HISTORIA de CROSE
dal 1866 al 1898



Il 1866 fu un anno chiave per il Veneto e per Croce. Diremo più avanti perché lo fu per Croce; lo fu per il Veneto perché la crisi di coscienza di chi si sentiva italiano e cattolico si risolse: in seguito alla guerra Austro-Prussiana e alla sconfitta dell’Austria nella battaglia di Sadowa ai primi di luglio, essa dovette infatti cedere la regione a Napoleone III, e gli accordi tra Francia e Italia prevedevano che il Veneto venisse “girato” all’Italia.

Il 13 luglio le truppe austriache lasciarono Treviso, il 18 luglio i Cavalleggeri di Monferrato entrarono nel nostro territorio a sancire un ideale passaggio di consegne. Il 3 agosto giunse a Treviso il marchese Rodolfo D’Aflitto, commissario di re Vittorio Emanuele, per applicare, ancor prima del trattato di pace, le leggi del Regno, comprese quelle antiecclesiastiche. Il giorno dopo il vescovo Zinelli si recò a fargli visita, che il D’Aflitto ricambiò qualche giorno dopo consigliandogli di dimostrare pubblicamente di non essere un austriacante ma di approvare il nuovo stato di cose. Numerose erano infatti le contestazioni contro il vescovo, che diradò le sue uscite, anche se il 17 agosto scrisse una lettera in cui conculcava obbedienza al legittimo sovrano (che proprio tale non era perché ancora non era stato firmato il trattato di pace né si era svolto il plebiscito per l’annessione). «Noi siamo pronti in questa solenne occasione di inculcare a voi sacerdoti e per mezzo di voi alla popolazione di riconoscere in questo tramutamento politico il dovere che hanno tutti distintamente di mantenere la pace e la tranquillità, di prestare obbedienza alle autorità incaricate dall’augusto nostro sovrano Vittorio Emanuele II e non solo obbedienza, ma rispetto e onore come prescrive il Vangelo». Non cessarono le manifestazioni ostili.

Il trattato di pace di Vienna, firmato il 3 ottobre 1866, dispose testualmente che la cessione del Veneto (con Mantova e Udine) al Regno d’Italia (che beneficiava della vittoria prussiana pur essendo stata sconfitta dall’Austria per terra a Custoza e per mare a Lissa) dovesse aversi “sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate”.
Napoleone III procedette all’organizzazione di un plebiscito, in onorevole ottemperanza del trattato di pace, tuttavia fu soggetto a forti pressione da parte di casa Savoia, affinché cedesse anzitempo le fortezze ed il controllo militare della regione in anticipo sull’esito del plebiscito ed anche alla stessa organizzazione del plebiscito. Il conte di Gramont, cui fu affidato provvisoriamente il territorio del Veneto attuale, più Mantova e il Friuli (Pordenone-Udine), cercò di rispettare l’impegno. Le pressioni di casa Savoia furono tali che alla fine Napoleone III ordinò al conte di Gramont di ritirarsi e di consegnare le fortezze e di lasciar occupare il Veneto alle truppe di casa Savoia. Così il plebiscito fu organizzato da casa Savoia, che lo organizzò in modo da non dover contrattare nulla con i Veneti, che secondo alcuni persero così l’ultimo sprazzo di autonomia e libertà.

A Treviso intanto il vescovo Zinelli non voleva che venissero chiamati “martiri dell’indipendenza italiana” quelli in onore dei quali si voleva celebrare una messa in cattedrale il 19 ottobre, essendo “martiri” solo i cristiani vittime delle persecuzioni romane, né che il discorso funebre fosse tenuto dal sacerdote trevigiano designato dal comune, don Feliciano Fortran, noto patriota dalle idee liberali. Si trovò un compromesso e le esequie vennero celebrate senza usare la locuzione incriminata.

Si votò il 21 e 22 ottobre e l’accesso alle operazioni di voto, come per altri plebisciti e consultazioni elettorali dell’epoca, fu limitato alla popolazione maschile di un certo censo: interessò pertanto solo una parte minoritaria della popolazione veneta (meno di 650.000 votanti su un totale di 2.603.009 residenti). Il risultato (646.789 sì; 69 no; 567 voti nulli), rispecchiò l’assoluta mancanza di segretezza nel voto e di trasparenza nelle conseguenti operazioni di scrutinio. In tal modo, la sostanziale sconfitta militare del Regno d’Italia nella Terza guerra di indipendenza italiana del 1866 si trasformò in un successo politico per casa Savoia.

Per i comuni la nuova legge elettorale stabiliva un Consiglio Comunale di venti membri. Votavano i cittadini maschi di ventun anni alfabeti, che pagava­no imposte comunali, o che erano impiegati dello Stato, decorati al valor militare, o in possesso di un titolo di studio medio-superiore o universitario. Erano escluse le donne insieme con vari strati della popolazione. Si totalizzava una bassissima percentuale di votanti.

Il 15 novembre il re giunse a Treviso e il 16 si incontrò col vescovo Zinelli, che lo stesso giorno scrisse al patriarca Trevisanato: «L’odio dei settari che vorrebbe distrutta la religione non cesserà contro di noi, ma è un conforto capire che l’animo del re è religioso».

Le prime elezioni amministrative si svolsero il 23 dicembre 1866 e il primo sindaco di Musile di Piave fu F. Ferraresso come si deduce da documentazione dell’Archivio Vescovile di Treviso.

Il 24 dicembre 1866, mentre si svolgeva lo spoglio delle schede, a 150 chilometri di distanza, a Sdràussina d’Isonzo, sotto l’Austria, nasceva il terzo figlio dei coniugi Vincenzo Simionato e Maria Liban, mezzadri; gli fu messo ovviamente il nome di Natale. Questo è il motivo per cui il 1866 fu un anno chiave anche per Croce: don Natale Simionato sarebbe diventato il più longevo e leggendario parroco di Croce.

Il giorno di Natale, mentre don Busnardo celebrava tranquillamente le funzioni in chiesa a Croce, il vescovo di Treviso non poteva terminare la sua omelia in cattedrale perché, dopo aver parlato di «infami scritti nei quali si insulta il sacerdozio, si getta nel fango l’episcopato, si arriva persino in un paese cattolico a caricare di obbrobrio il mansuetissimo vicario stesso di Cristo Pio IX, quel Pio IX che persino gli infedeli e i protestanti stessi onorano religiosamente» scoppiò il tumulto: fischi, urla, movimenti di scanni, minacce e lo Zinelli sospese l’omelia (data poi alle stampe «perché con facile montatura non si dicesse che il vescovo avesse provocato quel baccano per le sue frasi veementi e imprudenti») e rientrò a palazzo. La dimostrazione popolare si tramutò allora in una sassaiola contro il palazzo vescovile, infrangendo vetri e lampadari.
Da qualche settimana il vescovo aveva cominciato la sua prima visita pastorale, accolto festosamente nelle parrocchie rurali, scelte per dimostrare alle nuove autorità che erano pochi, e solo in città, quelli che gli erano ostili.

Nel 1868 fu pubblicato il Dizionario Corografico dell’Italia a cura del prof. Amato Amati – dott. Francesco Vallardi, tipografo editore – Milano. A pag. 503, volume quinto, c’erano le righe riguardanti il Comune di Musile:

Musile (1866) – Comune del Veneto, Prov. di Venezia, distr. di San Donà. Comprende le frazioni di Capo Sile a destra, Musile (porzione) e Santa Croce. Ha una superficie di 4386 ettari. La sua popolazione è di 2.426 abitanti. Gli elettori politici sono iscritti nel collegio di Portogruaro; nel 1866 erano 8. L’ufficio postale è a San Donà. Appartiene alla diocesi di Treviso.
Il suo territorio è feracissimo di cereali. Il capoluogo giace sulla sponda destra della Piave ad un chilometro circa da San Donà, che si trova quasi dirimpetto sulla sponda opposta.
Alcune delle surriferite notizie si debbono alla cortesia dell’onorevole Sindaco di questo comune.

La frazione di Croce veniva citata per ultima: eppure dei 4386 ettari che costituivano la superficie del Comune quasi 3000 appartenevano alla parrocchia di Croce; dei 2.426 abitanti del Comune ben 1301 appartenevano alla parrocchia di Croce, come rivelano i documenti della

Visita pastorale del 10 MAGGIO 1868

Andò don Busnardo ad accogliere il vescovo Zinelli, nobile altezzoso dalla faccia larga e quadra, la bocca incassata tra un naso imponente e un mento quadrato assai pronunciato. Dal berretto episcopale usciva un ciuffo di capelli, lisci e lunghi; più lunghi ancora erano dietro le orecchie e sul collo.
Non era nobile don Sebastiano Busnardo, parroco di Croce ormai da 24 anni (dal 1834), per nulla vanitoso, ma altrettanto fiero.
Consegnò al vescovo, debitamente compilato, il questionario che gli era giunto prestampato.

Trascriviamo con cura.

Coram Illustrissimo er Reverendissimo Domino Domino FRIDERICO MARIA NOB. ZINELLI Episcopo Tarvisino etc. etc. personaliter comparuit, et constitutus est adm. Dominus Sebastiano Busnardo modernus Parroco de Croce di Piave qui monitus, juratus etc. etc.

1. INT. De nomine, Cognomine, Patria et aetate ?
R. Don Sebastiano Busnardo di Rosà Diocesi di Vicenza di anni 46

2. INTER. A quo et a quanto tempore possideat Beneficium ?
R. Dall’Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Farina nel 1859

3. INTER. De Numero animarum.
R. N.° 1301

4. INTER. De Legatis et Mansionariis. jacent ne insoluta? Sunt Missae arretratae adhuc celebrandae ?
R. Nessuno

5. INTER Administratores Ecclesiae quomodo se gerunt ?
R. Benissimo

6. INTER. Au Caemeterium habeat Crucem et locum separatum pro non baptizatis aut pro iis qui sepultura ecclesiastica juxa R. R. privati sunt ?
R. Il Cimitero non ha croce nel mezzo // è in comune con quello di Musile

7. INTER. Scholae elementariae extant? Visitat eas per hebdomadas Parochus? Magister qui sit et an satisfaciat muneri suo quoad Religionem?
R. Una scuola elementare maschile. Il maestro è buono ed io sono Direttore Locale

8. INTER. An adsint Instituta Pia, eorum rationes quotannis reddantur et coram quibus ?
R. Niente

9. INTER. An diebus Doininicis et festis de praecepto Evangelium explicetur populo, et Vesperae canantur.
R. Sempre

10. INTER. Expositio SS. Sacramenti fit ne umquam publice ? Quo candelarum apparatu ?
R. Si fa da una croce all’altra in ogni festa. Ogni terza del mese ed in altre circostanze: almeno 20 candele.

11. INTER. Num piae precationes in honorem B. M. V. habeantur omnibus diebus mensis Maij B. V. M. consecrati?
R. Si fa regolarmente

12. INTER. An noti fiant populo dies festi de praecepto, et de jejunnio ?
R. Sempre

13. INTER. Omnibus diebus festis celebrat ne pro populo ?
R. Sempre

14. INTER. An bene regatur Doctrina Christiana et omnibus diebus festis praescriptis habeatur una cum Catechismo pro pueris et pro adultis ?
R. Si fa in tutte le feste prescritte

15. INTER. An in Oratoriis ab Ecclesi Parochialis dissitis instruantur pueri in Doctrina Christiana et pro adultis Evangelii explicatio fiat ?
R. Non occorre

16. INTER. An in auxilium veniant alii Sacerdotes pro instruendis pueris ?
R. Il cappellano

17. INTER. An celebret Missam Parochialem hora congrua ad commodum plebis? idem de hora aliarum functionum?
R. Sempre

18. INTER. An explicatio Evangelii fiat hora congrua ita ut omnes adesse possint ?
R. Sempre

19. INTER. Num claves Tabernaculi in quo Sanctissimum Sacramentum servatur penes Parochum sint? idem de clavibus Baptisterii nee non Custodiae Oleor. Sanctorum ?
R. Sempre sotto la mia custodia

20. INTER. Num Cerei picturis, stratis, praesertim ex gossypio confectis, nimis admoveantu, ita ut periculum exoriatur aut damni aut incendii ?
R. Si ha ogni cura

21. INTER. Num a parietibus vel a summitate altarium pendeant res mobiles, quorum casus in discrimen adducere possit vitam aut membra fidelium?
R. Niente

22. INTER. An habeat Capellanum et quis sit?
R. Don Francesco Pivetta di Noventa ora Fossalta di anni 30

23. INTER. An muneri suo satisfaciat? an ecclesiastice et honeste vivat? an studeat et an statutis temporibus solutiones casuum a se elucubratas ad Curiam Episcopalem, mittat ?
R. Ha poca salute e quindi qualche volta non può andare ad assistere gli ammalati ma del resto non mi consta niente, non fece mai disordini solo gli piace bere qualche bicchiere senza peraltro mai eccedere. ha capacità e molta. assiste quando può gli ammalati, insegna la dottrina, assiste al confesso. Mandò sempre la soluzione dei casi.

24. INTER. De alis sacerdotibus et Clericis; qui sint et an honeste et ecclesiastice vivant ?
R. Nessuno. Un fratello dei capuccini vive... da esemplare

25. INTER. An Sacerdotes omnes in thalari veste celebrent? an gestent pileum praescriptum et tonsuram patrentem?
R. Sempre

26. INTER. An tempus insumant in inutilibus aut noxiis conversationibus ?
R. Niente

27. INTER. An ad cauponas divertant et ludis inserviant ?
R. Niente

28. INTER. An (loca sic dicta Caffè) et theatra frequentent ?
R. Niente

29. INTER: An ìmmisceri cupiant in rebus civilibus, civilique .Regimiui et Potestatibus minus dociles se ostendat?
R. Niente

30. INTER. Quos et quas contuberniales in propriis domibus habeant? et quos et quas Capellani et alii Sacerdotes habeant?
R. Il Cappellano domicilia in canonica
Io ho una serva di anni 46. ed un servo

31. INTER. De Inconfessis, scandalosis et de Matrimoniis separatis.
R. La levatrice non si presenta mai alla Pasqua, conduce condotta cattiva ed ha relazioni

32. INTER. De obstetricibus, et an sint bene instructae ad Baptismum conferendum ? Quid habeat de illis qui artem medicam vel chirurgicam exercent ?
R. Vide sopra N. 31, quanto alla condotta del resto è bene istruito e per amministrare il Battesimo. Il medico è buono ed ha capacità

33. INTER. An intra octo dies infantes baptizentur; . et an ad Ecclsiam deferantur intra capsam qua ab aeris intemperie protegantur ?
R. Sempre. Sempre colla cassella

34. INTER. Quomodo infirmis: deferatur SS. Viaticum?
R. Sempre pubblicamente come prescrive il Rito Romano

35. INTER. An in Oratoriis Missa celebretur diebus exceptis absque licentia Ordinarii ?
R. Mai

36. INTER. An sponsi ante matrimonium examinentur circa rudimenta Fidei ?
R. Sempre

37. INTER. An populus Ecclesiam diebus festis frequentet cum aedificatione?
R. Qualche operante manca ma sono contento in genere

38. INTER. An Taberna cuiuscumque generis pateant, dum. in Ecclesia Sacra peraguntur ?
R. Ve n’è una ma chiusa durante le funzioni

39. INTER. An Auctoritates civiles in hoc vigilantiam excerceant ?
R. In caso ... l’autorità si presta

40. INTER. An Congregationes habeantur juxta Synodalia Decreta et temporibus designatis et an jn ipsis supplicationes pro defuntis peragantur?
R. Si fanno regolarmente. Non posso approvare che si canta vespro prima del mezzodì Mauro, qualche volta Campobernardo

41. INTER. Quid dicendunm de prandio? Est ne.stricte Synodale? An. Seminario solvatur summa pecuniae quae respondet impendio a cujus obligatione favore Seminarii fuerunt exempti?
R. Il pranzo consiste nela minestra, carne d’arosto in qualche luogo fu aggiunta una frittura. Nel 66 passai al Seminario nel 67 la congrua passa ... Dozzino di Serafin

42. INTER. Num adamussim ipse aliique exequantur ea quae in Instructionibus ujus Titulus Istruziomi con Regolamento. Marzo 1864 continentur?
R. Mi pare di sì

43. INTER. An satisfecerit questionibus in folio separato, ipsi tradito, contentis; cum tabellis inventariisque in supradicto folio enunciatis?
R. Risposi: manca l’inventario

44. INTER. Super haec et alia in genere habet ne aliquid suggerendum?
R. Niente

Omnia superscripta in Domino pro sua scientia et conscientia, ut vera dictavit, et tacto pectore, juramento solemniter confi:rmavit, et.confìrmari voluit. In quorum fidem etc. subsignatur manu propria et dimissus etc.

Don Sebastiano Busnardo Parroco

Intanto il Convisitatore si era recato ai due oratori.

In questo giorno fu verificata la solenne Visita Pastorale dell’Illustrissimo e Reverendissimo Federico Maria nobile Zinelli Vescovo di Treviso a questa Parrocchia di Croce e il sottoscritto qual canonico Convisitatore si recò a visitare i due pubblici Oratorii esistenti nella stessa Parrocchia, il primo dedicato alla Santissima Vergine Maria del Rosario di proprietà della Signora contessa Ivanovich nobile Elena. Esso è tenuto con diligenza, il materiale dell’Oratorio è in ottimo stato e così gli arredi sacri. Non si trovò il Decreto Vescovile rilasciato nell’ultima visita Vescovile del 1858 e così pure le due reliquie esistenti in quell’oratorio, cioè l’una della S.S. croce e l’altra del Velo della S.S. Vergine Maria mancano delle autentiche però i sigilli sono intatti ed hanno lo stema del Vescovo antecessore l’Illustrissimo e Reverendissimo Giovanni Antonio Farina.
il 2.° Oratorio pubblico dedicato a S. Francesco di proprietà della Famiglia del nobile Ivanovich conte Nicolò avrebbe bisogno d’un piccolo ristauro nell’imposte e nel parapetto dell’altare. Del resto tutto è in regola – però il Decreto rilasciato nell’ultima visita pastorale non esiste.
Esaminati i Registri canonici dei Nati – Morti e Matrimonii si trovarono in piena regola, mancano però per intero gli Alfabeti. Esaminato il Registro delle S. Messe nel quale secondo il metodo prescritto sono notate separatamente le S. Messe pro populo, pro defunctis, le Messse avventizie ma manca il Registro generale giornaliero ed esistono invece due giornali appartenenti ai due sacerdoti dove son notate le S. Messe da loro celebrate.

P. Colterai Can. convisitator

Questa la dichiarazione del vescovo alla fine della visita, scritta a Noventa tre giorni dopo.

FEDERIGO MARIA NOB. ZINELLI
PER LA GRAZIA DI DIO E DELLA S. SEDE APOSTOLICA
VESCOVO DI TREVISO
Prelato Domestico ed assistente al Soglio Pontificio
CONTE ROMANO

Per obbedire alle prescrizioni dei Sacri canoni ed in ispecialità del Sacro Concilio di Trento nel giorno 10 Maggio 1868 abbiamo per la prima volta visitato solennemente la Chiesa Parrocchiale della SS.ma Croce di Croce di Piave allo scopo di riconoscere lo stato tanto materiale quanto spirituale della stessa, e dare quei provvedimenti che conducono alla salute delle anime ed alla gloria di Dio. Pertanto in seguito agli esami fatti, riserbandoci di dare quelle ulteriori disposizioni che giudicheremo opportune, in adempimento del Nostro pastorale ministero

DICHIARIAMO

Di aver riconosciuto con vera sodisfazione dell’animo Nostro eccellente lo spirito religioso della popolazione spirito religioso che si manifesta coll’accostarsi si può dire quasi tutti i fedeli alla Santissima Comunione e colle molte dimostrazioni di riverente affetto fatte al loro Vescovo; che inoltre ogni cosa nella Chiesa è tenuta in pienissima regola, ben proveduta di ogni genere di suppellettili sacre e tutte in lodevole stato e principalmente di aver trovatovi fanciulli istruiti molto bene nella Dottrina Cristiana e per tutto questo esprimiamo il nostro pieno aggradimento al Molto Reverendo Signor Parroco Don Sebastiano Busnardo al cui zelo deesi in gran parte attribuire uno stato così confortante di cose, tributando le debite lodi ai benemeriti fabbricieri, ed implorando dal Signore la conservazione e l’accrescimento sempre maggiore dello spirito religioso che abbiamo ravvisato diamo a tutti con paterno affetto la Nostra Pastorale Benedizione.
Il presente Nostro decreto dovrà tenersi esposto nella Sagrestia a pubblico int… [elletto ?]
Noventa di Piave da Nostra Eccellenza durante la S. Visita
Addì 13 Maggio 1868

+ Federico Maria Episcopus

Fine resoconto visita pastorale del 1868
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La visita dell’intera diocesi terminò nei primi mesi del 1869, il vescovo in cattedrale il giorno di Pentecoste si felicitò con tutti per l’amore e l’accoglienza che aveva potuto constatare, elogiando il clero, esortando tutti a stare uniti al papa e al vescovo. Evidentemente si era reso conto che i dissapori erano sorti più per passione politica che per spirito di insubordinazione e che lo spirito religioso del clero e del popolo era solido. In particolare aveva potuto rendersene conto nel 50° anniversario di ordinazione sacerdotale di Pio IX: in tutte le chiese c’erano state solenni celebrazioni della messa e dei vesperi.

Abbandoniamo un attimo il vescovo e analizziamo un documento conservato in parrocchia risalente al 14 settembre 1869.
Si tratta del certificato di morte di Natalina Caricato, del Pio Istituto degli Esposti, di Venezia. I bambini abbandonati presso tali Istituti venivano svezzati dalle balie dei dintorni. In particolare Natalina era stata data a balia presso Teresa, moglie di Antonio Furlan, di Croce. Purtroppo le gravi condizioni della bambina non le consentirono di sopravvivere, e all’età di 4 mesi Natalina morì.

Torniamo a seguire il vescovo Zinelli, che in novembre partì per Roma per partecipare al Concilio Vaticano I, dove avrebbe avuto una parte importante nella Commissione De Fide nell’estensione della costituzione Pastor aeternus sull’infallibilità e il primato del papa e come relatore della stessa.
Ma il Concilio il 18 luglio 1870 fu sospeso e il vescovo ritornò in diocesi. L’occupazione di Roma del 20 settembre e il mito di Pio IX-prigioniero rafforzarono in lui, se ce ne fosse stato bisogno, il suo amore e la sua devozione al papa. Lo dimostrò nella celebrazione del giubileo episcopale di Pio IX il 16 giugno 1871 che egli volle abbinata alla consacrazione al Sacro Cuore di tutta la diocesi, occasione per far sorgere in molte parrocchie le Pie unioni del Sacro Cuore di Gesù.

Il nuovo cimitero

Intanto a Croce si lavorava al nuovo cimitero poco distante alla chiesa, costruito sui terreni donati dal conte Prina, e completato il 10 ottobre 1871, come ci conferma la seguente testimonianza tratta dal Libro dei morti:

“Sartori D’Andrea Regina di qui, figlia fu Gaetano e Cuccato Angela d’anni 34 morì per febbre tifoidea li 9 ottobre 1871 ore 11 munita di tutti i Soccorsi di nostra religione Cattolica; era moglie di Osvaldo D’Andrea detto Pittana di qui; fu sepolta nel nuovissimo cimitero per primo cadavere li 11 ottobre 1871 ore 9 da me don Sebastiano Busnardo Arciprete.
P.S. Il nuovissimo cimitero oggi 11 ottobre incominciato col cadavere suddetto venne costruito sul fondo del S.r G.e Angelo Prina che lo donò al comune di Musile purché venisse fatto in prossimità della Chiesa Parrocchiale, come fu eseguito per molta giusta influenza del C. Prina ed efficace energia usata dal S.r Giovanni Cricco Sindaco di Fossalta e primo Assessore municipale di Musile, nonché per volontà espressa dai Nobili Possidenti Conti Gradenigo, fratelli Girolamo, Paolo e Giuseppe, Contessa Vendramin Elena Valmarana, Contessa Elena Jvanovich, Conte Vincenzo Burovich e molti altri possidenti, non tralasciando la indefessa cura costante del R.mo Arciprete che fece mille viaggi, interessò per più di un anno e mezzo qui e a Venezia persone possenti a far valere i giusti diritti di questi Parrocchiani i quali hanno ardentemente desiderato che l’incominciato cimitero nuovo nel 1865, 27 agosto, ora posto sul così detto pratto del Cocco, venisse questo terminato, e ad onta di tante opposizioni incontrate, oggi 10 ottobre venne terminato per opera gratuita di questi buoni Parrocchiani e in quella sera solennemente ore 5 venne pure benedetto da me d. Sebastiano Busnardo Arciprete coll’assistenza del R.do Cappellano d. Alessandro Pellizzari e di molti astanti e divotamente inginocchiati Parrocchiani ed il primo cadavere tumulato fu questo di detto sopra”.

Era necessario benedire il nuovo cimitero. Il 26 settembre 1871 don Busnardo scrisse alla Curia vescovile:

N. 14

All’Illustrissima e Reverendissima Curia Vescovile
di Treviso

Lo scrivente domanda la facoltà di benedire un nuovo cimitero posto alla distanza di 200 metri dalla Chiesa Parrocchiale, in luogo opportuno, ed in sito sano, di piena soddisfazione della popolazione di questa Parrocchia e dello scrivente, che ha potuto ottenere fosse fatto esclusivamente per la Parrocchia di Santa Croce, come non ha guari lo costruì anche la Parrocchia di Musile separatamente per la sua.

S. Croce li 26 Settembre 1871

D. Sebastiano Busnardo
parroco

Poiché si doveva risistemare l’argine, nell’anno 1872 furono riesumate le salme del cimitero vecchio e trasportate nel nuovissimo, come ci conferma quest’altra nota nel libro dei morti:

“Memoria - N.B. S. Croce di Piave li 9 giugno 1872. In questo giorno vennero trasportate le ossa di molti cadaveri che vennero raccolte per cura del sotto indicato parroco e di codesto municipio di Musile, dalla località detta chiusura Benvegnù Giovanni di proprietà della Prebenda Parrocchiale, ove praticamente esisteva la Chiesa Parrocchiale antica ed il cimitero, minacciata la distruzione di tutto il paese nel 1724, come avvenne; nel 1727 venne compiuta l’attuale, ove non vennero trasportatele ossa dell’antico cimitero in quell’epoca [sappiamo invece che ne furono trasportati diversi carri], ora poi che si doveva scavare molta terra in golena del Piave per una più sicura difesa, scoperto l’antico cimitero, si raccolsero diligentemente tutte l’ossa, carri dieci ed oggi 9 giugno 1872 processionalmente portate in Chiesa, ove ebbe luogo la solenne ufficiatura mortuaria col concorso di tutto il popolo, vennero sepolte nell’attuale cimitero novissimo lungo la strada che mette alla Fossetta, in fondi Conte nobil Angelo Prina, e precisamente esistono in una fossa innanzi la Croce in linea alla porta d’ingresso”.

Non sappiamo quanto il colera scoppiato quell’anno (1872), il cui primo focolaio fu localizzato a Cessalto, contribuì a riempire le prime fosse. L’epidemia si spense nei primi mesi dell’anno successivo, ma purtroppo ne insorse un’altra ben più grave di vaiolo.

[cercare sui registri parrocchiali]

Nella tornata del Consiglio provinciale del 10 gennaio 1873 il consigliere provinciale di Musile, l’avvocato Andrea Sicher, uno degli otto elettori del comune di Musile, presentò una mozione per richiedere e sollecitare la costruzione di un ponte sul fiume Piave che congiungesse Musile a San Donà. La proposta venne approvata all’unanimità nella successiva tornata del 6 febbraio.
[C’era una volta Musile, pag. 48 e segg.]
Era un pezzo che le popolazioni della destra e della sinistra Piave reclamavano la costruzione di un ponte.

Il 29 giugno 1873 si avvertì una scossa di terremoto il cui epicentro era nella zona di Ceneda; a Croce non si ebbero danni.
[Archivio del patriarcato di Venezia]

Ma la vera scossa, in senso positivo, per il Comune di Musile fu il ripristino della Piave Vecchia (1873) che consentì di riportare la salubrità dell’aria in una zona ch’era diventata sempre più depressa dalla costruzione del taglio del Sile.

In dicembre don Busnardo celebrò la festa per l’anniversario della proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia, che il vescovo Zinelli in cattedrale illustrò con omelie e scritti.
L’anno dopo il vescovo iniziò la seconda visita pastorale.

In una nota da inviare alla Curia riguardo ai redditi della parrocchia don Busnardo colse l’occasione per far richiesta di un cappellano. La parrocchia aveva pochi ‘franchi’ ma se il nuovo cappellano si fosse accontentato, avrebbe trovato buon vitto e decente alloggio.





Trascriviamo tutto con cura, onde facilitare la lettura

All’Illustrissima e Reverendissima Curia Vescovile
di Treviso

S. Croce di Croce di Piave 7 novembre 1874

            Risposta alla Nota N.° 655 del 4 novembre 1874 di Codesta Illustrissima e Reverendissima Curia Vescovile, riguardante a redditi di questa Cappellania = risposta al

     I° quesito = Reddito certo per antica consuetudine = il beneficio contribuisce
annue Austriache     lire 92,00
Questua_legna              40,00 incerti
Frumento sacchi           N.° 9 da raccogliersi dal Cappellano
Granoturco                 N.° 24           idem
Vino masteli                 N.° 7           idem
Le assistenze ufficiature da morto    V £ 120 circa
Stola bianca                                V £ 30 circa

2° quesito – non avvi casa – ma alloggio in canonica con una sola camera non ammobiliata. Il Cappellano trova dozzina in canonica mediante pagamento da farsi dal cappellano al Parroco. Né la camera è molto grande, ma comoda sufficientemente per un letto da una persona o poco più con latterali per uno scrittorietto ed un comò, e nulla più, perché anche la casa ad uso di canonica è scarsa di locali né in paese ci sarrebbe casa neppura pagando fitto.

3° = Non avvi questua di fieno, né si potrebbe effettuare atteso che qui i terreni sono la maggior parte condotti per economia in casa dagli stessi proprietari; e tanto più perché nello scorso anno abbiamo d’accordo colla fabbricieria collocati in via di turno per le famiglie tre vitelli a favore della Chiesa che si trova esausta di cassa, e senza elementi di vendita – eccetto che le sole questue le quali variano a tenore dell’annata - ! Onde poter in capo a tre anni col ricavato sopperire a spese della massima urgenza – non bastando l’elmosine raccolte in Chiesa e fuori che per il tempo ordinario!

Dal 1859 – 1874 che lo scrivente si trova parroco – può dichiarare che il Cappellano ha sempre vissuto decorosamente – e vivrà anche quello che Codesta Illustrissima e Reverendissima Curia vorrà destinare per questa Parrocchia che conta 1468 anime colle distanze relative, a meno che però il nuovo destinato o da destinarsi non voglia mantener cavallo e carrozza – sfoggiar vestiti ecc.

Lo scrivente per la miseria di un franco al giorno ha dato e darà la spesa sempre ché non vi sia pretesa ed esigenza di cibi squisiti; ma voglia addatarsi alla carezza dei generi commestibili e combustibili.

Lo scrivente nell’atto che ha risposto alla Nota suddetta susta per per esser provveduto di un addatto Cappellano che Codesta Illustrissima e Reverendissima Curia vorrà quanto prima destinare.

Busnardo Don Sebastiano
parroco

Nuovo ponte sul Piave

Alla fine dell’anno 1874 cominciarono i lavori di costruzione del ponte in legno sul Piave da parte delle Ditte Bortolo Lazzaris ed Alessandro Wiel, che si erano aggiudicate l’appalto.
I lavori durarono un anno e si conclusero alla fine del 1875: il ponte venne aperto al transito negli ultimi giorni di dicembre del 1875. Il collaudo definitivo fu effettuato il 5 agosto 1876. La spesa complessiva del ponte fu di lire 213.049,11 cioè di lire 33.449,11 in più di quella prevista dal progetto e dal capitolato d’appalto.
[C’era una volta Musile]

Nel 1875 il vescovo Zinelli aveva dovuto interrompere la sua visita pastorale perché colpito da apoplessia. Appena si sentì meglio la riprese e la concluse sul finire dell’anno, ma non abbiamo informazioni che venne a Croce.

Nella foto qui a sinistra, risalente al 1876, vediamo in primo piano il vescovo Zinelli, stanco e carico di anni; alla sua sinistra (in primo piano a destra per chi guarda) è monsignor Pietro Jacuzzi, professore e rettore del seminario di Treviso.
Alle spalle di quest’ultimo si riconosce un giovanissimo monsignor Giuseppe Sarto, padre spirituale del seminario e futuro papa Pio X.
Era stato monsignor Jacuzzi, cappellano a Riese, ad avviare Giuseppe Sarto al sacerdozio.


Nuovo re e nuova papa

Nel gennaio del 1878 moriva Vittorio Emanuele II e gli succedeva il figlio Umberto I. Neanche un mese dopo, il 7 febbraio, moriva anche il suo grande rivale Pio IX nei Palazzi Vaticani, dai quali non era più uscito dopo il 20 settembre 1870. Il conclave durò molto poco, appena 36 ore. Al terzo scrutinio, il 20 febbraio 1878, fu eletto il cardinale Gioacchino Pecci che prese il nome di Leone XIII; aveva avuto la meglio sul cardinal Bilio, che passava come l’autore del Sillabo, mentre l’eletto «era stato chiaramente all’opposizione durante il pontificato di Pio IX», come ricorda Giancarlo Zizola. «Aveva vissuto tutti quegli anni in esilio a Perugia, dove peraltro s’era costituito un piccolo Vaticano, frequentato da intellettuali ed artisti, dove scriveva lettere pastorali che erano proprio il contrario delle encicliche di papa Mastai, perché affrontava con spirito positivo i maggiori problemi del tempo»; era forse quel successore che Pio IX stesso si augurava da quando aveva capito che uno come lui era fuori dal mondo.

Muore il vescovo. Nuovo vescovo

Il 20 novembre 1879 il vescovo Zinelli, forse impressionato dalla politica del nuovo pontefice, fu colpito da un secondo attacco di emiplegia e spirò il 24. In quei giorni i suoi nemici “ascoltando la voce dei poveri” deplorarono il loro passato atteggiamento “davanti all’uomo benefico che muore”. Fu sepolto nella cripta della cattedrale di Treviso.

Il 27 febbraio 1880 monsignor Giuseppe Callegari, appena trentanovenne, fu nominato vescovo di Treviso, senza averne completamente tutti i requisiti; l’11 marzo successivo il patriarca di Venezia concesse il permesso perché ottenesse la nomina episcopale. Il Callegari proveniva da Venezia dove aveva insegnato nel seminario ed era stato assistente spirituale del circolo della Gioventù cattolica. Fu consacrato lo stesso mese nella basilica di San Marco in Venezia da Domenico Agostini, patriarca, assistito da Giovanni Maria Berengo, vescovo di Mantova, e da Giuseppe Apollonio, vescovo di Adria.
Il 9 maggio fu consacrato vescovo di Treviso.

di Angelo Gambasin
Giuseppe CALLEGARI era nato a Venezia il 4 nov. 1841 da Pietro e da Angela Cescutti, in una famiglia appartenente alla piccola aristocrazia veneziana e di radicate tradizioni cattoliche; la madre, religiosissima, zelante della devozione alla Madre di Dio e del culto al Cuore di Gesù, aveva avuto e tuttora aveva una grande influenza sull’animo del figlio. Nel seminario patriarcale, ove dal 1860 Giuseppe aveva seguito i corsi di teologia, avevano contato molto gli orientamenti dei docenti.
Erano gli anni dei dibattiti sul Rosmini, dello sbollimento dell’entusiasmo neoguelfo giobertiano, dell’acuirsi della polemica pro e contro il potere temporale e la rivoluzione nazionale, della crisi passagliana e volpiana, dei fermenti rivoluzionari e indipendentisti tra la popolazione.
I patriarchi Ramazzotti e Trevisanato si erano dimostrati contrari al rosminianesimo, al volpianesimo, ma anche insofferenti del giogo giuseppinista; avevano tentato di favorire un rinnovamento radicale della Chiesa veneziana, con la ristrutturazione dottrinale romano-tridentina e il ritorno alla disciplina borromeiana e barbarigiana.
I maestri di teologia e i direttori di coscienza del Callegari erano tutti sulla linea patriarcale: Giovanni Saccardo in teologia biblica, catechetica e in sacra eloquenza; Giovanni Berengo in dommatica, storia ecclesiastica, patrologia e metodica; Matteo Fracasso in teologia morale. La direzione degli studi filosofici e teologici era nelle mani dell’ultramontano Zinelli. Il concilio provinciale del 1859 aveva codificato, estendendoli a tutta la regione, gli orientamenti del Ramazzotti, che, in sostanza, si avvicinavano molto a quelli che saranno espressi dal Sillabo alcuni anni dopo (1864). Callegari assorbì questa spiritualità intransigente diffusa nell’ambiente veneto: la matrice cristocentrica e la mentalità ecclesiale papale saranno le costanti della sua vita, spirituale e del suo metodo di apostolato. Ma egli attinse anche ad altri filoni della cultura: in primo luogo al romanticismo apologetico di un Lacordaire e di un Montalembert; al neoguelfismo del Gioberti del Primato e del Balbo. Il dramma politico-religioso di Pio IX con la svolta intransigente seguitane, il progresso della rivoluzione nazionale avevano acuito la sensibilità del neovescovo sui problemi più urgenti della società religiosa di quell'epoca: l’incontro della Chiesa con le libertà moderne; i rapporti tra scienza e fede; la questione operaia; i metodi di apostolato; il posto del laico nella comunità cristiana.
Ordinato sacerdote nel 1864, aveva rinsaldato la sua amicizia con il gruppo più intransigente di Venezia (Berengo, Cherubin, Apollonio, Cicuto, Saccardo); era stato cofondatore del Veneto cattolico, organo della corrente papale clericale del Veneto.
Nel 1871 aveva partecipato alla prima esperienza congressuale cattolica su base regionale, celebrativa della battaglia di Lepanto; tra il 1871 e il 1874 era stato tra i protagonisti del progetto dell’Opera dei congressi, che aveva debuttato con il primo congresso cattolico nazionale a Venezia nel 1874. A tale scopo, aveva stretto legami strettissimi con Paganuzzi: binomio importante nello sviluppo dell’intero movimento cattolico nazionale.

La nomina di Giusepe Callegari a vescovo di Treviso fu annunciata ai diocesani dal vicario capitolare mons. Giuseppe Sarto. L’ingresso del vescovo a Treviso il 26 giugno.

Si interessò da subito del seminario, la cui situazione economica era disastrosa: «La deprecata legge della conversione e liquidazione dei beni ecclesiastici – e sono le leggi del 1866 e 1867 che il regio commissario D’Aflitto si era affrettato ad applicare ha talmente diminuiti i redditi del seminario che, pagate le tasse, non resta quasi nulla». Fortunatamente poté contestare alcune disposizioni e riottenere 15.000 lire di cui 1.000 in titoli di stato. I chierici erano 69 e appena 25 riuscivano a pagare la piccola retta: fortunatamente appianavano i conti i collegiali non seminaristi. Non sappiamo se tra quei 44 seminaristi poveri ci fosse anche Natale Simionato, quasi quindicenne, del quale però sappiamo che frequentò il seminario di Treviso.

Monsignor Callegari cominciò molto presto la sua visita pastorale alla diocesi. A Croce sarebbe giunto solo due anni dopo e perciò è opportuno lasciarlo andare per le sue parrocchie e trasferirci nella parte sud della parrocchia di Croce, verso le paludi, dove stavano per essere avviate imponenti

Bonifiche

Più ancora che il ripristino della Piave Vecchia fu fondamentale per il risollevamento del Comune di Musile la decisione che prese, nel 1880, il “Consorzio di scolo e difesa” di Croce di aggregarsi anche i terreni posti fra i canali Gorgazzo e Millepertiche e di adottare il prosciugamento meccanico: nacque il Consorzio di Bonifica di Croce, che avviò la prima bonifica privata “consorziale”, orgogliosamente in anticipo sui tempi; la legge Baccarini, che avrebbe regolamentato e favorito le bonifiche, sarebbe giunta nel giugno 1882 [mentre i Consorzi di Bornifica sarebbero sorti in Italia solo nel 1900]
Il Consorzio di Croce era e rimase negli anni successivi l’unico consorzio privato, tant’è che la bonifica di Croce prese anche il nome di “bonifica del Consorzio”. Essa aumentò la superficie della parrocchia di nuove terre fertili per un totale di 1860 ettari, compresi fra gli argini della Fossetta, di S. Marco, di Millepertiche, a nord del Gorgazzo, ovvero dell’antica via Annia. Si trattava di terreni alti, più facili di altri da prosciugare. L’impianto idrovoro che fu realizzato consisteva in due turbine azionate da macchine a vapore sostituite da un motore diesel e da un motore elettrico; l’acqua veniva gettata nella Piave.
I macchinisti più conosciuti per tanti anni di servizio prestato erano e sarebbero stati gli Agostinetto. A questa bonifica si affezionarono i mezzadri i quali trasformarono in campi modello gli antichi boschi e terreni ridotti a palude quando era stato innalzato il livello delle acque con l’apertura del Taglio del Sile. La zona più produttiva e fiorente di questa bonifica fu quella della ‘Case Bianche’, dal nome delle nuove costruzioni sorte a presidio della nuova zona. Ricordiamone il nome perché essa diventerà oggetto delle mire dei musilotti, o meglio, degli amministratori comunali che amministreranno il Comune a vantaggio della frazione di Musile.
Grazie a queste bonifiche non solo aumentò la superficie effettiva della parrocchia di Croce, ma conseguentemente crebbe la popolazione: nel 1882 i parrocchiani erano già 150 in più, come risulta dai documenti della

VISITA PASTORALE DEL 1882

Monsignor Giuseppe Callegari, vescovo di Treviso da due anni, aveva un bel volto ovale, i capelli corti leggermente brizzolati sulle tempie, il naso dritto e deciso sopra una bocca dalle labbra sottili. Ma, se una dote aveva, era soprattutto sapeva scegliere gli uomini: si era scelto come collaboratore monsignor Giuseppe Sarto, il più stimato della Curia, e l’aveva eletto direttore del seminario e cancelliere della curia. Con lui giunse in visita apastorale a Croce. Ci vien da immaginarcelo (questo o quello?) soddisfatto e compiaciuto mentre legge le risposte date da don Sebastiano Busnardo al questionario inviato per tempo.

Trascriviamo con cura tutto il questionario.

1. Titolo e denominazione della Chiesa Invenzione della Santissima Croce di Nostro Signore Gesù Cristo Santa Croce di Piave
2. Epoca della fondazione e quali i fondatori S’ignora; i registri parrocchiali cominciano dal 1679
3. Topografia della Parrocchia, confini, luoghi annessi, numero delle anime e dei comunicati. Giurisdizione civile Sorta sulla riva destra del torrente-fiume Piave; confina tramontana con Fossalta e ponente, a levante tramontana con Noventa, a levante con S. Donà e Musile, a Mezzogiorno con Torcello, e Trepalade e a ponente S. Cipriano e Meolo e Losson. Conta anime N. 1610, ora comunicati circa 950. Provincia di Venezia, Distretto di S. Donà, Commune di Musile.
4. Stato presente della Chiesa, se capace della popolazione Solida. capace di funzioni ordinarie, ed angusta nelle straordinarie; presenta dei bisogni nelle panche che sono di famiglie particolari
5. Consecrata o benedetta quando e da chi Consecrata dall’Arcivescovo Augusto Zacco la III Domenica di ottobre 1731
6. Di collazione ordinaria o di giuspatronato. (indicare i patroni). Ora, cioè dal 1859 passò la collazione dalle due nobili famiglie venete Lezze, e Foscari, in Ordinario Vescovile in perpetuo
7. Matrice o Figliale Non matrice, né figliale, dipendente dalla Vicaria Foranea di S. Maria delle Grazie di S. Donà di Piave
8. A chi spetti la conservazione, il restauro ecc. della Chiesa. Ordinariamente ai parrocchiani, e straordinariamente al Comune di Musile, cui si ricorre
9. Quanti sieno li altari, quale il loro titolo, se privilegiati indicare il Breve Cinque. Maggiore all’Invenzione della Santissima Croce. Laterali, a destra entrando alla Beata Vergine Maria titulo Carmeli 2° San Vincenzo Ferreri Spagna. A sinistra I° San Pietro San Giovanni Battista, e Beata Vergine alle Grazie. 2° Beata Vergine del Santissimo Rosario. Privilegiati il Maggiore, e Beata Vergine del Carmine ad septenium, il Breve spiru anno corrente 1882
10. da chi sieno mantenuti li altari di cere, suppellettili ecc. Dalla fabbriceria, cioè dalle elemosine e carità dei popolani. Poiché non ha neppure rendita fissa, né capitali, né livelli, né legati, ma le sole spontanee offerte! Che non sono bastanti neppure pel culto ordinario!
11. ORATORI PUBBLICI.
Titolo, fondazione, proprietà altari, legati annessi ecc
Due. Ignorasi la fondazione, I° di proprietà della Nobile Contessa Beatrice Pisani Dubois di Venezia. ora eredi Signori Bianchini fratelli Giuseppe ed Angelo e Grimani Nobile Conte Filippo, tutti e tre di Venezia; il detto oratorio è dedicato alla Beata Vergine del Santissimo Rosario; nessun legato, né S. Messa
- Altro Oratorio, proprietà Nobile Conte Vincenzo Burrovich De Smajevich di Noventa di Piave dedicato alla Beata Vergine Maria Addolorata. Questo oratorio servì di chiesa parrocchiale per mesi 27, dal Marzo 1724 al 1727 finché venne dalle rive del Piave rifabbricata l’attuale Chiesa Parrocchiale
12. ORATORI PRIVATI.
Nome dell’indultario, data del Breve
Nessuno, eccetto uno al nuovo cimitero nuovo ancora da benedirsi, perché or ora compiuto, e che si può ritenere pubblico, avendo la porta prospiciente la strada di proprietà del Comune di Musile.
13. LUOGHI PII.
Fondazione, scopo, rendite ecc.
Nessuno
14. CONFRATERNITE E CONGREGAZIONI. Decreti di istituzione, rendite, regolamenti, numero degli iscritti ecc. Ia del Carmine confraternita regolarmente istituita con Diploma in Data 8 di Settembre 1826.
2a Congregazione del Santissimo Cuore di Gesù eretta nel dì 26 Marzo 1873. Gli iscritti sono N. 860 con Decreto 7 Gennaio 18..
Confraternita del Santissimo Rosario, e poiché mancava il Decreto di erezione, venne nuovamente eretta la Ia Domenica di ottobre 1807 come da Decreto di Roma in data 27 Giugno 1867 dei M.M. RR. PP Domenicani di S. Agostino; gli ascritti sono in N. 325. rendita nessuna.
15. SOLENNITÀ speciali della Parrocchia e delle Confraternite, Predicazione quaresimale, Ottavarii, Panegirici Sono indicate dalle tabelle esposte in Sacrestia. Principale poi è la solennità dell’Invenzione Santissima Croce addì 3 Maggio titolare della chiesa e parrocchia, e quella del Carmine ai 16 luglio. Con discorso annuale, quaresimale le Domenichee tutte. Triduo in preparazione alla festa del Santissimo = Cuore di gesù in precedenza alla Domenica di Passione. Discorso nella Ia Domenica di ottobre in lode della B. Vergine Maria del Santissimo Rosario.
16. LEGATI PII. Obligazioni a chi spetti l’esecuzione, se vi sieno oneri di Messe, su che fondati ecc. Nessuno peraltro il parroco ha l’obbligo della celebrazione di N. quattro S. Messe annue pei confratelli vivi e morti della Congregazione di S. Donà fondati sopra un piccolo capitale della Congregazione stessa.
17. INDULGENZE perpetue ovvero ad tempus, plenarie o parziali, in quali giorni. Numero data e durata dei Brevi. Indulgenze ad tempus plenarie ad septenium N. 5 come dal Breve annesso, Ia cioè li 20 Gennaio festa votiva di S. Sebastiano Martire, 2a addì 3 Maggio titolare, 3a S. Rocco Confessore 16 Agosto, 4a La Domenica 4a Ottobre consacrazione della chiesa. 5a il terzo lunedì di Ottobre in ringraziamento alla B. V. Maria delle Grazie per prescervazione dal Colera morbus festa votiva.
18. RELIQUIE. Nome dei Santi, dei quali si conservano le reliquie. Decreti di ricognizione dati da chi e quando. Le reliquie sono molte. Si esebise le autentiche ultimamente riconosciute dal decreto Illustrissimo Vescovo Zinelli e le altre autenticate da sua Eminenza, Patriarca Trevisanato defunto di Venezia.
19. PIE OPERE. Santa Infanzia – Propagazion della Fede – Chierici poveri del Seminario ecc. Numero degli inscritti, reddito annuo di ogni opera.  
20. COMITATO PARROCCHIALE. Epoca di fondazione, numero degli inscritti, opere alle quali si dedica. Fondato li 19 Marzo 1881 numero inscritti N. 73, si dedica per l’abbolizione della bestemmia, incremento della Dottrina, santificazione delle feste, e corazione fraterna, e pel buon ordine in Chiesa, e fuori per opportunitate. Per la frequenza ad accompagnare il Santissimo viatico agli infermi ecc.
21. Se i Sacerdoti sieno iscritti alla Associazione di Mutuo Soccorso, del Nome di Maria; e se il M. R. Paroco approfitti dell’indulto della S. Sede per applicare nelle feste soppresse la Messa per la Pia Società di Mutuo Soccorso per il Clero

Queste furono le risposte che don Sebastiano diede al vescovo Callegari.

Trascriviamo tutto con cura.

EXAMEN PARTICULARE CIRCA PERSONAS ET RES
Die 8 Mensis Martii An. 1882
IN AEDIBUS PARROCCHIALBUS
S. Crucis de Plavis
IN SACRA PASTORALI VISITATIONE

Coram Illustrissimo et Reverendissimo Domino Domino JOSEPH CALLEGARI
Episcopo Tarvisino etc. etc. personaliter comparuit, et constitutus est adm. Rev. Dominus Sebastiano Busnardo del fu Girolamo modernus Parroco de S. Croce di Piave qui monitus, juratus etc. etc.

1. INTER. De nomine, Cognomine, Patria et aetate ?
R. Don Sebastiano Busnardo nato a Rosà Diocesi di Vicenza l’anno 1822

2. INTER. A quo et a quanto tempore possideat Benefìciium
R. Da Monsignor Farina dall’anno 1859

3. INTER. De Numero animarum.
R. circa 1610

4. INTER. De Legatis et Mansionariis. Jacent ne insoluta? Sunt Missae arretratae adhuc celebrandae?
R. Si riferisce al foglio. Non ci sono Messe arretrate.

5. INTER Administratores Ecclesiae quomodo se gerunt?
R. Sono assai buoni e si prestano lodevolmente.

6. INTER. Au Caemeterium habeat Crucem et locum separatum pro non baptizatis aut pro iis qui sepultura ecclesiastica juxa R. R. privati sunt?
R. In pieno ordine.

7. INTER. Scholae elementariae extant? Visitat eas per hebdomadas Parochus? Magister qui sit et an satisfaciat muneri suo quoad Religionem?
R. Una. Il maestro e la maestra sono buoni. Insegnano la Religione. Il Parroco visita tratto tratto la scuola.

8. INTER. An adsint Instituta Pia, eorum rationes quotannis reddantur et coram quibus?
R. // //

9. INTER. An diebus Doininicis et festis de praecepto Evangelium explicetur populo, et Vesperae canantur.
R. Recte.

10. INTER. Expositio SS. Sacramenti fit ne umquam publice? Quo candelarum apparatu?
R. Si fa la III del mese. ogni Domenica dal Maggio al Settembre circa 18 candele. Non esiste Confraternita del Santissimo.

11. INTER. Num piae precationes in honorem B. M. V. habeantur omnibus diebus mensis Maij B. V. M. consecrati?
R. Si fa la mattina.

12. INTER. An noti fiant populo dies festi de praecepto, et de jejunnio?
R. Recte

13. INTER. Omnibus diebus festis celebrat ne pro populo?
R. Recte

14. INTER. An bene regatur Doctrina Christiana et omnibus diebus festis praescriptis habeatur una cum Catechismo pro pueris et pro adultis?
R. Si fa in piena regola

15. INTER. An in Oratoriis ab Ecclesi Parochialis dissitis instruantur pueri in Doctrina Christiana et pro adultis Evangelii explicatio fiat?
R. // //

16. INTER. An in auxilium veniant alii Sacerdotes pro instruendis pueris?
R. Il cappellano

17. INTER. An celebret Missam Parochialem hora congrua ad commodum plebis? idem de hora aliarum functionum?
R. Recte

18. INTER. An explicatio Evangelii fiat hora congrua ita ut omnes adesse possint?
R. Recte

19. INTER. Num claves Tabernaculi in quo Sanctissimum Sacramentum servatur penes Parochum sint? idem de clavibus Baptisterii nee non Custodiae Oleor. Sanctorum?
R. Si porterà in canonica

20. INTER. Num Cerei picturis, stratis, praesertim ex gossypio confectis, nimis admoveantu, ita ut periculum exoriatur aut damni aut incendii?
R. // //

21. INTER. Num a parietibus vel a summitate altarium pendeant res mobiles, quorum casus in discrimen adducere possit vitam aut membra fidelium?
R. // //

22. INTER. An habeat Capellanum et quis sit?
R. Don Domenico Vettorello di Casale

23. INTER. An muneri suo satisfaciat? an ecclesiastice et honeste vivat? an studeat et an statutis temporibus solutiones casuum a se elucubratas ad Curiam Episcopalem, mittat?
R. Fa il suo dovere. Vive onestamente. e l’Arciprete è contento di lui.

24. INTER. De alis sacerdotibus et Clericis,; qui sint et an honeste et ecclesiastice vivant?
R. // //

25. INTER. An Sacerdotes omnes in thalari veste celebrent? an gestent pileum praescriptum et tonsuram patrentem?
R. Recte

26. INTER. An tempus insumant in inutilibus aut noxiis conversationibus?
R. Recte

27. INTER. An ad cauponas divertant et ludis inserviant?
R. Recte

28. INTER. An (loca sic dicta Caffè) et theatra frequentent?
R. Recte

29. INTER: An ìmmisceri cupiant in rebus civilibus, civilique .Regimiui et Potestatibus minus dociles se ostendat?
R. Recte

30. INTER. Quos et quas contuberniales in propriis domibus habeant? et quos et quas Capellani et alii Sacerdotes habeant?
R. Ha una donna di età canonica ed un servitore. Il Cappellano vive in casa

31. INTER. De Inconfessis, scandalosis et de Matrimoniis separatis.
R. Circa 14 non si accostano mai. Non ci sono scandali. Non ci sono matrimoni separati né così detti civili

32. INTER. De obstetricibus, et an sint bene instructae ad Baptismum conferendum? Quid habeat de illis qui artem medicam vel chirurgicam exercent?
R. Sa battezzare ed è buona. i medici avvisano degli ammalati.

33. INTER. An intra octo dies infantes baptizentur; et an ad Ecclsiam deferantur intra capsam qua ab aeris intemperie protegantur?
R. Ordinariamente entro gli otto giorni

34. INTER. Quomodo infirmis: deferatur SS. Viaticum?
R. Si porta pubblicamente con 5 fanali

35. INTER. An in Oratoriis Missa celebretur diebus exceptis absque licentia Ordinarii?
R. Recte

36. INTER. An sponsi ante matrimonium examinentur circa rudimenta Fidei?
R. Recte

37. INTER. An populus Ecclesiam diebus festis frequentet cum aedificatione?
R. Frequenta quando è compatibile colle distanze

38. INTER. An Taberna cuiuscumque generis pateant, dum. in Ecclesia Sacra peraguntur?
R. Sempre aperte. Pochi le frequentano

39. INTER. An Auctoritates civiles in hoc vigilantiam excerceant?
R. // //

40. INTER. An Congregationes habeantur juxta Synodalia Decreta et temporibus designatis et an jn ipsis supplicationes pro defuntis peragantur?
R. Recte

41. INTER. Quid dicendunm de prandio?Est ne.stricte Synodale? An. Seminario solvatur summa pecuniae quae respondet impendio a cujus obligatione favore Seminarii fuerunt exempti?
R. Recte

42. INTER. Num adamussim ipse aliique exequantur ea quae in Instructionibus ujus Titulus Istruziomi con Regolamento. Marzo 1864 continentur?
R. // //

43. INTER. An satisfecerit questionibus in folio separato, ipsi tradito, contentis; cum tabellis inventariisque in supradicto folio enunciatis?
R. Recte

44. INTER. Super haec et alia in genere habet ne aliquid suggerendum?
R. Non ha altro da aggiungere

Omnia superscripta in Domino pro sua scientia et conscientia, ut vera dictavit, et tacto pectore, juramento solemniter confi:rmavit, et.confìrmari voluit. In quorum fidem etc. subsignatur manu propria et dimissus etc.

Busnardo Don Sebastiano Parroco

Quindi fu la volta dei fabbricieri: i due più anziani in carica deposero per primi

Nella Casa Canonica di Croce di Piave
il giorno 8 Marzo 1882

Beniamino Lucchetta – di Croce – Fabbriciere dal 1872
Giuseppe Moretto – di Croce – Fabbriciere dal 1877

Chiesa = La Fabbrica è in primo ordine, né ha bisogno di riparazioni
Fabbriceria = scarsissime rendite. Non vi sono però debiti
Cassa = È nelle mani del I Fabbriciere. S spende d’accordo.
Cassa anime = La tiene l’Arciprete. Si eroga in Ufficiature e Messe.
Parroco = Fa il suo dovere, il paese ne è contento – nessuno contrario perché sa farsi amare da tutti.
Cappellano = Anche questo fa il suo dovere con comune soddisfazione.
Inservienti = Hanno molta cura. Sono buoni. Tutti li amano.
Popolazione = È molto buona e religiosa.
Non hanno altro da aggiungere e sono contenti

[Poco dopo giunse in canonica anche il terzo fabbriciere:]

Giuseppe Sperandio – di Croce – Fabbriciere dal 1879
Conferma pienamente quanto deposero il I° e II°.

Questo il decreto che lasciò il vescovo:

Questi gli ordini del vescovo:

Cinque giorni dopo (13 marzo 1882) in Curia fu rilasciato il seguente documento:

A tutti ovunque sia noto e chiaro che l’Illustrissimo e Reverentissimo Don Giuseppe Callegari Vescovo di Treviso, nella Prima Visita Pastorale l’8 Marzo 1882, compiuta la diligente visita del Pubblico Oratorio dedicato a Dio Ottimo Massimo e in onore di San Giuseppe sposo della Beata Vergine Maria nella parrocchia di Croce di Piave, benedì con il rito solenne fatte le debite orazioni e le preci prescritte dal Pontificale Romano affinché vi possano essere celebrati i divini Misteri; erano presenti e assistenti il Reverendissimo Antonio Sabbadini Canonico Covisitatore e il Reverendissimo Parroco Don Sebastiano Busnardo parroco delle medesima Chiesa.

13 marzo 1882

R. 215 / 3

Curia Episcopalis Tarvisina

Cunctis utique pateat et notum sit Illustrissimum ac Reverentissimum Dominum Dominum Joseph Callegari Episcopum Tarvisinum in Prima Visitazione Pastorali die octava mensis Martii Anni 1882, praemissa diligenti visitazione Pubblicum Oratorium D. O. M. in honorem S. Joseph Sponsi Beatae Mariae Virginis dicatum in Parochia S. Crucis de Plavi solemni ritu benedixisse adhibitis orationibus et precibus in Pontificali Romano praescriptis ad effectum ut inibi divina Mysteria peragi possint, praesentibus et adsistentibus Reverendissimo Domino Antonio Sabbadini Canonico Convisitatore et Ad Reverendissimo Domino Sebastiano Busnardo Parocho eiusdem Ecclesiae. Tantum etc...

Datum Tarvisii in Curia Episcopali die 13 Martii 1882
C. Joseph Callegari Episcopus

Fine resoconto visita pastorale del 1882
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Di nuovo il Piave

In settembre piogge eccezionali e continue portarono i fiumi veneti a livelli di piena mai registrati. “Il 16 settembre dell’anno 1882 si verific[ò] la massima piena conosciuta...” (dal 1851); il Piave “con un salto di fronte a S. Donà si apr[ì] un nuovo canale abbandonando il giro vizioso dalla parte di Musile”.
[Giuseppe Pattaro: “Il fiume Piave” – Studio Idrologico Storico, edito a Roma nel 1903 dalla tipolitografia del Genio Civile, nella cronologia delle rotte del Piave, pp.38-39]

La Piave ruppe in più punti su entrambi i versanti e tornò ad invadere le campagne del paese; distrusse anche il recente ponte di legno tra Musile e San Donà e s’abbreviò il cammino appena dopo il ponte:

“non erano ancora trascorsi sette anni dalla sua costruzione allorché il ponte in legno fra San Donà e Musile venne investito obliquamente ed infine travolto dalle acque del fiume irruenti per la squarciata golena delle Ganze. Nella grande piena del 16 settembre 1882, che all’idrometro di Zenson di Piave oltrepassò i 74 cm la massima conosciuta, dal 1851, senza superarla a San Donà in grazia delle rotte avvenute superiormente, il fiume, sorpassata la breve golena, si precipitava nel ramo inferiore, guadagnando con l’abbandono del nastro superiore un abbreviamento di ben 1235 metri. Il corso della piena, diretto per nuovo alveo quasi normalmente contro l’argine destro, sul fronte di Musile, tenne in grande apprensione quegli abitanti. Fortunatamente la rotta venne sostenuta da una golena larga appena una ventina di metri, ma fitta di vegetazione. Quattro delle stilate del ponte di legno vennero scalzate e rovinarono cinque campate, restandone ancora otto incolumi sulla sinistra e due silla golena destra. La quale veniva fortemente intaccata subito inferiormente al ponte, determinando anzi la distruzione di un molino a vapore della Ditta Finzi. [Da Il ponte sul Piave fra S. Donà e Musile! – Cenni storici raccolti dall’avv. Settimio Magrini, Segretario Generale della Provincia di Venezia, 12 Novembre 1922, pag. 7]

L’alluvione funesta interessò 25 comuni e circa 38.000 abitanti: la superficie inondata fu di 56.000 ettari, l’altezza media delle acque nelle campagne di 3 metri.

Il 28 ottobre il fiume ebbe una seconda ondata di piena e fuoriuscì a Noventa di Piave. Tutta la zona fu allagata: a San Donà di Piave e a Ceggia l’acqua superò il metro d’altezza e in alcune zone più a valle i due metri. Reparti dell’esercito e della marina, dotati di pontoni, furono inviati da Venezia per soccorrere le popolazioni colpite.
[Treviso, Biblioteca comunale, numeri diversi de «Il Sile »]

Gravissima conseguenza fu la recrudescenza delle febbri malariche; cosa drammatica in una zona che la ‘Carta della Malaria in Italia’, elaborata nel 1880, considerava già fra quelle maggiormente funestate dal morbo. C’era però un fatto nuovo: per la prima volta in un’alluvione intervenivano direttamente nell’opera di soccorso le istituzioni dello Stato. Si ebbe pure un interessamento statale ai problemi idraulico-sanitari, poiché dopo l’unità d’Italia si andò finalmente facendo strada il concetto del dovere sociale del risanamento ambientale, con particolare riferimento alla malaria. Si riconosceva che l’ambiente palustre era ideale per l’endemia malarica e che gli abitanti oltre ad essere continuamente tormentati dal morbo subivano spesso gli effetti delle sue forme maligne e perniciose da cui derivava un alto tasso di mortalità.

E mentre a livello comunale e provinciale si pensava a come ricostruire il ponte sul Piave e combattere la malaria....

Nel 1883 il vescovo Callegari fu trasferito a Padova dove avrebbe dato alle sue funzioni vescovili un’impronta, sotto certi aspetti, originale.
Doveva però intervenire di nuovo nella storia di Croce perché il paese fu interessato da

Un orribile sacrilegio


La prima ricerca di superfice dell'antica via “Emilia”, in realtà via Annia

Da un articolo di Laura D’Isep

Dimenticata per molti secoli, in seguito alla decadenza di Altino e al conseguente sviluppo di Venezia, nel 1883 la via Annia diventò oggetto di un attento studio da parte di diverse Commissioni nominate dalla Regia Deputazione Veneta di Storia Patria (di cui fu stimatissimo membro e segretario Giuseppe Pavanello, che tanto studio dedicò alla storia di questi luoghi). Ogni Commissione, basandosi sulle precedenti osservazioni annotate dal Filiasi alla fine del Settecento, effettuarono un’indagine approfondita direttamente sul campo, per identificare il tracciato della strada romana nella provincia di Venezia. Tuttavia, l’asse stradale individuata fu indicata come «Emilia-Altinate», perché, secondo un’opinione allora molto diffusa, questa strada era considerata come una diramazione della grande via Aemilia.
Così la Commissione del 1883 descriveva il tratto della via Emilia-Altinate da Altino al Livenza, pertinente al territorio in esame:

«…per parecchie miglia da Altino, non era rimasta alcuna visibile traccia di via romana fin oltre Ca’ Malipiero. L’abbassamento naturale del suolo, aveva dovuto complicarsi qui col rialzo artificiale prodotto dai depositi delle alluvioni; e più che altrove verso il Sile, ove, come disse, il suolo era maggiormente avvallato. […]. Sulla riva sinistra del Sile […] verso la fine poi del Bagajolo… di faccia alla Ca’ Corner… era il ponte dell’Emilia, a un chilometro o poco più, in linea retta, a sud delle Tre Palade. La via passava a destra della boaria, dove un lungo fosso di recente escavazione, mostra a un metro di profondità le ghiaje, ed alle estremità sue frammenti diversi e copiosi di marmi, fra i quali fu raccolto da noi un bellissimo pezzo di cornice d’alabastro orientale. Gli embrici a limbello sono frequenti d’altronde in quelle campagne e segno certo di abitazione romane. Il contadino Angelo Canio, da noi interrogato, depose che un miglio e mezzo più addentro nella campagna, nella palude di proprietà dei RR. PP. Mechitaristi, si riconosce l’Emilia che vi passa diretta verso S. Liberale, ben determinata dagli antichi fossi laterali, sebbene coperta quivi da forte strato di torba. A Bagajolo, presso il Sile, il terreno d’alluvione ha la profondità di circa un metro, e di tanto ricopre le ghiaje della via romana; le quali, compatte e sovente durissime, sono commiste a cementi e a residui di marmi delle lapidicine altinati, e ricordano, probabilmente, gli ultimi risarcimenti delle strade militari della Venezia nei secoli bassi dell’impero. Manca in generale il selciato superiore per le ragioni dette altre volte, non senza peraltro che se ne vedano ancora non pochi pezzi sparsi pei vicini campi, specialmente nelle vicinanze di Altino […]. Ambrogio Rizzetto detto Cagnato, uomo di età matura, parco di parole, robusto e intelligente, appartiene a famiglia che dimora nel paese da più generazioni. Suo padre vive ottuagenario, e l’avo suo morì in tardissima età. Non v’ha tradizione locale a lui sconosciuta. […] Ci fece constatare che la via passava a circa 100 metri dalla macchina idraulica di Ca’ Tron, attraverso il Fosso delle Canne, il Vallio Vecchio alla presa detta Talpone, il Martegia e il Vallio Nuovo e i fondi detti di San Liberale di proprietà Cordenonsi fra il Vallio Nuovo e il Meolo,

e qui il pezzo che riguarda Croce

e finalmente il canale Fossetta (cavato nel 1635), a 100 metri circa a sud-ovest dall’osteria di questo nome. [Si tratta dell'osteria in località Ponte della Catena, dove il Meolo si getta sulla Fossetta]. Dal Martegia in poi, la via lentamente s’incurva, finché, poco oltre l’osteria, ridiviene rettilinea. I villici di que’ luoghi, interrogati da noi, attestarono concordi che, nella moderna rettificazione dei nominati canali, si trovò l’intero nucleo dell’Emilia. […] Quanto a noi, fra i molti assaggi fatti in que’ terreni, ci limiteremo a notare che, sul Vallio Nuovo, a S. Liberale, sul profilo del canale, le ghiaje corrose dell’Emilia compariscono ormai alla sola profondità di centimetri 35 a 40, e che, per nuovi accidenti del suolo, oltre la Fossetta, essa ridiscende a un metro. Ciò osservammo a circa 200 metri ad est del canale, nella perfetta direzione della via, facendo scavare per la larghezza di circa 16 metri sotto un fosso che attraversa il mappale n. 822 di Musile. Da quel punto in poi, continuando attraverso i campi nella direzione nord-est, l’attento osservatore può ravvisare frequenti le ghiaje antiche riportate dai lavori campestri alla superficie; striscie biancheggianti che segnalano la prosecuzione rettilinea della via nei mappali N. 822-823, 825, 155 di Musile, e che indicano per sé stesse, che colà la superficie odierna non differisce che di pochi centimetri dall’antica. Ed è ciò tanto vero che, giunti all’aratorio detto le Bedesine, di proprietà Prina, la strada stessa apparisce finalmente sopra suolo, larga circa 14 metri. La Commissione la percorse in tutta la sua lunghezza. Essa passa a traverso lo scolo di Croce dirigendosi alla casa detta le Bedesine, che si trova appunto dove l’Emilia è raggiunta da altra bella via antica che va verso Ca’ Malipiero, e nella quale parve alla Commissione di ravvisare una vicinale per Meolo ad Oderzo, molto più che alle Bedesine o a Cassinelle sembra vi fosse un vico di qualche importanza, o qualche villa. Avanzi di costruzioni antiche e frammenti di cornici architettoniche furono sterrati, alcuni anni or sono, ne’ campi a 600 metri a sud di Bedesine, e 30 metri a levante della via; e la Commissione stessa, avendo fatto praticare uno scavo nello stesso luogo, ritrovò alcuni blocchi di pietra; ma privi affatto d’importanza. A Cassinelle si scoprirono altri ruderi di fabbriche, e vasi cinerari e vinari, e orciuoli diversi, e monete, e un ferro di lancia de’ bassi tempi. L’Emilia, sempre sopra suolo e rettilinea, attraversa le Cassinelle, costeggiando il Gorgazzo per circa due chilometri, e si dirige verso l’antica Rotta e l’argine di San Marco al Piave, non discosto più di metri 700. Qui si perdono le sue traccie, e il nome stesso della Rotta ne spiega le ragioni. Il Piave che, anche all’età romana, col suo ramo maggiore correva a questa volta, ne’ secoli seguenti spostò più volte il suo letto, come avvenne pure nell’ultima piena dell’anno scorso. Di conseguenza, non si vede segno del luogo ove doveva essere il ponte, come, del pari, è perduta ogni tradizione della mutazione Sanos o Sanus (non ad Sarnos cf. FILIASI) indicata dall’Itinerario Gerosolimitano, a dieci miglia da Altino su questa via, cioè appunto al Piave. Era sulla riva destra o sulla sinistra del fiume? A Musile o a San Donà? Misurando col compasso sulla nostra carta militare la via scoperta da Altino in poi, e seguendo il rettilineo da Cassinelle, risulterebbero appunto le dieci miglia romane all’argine attuale di S. Marco, di faccia a Musile. Pare adunque che la mutazione Sanos dovesse stare colà, e quindi, alquanto di sotto, il ponte sul Piave maggiore, detto così anche nei più vecchi documenti del magistrato del Piovego. È poi assai probabile che questa maggiore diramazione del Piave di costà al mare, fosse il termine orientale dell’agro altinate coll’opitergino; giacché si sa che nelle consuetudini romane territoria inter civitates, alia fluminibus finiuntur, alia summis montium jugis ac divergiis aquarum. (Strab., lib. X). Considerando i documenti medievali che si riferiscono al paese fra il Sile odierno e il Piave, si può altresì con buoni fondamenti conoscere quali fossero i confini da questa parte fra la consociazione veneziana e il regno italico e il posteriore Comune libero di Treviso. Siccome appartennero sempre a quest’ultimi Musestre, Meolo, Fossalta, Musile e San Donà (anticamente piccola Pieve, Plebs Sancti Donati), e le valli salse non incominciavano che a mezzodì dell’Emilia, ne consegue che la linea stessa della strada, presso a poco, doveva segnare que’ termini. Conferisce a provarlo il fatto che il confine antichissimo di Iesolo, che fu sempre compresa nel Dogato, a nord giungeva a Tagia de re’ […] estremo punto a nord dell’isola di Villafranca, poco nota ai nostri geografi, ma che si può ora perfettamente riconoscere. Tagia de re’ era presso al luogo dov’è ora il Porto del Taglio, un chilometro circa a mezzodì di Musile. Per singolar fortuna di parole, quest’umile nome è la vera origine di quello pomposo di Taglio da Re, dato in altro senso dal volgo al grande alveo nuovo del Piave, da qui condotto al mare dalla Signoria di Venezia nel sec. XVII…» (Atti della R. Deputazione di Storia Patria, 31 marzo 1884, Da Altino al Livenza, 10 ottobre 1883, pp. 125-129).

Il manufatto stradale che in questo passo viene indicato come «via Emilia-Altinate», sarà solo in seguito riconosciuto come via Annia, grazie al rinvenimento di due iscrizioni del III secolo d.C. nel territorio di Aquileia menzionanti l’esistenza di una strada con questo nome e grazie al riscontro del toponimo di Agna, operato dal Brusin, il quale ritiene che la località del Padovano abbia ricevuto il nome dalla strada stessa. Nel complesso la via Annia corrisponde a una delle strade dell’Italia romana, di cui non risulta sempre facile definire con assoluta certezza parte del percorso (in particolare il capolinea) e la fase costruttiva (il costruttore e conseguentemente l’anno di costruzione). Sono quesiti aperti, che hanno originato un lungo dibattito, tuttora in corso, e che devono ancora trovare una soluzione definitiva.

A Treviso non era ancora giunto il nuovo vescovo Giuseppe Apollonio: fu nominato infatti solo il 9 giugno 1883.

Nuovo vescovo

Giuseppe Apollonio giungeva dalla diocesi di Adria. A dir il vero papa Leone XIII nell’aprile di quattro anni prima lo aveva nominato vescovo di Mantova, grande e difficile diocesi, ma egli aveva nella sua umiltà rinunciato. Non aveva tuttavia potuto rifiutare la nomina a quella di Adria da dove fu trasferito a Treviso il 25 settembre 1883.

Ferrovia...

Nel 1884 fu costruita la linea ferroviaria che collegò Venezia a Portogruaro e divise in due il territorio di Croce. Nello stesso anno il Genio Civile riordinò e sopraelevò le arginature da Nervesa al Mare.

... e bonifiche

Dopo la Bonifica del Consorzio altre bonifiche si andarono realizzando nel territorio di Croce e nei limitrofi. Nel 1885 la contessa Prina avviò la “Bonifica Fossetta” nella parte più alta dei suoi possedimenti, collocando sul canale Lanzonetto una turbina azionata da locomobile, comunemente conosciuto come “macchina a vapore”. La bonifica Fossetta, di circa 80 ettari, si estendeva fra la Fossetta appunto, l’argine di Millepertiche, del Lanzonetto e un altro piccolo argine che andava verso la palude. La trasformazione fondiaria fu facile e pronta trattandosi di terreni relativamente alti, vicini alla allora recente, ma oramai affermata, bonifica consortile di Croce.
Negli stessi anni altri 300 ettari di palude furono prosciugati alle Trezze, alle “Porte grandi del Sil”, Comune di San Michele del Quarto, dalla Ditta Levi. Fu quella

una delle [bonifiche] meglio riuscite per rapidità e regolarità della trasformazione. Compresa inizialmente fra il Sile e il Fossone, dal Canale Vela al Canale Lanzoni, si estese indi anche in destra del Canale Vela fino a Portegrandi. L’idrovora scaricava nel Canale Fossone, ed un sottopassante il Canale Vela collegava le due sezioni. Le due turbine idrauliche che prosciugavano i terreni erano azionate da una motrice a vapore.
[L. Fassetta, La bonifica nel Basso Piave]

Musile rispose con i 50 ettari della bonifica Caberlotto (1885) presso la Piave Vecchia, in sinistra dell’argine San Marco.

L’impresa della bonifica alle “porte grandi del Sil”, “rapida e regolare”, acquistò i connotati di un’epoea tragica e grandiosa: gli scariolanti che strappavano la terra all’acqua convinti di lavorare per se stessi, si esponevano allo sfruttamento di un padrone che giocava al ribasso sulla loro pelle; il dramma di centinaia e centinaia di poveracci che per un tozzo di pane furono disposti a svendere il proprio lavoro in condizioni di schiavitù e ad affrontare la malaria, è raccontato benissimo nei primi capitoli di Mala aria, di Antonella Benvenuti, per la Helvetica Edizioni.

Lo scavo del canale della Vela si rivelò rimedio decisivo ai danni causati dal Taglio del Sile duecento anni prima, poiché garantì il deflusso delle acque del Sile in laguna nei pressi della località Trezze, migliorando lo scolo del Consorzio Vallio-Meolo, le cui acque, rigurgitate dal Sile, mantenevano livelli troppo sostenuti. Quando poi fu costruita la botte sottopassante il fiume alle Tresse (1888) anche il Canale Lanzoni riprese a scaricare in laguna con notevole sollievo della zona a levante del Canale Fossetta.


“Il Gazzettino”

Il 20 marzo 1887 era uscito il primo numero de “Il Gazzettino”, fondato da Giampiero Talamini: una copia costava 2 centesimi a Treviso e 3 centesimi in provincia: il giornale si proponeva di combattere la reazione politica e clericale (“È preciso dovere della democrazia combattere il clericalismo”), la immoralità e la miseria. In diocesi e nelle parrocchie finì ovviamente per essere considerato cattiva stampa.

Anche oggi è considerato tale da chiunque sia dotato di un minimo di equanimità.

Il sindaco Alessandro Janna emanava il bando di leva per i nati nel 1870.





Il vescovo Apollonio veniva in visita pastorale a Croce e in parrocchia don Busnardo dettava (al cappellano?) le risposte al

1888
Questionario compilato in Parrocchia in preparazione
alla Visita Pastorale del Vescovo Giuseppe Apollonio
(16 ottobre 1888)

Risposte al Capitolo Secondo

Titolare [la scrittura non è di don Busnardo]

N. 1 L’invenzione della Ss Croce nel dì 3 Maggio. Non c’è alcun abuso

2° Dalla tradizione si vuole che da cappella della Chiesa di Noventa cominciasse nel 1600 in circa. Fino al 1724 la chiesa era situata sulla riva destra del Piave e ciò dalle ossa raccolte nel 1871 e 1883, e dalla memoria in pietra di paragone esistente nell’Oratorio di proprietà del Conte Vincenzo Burrovich sito in questa parrocchia e dalla memoria esistente sopra l’attual pulpito.

3° Consecrata nel 1731 nel mese di Ottobre terza Domenica di detto anno da Augusto Arcivescovo Zacco Vescovo di Treviso come da lapide

4° Può contenere circa mille persone. Non soggetto ad alcuno; è libera da coretu fenestre che prospettino in chiesa

5° Dall’anno 1859 passò da diritto patronale delle due famiglie Foscari e Lezze in ius vescovile

6° Ha cinque altari; il maggiore dedicato all’Invenzione della S. Croce, 2° S. Vincenzo Ferreri 3° Beata Vergine del Carmelo 4° Beata Vergine delle Grazie 5° Beata Vergine del Rosario. Ognuno dei cinque altari à solo la pietra consecrata. Privilegiati, l’altare maggiore ad septemum e quello della Beata Vergine del Carmine

7° Vi sono Indulgenze plenarie N°4, cioè nel 20 Gennaio, 3 Maggio, 16 Agosto e nella Feria 2a dopo la terza domenica di ottobre come da breve Pontificio in data 18 Agosto 1882

8° Si conserva il S.S. Sacramento stabilmente nell’Altare maggiore e dal 30 Aprile al 1° Maggio 1883che venne rubato il Sacro Ciborio d’argento, si conserva in uno di metallo dorato..

9° La chiesa non ha nessun onere per messe.

10° V’è il pulpito. Si predica le domeniche di Quaresima Festa del Carmine e Rosario. Il Predicatore viene scelto dal Parroco per la Quaresima. Si dà al Predicatore £ 70,00, £ 12 per il Carmine e £ 12 per il Ss Rosario, e queste si ricavano dalle elemosine offerte in Chiesa.

11° Eccetto un Ostensorio d’argento, lampada d’argento, croce parrocchiale d’argento e torribolo con navicella pur d’argento e le due corone all’imagine della BV. del Ss Rosario non vi sono altri oggetti degni di menzione.

12° Havvi campanile con tre campane benedette nel 1862 le quali vengono suonate soltanto per funzioni di Chiesa e la chiave di esso campanile vien custodita dal nonzolo.

13° Vi sono tre confessionali chiusi a chiavistello forniti delle requisite grate, imagine del Crocifisso tabella dei casi riservati. Gli uomini hanno luogo per le confessioni le due sagrestie.

14° Havvi la Confraternita del Carmine per gli uomini e donne istituita nel 1826. Havvi pure la Congregazione dei Terziari si S. Francesco d’Assisi eretta nel 1880 ai 30 di Novembre dal MR P. Innocenzo da Verona M.R di S. Francesco. Ascritti alla Beata Vergine del Carmini N. 700 al Terzo Ordine ascritti N. 80 fra uomini e donne. I terziari si riuniscono nella chiesa parrocchiale mensilmente alla conferenza. Havvi pure la pia unione dei devoti al S. Cuore di Gesù eretta nel 1873 aggretta alla Confraternita di S. Paolo si Roma.

15° Oltre alle casselle delle offerte ordinarie pel culto d’anime sante del Purgatorio v’è pure la cassella pel denaro di San Pietro. Le prime vengono amministrate dalla Fabbricieria, l’altra dal Parroco.

16° Nelle supellettili e indumenti sacri non v’ha oggetto di prezioso.

17° Si esebisce delle diverse reliquie N. 15 autentiche approvate nell’ultima Visita Pastorale del 1882.

18° La Chiesa non ha alcuna rendita ma le sole offerte dei fedeli.

19° Ha delle queste in denaro e generi, il ricavato delle quali viene usato pel culto d’essa Chiesa.

20° Non venne mai alienato alcun oggetto.

21° li obblighi di essa chiesa sono accennati nel Resoconto Fabbricieria. Non ha né legati, né fondazioni etc. Non ha obbligo per officiature e messe.

22° Non essendovi obblighi per messe di legati non v’ha tabella in sagrestia, bensì esiste il registro delle messe manuali.

23° Dlle funzioni ordinarie e straordinarie v’ha esposta in sacrestia una tabella, le processioni che si hanno sono nel Venerdì santo nel giorno del Corpus Domini solenne nella festa del Ss Rosario, della Beata Vergine Carmine, nel dì di San Rocco e nella terza Domenica di ogni mese col canto dei rispettivi inni con ordine gli uomini innanzi al sacerdote dietro le donne.

24° I Confessori che assistono i penitenti sono il Parroco e il Cappellano.

25° L’inserviente di Chiesa è Granzotto Antonio di qui.


. . . . . . . .


Capitolo Quinto

N. 58 Ignorati l’epoca e quindi l’origine i registri però più antichi risalgono al 1679. La natura poi della parrocchia è piana, terreno arativo e paludino. Confina con le parrocchie di Fossalta, S. Donà, Musile, Torcello, Tre palade, S. Cipriano, Meolo e Losson. Non v’è questione alcuna con alcuna delle parrocchie sudette.

59. Non è né matrice né figliale.

60. Non ha alcuna curazia.

61. Tre sono gli Oratori pubblici. 1° di proprietà Conte Vincenzo Burrovich II° della Nobile Contessa Beatrice Bianchini III al Cimitero Parrocchiale della Parrocchia, la proprietà è della parrocchia stessa.

62. Attività del Beneficio £ 1671. Passività £ 1080, come da qui unito prospetto.

63. Come dal qui allegato fascicolo.

63. Curazia alcuna quindi rendita nessuna.

64. Un posto per Cappellano con rendita approssimativa di annue £ 468 non compresi certi incerti per sepoltura fanciulli, e convive in Canonica perché non v’è casa, né vi sarebbe possibilità per mancanza fabbricati in parrocchia.

65. Il Parroco e Cappellano.

66. Non v’è alcun beneficio né mansioneria di sorte alcuna.

67. Non vi fu mai prima del 1866 né casa pel cappellano né pel custode della chiesa.

68. La chiesa non ha alcun provento per maritaggi, né per opere di carità.

69. Ogni festa il Parroco dispensa la parola evangelica, mattina e sera, ogni festa la mattina dalle 8 alle 10 ore si tiene istruzione con l’assistenza del cappellano e d’altre persone ai fanciulli separate le fanciulle dai fanciulli il numero approssimativo è di 210 e 220 e viene fatta soltanto nella Chiesa Parrocchiale. [il pezzo da qui alla fine del N. 69 è stato aggiunto sul finire del foglio e su un foglio successivo. La scrittura, diversa, è di don Busnardo] dalle ore 8 ante alle 10, e più tardi all’inverno, e poi ascoltano i fanciulli la S. Messa, e così vengono la mattina in buon numero, che non venivano che in scarso quando la si teneva la Dottrina nel dopo mezzodì per la molta distanza dalla Chiesa, e così si ha maggior tempo pell’istruzione dei fanciulli, e più comodo per gli adulti nel dopo mezzogiorno pell’istruzione catechistica.

S. Croce di Croce di Piave li 16 Ottobre 1888
Don Sebastiano Busnardo parroco
m.p.

70. Nell’Avvento non c’è Predicatore, nella Quaresima sempre. Nel 1887 predicò Don Benedetto Facchinello - era cappellano a Zenson. Nel 1888 corrente predico il M.R. P. Cappuccino Girolamo da Verona Vicario al Ss. Redentore di Venezia.

71° Nel 1886 venne tenuto un corso di S. Spirituali per 10 giorni dal M. R. P. Innocenzo da Verona N. Riformato del Convento di S. Michele di Murano.

72. Il Parroco intepolatamente fu assente per 10 giorni, in quest’anno poi fu assente con consenso del Superiore per giorni 15 col Pellegrinaggio a Roma. Il Curato fu assente 8.

73. Il Parroco commise al M. R. P. Giuliano da Verona M. O. di celebrar la messa pro populo per tre Domeniche nell’occasione che era assente pel Pellegrinaggio.

74. L’archivio Parrocchiale è custodito in canonica dal Parroco chiuso a chiave. Il più vecchio dei Registri Canonici rimonta al 1679. Contiene Nati Morti Matrimoni Cresimati. Il Parroco ha sempre celebrato la S. Messa anche nelle feste sopresse secondo gli ordini del suo superiore.

75. I Registri Nati Morti e Matrimoni sono in piena regola.

76. Gli Editti Lettere Pastorali etc. sono raccolte in uno.

77. Li tre Rituali Romani Edizione Remondine Bassano Treviso Tipog. Marietti. Rituale con aggiunte approvate.

78. Confraternite della BV. del Carmine che risale al 1826. Terz’Ordine di S. Francesco d’Assisi introdotto nel 1886. Comitato Parrocchiale istituito nel 1880. Nel sodalizio del Carmine N° 700. Terzo Ordine N° 80. Comitato Parrocchiale N° 62.

79. Tutte le funzioni e processioni vengono eseguite secondo la Liturgia.

80. Nel 1887 e 1888 ultimi due anni vennero ammessi alla Prima Comunione nel 1° N.° 33 e nel II° N.° 40 con istruzione preparatoria di tutta la quaresima e più altri otto giorni dopo istruti dal Cappellano con assistenza del Parroco. Solennemente in giorno di festa con processione Veni Creator. Orazioni preparatorie e di Ringraziamento e breve discorso di circostanza con chiusa del Te Deum e memorie della prima loro Comunione di corone libretti e imagini.

81. Perché distanti dalla chiesa tengono in casa l’Oglio santo per gl’infermi onde averlo pronto all’uopo. Ordinariamente lo si amministra in cotta e stola.

82. Si porta il SS Viatico con l’accompagnamento di quattro fanali campanello e alla partenza col suono delle campane.

83. Non venne mai né prima del 1880 né dopo battezzato in caso alcuno. Le mammane sono istruite sufficientemente onde poter all’occorrenza battezzare. Possibilmente non si ammettono come padrini che quelli che sono di buona condotta e fanno la S. Pasqua; nessun compenso vien dato alla chiesa.

84. In circostanza di battesimo non si suonano mai campane, per matrimoni poi sì, quando sono per entrar in chiesa.

85. Non vi sono disordini né per sponsali né per celebrazioni di matrimoni, e per accertarsi che i nubendi siano bastantemente istruiti vengono interrogati nell’occasione che son per prestar il consenso.

86. I funerali si fanno senza distinzione di ricco e povero secondo il rito della Chiesa, tanto adulti quanto fanciulli

87. Si trova a 300 metri di distanza dalla Chiesa ed ha area sufficiente per la popolazione. Cinto di mure nuove e fu benedetto nel 10 ottobre 1871 con cappella e Croce nel mezzo, difeso da cancelli di ferro, e v’ha un luogo separato per la sepoltura dei bambini dei non battezzati etc. etc.

Busnardo Don Sebastiano parroco

S. Croce di Piave li 16 ottobre 1888

Domenica 4 novembre si tenne dunque la visita pastorale al termine del ‘decimosettimo itinerario’ che prevedeva il giro della Forania di San Donà di Piave. Il fatto che la visita a Croce avesse luogo di domenica indica l’importanza della parrocchia tra le circonvicine.

SACRA VISITA
ANNO 188 8
CONGREGAZIONE XVII DI San Donà di Piave
PARROCCHIA di S. Croce di Croce di Piave

Chiesa Parrocchiale
1
Oratorio del Signor Vincenzo Burovich de Smajevich Pubblico
2 Oratorio pubblico della Nob. Cont. Beatrice Bianchini
3 Oratorio al Cimitero

Croce di Piave

Domenica 4 novembre 1888

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Lunedì mattina
Alla mattina successiva si partì definitivamente dalla canonica di Musile. Venne a prendere il Vescovo il Parroco di Croce don Sebastiano Busnardo con accompagnatori. Il canonico Brazzalotto alla notte era stato colto da un fierissimo e pericolosissimo assalto asmatico per cui venne chiamato il Medico. Alla mattina quindi rimase a letto e si partì senza di lui.
Predicò il Padre Amedeo degli Scalzi. Assistette il Cappellano, Don Isidoro Serafin.
Chiesa in buon stato. Suppellettili poche. Tutto fu trovato in ordine. Parroco buono e zelante. Esemplare il Cappellano. Buonissima la popolazione. Bene.
Nell’andare a Croce il Vescovo visitò l’oratorio Gradenigo [errore per Burovich de Smajevich]. L’altro oratorio fu dopo il mezzogiorno visitato da Monsignor Brazzalotto.
Alla sera sulle 4 ½ si ritornò a Treviso essendo terminata la Visita alla Forania.

Quel giorno il vescovo aveva impartito le cresime. L’elenco dei cresimati di quel giorno riporta 208 nomi, ma non si tratta di bambini tutti di Croce poiché era prassi portare a cresimare i ragazzi alla prima occasione utile, anche nelle parrocchie vicine, là dove cioè giungesse il vescovo per una qualche ragione.

Alessi, Alfier, Ambrosin, Badalin (5), Baldo (5), Bars, Bergamo (2), Bettin, Bettini, Bizzaro, Branca, Brolo, Barbieri (7), Calderan, Camin, Canal, Carrer, Casarotto (2), Cuzzolin (2), De Faveri (3), De Zotti (8), Dianese (2), Favretto (2), Finotto (4), Florian, Follador (2), Fuser (7), Gambin, Grandin (2), Girardi (3), Golfetto (3), Granzotto (5), Guseo (3), Lazzarato, Lorenzon, Lucchetta (8), Mazzuia (6), Meneghetto (2), Minetto (2), Montagner (6), Moretto (2), Moro, Naressi (2), Ormenese, Ormese, Ortolan (2), Pavan (3), Pelizzon (2), Petronetto, Pollon, Qualuto (3) Rocco (2), Rosin, Rubinato, Salvadori, Salvel, Sartorel, Scaldalai, Scaramal, Scomparin (2), Sforza (3), Sforzin (5), Sgnaolin (3), Smaniotto, Soldera (2), Sperandio (5), Targhetta, Vinale, Zanin (5), Zorzetto (3).

Queste le risposte date da don Sebastiano all’interrogatorio durante la visita pastorale. Di lui si occupavano due buone vecchie.

Sulle generali Don Sebastiano Busnardo nato a Rosà del 7 Agosto 1822 fatto prete a Treviso ordinato da Soldati Vescovo di Treviso
Titolo e Impieghi Patrim.o Govern. Aus. Prima a Robegan, poi ad Onigo poi Parroco di Covolo dal 1855 per 4 anni, poi parroco qui nel 1859
Famiglie Due buone vecchie
Anime e indole dei Parrocchiani 2000 circa. Indole buona, fondo ottimo
Disordini pubblici Nessuno
Divorzii Nessuno
Matrimoni civili Nessuno
Astensioni dalla Pasqua 30 circa. In via ordinaria 111
Fabbricieri Buoni
1. Lucchetta Beniamino Cap.
2. Zorzetto Giuseppe
3. Sperandio Giuseppe
Legati Nessuno
Messe pro populo In regola
Inserviente Buono e bravo ed esatto
Sacerdoti Don Isidoro Serafin. buono. attende al suo dovere. vive in casa col parroco
Funzioni =
Indulgenze Cinque ed in regola
Reliquie In regola
Pubblicazioni delle questue In regola
Battesimi In regola
Matrimoni In regola
Funerali In regola
Appar. alla I Comunione Istruzione in canonica ... (?). La Comunione si fa l’ottava di Pasqua
Appar. alla Cresima -
Predicazioni Circa 2
Esercizi nel 1886 in quaresima ... Padre Vincenzo
Confessori =
Sigillo In negativo
Chiavi del Tabernacolo Custodite
Olii Santi In negativo
Confraternite Il Carmine
Municipio Buono
Medico – Mammana Buono. Sa battezzare.
Scuole – Maestri Buoni
Dottrina In regola
Stampe Giornali =
Venerdì Santo Si farà in seguito come è prescritto

Fu una giornata consolante. Queste le impressioni che il vescovo scrisse il giorno dopo a don Busnardo:

Croce di Piave
Domenica 4 Novem 1888
La visita fu fatta nel giorno suddetto

D.° Omissis ... ... ... Dichiariamo che la detta parrocchia offre motivo di grande consolazione per essere in essa molto ben radicato l’affetto alla Nostra Santa Religione e molto confortante l’esercizio dei doveri cristiani. Ne abbiamo avuto una prova anche nel devoto e numeroso concorso alle funzioni della visita, nell’interesse con cui furono accolte le Nostre parole, nel grandissimo numero di persone che ricevettero per Nostra mano il Cibo degli Angeli, e nelle molteplici dimostrazioni con cui il buon popolo di Croce dimostrò il suo affetto e la sua riverenza al proprio vescovo. Assai buone prove di profitto nel Catechismo ci hanno dato anche i fanciulli e speriamo che i genitori faranno il possibile perché il buon seme sparso in quei giovani cuori venga a maturità con vantaggio grande della stessa loro famiglia. Abbiamo poi trovato in pina regola il Tempio, le suppellettili, e tutto ciò che riguarda l’Archivio parrocchiale, e l’esercizio delle funzioni ecclesiastiche e l’Amministrazione dei Ss. Sacramenti. Del che devesi tributare ben meritate lodi all’ottimo Parroco D. Sebastiano Busnardo, il quale da 30 anni regge con molto amore la parrocchia, ajutato presentemente dall’esemplare Sacerdote D. Isidoro Serafin. Lodiamo eziandio la buona Fabbriceria per l’impegno, con cui si adopera per promuovere il decoro del Sacro Tempio e nella speranza, che nelle famiglie abbia a sempre più prosperare la vita cristiana, diamo a tutta la Parrocchia con paterno affetto la Pastorale Benedizione.
Treviso 5 Novem. 1888 + G. V.

= 1. Oratorio pubblico: visitato personalmente dal Vescovo ai 4 . . . Dedicato alla Beata Vergine Addolorata. Proprietario il Signor Burrovich De Sanjevich. È in condizione sufficiente. Decreto di approvazione.

In nota: sarà necessario che almeno ad un Messale vengano unite le appendici necessarie

Treviso 5 novembre

= 2 Oratorio pubblico dedicato al SS. Rosario della Nobile Signora Paolina Dubois Bianchini. Visitato ai 4. Sito in parrocchia di Croce. Tutto in ordine. Decreto di approvazione e di lode.

= 3 Oratorio del Cimitero. Dedicato al Santissimo Redentore. in buono stato. Decreto di approvazione.

Fine resoconto visita pastorale del 1888
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Ancora il Piave

L’anno dopo, il 12 ottobre, si verificò una piena imponente della Piave, la massima mai osservata nel tronco mediano da Zenson a Intestadura (raggiunse a Zenson m. 10,74). Verso sera la piena cominciò a scalzare l’argine maestro alla fronte Moretto sopra Musile producendo una breccia che poi si estese fino a 200 metri circa in ampiezza. L’acqua ben presto riempì il bacino fra l’argine maestro e quello di San Marco, che durante la notte venne squarciato per sormonto in due punti; crollarono due case, ci furono dieci morti. Le acque inondarono un vasto territorio correndo nella campagna coll’altezza di 4 metri.

CURIA PATRIARCALE
DI
VENEZIA

Venezia, li 9 novembre 1889

Alla Illustrissima e Reverendissima Curia Vescovile
di Treviso

Mi pregio di trasmettere a cotesta Illustrissima e Reverendissima Curia Vescovile l’accluso Vaglia Cambiario per L. 1884:42 raccolte in questo Patriarcato a favore dei poveri abitanti di Musile e di S. Croce di Piave danneggiati dalle inondazioni.

Il Paroco di S. Croce espresse all’Eccellentissimo Patriarca il suo desiderio che, per non procurargli noie, non si pubblichi il prospetto degli offerenti: l’Eccellentissimo Patriarca si compiacque da parte sua di accontentarlo. Resta però libera cotesta Reverendissima Curia di pubblicare l’accluso prospetto, se ciò crede opportuno. E con ciò ho l’onore di professarmi

Devotissimo Servo
A. Marchiori
Cancelliere Patriarcale

Seguiva l’elenco di tutte le parrocchie veneziane, col contributo dato da ciascuna, per un totale appunto di 1884,42 lire.

o – o – o – o

Nel tentativo di realizzare una restaurazione cristiana cattolica, papa Leone XIII fin dall’inizio del suo pontificato aveva operato per consolidare la compattezza dottrinale del mondo cattolico; riaffermata la tesi della «indifferenza» della Chiesa rispetto alle forme di governo, ma ribadita la condanna delle moderne ideologie politico sociali e specialmente del socialismo, egli intese instaurare rapporti con gli Stati nazionali; si rendeva conto che, in un mondo sempre più turbato dai conflitti internazionali di tipo imperialistico e dalle lotte tra le classi, la chiesa e le forze cattoliche, organizzate nei singoli Stati, potevano rivendicare per sé un’essenziale funzione stabilizzatrice ed equilibratrice. Per concretizzare questo progetto, papa Pecci capì che la Chiesa doveva pronunciarsi sulla questione del secolo: il problema sociale. È ciò che fece promulgando nel 1891 l’Enciclica sulla condizione degli operai Rerum Novarum. I capisaldi dottrinali erano la rinnovata condanna delle soluzioni socialiste e collettiviste, la difesa e salvaguardia della proprietà privata, l’indicazione dei compiti dello Stato nel senso di una speciale tutela per le classi più deboli, l’esortazione ai cattolici di incrementare l’attività organizzativa, mediante associazioni «sia di soli operai, sia miste di operai e padroni».

La Vita del popolo

Il 3 gennaio 1892 uscì il primo numero del settimanale “La Vita del popolo” che veniva ceduto o gratis o a un minimo prezzo (2 centesimi).

A fine anno avrebbe avuto già una larga diffusione in tutta la diocesi.

Nel 1892, terminata la visita pastorale, il vescovo Apollonio mandò la sua prima relazione a Roma, da cui risulta che in diocesi vi erano 335.000 anime suddivise in tre città e 216 villaggi. Le parrocchie erano 207, 8 le curazie e vi erano ben 314 oratori.

Lo stesso anno il vescovo di Padova Callegari declinava la nomina a patriarca di Venezia e suggeriva al papa di promuovere a tale carica il suo antico pupillo trevisano, ora vescovo di Mantova, Giuseppe Melchiorre Sarto.

Il nuovo stato italiano, guidato dal bigamo Crispi, si dimostrava fortemente anticlericale. Le leggi civili – si lamentava il vescovo Apollonio – procuravano forti ostacoli a un corretto esercizio dell’attività pastorale, e ne faceva un breve elenco: il servizio militare imposto ai chierici, la soppressione delle decime, le gravose tasse imposte al beneficiato, il placitum governativo che veniva concesso solo dopo nove mesi dalla vacanza del beneficio, l’amministrazione del beneficio data al parroco dopo uno o anche due anni, nessun contributo economico al vicario spirituale, il non tener spesso conto dei nomi proposti dal parroco per la fabbriceria.

L’azione principale del vescovo Apollonio era stata rivolta fin da subito al seminario e al clero. Il seminario di Treviso era uno dei migliori d’Italia. Quanto al clero, quell’anno esso contò tra i suoi nuovi membri Natale Simionato: il 12 giugno 1892, nella cattedrale di Treviso, il seminarista di Sdràussina divenne infatti “don” e fu inviato come cappellano a San Donà.

Don Natale ebbe appena il tempo di “imparare il mestiere” che l’anno dopo si ritrovò come cappellano a Croce, in aiuto dell’anziano don Sebastiano Busnardo.
Fu lui che accompagnò il 19 giugno 1894 i bambini di Croce a Fossalta per ricevere la cresima dal vescovo Apollonio? Non sappiamo.
Nella Quaresima del 1895 giunse a Croce a tenere una “missione”, ossia un corso di predicazione straordinaria al popolo, un frate cappuccino che avrebbe lasciato un’impronta memorabile nella storia della Chiesa trevigiana: fratel Andrea Giacinto Longhin.

Poco dopo don Natale nel 1895 fu trasferito a Resana. Al suo posto a Croce, non sappiamo precisamente quando, giunse don Sebastiano Zordan come cooperatore: ci sono le sue firme sul Registro dei Morti a partire dal 26 maggio 1896 fino alla fine dell’anno. I primi cinque funerali del 1897 (dal 2 gennaio al 6 febbraio) furono di nuovo registrati da don Busnardo, la cui scrittura s’era ormai fatta incerta e tremolante. Poi, dal 28 marzo, appaiono le firme di don Natale, segno che dopo i due anni a Resana era ritornato a Croce.
Croce quell’anno aveva 1881 abitanti.

Morte di don Busnardo

Don Busnardo stava male e non era più in grado di reggere la parrocchia. Don Natale lo assistette negli ultimi mesi. Il 23 aprile don Busnardò morì: il gracile parroco che soffriva il clima di Covolo aveva servito nella vigna di Croce per 38 anni. La parrocchia si rese vacante.

I musilotti ci provano

Nei mesi successivi alcuni notabili del Comune di Musile, approfittando della vacanza di parroco titolare a Croce, scrissero una lettera al vescovo di Treviso perché le Case Bianche venissero incorporate nella parrocchia di Musile.


A Sua Eccellenza Reverendissimo
Monsignore Giuseppe Appollonio
Vescovo di Treviso

Il Comune di Musile, con abitanti 3261 e colla superficie di Ettari 4388, è diviso in due parrocchie, quella di Musile che è il capoluogo; sede del Municipio, del Giudice Conciliatore, dell’Amministrazioni Consorziali; e quella di Croce._ La tinta rossa, nell’unita Topografia, segna la prima, e la tinta verde, la seconda Parrocchia; e dal prospetto emarginato in quella carta si rileva quanti abitanti, qual superficie, e qual reddito abbia l’una e l’altra delle due Cure, notando che lo straordinario aumento del reddito di Croce, provenne dalla bonifica di 1200 Ettari di terreno, che prima erano paludivi, avvenuta per mezzo di asciugamento meccanico, e che la popolazione per conseguenza va ivi sempre aumentando, mentre lo scarso reddito del beneficio di Musile e la sua popolazione, non si sono accresciuti, né possono accrescersi in avvenire, giacché le paludi che sono sotto la sua giurisdizione non sono bonificabili.

Si aggiunge anche il fatto che la Parrocchia di Croce è assai più concentrata, ha due sacerdoti, mentre quella di Musile, la quale si estende per lunga striscia abitata, fino ai confini di Burano, con una percorrenza di oltre 12 chilometri, ha un solo sacerdote, il quale deve prestarsi anche al servizio della Chiesa di Caposile, dove esiste una Mansioneria e dove perciò deve celebrare la messa festiva, dopo aver celebrato, a Musile, la parrocchiale.

E finalmente non è ignoto all’Eccellenza Vostra come la Congregazione di Carità di Musile sia dotata di un patrimonio, che ormai raggiunge la somma capitale di oltre £. 8000._ i cui frutti, per legati di Marianna Fracasso, sarebbero destinati ad un coadiutore che venisse in ajuto del Parroco, patrimonio che rimane sempre senza destinazione, per difetto di Titolare.

Ciò esposto sembra che possa essere giustificata la rispettosa domanda dei sottoscritti, che cioè la parrocchia di Musile abbia ad accrescersi di territorio, e precisamente di quello segnato alle lettere a. b. c. d. e. del Tipo, che è di ettari 240 con 481 abitanti. I quali per essere topograficamente posti nei pressi della Chiesa di Musile, mentre dalla loro Parrocchia sono discosti assai, e devono per di più fare un lungo risvolto per acceder alle Strade Comunali che ivi conducono, come si vede dal tipo, ricorrono costantemente a Musile e non a Croce, per i soccorsi religiosi, e materiali, che loro bisognano, aggravando per tal modo, ancor più, il peso della cura all’unico Sacerdote, i cui meschinissimi redditi patrimoniali, vanno così anche assotigliandosi, mentre i fondi che quelli abitanti coltivano, vanno poi a portare i loro tributi alla Parrocchia di Croce.

Il prospetto emarginato nella topografia dimostra, come a Croce rimarebbero sempre 1399 abitanti, tutti più vicini, e dove il solo Parroco potrebbe bastare più che non basti ora a Musile; mentre a Musile, capoluogo, dotato ora di un Tempio nuovo, che può veramente dirsi un’opera d’arte, degna di essere posta anche in una Città, verrebbero ad assegnarsi 1862 abitanti, al cui servizio religioso, e per la esistenza della Mansioneria di Caposile, e del legato Fracasso, di cui si è detto più sopra, ed infine per la più lunga estesa di territorio, dovrebbe essere assegnato più opportunamente, oltre al Parroco, un coadiutore.

Quanto alle rendite del beneficio, le quali sono oggidì tanto sproporzionate, esse, nel mentre si accrescerebbero a più conveniente e decorosa misura, per il Parroco di Musile, fino a £. 2200.= resterebbero ancor più che di doppia somma per quello di Croce, con questo ancora che per quest’ultimo andranno man mano aumentando per effetto della progrediente bonifica, mentre per quello rimarranno costantemente alla media indicata, nulla avendo a sperare da migliorie agricole o da altre nuove fonti di contributo.

E c c e l l e n z a ! I sottoscritti, sia come proprietari, o rappresentanti di coloni abitanti nei fondi da aggregarsi alla Parrocchia di Musile, sia per la loro veste ufficiale, interpreti del voto generale della popolazione del Comune, si rivolgono all’Eccellenza Vostra affinché, compresa non solo della opportunità e convenienza, ma della assoluta necessità, unica forse a verificarsi, della chiesta aggregazione, si compiaccia di proporla, corroborarla, difenderla ed ottenerla dalla Santa Sede, o da chi ne avesse autorità delegata, non ostandovi i Sacri canoni, ed anzi prevedendo il caso lo stesso Sacro Santo Concilio Tridentino, e molto più essendo ora facilitata la cosa dall’essere vacante la sede parrocchiale di Croce.

Ed anzi, in pendenza di questa istanza, pregano V. E. ad investire il nuovo Parroco, che venisse eletto, con l’analoga ed opportuna riserva. A questa Istanza sottoscrive il R.° Parroco di Musile, e la Fabbricieria di Musile, per accordi presi con esso lui, anteciperà le spese che fossero necessarie e conseguenti all’Istanza.

Colla maggior fiducia nella mente illuminata e nel paterno animo di V. E. Reverendissima, i sottoscritti le baciano la mano, e si protestano con ossequio

Devotissimi
Alessandro Janna Sindaco
[...] Andrea Sicher Pres. della giunta Prov e Com.
Giovanni [...] Assessore e Procuratore [...]
Tessarolo Don Giovanni Parroco presidente la fabbricieria
Gazzetta Giuseppe Assessore, Fabbriciere
[...]
[...]
Pasini (Non si capisce) Consigliere Comunale
Muccelli Luigi di Casebianche
Muccelli Beniamino di casebianche
[...]
[...]
[...] nob. De Manzoni proprietario di Casebianche

La frazione da aggregarsi è denominata Casebianche

Baldo Vincenzo di casebianche
Fuser Evangelista di Case Bianche
Muccelli Ferdinando di Casebianche
Camin Luigi di Casebianche
[...]

La lettera suscitò parecchia indignazione in parrocchia e i fabbricieri di Croce indirizzarono a loro volta al vescovo una durissima lettera in risposta a quella dei notabili del Comune di Musile (1897):

Vescovo di Treviso

I sottoscritti avendo saputo con certezza che alcuni della Parrocchia di Musile hanno fatto una istanza a Sua Ecc. Illma e Revma perché la frazione così detta delle Case Bianche, appartenente alla Parrocchia di Croce, venga aggregata alla Parrocchia di Musile, sottraendo così un migliaio circa di persone con un territorio di vaste dimensioni giusta i confini da loro segnati, fanno tutti d’accordo una solenne protesta, adducendo le seguenti ragioni:

I°: Ch’essi non si sentono nell’animo di abbandonare quella Parrocchia dove furono battezzati, ammessi alla prima Comunione, congiunti in santo e legittimo matrimonio, e dove riposano le ossa de’ loro cari parenti ed amici.

2° Perché serbano somma gratitudine ed amore ai loro sacerdoti e principali del Paese, dai quali furono sempre assistiti con sollecitudine e carità in tutti i loro bisogni spirituali, e sovvenuti più volte nelle loro indigenze temporali specialmente ne’ tempi calamitosi; mentre col parroco di Musile non hanno e non possono avere alcuna riconoscenza perché se in qualche caso di somma urgenza domandarono la sua carità per l’assistenza di ammalati, si rifiutò addirittura di prestare l’opera sua, rispondendo con arroganza ch’egli non gode quartese da Croce, benché essi più volte hanno fatto delle offerte alla Chiesa ed al Parroco stesso.

3° Inoltre la frazione delle Case Bianche non è la parte più lontana della Chiesa Parrocchiale, anzi è la parte più comoda e più espediente perché vi è e strada provinciale e comunale e consorziale, per cui in un quarto d’ora col cavallo si va comodamente dalla chiesa alla detta frazione, mentre vi sono altre parti della Parrocchia le quali distano molto più della Chiesa e si trovano in posizioni pessime perché non vi sono strade di comunicazione.

[riga illeggibile, ma il cui contenuto è facilmente intuibile: Il Parroco di Croce e i suoi Cappellani devono...] lo stesso passare per la strada delle Case Bianche che confina colla Parrocchia di Musile, per recarsi in altri punti della loro Parrocchia sia per l’assistenza degli ammalati, sia per il trasporto dei cadaveri, sia colle processioni, sia per la questua e il quartese; in tutto ciò in somma che riguarda gli offici del loro ministero; e così pure i massai per raccogliere le offerte della Chiesa, perché non vi sono altre strade di comunicazione cl centro della Parrocchia.

5° La vasta frazione delle case Bianche è il nervo per così dire della Parrocchia perché più feconda e asciutta e per ciò più sicura di raccolto, mentre le altre terre più basse del Consorzio sono parte ancora paludi affatto, parte soggette a frequenti innondazioni come avvenne l’anno scorso e più ancora quest’anno per cui non danno rendite sicure, tanto è vero che anche giorni fa alcune famiglie che lavoravano quelle terre dovettero emigrare per l’America; per cui supposto che alla Parrocchia di Croce venisse sottratta la frazione delle Case Bianche ne soffrirebbe grave danno l’intera Parrocchia, sia perché la Chiesa non potrebbe più mantenersi nel suo decoro, la quale non avendo alcuna rendita sicura si sostiene colle sole offerte dei Parrocchiani, sia perché essa non potrebbe più mantenere un cooperatore per deficienza di mezzi, sia perché il Parroco stesso dovrebbe molto limitarsi nelle sue largizioni colla Chiesa e coi poveri, perché gli rimarrebbe un quartese molto incerto, inquantoché non gli resterebbero che delle terre nella massima parte palustri e non aggravate da quartese perché Novali.

6° È futile la ragion adotta da quelli di Musile, che cioè essendo la frazione delle Case Bianche più vicina alla loro Chiesa che non alla Chiesa di Croce, debba per ciò passare sotto Musile, perché anche una frazione della Parrocchia di Fossalta si trova vicinissima alla Chiesa di Croce, anzi il Cimitero di Croce il quale dista alla Chiesa cento passi è separato dal territorio di Fossalta da un fosso attiguo. Di più le famiglie di detta frazione di Fossalta vengono quasi sempre a Messa, alle funzioni, alla confessione e Comunione nella Chiesa di Croce e talvolta vengono pure assistiti dai Sacerdoti di Croce gli ammalati stessi. Né per ciò i Sacerdoti di Croce, né i Parrocchiani hanno mai fatto alcun reclamo, anzi hanno piacere che vengano nella loro Chiesa, perché la Chiesa stessa ne è avvantaggiata nelle offerte._ È falso che le famiglie delle Case Bianche vadano sempre a messa ed alle funzioni nella Chiesa di Musile perché spesse volte vengono anche a Croce, la maggior parte poi vanno a S. Donà, dove nella via che si recano a compiere i loro doveri di religione, si provvedono de’ necessari alimenti; e se talvolta approfittano della Chiesa di Musile non le recano alcun disturbo, anzi le portano vantaggio colle loro offerte.

7° Lo scopo tacito di quelli di Musile, checché essi ne dicano, di aggregare una frazione di Croce alla loro Parrocchia, è quello di aumentare le loro rendite onde mantenere con maggior decoro un cooperatore. Ma i sottoscritti rispondono che se Musile vuole un cooperatore può mantenerlo perché nella Parrocchia vi è un legato di 600,00 (seicento) lire che ora gode il Parroco, mentre manca a Croce. E poi non c’è ragione che sui due capi del ponte di S. Donà vi siano cinque preti, cioè tre a S. Donà e due a Musile, mentre a Croce uno solo con distanze enormi e pessime posizioni.

8° La semplice ragione di fare tale smembramento per aumentare la popolazione di Musile essendo capoluogo, è insussistente perché la Parrocchia di Croce forma con Musile uno stesso Comune.

9° Inoltre i sottoscritti sanno da fonte sicura che al Sindaco di Musile, il quale capisce le cose nel loro giusto valore, non interessa gran fatto che venga eseguito tale smembramento, perché il Comune non ne avrebbe alcun vantaggio; e se aderì all’istanza di Musile, lo fece per istigazione del Parroco, al quale preme non maggior numero di anime, ma maggior quantità di quartese, benché comunemente passi per danaroso._ Si sa ancora con certezza che se due o tre famiglie delle Case Bianche, dipendenti dall’agente Sicher di Musile, firmarono l’istanza presentata a Sua Ecc., furono costrette a far ciò in seguito alle minaccie dell’agente stesso.

10° Si dice per la Parrocchia di Musile che il Revdo Parroco locale vada dicendo ch’egli abbia fatto queste espressioni «O Sua Ecc. mi dà le Case Bianche o ch’io rinuncio a questa Parrocchia e concorro per un’altra» ma ciò dispiace molto alla Parrocchia di Croce, inquantoché vorrebbe costringere Sua Ecc. a concedergli le Case Bianche.

11° Finalmente si prevede che tale smembramento, qualora venisse fatto, non farebbe che generare continue discordie fra Parrocchia e Parrocchia.

I sottoscritti mentre confidano nella prudenza, sapienza e giustizia di Sua Ecc., con figliale affetto e riconoscenza La ringraziano antecipatamente.

I sottoscritti sotto il nome di Case Bianche intendono protestare contro tutta la parte della Parrocchia di Croce voluta da quelli di Musile, cioè anche la frazione S. Rocco e a maggior ragione.

Montagner Luigi, Fabbriciere
Bortoletto Antonio Fabbriciere
Sperandio Giuseppe Fabbriciere

(seguono 28 firme, una decina delle quali di “inleterati” che hanno vergato una croce)

Per parare altri colpi che potessero giungere dai musilotti, i fabbriceri della parrocchia di Croce pensarono di sollecitare con una lettera (3 febbraio 1898) il vescovo perché nominasse in fretta come parroco di Croce di Piave il giovane cappellano, quel don Natale Simionato che ben conosceva la parrocchia per averci lavorato dal ’93 al ’95 e già s’era fatto amare e stimare. E che in più di qualche occasione aveva affermato, ma questo non lo scrissero, che, se fosse diventato lui parroco di Croce, quelli di Musile non l’avrebbero spuntata sulle Case Bianche.

Croce di Piave
Ecc. Ill.ma e Rev.ma

Sua Eccellenza Illustrissima e Reverendissima avrà certo le sue giuste ragioni per le quali non si è ancora determinata a nominare il nuovo Parroco in questa Parrocchia. D’altronde noi umili sottoscritti a nome pure di tutti i parrocchiani supplichiamo Sua Eccellenza Illustrissima della grazia di nominare quanto prima il nostro Pastore per gradire così e pacificare la Parrocchia, e perché quanto più viene differita la nomina tanto più ne soffre la Chiesa ed il Beneficio. Inoltre nutriamo ferma fiducia che Sua Eccellenza Illustrissima non vorrà rendere vane le nostre suppliche presentate a Sua Altezza a nome pure del Reverendissimo Monsignor Arciprete di Noventa, suppliche per le quali preghiamo Sua Eccellenza Illustrissima di concederci a Parroco l’attuale nostro Reverendo Vicario D. Natale Simionato, del quale abbiamo prove da più anni molto soddisfacenti della sua sapienza, del suo zelo, della sua condotta esemplare. E per ciò Sua ccellenza Illustrissima non potrebbe fare a noi umili sottoscritti e a tutto il nostro paese opera più gradita di destinarlo a Parroco nostro.
Nella piena fiducia che Sua Eccellenza Illustrissima non isdegnerà il voto unanime della nostra Parrocchia con sommo ossequio ne La ringraziamo vivamente e baciandole la sacra mano ci professiamo

Croce di Piave il 3 febbraio 1898

H(umilissi)mi
Montagner Luigi fabbriciere
A. Bortoletto
G. Sperandio

Poiché a sei mesi dalla morte di don Busnardo il vescovo non aveva ancora provveduto a nominare il successore, il diritto di nomina era tornato al papa. Ma i fabbricieri lo ignoravano.
Il vicario vescovile Pietro Jacuzzi, fatto l’esame canonico a don Natale il 28 marzo 1898 e trovatolo idoneo, scrisse dunque alla Santa Sede per chiedere l’approvazione della nomina di don Natale a parroco di Croce:

da una minuta

Croce di Piave

Beatissimo Padre

Nel giorno 23 Aprile dell’anno decorso rimase vacante per morte del M.R Don Sebastiano Busnardo, la parrocchia di Croce di Piave (Inventionis S. Crucis de Plavi) in questa Diocesi di Treviso. Quel Beneficio per sé sarebbe di collocazione ordinaria. Aperto il concorso canonico una prima volta il 26 Aprile di detto anno 1897, non si presentò alcun concorrente. Riaperto il 27 p.p. Febbraio nell’esame canonico che ebbe luogo il 28 dello scorso Marzo furono approvati il Reverendo Don Natale Simionato e il Reverendo Don Giovanni Bettamin. Siccome poi questo secondo viene oggi contemporaneamente proposto alla Beatitudine Vostra per altra parrocchia la quale era stata dal lui preferita per giusti motivi nella sua istanza, di concorso per ciò umilmente presento a Vostra Santità il sullodato Sacerdote Don Natale Simionato, Vicario in detta parocchia di Croce, d’anni 32, non provvisto d’altra prebenda, perché, essendo ormai passati i sei mesi dal primo al secondo concorso, si compiaccia di conferirgli il suddetto Beneficio, la cui rendita annua è di circa £ Italiane 600.

Prostrato al bacio ecc

Il 21 aprile 1898 Papa Leone XIII confermò don Natale Simionato parroco nella Parrocchia di Santa Croce.

Episcopus servus servorum dei dilectis filiis Magistro Aloysio Pila in utraque signatura Vostra Referendario, ac antiquissimo Canonico Maioris Ecclesiae Tarvisinae nec non vicario venerabilis Fratris Nostris Episcopi Tarvisini in spiritualibus Generali salutem et Apolistolicam benedictionem. Vitae ac morum honestas aliaque probitatis et virtutum merita, super quibus dilectus filius Natalis Simionato Presbyter Tarvisinus seu alterius civitatis vel diocesis apud Nos fide digno commendatur testimonio, Nos inducunt ut ipsi reddamur ad gratiam liberales. Dudum siquidem Pius Papa V Predecessor Noster per suam perpetuo valituram costitutionem quae incipit “Inconferendis” quascumque Parrochiales Ecclesias, quarum occurrente vacatione, collatio et provisio ad Episcopos et alios ordinarios collatores in mensibus eis per pontificias regulas assignatis spectaret et pertineret, et degnibus ipsis Episcopis et ordinariis collatores infra sex mensium spatium a die illarum vacationis perfecto examine juxta formam Concilii Tridentinii non providissent, Suae et Sedis Apostolicae collationi et dispositioni reservavit, Decernens exitum irritum et inane si decus superbiis a quoquam quavis autoritate, scienter vel ignoranter contigeret attentari. Cum itaque, sicut accepimus, Parochialis Ecclesia Inventionis Sanctae Crucis loci Piave Tarvisinae diocesis, quam quondam Sebastianus Busnardo dictae Parochialis Ecclesiae Rector dum viveret obtinebat per obitum dictis Sebastiani qui extra Romanam Curiam de mense Aprilis Anni Domini Millesimioctingentesimi nonagesimi septim, Venerabili Fratre Nostro hodierno Episcopo Tarvisino gratia alternativae mensium Presulibus apud Ecclesias vel Dioceses suas vere et personaliter residentibus per Nos comessa, et per ipsum acceptata, gaudente, diem clausit extremum, vacaverit et vacet ad presens, nullusque de illa praeter Romanum Pontificiem pro tempore existente in hac vice disponere potuerit, sive possit, reservatione et decreto obsistentibus supradictis; Nos dicto Neatali qui per dilectos etiam filios Examinatores legitime deputatos examinatus et idoneus repertus; testimonio praefati Episcopi Tarvisini de vita moribusque prefatis ac etiam idoneitate commendatur, asserenti se in Trigesimo secundo aetatis suae anno constitutum et in curae animarum exercitio, uti dictae Parochialis Ecclesiae Oeconomum spiritualem, versatum existere, atque in concursu super dicta ut praefertur vacante Parochiali Ecclesia habito approbatum fuisse, praemissorum meritorum suorum intuitu specialem gratiam facere volentes, ipsumque a quibusvis excommunicationis, suspensionis et interdicti, aliisque ecclesiasticis sententiis, censuris et poenis, si quibus quomodolibet innodatus existit, ad effectum praesentium tantum consequendum harum serie absolventes et absolutum fore censentes, Discretioni Vestrae per Apostolicas scriptas mandamus quatenus Vos, vel duo, aut unus Vestrum, Parochialem Ecclesiam praefatam cujus, et illi forsan adnexorum, fructus, reditus et proventus Quatuorcentum, una vero cum incertis, Sexcentum Libellarum currenti italicae monetae secundum communem aestimationem valorem annuum ut dictus Neatalis etiam asserit, non excedunt, sive ut praefertur, sive alias quovis modo, aut ex alterius cujuscumque persona, seu per liberam dicti Sebastiani, vel cujusvis alterius resignationem de illa extra dictam Curiam etiam coram notario publico et testibus sponte factam, aut aliam Constitutionem felicis recordationis Joannis Papae Vicesimisecundi Predecessoris etiam Nostri quae incipit “Execrabilis” aut assequutionem alterius Beneficii ecclesiastici ordinaria auctoritate collati vacet, etiamsi dicta Parochialis Ecclesia dispositioni Apostolicae specialiter reservata existat, et super ea inter aliquos, cujus statum praesentibus haberi volumus pro expresso, pendeat indecisa, dummodo tempore datae earumdem praesentium non sit in ea alicui specialiterjus quaesitum cum adnexis huiusmodi ac omnibus illius juribus et pertinentis eidem Natali conferre et assignare auctoritate Nostra curetis; inducentes per Vos, vel alium, seu alios dictum Neatalem, vel ejus nomine procuratorem in corporalem possessionem dictae Parochialis Ecclesiae ac adnexorum, jiuriumque et pertinentiarum praefatorum et defendentes inductum amoto exinde quolibet illicito detentore ac facientes Natali, vel pro eo procuratori praefato de dictae Parochialis Ecclesiae ac adnexorum eorumdem fructibus, reditibus, proventibus, juribus, obventionibus et emolumentis universis integre responderi; contradictores auctoritate Nostra praefata appellatione postposita compescendo. Non ostantibus feliciis recordationis Bonifacii Papae Octavi Praedecessoris etiam Nostri et aliis Constitutionibus et Preluiationibus Apostolicis contrariis quibuscumque. Aut si aliqui super provisionibus sibi faciendis de hujusmodi, vel alias de quibusvis Beneficiis ecclesiaticis in illis partibus, speciales, vel generales Apostolicae Sedis, aut Legatorum ejus litteras impetraverint, etiamsi pereas ad inhibitionem, reservationem et decretum, aut alias quomodolibet sit processum, quibus omnibus dictum Natalem in assequutione dictae Parochialis Ecclesiae volumus anteferri, sed nullum per hoc eis quoad assequutionem beneficiorum aliorum praegiudicium generari. Seu si pro tempore existenti Episcopo tarvisino, vel quibus aliis communiter, aut divisim ab eadem sit Sede indultum quod ad receptionem, vel provisionem alicuius minime teneantur, et ad id compelli, aut quod interdici, suspendi, vel excommunicari non possint, quodque de hujus modi, vel alias de quibusvis beneficiis ecclesiaticis ad eorum collationem, provisionem, praesentationem, seu quamvis aliam dispositionem conjunctim, vel separatim spectantibus nulli valeat provideri per Litteras Apostolicas non facientes plenam et expressam ac de verbo ad verbum de indulto hujusmodi mentionen. Nos autem ex nunc irritum et inane decernimus, si secus super his a quoquam quavis auctoritate scienter, vel ignoranter contigerit attentari. Datum Romae apud Sanctum Petrum anno Incarnationis Dominicae Millesimo octingentesimo nonagesimo octavo, Decimo Kalendas Maji Pontificatus Nostri anno Vicesimoprimo _ A. B _

Ed ecco la traduzione dei passi più significativi:

Leone vescovo, servo dei servi di Dio, porge i suoi saluti e la sua apostolica benedizione ai diletti figli Maestro Luigi Pilla, Referendario in entrambe le vostre Segnature e all’antichissimo canonico della maggiore Chiesa Tarvisina, nonché vicario del venerabile nostro fratello vescovo di Treviso.

L’onestà della vita e dei costumi e gli altri meriti della probità e delle virtù per le quali il diletto figlio Natale Simionato prete tarvisino [...] è ritenuto presso di Noi degno di fede, Ci inducono a rendergli grazia generosi.

Poiché [...] Papa Pio V Nostro Predecessore, per mezzo della sua costituzione perpetua “Inconferendis”, riservò a Sé e alla Sede Apostolica tutte le chiese parrocchiali, la raccolta delle quali, in caso di vacanza, dovrebbe spettare ai Vescovi [...] nel caso che questi non avessero provveduto entro sei mesi dal giorno della vacanza, secondo un perfetto esame fatto secondo la forma del Concilio di Trento [...] a dar loro un titolare...

dal momento che, come abbiamo appreso, la Chiesa Parrocchiale dell’Invenzione della Santa Croce di Piave della diocesi Tarvisina – che un tempo l’ex Rettore Don Sebastiano Busnardo otteneva per sé fino a quando fosse vissuto – per la morte del detto Sebastiano risulta ora vacante e nel frattempo è stata affidata [...] ai Presuli realmente residenti e che nessuno, eccetto il Pontefice Romano, [...] può disporre di quella [...],

Noi al detto Natale, che anche per mezzo dei diletti figli Esaminatori legittimamente incaricati è stato esaminato e trovato idoneo; e che per testimonianza del suddetto Vescovo di Treviso viene raccomandato per la sua vita e i suoi costumi e per la sua idoneità; e che asserisce di essere stato nominato a 32 anni e, nell’esercizio della cura delle anime, di godere ora in quanto Economo spirituale della detta Chiesa Parrocchiale, e di trovarsene esperto; e che è stato promosso riguardo al concorso sopra la detta Chiesa Parrocchiale [...],

Noi, avendo intuito i suoi meriti, volendo fargli grazia speciale, assolvendolo e ritenendolo assolto da qualsivoglia scomunica, sospensione e interdetto, e dalle altre sentenze ecclesiastiche, censure e pene, se mai da alcune di esse egli risulti legato, [...] diamo mandato affinché [...] curiate di consegnare ed assegnare per l’autorità Nostra al medesimo Natale la predetta Chiesa Parrocchiale della quale, i frutti, i redditi e i proventi, e quelli evventualmente delle proprietà annesse, pari al valore di 400, anche con gli incerti, non eccedono il valore annuo di 600 della corrente moneta italiana, secondo la comune stima, come anche il detto Natale asserì e che, sia che lo facciate come riportato innanzi, o altrimenti in qualmodo si voglia, anche per mano di qualche altro – ad esempio per libera consegna di essa da parte del detto Sebastiano o di chicchessia fuori della detta Curia, anche fatta spontaneamente davanti ad un pubblico notaio e testimoni, oppure altrimenti secondo la Costituzione del predecessore nostro papa Giovanni XXII di felice memoria, la quale comincia con “Execrabilis”, anche nel caso che egli risulti distante per il conseguimento di un altro beneficio ecclesiastico collegato con autorità ordinaria, ancorché la detta Chiesa Parrocchiale per disposizione Apostolica risulti specialmente riservata e sopra di essa penda indecisa una lite tra altri, lo stato della quale ai presenti abbiamo voluto che fosse tenuto pro expresso, purché lo induciate per mezzo di Voi o d’un altro o di altri il detto Natale, oppure un procuratore in suo nome, alla presa di possesso materiale della detta Chiesa Parrocchiale [...], e difendendolo nel caso che ne venga impedito […] da qualsiasi detentore illecito e facendo in modo che a Natale, o in vece sua al procuratore predetto della detta Chiesa Parrocchiale e delle sue annessioni – venga retribuito integralmente dei frutti, dei redditi, dei proventi, dei diritti, delle sovvenzioni e degli emolumenti tutti, reprimendo con la nostra suddetta autorità i contraddittori che dovessero ricorrere a successive appellazioni.

[...]

Noi pertanto da ora consideriamo nullo e priva di evvicacia ogni insidia che dovesse essergli portata sopra queste cose da chicchessia di qualsivoglia autorità, consapevolmente o ignorantemente.

Dato a Roma in San Pietro nell’anno 1898 dell’Incarnazione del Signore, 21 Aprile, ventunesimo del nostro pontificato



Per una trattazione completa dell’argomento vedi
CARLO DARIOL - Storia di Croce Vol. I - IL PAESE DELL'INVENZIONE
dalle origini all’arrivo di Don Natale (1897), Edizioni del Cubo