poco identico ogni anno.
V. Christe elèison R. Christe elèison V. Kyrie elèison R. Kyrie elèison V. Christe, audi nos R. Christe audi nos V. Christe, exàudi nos R. Christe exàudi nos V. Pater de caelis Deus, miserere nobis R. Pater ... V. Fili Redèmptor mundi Deus, miserere nobis R. Fili ... V. Spìritus Sancte Deus, miserere nobis R. Spìritus ... V. Sancta Trìnitas unus Deus, miserere nobis R. Sancta ... Alla curva di via Contee, la processione girò dentro dalla casa degli Sgnaolin, di lì per lo stradone di confine tra i campi degli Sgnaolin e degli Ambrosin, e arrivò all’Argine San Marco, lo attraversò e prese la strada che portava alla vecchia casa degli Ambrosin, quella oltre l’argine che era andata distrutta con la Grande Guerra, e fu poi ricostruita dal padrone dopo la guerra di qua dall’argine; di là non c’era più la casa ma era rimasta la strada. V. Kyrie elèison R. Kyrie elèison V. Sancta Maria, R. ora pro nobis V. Sancta Dei Gènitrix, “ V. Sancta Virgo Vìrginum, “ V. Sancte Michael, “ V. Sancte Gabriel, “ V. Sancte Raphael, “ V. Omnes sancti Àngeli et Archàngeli, R. orate pro nobis V. Omnes sancti beatòrum Spirìtuum òrdines, “ V. Sancte Joannes Baptista, R. ora pro nobis V. Sancte Joseph, “ V. Omnes sancti Patriàrchae et Prophètae, R. orate pro nobis V. Sancte Petre, R. ora pro nobis V. Sancte Pàule, “ V. Sancte Andrèa, “ e avanti con tutti gli apostoli e gli evangelisti V. Sancte Marce, R. ora pro nobis V. Sancte Luca, R. ora pro nobis Poi la processione prese el rival, il piccolo argine rialzato rispetto al cavin, in cima al quale era stata piantata una fila di moreri per consolidarlo, cosa che allora era prassi fare lungo tutti i canali; e seguendo el rival si giunse [fino al terreno che oggi è di Vito Dianese e di lì] al pozzo che un tempo era stato degli Ambrosin quando abitavano lì; là c’era la “Porta Santa”, un portel sulla rete divisoria che veniva aperto proprio in occasione del passaggio della processione delle rogazioni e che per tale ragione s’era guadagnato tanto nome. V. Omnes sancti Discìpuli Dòmini, R. orate pro nobis V. Omnes sancti Innocèntes, “ V. Sancte Stèphane, R. ora pro nobis V. Sancte Clemens, “ V. Sancte Cornèli, “ V. Sancte Cypriane, “ ...e avanti con tutti i santi della chiesa degli albori e del tempo medievale V. Sancte Benedicte, R. ora pro nobis V. Sancte Bernarde, “ V. Sancte Francisce, “ V. Omnes sancti Confessores, R. orate pro nobis Lungo la strada le famiglie avevano preparato gli altarini, costituiti ora da una scala a triangolo, a mussat, di quelle da bruscar, ora da due sedie, ora da una cassetta d’uva, ora da una tavola; sopra le donne vi avevano disteso una tovaglia, un’immagine della Madonna, una candela, il piatto delle uova. Lì nel Gonfo ne era stato preparato uno tra tutti quanti. V. Sancta Anna, R. ora pro nobis V. Sancta Maria Magdalena, “ V. Sancta Martha, “ V. Sancta Felicitas, “ V. Sancta Perpetua, “ V. Sancta Agatha, “ V. Sancta Lucia, “ V. Sancta Agnes, “ e avanti con tutte le sante... V. Omnes sanctae Virgines et Viduae R. orate pro nobis V. Omnes Sancti “ Arrivati all’altarino la processione si fermò. Don Natale alzò la croce, i fedeli s’inginocchiarono e chi non trovò un posto conveniente dove inginocchiarsi chinò la testa, e il paroco cominciò, rivolgendosi ai quattro venti, ossia ai quattro punti cardinali: V. Propitius esto R. Parce nobis Domine V. Propitius esto R. Exaudi nos Domine V. A damnatione perpetua R. Libera nos dòmine V. A subitanea et improviísa morte “ V. Ab imminentibus peccatorum nostrorum periculis “ V. Ab infestationibus daemonum “ V. Ab omni immunditia mentis et corporis “ V. Ab ira, et odio, et omni mala voluntate “ V. Ab immundis cogitationibus “ V. A coecitate cordis “ V. A fulgure, et tempestate “ mentre lo sguardo d’ognuno andava verso il proprio campo dove s’era seminato grano o melica (erba spagna). V. A peste, fame, et bello (dalla peste, dalla fame e dalla guerra) V. A flagello terrae motus (dal flagello del terremoto) V. A omni malo (da ogni male) e mai come di questi tempi tornava appropriata l’invocazione
V. Per mysterium sanctae incarnationis tuae V. Per passionem et crucem tuam V. Per gloriosam resurrectionem tuam V. Per admirabilem ascentionem tuam, V. Per gratiam sancti Spiritus Paracliti, V. In die judicii, V. Peccatòres, R. Te rogàmus àudi nos. V. Ut pacem nobis dones, “ V. Ut misericordia et pietas tua nos custodiat, “ V. Ut Ecclesiam tuam sanctam redigiri, et conservare digneris, V. Ut domnum Apostolicum, et omnes gradus Ecclesiae in sancta religione conservare digneris, V. Ut Episcopos et Praelatos nostros, et cunctas congregationes illis commissas in tuo sancto servitio conservare digneris, V. Ut inimicos sanctae Ecclesiae humiliare digneris, V. Ut regibus et principibus nostris pacem et veram concordiam, atque victoriam donare digneris, V. Ut cunctum populum christianum pretioso tuo sanguine redemptum conservare digneris, V. Ut omnibus benefactoribus nostris sempiterna bona retribuas, V. Ut animas nostras, et parentum nostrorum ab aeterna damnatione eripias, V. Ut fructus terrae dare, et conservare digneris, V. Ut oculos misericordiae tuae super nos reducere digneris, V. Ut obsequium servitutis nostrae , V. Ut pacem nobis dones, V. Ut pacem nobis dones, V. Ut pacem nobis dones, V. Ut loca nostra et omnes abitantes in eis visitare et consolari digneris, V. Ut civitatem istam, et omnem populum ejus protegere, et conservare digneris, V. Ut omnes fideles navigantes et itinerantes ad portum salutis perducere digneris, V. Ut regolarisbus disciplinis nos instruere digneris, V. Ut ómnibus fidélibus defunctis requiem aeternam dones, V. Ut nos exaudií dignéris, V. Fili Dei V. Agnus Dei, qui tollis peccàta mundi. R. Parce nobis, Dòmine. V. Agnus Dei, qui tollis peccàta mundi. R. Exàudi nos, Dòmine V. Agnus Dei, qui tollis peccàta mundi. R. Miserère nobis. Le rogazioni ripresero il giorno successivo, il martedì: dopo la messa si salì sull’argine di San Marco, e lo si percorse fino alla casa di Chechi Camin, al confine della parrocchia, ma qualche volta si scendeva un poco prima, all’altezza di via Verona e di lì si arrivava in via Bosco e quindi di nuovo in chiesa. Guai se don Natale si fosse dimenticato di sostare e di benedire verso i quattro punti cardinali in uno solo dei luoghi ormai considerati tradizionali: chi era interessato ai terreni che da lì si potevano vedere, lo avrebbe ripreso. Per evitare che il prete si dimenticasse, i contadini avevano provveduto a collocare nei punti fissi anche delle semplici croci in legno che in quei giorni erano state ornate con fiori, ramoscelli d’ulivo benedetto o rami di biancospino. Terminato il percorso, la processione rientrò in chiesa per celebrare la messa, ma la processione del ritorno aveva già perso un poco della concentrazione iniziale e tutti, osservando con attenzione i campi, si lasciavano andare a commenti sui lavori, sui coltivi, sull’anticipo o sul ritardo della stagione, sulle previsioni dell’annata. Il mercoledì invece la messa sarebbe stata celebrata per ultima una volta giunti all’oratorio di Ca’ Malipiero; la processione quella mattina partì subito per via Casera, uscì dalle parti dove abitavano i Mutton e gli Zandarin , da Mutton si girò prima a sinistra e poi a destra, seguendo un pezzo di argine in direzione di Ca’ Malipiero; quindi alla chiesetta di Ca’ Malipiero si celebrò la messa. E dopo messa, tutti insieme si fece un po’ di merenda con quello che avevano preparato le persone del posto; arrivò sul posto il pane che don Natale aveva provveduto ad ordinare, in altri anni arrivava qualcos’altro, e insieme si fece festa, commentando i lavori e i coltivi, l’anticipo o il ritardo della stagione, le previsioni dell’annata… che i discorsi erano sempre quelli. Ma si parlava di guerra. Dopo le Rogazioni dell’Ascensione si andò, come d’usanza, a zappare il granoturco. La profezia di don Natale su Nanni dalle Millepertiche
(Clicca QUI per conoscere la fine della storia) Ma nel 1938 non c’erano telefoni a Musile. Il 21 maggio 1938 XVI il telefono entrò negli uffici comunali. Il Comune versò un acconto di £. 184.000 per la costruzione dell’acquedotto [Delibera n.° 41]. Di lì a poco, in estate, le abitazioni del centro di Musile avrebbero avuto l’acqua in casa, sempre e sicura. “Il Fascismo aveva portato la civiltà” ripetevano tanti.
Don Favero vicario a Millepertiche. Il vescovo mandò a Millepertiche il sacerdote don Giuseppe Favero come vicario dipendente dalla parrocchia di Croce. Don Giuseppe si rivelò un bravo predicatore, era una persona molto socievole. Si diede subito da fare per unire un paese disperso su un territorio piuttosto vasto. Formò la scuola di canto e altri gruppi. La maestra di Croce Rina Siega chiedeva al podestà di trovarle un alloggio consono per l’anno scolastico a venire. Il 27 settembre Radio Londra iniziava le sue trasmissioni radiofoniche. Nei tre giorni successivi si teneva la Conferenza di Monaco tra Hitler (Germania), Daladier (Francia), Chamberlain (Gran Bretagna) e Mussolini (Italia). La Francia e la Gran Bretagna, nel tentativo di evitare un conflitto, autorizzavano la Germania ad occupare la regione dei Sudeti. Mussolini, tra i sostenitori della via diplomatica, veniva accolto in patria come un eroe della pace. Tra il 1° e il 10 ottobre i Sudeti venivano occupati. Il 6 ottobre il Gran Consiglio del fascismo decretò le leggi razziali, che prevedevano l’espulsione degli ebrei stranieri dall’Italia, l’esclusione dalle scuole statali degli insegnanti ebrei e degli studenti ebrei dalle scuole statali secondarie, l’iscrizione in sezioni speciali degli studenti delle scuole elementari statali. “Il Gran Consiglio dl Fascismo – si legge nella Dichiarazione della razza di Mussolini – in seguito alla conquista dell’Impero dichiara l’attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale”. Poco tempo prima aveva dichiarato: «Non intendiamo farci banditori di odi razziali. Io già dissi che non ci sono razze. Si tratta di un’illusione dello spirito, un sentimento». Il 7 ottobre 1938 fu deliberata l’iscrizione del Comune di Musile a Socio della Gioventù Italiana del Littorio con una somma di L. 60. Il 6 novembre il figlio di un ebreo deportato uccise a Parigi Von Rath, consigliere dell’ambasciata tedesca. A Croce la maestra Rina Siega rinunciava alla stanza nel fabbricato delle scuole che il podestà aveva dichiarato di esser pronto a far sgomberare per lei.
Nella notte tra il 9 e il 10 novembre (che poi fu detta “dei cristalli”) per rappresaglia contro l’assassinio di Von Rath si scatenava in tutta la Germania la furia antisemita contro i negozi e le sinagoghe ebraiche: furono attaccate e distrutte sinagoghe, negozi, uffici e abitazioni di ebrei e quasi duecento persone furono uccise. In Italia le leggi “per la difesa della razza” espellevano gli ebrei dagli impieghi statali, parastatali e d’interesse pubblico; i matrimoni misti da questo momento erano proibiti. Non vi erano ebrei a Croce e delle tristi vicende di quei giorni si sentiva raccontare alla radio o si leggeva sui giornali. Don Natale era uomo di fede e di chiesa, ma ovviamente metteva in guardia i parrocchiani dal prestare orecchio ai falsi profeti, e ce n’erano in quel periodo di falsi profeti da cui guardarsi. La domenica, a messa, noi dalla parte ovest di Croce, dalla ferrovia, entravamo sempre
dalla porta di sinistra; quelli dalla piazza o dall’Argine San Marco entravano dalla porta destra: si evitava
di entrare per la porta centrale. Uomini nelle navate e donne nella navata grande. Ancora adesso entro
da sinistra. La gente aveva sempre il suo posto. Guardando in alto verso la cantoria vedevo Chechi Camin,
che era già anziano quando io ero bambina. Poi c’era il coro: i Granzotto, i Mariuzzi, i Rasera, el Gobo Daniel
che aveva una voce da basso che poteva cantare il Rigoletto e dicevano che avesse quattro note dopo dell’organo. E
alla predica Don Natale attaccava con “i falsi profeti” non la mollava più. Era il suo cavallo di battaglia.
Pressato dalle esigenze di bilancio, il Comune di Musile il 28 novembre 1938, con l’occasione che il dottor Arduino veniva collocato in pensione per aver raggiunto l’età di 65 anni, decise la soppressione, dal I gennaio 1939, della II condotta medica del Comune, quella di Croce: “La condotta costa troppo, un settimo del bilancio. Tale cifra per un Comune di 7772 abitanti è troppo elevata anche in confronti a ciò che spendono gli altri Comuni”. Segretario Comunale era diventato il ragionier Luigi Fatica. Il 30 novembre l’Italia rivendicava dalla Francia Tunisi, Nizza, la Savoia e la Corsica. Ormai la musica era chiara. Don Giovanni Basso si convinse che era ormai tempo di cambiare la cantoria e ne parlò con Don Natale, il quale finse di dargli ascolto: «Sì, sì… E se ogni capeàn che vien qua cambiemo a musica satu che grumo de musica che femo da drìo el campanil!» Dietro la chiesa c’erano ancora i resti della cantoria andata distrutta con la guerra.. 1939A Musile i dipendenti del Comune erano:1 Fatica Ragionier Luigi Segretario 2 Montagner Europeo I applicato 3 Baron Giovanni II applicato 4 Panzìca Rag. Antonio II applicato 5 Bonato Desiderio impiegato 6 Bellese Riccardo usciere 7 D’Andrea Ines inserviente 8 Pellizzon Guglielmo messo-cursore. …dal che deduciamo il vincitore del concorso tenutosi in primavera. Bellese Riccardo stava per essere promosso “guardia” al posto di Giovanni D’Andrea che avrebbe avuto incarichi di messo-cursore. L’8 gennaio il podestà si recò a Venezia per partecipare “alla premiazione del concorso grano”. Il 19 gennaio la Camera dei Deputati veniva soppressa e sostituita dalla Camera dei Fasci
e delle Corporazioni, composta da “consiglieri nazionali” non elettivi, ma nominati per decreto
in virtù delle cariche ricoperte in organismi politici o corporativi. Relatore della legge era stato
una vecchia conoscenza dei crocesi, sua eccellenza Giacomo Acerbo.
In Albania. Nel marzo 1939 il governo Mussolini chiese al capo dello stato albanese Ahmed Zogu
l’approvazione di un un nuovo trattato che rinoscenesse il Protettorato Italiano sull’Albania. Al rifiuto di re Zogu,
Mussolini procedette all’occupazione militare del paese.
Rimangono alcuni foglietti-assenze della scuola di Croce dei giorni di marzo 1939 XVIII. Il 15 marzo ad esempio:
Si osservi come le percentuali di assenza decrescessero dalla I alla V.
A Roma il 23 marzo fu inaugurata la nuova Camera dei fasci e della corporazioni e presidente era proprio Giacomo Acerbo, fratello dell’eroe paesano.
Il 1° aprile ebbe inizio il servizio dell’acquedotto agli effetti del consumo d’acqua; alla riscossione dei proventi e relativa misurazione consumi d’acqua e sorveglianza fu addetto il signor D’Andrea Giovanni. Una settimana dopo Mussolini dava ordine di invadere l’Albania. Le maestre di Croce andavano da Eliseo Guseo “Vini – Liquori – Coloniali” per comprare 7 lire e mezza di candele per abbellire la facciata dell’edificio scolastico in occasione della processione del Venerdì Santo.
Il 16 aprile Pio XII definiva la Spagna franchista un “baluardo inespugnabile della fede cattolica”. Queste le imposte quadrimestrali che incassò il Comune a metà maggio:
Il 22 maggio Italia e Germania, per mano dei rispettivi ministri degli esteri Ciano e Ribbentrop, firmarono “il patto d’acciaio” che prevedeva l’intervento armato dell’Italia al fianco della Germania in caso di guerra. Anche Croce ebbe la sua “Kristalnacht”: il 30 maggio le maestre scrissero al podestà che nella notte erano stati rotti dei vetri e scassinati i cassetti. Ma erano stati rotti più per fame che per politica. «Pensando di far cosa opportuna per accelerare i tempi» avevano avvisato da sole i carabinieri. Negli uffici sfitti del paeazz s’era insediato Giulio Clavolini. Ma ne fu allontanato poco dopo:
Mussolini, come un antico console romano, faceva costruire strade nei territori dell’Impero appena conquistate. Chechi Granzotto finì a lavorare in Albania, dove lo raggiunse la famiglia, come conferma una foto datata 13 giugno 1939. Se per le due bambine, la Tina e la Alma, quel viaggio fu una distrazione attraente, per il primogenito Giannino, undici anni, l’Albania fu teatro di una delle sue monellerie più comiche e pericolose, come ricorda la sorella Alma: Mio papà aveva preso a servizio una donna del posto che conosceva l’italiano perché ci facesse
da interprete, ad esempio per gli acquisti. Una volta che la famiglia si era allontanata da casa,
dovette intervenire la polizia per proteggerci e riaccompagnarci indietro perché gli albanesi
ci stavano prendendo a sassate e non ci lasciavano tornare. E questo perché Giannino
aveva urlato loro: “Porco Maometto!”
Il 21 giugno Bimbi pagò “a Don Natale e per esso a Mons. Dott. Comm. Luigi Saretta” (presidente del comitato pro erigenda chiesa) 1.000 lire (IIa quota sulle 5.000 dovute) “per contributo costruzione chiesa Millepertiche”.
Morte di GiuseppinaIl 6 luglio 1939, alle dieci e un quarto, moriva per problemi
di fegato Giuseppina Simionato, sorella di don Natale, madre di Giulia e di Maria,
nonna di Claudio e di Bigì. Fu sepolta due giorni dopo. Don Natale aveva perduto
due sorelle su tre: rimaneva la sorella Speranza a Torino, che non vedeva da anni.
Deve essere accaduto nel 1939: don Natale
si ribaltò col cavallo e il serét lungo la strada che dalla Triestina,
di fronte al deposito di Carlo Dalla Mora, dove c’erano le case di Soldera e De Bortoli; il paroco
stava attraversando le terre di Trentin di San Donà che però erano lavorate da Salmaso.
Don Natale, caduto nel fosso, chiamava aiuto e andò mia madre a vedere cos’era successo;
ricordo che andai anch’io, ma non ricordo chi poi aiutò don Natale a tirar
su il carretto dal fosso.
Il 9 luglio 1939 Peruch Bruno presentò la sua fattura per i lavori di riparazione
eseguiti al fabbricato scuole di Croce, dove aveva anche eseguito la “pulitura gorne”, e al tetto
del palazzo comunale.
Venti di guerraIn agosto Mussolini chiese armi e materie prime per entrare in guerra, ma Hitler dichiarò che non era in grado di soddisfare le sue richieste e si dichiarò pronto a condurre la guerra da solo. Il 23, con il patto segreto Molotov-Ribbentrop , la Germania nazista e l’Unione Sovietica stalinista si dividevano l’Europa orientale: Finlandia, Lituania, Lettonia, Estonia e la Polonia orientale andavano all’URSS, la Polonia occidentale alla Germania. La guerra era nell’aria. Il 24 agosto, alle ore 19, Pio XII, dal suo studio in Castel Gandolfo collegato con la stazione radio vaticana, leggeva un messaggio per implorare la pace: “È con la forza della ragione, non con quella delle armi, che la giustizia si fa strada. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra...”. Il 26 Roosevelt inviava un messaggio a Hitler proponendogli di intavolare trattative dirette con la Polonia per giungere a un accordo su Danzica. Ma la sorte della Polonia era segnata. Il 30 agosto in Polonia era la mobilitazione generale: ben 23 classi venivano richiamate alle armi. Chiesa completataNella frazione di Millepertiche la chiesa era completata, almeno a grandi linee. Per la prima domenica di settembre, data scelta per l’inaugurazione, fu organizzata una grande festa e bandito un banchetto comune, al quale furono invitati tutti i parroci dei dintorni. Accadde qualcosa di misterioso: nonostante la carne fosse sul fuoco da diverse ore, la cottura non procedeva. I “cuochi” andarono da don Natale, che chiese loro: «Avete chiamato il prete di Stretti?» Gli risposero di no. «Andate subito a chiamarlo!» Quelli andarono, e solo quando finalmente arrivò don Giovanni Bertola, uno che in tema di miracoli e prodigi poteva quasi più di don Natale, la carne riprese la sua cottura. Il paroco, che conosceva i propri, conosceva evidentemente anche i poteri dell’amico don Giovanni in tema di costruzione di chiese: si dovevano sicuramente alla profezia di don Giovanni riguardo la nuova chiesa degli Stretti (“Finché sarò vivo mi chea cièsa no andarà su”) i ripetuti crolli che ancora impedivano alla nuova di giungere a conclusione. Promemoria di don Natale
Nella chiesa arrivata al tetto non c’era ancora il pavimento, le cerimonie erano state celebrate sulla nuda terra, sulla torba. Ci avrebbe pensato don Giuseppe, il vicario, a costruire nei mesi successivi la soletta, in cemento armato. GuerraIn Europa era già guerra: la Germania il 1° settembre aveva invaso la Polonia, il 3 Francia e Gran Bretagna entrarono in guerra a fianco della Polonia, l’Italia, pur legata alla Germania dal Patto d’Acciaio adottò la “non belligeranza”. Da alcuni mesi il Comune era impegnato in un’altra guerra, meno cruenta anche se non meno impegnativa: quella contro le mosche! Nella gara provinciale tra comuni che durava da alcuni mesi la quantità di immondizie asportate dalle abitazioni e dalla superficie stradale e luoghi pubblici era andata aumentando di mese in mese: ad agosto i quintali erano stati rispettivamente di 5 e 1; 3 e 3 invece i quintali a settembre. Le immondizie venivano inviate ai pubblici letamai. E a proposito di letamai, una ricognizione di tutti quelli presenti nel Comune permette di stabilire in quali proprietà si trovano e quali erano le famiglie di mezzadri che li utilizzavano. [inserire Tabella dei letamai] [Dai ricordi della Alma Granzotto] Numerosi furono i parrocchiani, nominalmente sotto le armi, che vennero richiamati. Vittorio Di Legui, che aveva già combattuto in giro per il mondo, questa volta fu mandato a casa per la legge ‘dei tre fratelli’, che imponeva di lasciare a casa il terzo fratello se già due erano sotto le armi e io ne aveva già due sotto le armi, uno in Sicilia e uno in Sardegna, ed ero anche il più vicino a casa, così toccò a me di tornare. Ebbi bisogno di farmi firmare la licenza e dovetti andare dal segretario politico del Partito Fascista, tal Lucchetta da Meolo, che mi disse: «Potresti andare a Jesolo a prestare servizio volontario nella polizia costiera, a tenderghe ai cannoni». «El pol ndar lu là [Può andare lei, là» gli rispose io. Anche l’impiegato comunale, Rupèo Montagner, era un fascistone, uno dei peggiori. Era maledetto da tutti, non potevamo vederlo vederlo, alle ragazze cercava sempre di prendere le tette, aveva la mano lunga, sempre vestito di nero, con la bagolina. Oltre a Rupèo e Lucchetta, i fascisti più noti erano Sforzin, Pétoea Agostinetto, che erano squadristi di Musile; poi c’era il giovane Antoniazzi di Croce; e anche Baron era su quella linea. Vittorio scambiava per fascisti tutti coloro che avevano a che fare con l’amministrazione; è vero che nel partito-Stato le cose coincidevano ma Vittorio non perdonava a Rupèo di aver fatto delle avance alla ragazza che poi sarebbe diventata la sua donna. Di Baron non si può dire che fosse una persona scorretta: è che, sotto un regime, in quanto dipendente statale egli veniva identificato come uomo di destra. Sfidarono la pubblica opinioneNon erano tanti coloro che osavano sfidare l’opinione comune e la pubblica autorità. Tra coloro che sfidarono la prima ci furono Primo Casonato e la Irma Barbieri, che si sposarono civilmente e andarono a vivere insieme. Non che non si sarebbero sposati in chiesa, potendo; ma non potevano farlo perché la Irma s’era già sposata in chiesa con Guido Bassetto, che poi era andato a lavorare in Lussemburgo abbandonandola con la figlia “di un giorno”. Senza un appoggio e la figlia neonata da mantenere la Irma ebbe la sporte di incontrare Primo Casonato che si offrì di occuparsi di lei. E lui, che era sterile, perché da piccolo era stato operato a un testicolo, poté diventare padre, e fu padre amoroso, di una figlia non sua.Con la chiesa bell’e inaugurata, Millepertiche poteva essere elevata a Curazia con un suo curato, don Giuseppe Favaro. Di lì a poco il nuovo vescovo di Treviso, monsignor Antonio Mantiero, venne a Croce per la sua prima visita pastorale: era il 10 ottobre 1939.
Visita pastorale del 10 ottobre 1939Statistiche. Abitanti di Croce 4.100, le famiglie 300. Nel 1938 i nati erano stati 112, i morti 30, i matrimoni 39. “La maggior parte frequenta la chiesa; pochi non adempiono il precetto pasquale”. Si verificava qualche raro caso di ballo pubblico. I pochi figli illegittimi “vengono legittimati con il matrimonio, eccetto qualche caso”. Questa la stampa che circolava in parrocchia: “l’Osservatore romano, l’Avvenire, 50 copie di Vita del Popolo, 80 copie dell’Angelo della famiglia, qualche copia del Gazzettino”. Dopo la morte di Giuseppina ora con il paroco convivevano le due nipoti: “Scian Giulia nubile di anni 48 e Scian Maria vedova di anni 39”. Ovviamente c’erano anche i due pronipoti, Claudio e Bigì. Oltre alla festa solennissima del Titolare il 3 maggio si festeggiava anche il “Compatrono Madonna del Carmine il 16 luglio”. Si celebravano le indulgenze del Perdon d’Assisi e del Carmine. Chiese sussidiarie: “Millepertiche in costruzione e Ca’ Malipiero”. Cimitero: a 200 metri dalla chiesa, con recinto in muratura. Vi era l’organo “meccanico, a 10 registri, costruito su progetto dell’illustre M. Ravanello; è suonato da un parrocchiano provetto nell’arte”, Chechi Camin, che ormai aveva i suoi anni. I chierichetti “sono 4, bene istruiti e decentemente vestiti”. “Ogni domenica si tiene il Catechismo per gli adulti sui temi del Concilio di Trento. L’ultima missione ebbe luogo nell’anno santo 1933. La dottrina cristiania ai fanciulli, divisi per classi, è tenuta in chiesa nel pomeriggio delle feste; si tiene anche nelle frazioni di Millepertiche, Trezze e Ca’ Malipiero”. I Sacramenti. La preparazione alla prima confessione e comunione durava circa due mesi e un mese alla cresima, che si riceveva tra i 7 e gli 8 anni. “Si tengono le 20 lezioni ai Balilla e alle Piccole Italiane con buoni risultati”. Matrimonio: “si combattono fortemente gli amoreggiamenti lunghi e immorali; i giovani che chiedono il Sacramento si presentano assai impreparati in fatto di istruzione religiosa; pochi ricevono la Santa Comunione alla Messa di nozze”. Pie istituzioni. Erano presenti il Sodalizio della Beata Vergine. del Carmelo, il Terz’Ordine Francescano, l’Apostolato della Preghiera e la Scuola del Santissimo Sacramento. Per la prima volta c’era la nota sull’Associazione di Azione Cattolica: “la sezione maschile conta 15 uomini, 12 effettivi, 24 aspiranti e 15 fanciulli cattolici; la femminile 18 donne, 10 effettive, 20 aspiranti, 25 beniamine e 15 piccolissime”. Non vi è l’Asilo. Vi era il sodalizio detto “Pane di Sant’Antonio” dal quale si versava il 20% delle entrate al Seminario. Beneficio. Esisteva “un piccolo fondo dato a mezzadria”, alla famiglia di Nano Fornasier. La canonica, di proprietà del comune, abbisognava di molti restauri e di qualche stanza in più. La fabbriceria era stata soppressa dopo il Concordato, però il parroco continuava a valersi dell’aiuto dei fabbricieri nell’amministrazione delle offerte della chiesa. Dopo la visita, il vescovo chiese “di scrivere sugli atti di battesimo dal 1917 in poi il conferimento della Cresima e l’unione matrimoniale”. Riscontrato che lo spirito cristiano era sostanzialmente buono, scrisse anche che “sarebbe desiderabile una maggiore istruzione religiosa ai fanciulli e l’erezione di una Casa della Dottrina Cristiana. Si desidera che l’archivio sia tenuto più convenientemente e che sia dato maggior impulso all’Azione Cattolica”. Del perché il vescovo tanto si raccomandasse l’Azione Cattolica è presto detto:
era l’unico spazio lasciato libero dal Fascismo alle schiere di giovani
che intendevano impegnarsi cristianamente per la società e non si riconoscevano
nell’etica del regime. Il Fascismo nelle scuole aveva introdotto materie
obbligatorie come “cultura militare” per i giovani, “puericultura” per le ragazze
e “Mistica fascista” per tutti, con le finalità evidenti di educare i giovani
allo spirito guerriero e gli adulti a mettere al mondo figli per la patria,
alla luce di una fede quasi religiosa nel capo, espressione di quello spirito
che si realizzava nel gentiliano stato etico, in funzione del quale tutti esistono. Con i suoi veti
ai cattolici in materia di politica, sindacato, sport, il Fascismo quasi forzava i cattolici a concentrarsi
nell’unica via percorribile, quella di un’ascesi spirituale, alla scuola di un altro maestro
che non era “il capo della rivoluzione fascista”, ma “unus magister (erat) Christus”, con il cui insegnamento
si sarebbe presto o tardi, e alla fine della guerra si sarebbero fatti i conti, confrontata ogni altra “mistica”.
Cuppini podestàDal 17 ottobre 1939 fu podestà il cavalier Renato Cuppini. La sua prima delibera [n.° 46] riguardò il bilancio di previsione per l’anno 1940. Poi il Comune deliberò di concedere un sussidio per la ditta autocorriere dei Fratelli Ferrari di San Donà di Piave che faceva servizio anche in Musile e di affittare [n.° 50 di novembre] una stanza per la bidella delle scuole di Millepertiche, pagando inoltre 100 lire al signor Attilio Costantini per il fitto della baracca ad uso scuola in località Trezze per l’anno 1939.
Lo Stato che tutto controllava voleva conoscere anche le parole con cui si intendevano ricordare i defunti sulle lapidi del cimitero. Riporto quattro richieste di autorizzazione:
La gestione dell’acquedotto passa ai Consorzi di Bonifica Riuniti. Se i lavori del primo lotto, gestiti dal Municipio di San Donà, potevano considerarsi conclusa già nel 1935, varie difficoltà di ordine amministrativo e varie controversie sorte in sede di liquidazione e di collaudo avevano determinato un arresto delle attività consorziali fino al 1938. Le due Amministrazioni, Comune di S. Donà (Podestà Dall’Armi) e Consorzi di Bonifica Riuniti (Presidente Carnaroli), si accordarono allora perché quest’ultima assumesse con i propri uffici - attrezzati e oramai anche specializzati nella conduzione di opere pubbliche in concessione la gestione ordinaria e straordinaria dell’Acquedotto per conto di quel Consorzio. L’accordo si concluse con la Convenzione del 31 ottobre 1939 in base alla quale la sede dell’Acquedotto si trasferiva in quella dei Consorzi di Bonifica e questi avrebbero provveduto alla conduzione dei lavori dei lotti successivi nonché alla gestione e manutenzione delle opere e all’esercizio della rete. La comunità di Millepertiche muove i primi passi. Millepertiche, con chiesa e curato, cominciava ad avere una sua individualità e autonomia. La presenza di don Natale, sempre gradita a ai parrocchiani quando il paroco capitava da quelle parti, si faceva tuttavia, giorno dopo giorno, meno necessaria, o almeno così pareva al curato, don Favero, il quale non capiva perché don Natale ci tenesse a tanto a celebrar messa a Millepertiche nelle feste più importanti, obbligandolo a sostituirlo a Ca’ Malipiero. Ma il motivo era evidente: nella testa di don Natale, Millepertiche era Croce. Nei mesi di novembre e dicembre furono quattro le persone che si occuparono del censimento annonario: ai due citati in precedenza si aggiunsero infatti Montagner Giovanni e Tonicello Ernesto. La popolazione legale del Comune era di 7772 abitanti. Alle Millepertiche era urgente il problema della scuola: Il 23 novembre 1939 A. XVIII° [...]
IL PODESTÀ
visto che in località Millepertiche la Scuola Elementare funzionava nel decorso anno scolastico in una baracca di proprietà Comunale, che, d’accordo con l’autorità scolastica è stata demolita e gli alunni ripartiti in altre due scuole più vicine;
DETERMINA[VA]
di affittare i locali dalla signora Agarinis in località Millepertiche a fianco della
chiesa per l’anno 1940 per un canone annuo di L. 1440 da pagarsi in due rate, riservandosi di sciogliere
il contratto anticipatamente mediante disdetta se il nuovo fabbricato scolastico fosse stato pronto prima. Il vescovo nella visita pastorale si era tanto raccomandato di provvedere anche alla casa della dottrina cristiana a Croce. E dove? Don Natale pensò che Cuppini-podestà poteva tornar buono. Che si fossero parlati o meno, e che l’Amministrazione di Musile fosse giunta o meno nella determinazione di alienare “il palazzo”, don Natale si fece premura di inviare al podestà la seguente richiesta:
Lo stesso giorno il Comune ricevette dalla Regia Prefettura di Venezia le contribuzioni
per varie attività: 2.000 lire per la refezione scolastica, 2.000 lire per i premi demografici, 1.000 lire
per la befana fascista, 1.000 lire per culle e corredino. La battaglia demografica di Mussolini in previsione
della guerra era pienamente in atto. Solo che i nuovi nati sarebbero diventati combattenti buoni fra vent’anni. Lo
stesso giorno il podestà devolveva 1.000 lire al Fascio Femminile di Musile.
I rapporti tra don Favero e don Natale non si accomodavano. Don Natale scrisse al vescovo Mantiero.
Nuovo portalettere. Morto Leonardo Camin, storico procaccia del comune, anche la figlia aveva abbandonato
il lavoro di portalettere, perciò il 2 dicembre il podestà Cuppini nominò portalettere il
ventiquattrenne Montagner Antonio Pietro fu Vincenzo, con paga annua di 2.000 lire.
1940Anziché al podestà la bidella della Fossetta preferiva rivolgersi al segretario del partito fascista, Fagherazzi, per veder risolti i problemi:
Il 29 gennaio monsignor Gallina comunicò a don Natale che il sacerdote don Antonio Campion era stato designato nuovo cooperatore di Croce. Don Natale non ne fu soddisfatto, come rivelò la sua risposta, due giorni dopo:
Don Natale doveva aver saputo che don Antonio aveva l’abitudine di alzare il gomito. Essendo stata abolita dal 1° gennaio la II condotta medica, il podestà Cuppini deliberava di concedere al medico della condotta di Fossalta lire 7000 come contributo perché prestasse servizio anche nella Frazione di Croce. [Delibera N.° 20]. Da quando il dottor Arduino aveva cessato la sua attività a Croce, molti crocesi s’erano rivolti a Rizzola; molti anzi lo facevano anche prima. Alienazione del fabbricato comunaleNella stessa seduta consiliare si discusse e, alla fine si deliberò sull’alienazione del fabbricato di proprietà comunale da destinare ad uso asilo infantile ed opere parrocchiali nella frazione di Croce:
Il Podestà, premesso che nell’anno ’23-’24 con i proventi Danni di guerra fu costruito in località
Croce un fabbricato e relative adiacenze da adibire per uso Stato Civile ed alloggio del medico condotto, soppresso l’ufficio Stato Civile e soppressa la condotta medica, il suddetto fabbricato è abbandonato. Si è tentato di fare qualche approccio con persone che avrebbero potuto acquistare ma chi per l’ubicazione chi per altro hanno offerto una cifra irrisoria.
Il 2 febbraio la radio della scuola annunciò la nascita di Maria Gabriella, la quartogenita del Re Imperatore Vittorio Emanuele III e le maestre lo fecero scrivere agli alunni alla lavagna e ricopiare sui quaderni.
Mentre Hitler invadeva l’Europa, l’Italia continuava i suoi preparativi
di guerra. In tre anni sarebbe stata pronta.
In quei primi mesi dell’anno Cuppini, nei suoi viaggi forzosi in giro per il Comune in qualità
di podestà, si servì più volte dell’auto noleggiata dall’officina Cancian Girolamo di Fossalta. Il 1° aprile rinnovò
l’abbonamento al Popolo d’Italia.
Millepertiche parrocchiaMa la notizia crudele e importante di quel giorno (31 maggio 1940) fu la decisione del vescovo Mantiero (esecutiva dal 16 giugno) di erigere la curazia di Millepertiche a parrocchia, onde semplificare i rapporti tra la chiesa matrice di Croce e il territorio di Millepertiche. Il curato don Giuseppe Favero fu nominato primo parroco della “Parrocchia di Santa Maria ad Aquas”.
La parrocchia di Croce ne risultava più che dimezzata, i suoi confini si riducevano agli attuali,
gli abitanti da 4125 a 2600. L’amputazione era nell’aria da tempo e, visto come s’era allungata la parrocchia,
nell’ordine delle cose; eppure vi era qualcosa di crudele in questo ordine: tanto aveva fatto e brigato don Natale
per dare impulso a quella zona e mettere in piedi la chiesa, e c’era riuscito quasi da solo, ricorrendo a offerte,
sollecitando le opere dei parrocchiani, rimettendoci del proprio quando i soldi non bastavano, che avrebbe
voluto vederla crescere; era figlia sua e troppo presto gli veniva strappata.
Per una trattazione completa dell’argomento vedi
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