No non sono solo i preti a venir sepolti in
chiesa. Qualche volta tocca anche ai laici.
“A dì 16 genaro 1711 Maddalena Paula,
moglie del fu Giacomo Dianese d’anni 80 in circa, avendo ricevuto li SS.mi
Sacramenti morse e fu sepolta in questa chiesa”.
Forse stanco di una vita grama, don Girolamo
Querini decise di dimettersi. Toccava ai Ruzzini, il cui titolo era passato ai
Loredan, il diritto di scelta e furono i fratelli Antonio e Francesco Loredan a
presentare, attraverso il loro procuratore Francesco Calzolai,
il nuovo rettore don Pietro Caovilla, che fu nominato dal
vescovo Fortunato Morosini il 2 marzo 1713. Ecco l’atto di nomina
Fortunatus Maurocenus Dei et Apostolicae sedis gratia Episcopi Tarvisinus
Sanctissimi Domini Nomine P.P. Praelatus Domesticus et Pontificii Solii
Episcopus ...
Dilecto nobis in Christo
Reverendo Petro Caovilla Presbitero Veneto Rectori Parochialis Ecclesiae Sanctae Crucis de Cruce Plavis ...an...
huius Tarvisinae Diocesis salutem in domino. Vitae ac morium honestus ecc. ommissis
Vacante itaque Parochialis
ecclesia Sanctae Crucis de Cruce Plavis Tarvisina huius meae diocesi per
liberam dimissionem illius R. D. Hieronijmi Querini ultimi et immediati eiusdem
Ecclesiae Rectoris et possessoris nuper sponte factum fueris in per R. D.
Franciscum de Calceolari procuratorem virorum nobilorum H. Antonii et H.
Francisci fratrum Lauretano Ruzzini, nec non Nobilorum Mulieris Lauretanae
Delfin. Lauretano eorum Matris et Luchretiae Zane Lauretano ipsorum coniuges et
cognatae respectivae uti ex N... Proccuratori rogato per Ducam Andream Nattalem Rubicum Venetum Nob.
sub die 15 Februarii prox. elapsi,
iuspatronatum habent hac vice eligendi, nominandi, praesentandi ad dictam
Parochialem Ecclesiam, sic ut praefertur vacantem ecc. ommissis...
Actum et datum Tarvisii in
Episcopali palatio anno Nativitatis Domini 1713 inditione 6a die
vero Mercurii 2 Mensis Martii ecc.
|
Un calmiere del 1713 elenca i generi alimentari venduti abitualmente: bacalà,
cievoli saladi, bisati grossi e scavezzoni saladi, cospetoni, arenghe, fasioli,
risi, sala di e sala di con l’aglio, persuto, formaio pegorin novo e vecio,
lardo, soppressada, luganega bianca e vin nostrano Il calmiere era il listino
con i prezzi imposti dalla Repubblica nella vendita delle derrate in modo da
tutelare i consumatori contro sovrapprezzi arbitrari od ingiustificati decisi
dai negozianti.
La sua osservanza era affidata in loco ai
giustizieri (guardie comunali) a cui competeva pure il controllo del peso per
evitare le frodi. Rileviamo che la Serenissima incentivava la collaborazione
degli abitanti per segnalare frodi ed abusi assegnando al denunciante 1/3
dell’eventuale multa ed 1/3 alla guardia che l’aveva elevata. I giustizieri
dovevano inoltre vigilare che i pistori (fornai) facessero il pane «salado, ben
cotto et di buona farina» (essendo allora una frode frequente cuocere poco il
pane affinché pesasse di più e prepararlo miscelando farine di qualità inferiore)
e controllare che i becheri (macellai) non vendessero carni di una qualità al
posto di un’altra, non imbrogliassero sui pesi e dessero nella giusta
proporzione carne e ossa.
Tali misure erano particolarmente necessarie per
evitare l’uso di applicare esosi sovrapprezzi alle merci vendute a credito agli
agricoltori che di solito pagavano una volta l’anno, dopo il raccolto. Un altro
abuso, invano contrastato, veniva da quei commercianti che concedevano anticipi
sul prossimo raccolto per poi costringere i debitori ad accettare il prezzo da
loro fissato. Spesso era lo stesso proprietario a concedere prestiti ai coloni,
in modo che, indebitandoli in perpetuo, aveva modo di impedire che avanzassero
richieste a cui non intendeva dar luogo: in particolare la manutenzione delle
loro case.
1716: epidemia di colera.
Nonostante le calamità, e nonostante le opposizioni, ci si sposava. A volte due volte. Dal
registro dei matrimoni, in data 1° gennaio 1718:
“Adì primo Genaro
1718. Si deve contrahere matrimonio fra Giuseppe figlio di Natale Catuzzo della
Parochia di Cavaso et Orsola figlia di Pietr’Antonio dal Ben già della cura di
Castel Cucco et hora di questa. Il 30 Gennaio Antonio Mariuzzo notò impedimento
al sudetto matrimonio per li sponsali da lui anticipatamente contratti con
Orsola sopra detta. Rimosso il contratto contradicente et havute le fedi delle
pubblicazioni passate senza opposizione nelle chiese di Cavaso e di castel
Cucco, come pure la permissione di Monsignor Vescovo, assistetti io Pietro
Caovilla Pievano al matrimonio delli contraenti essendo testimonij Antonio
Visentin e Domenico Visentin.”
|
1719: terremoto con epicentro Sacile
Dal Registro dei Morti, in data 2 giugno 1722:
“Ritrovati due figli in una sporta posti la notte
nel campanile con biglietto che dichiarava fossero stati battezzati, si
seppellirono in questo cimitero, battezzata sub conditione la femina ancor
viva.”
|
Nel 1723 il vescovo Morosini fu trasferito a
Brescia; nel corso della sua visita alla diocesi aveva toccato solo alcune parrocchie
e non Croce. Memorabile era stato l’obbligo che aveva fatto ai cappellani di
frequentare gli esercizi spirituali annuali.
Il 22 novembre di quell’anno fu eletto vescovo di
Treviso Augusto Zacco, di famiglia padovana, ma patrizia veneta, già arcivescovo
di Corfù in un periodo militarmente tormentato. Laureato in utroque iure
a Padova si distingueva per la sua erudizione e pietà.
La grande rotta (1724)
Toccò a don Pietro Caovilla vedere la
catastrofe: il 20 marzo 1724 l’ennesima alluvione della Piave, che pure
fu trascurata dagli storici non essendo tra le più gravi, diroccò l’argine a
protezione della chiesa rendendolo inagibile e segnò in maniera determinante la
storia di Croce.
Dall’archivio diocesano, sotto l’anno 1725:
“Li 20 marzo
dell’anno scaduto (1724) successa la notabile rotta della Piave in Villa di
Croce – Territorio Trevisano – ha portato in conseguenza la necessità che sia
demolita la Chiesa Parrocchiale della Villa stessa per riparar l’argine da
molt’anni cadente ed in questo nuovo caso caduto per più della metà sotto la
medesima (rotta): com’è statto terminato (determinato) dal Magistrato Ecc.mo
all’Acque sopra scrittura dei. Presidenti del Consorzio e con l’approvazione
dell’Ecc.mo Senato gettato in campatico di soldi due per campo”.
|
Ma per una precisione maggiore ci conviene andare a leggere ciò che il parroco don Pietro
Caovilla aveva riportato nel Registro dei Morti il 7 settembre 1924:
“a dì 7 Settembre 1724.
Seguita una rotta
nell’Argine vicino al Palazzo di Cà Loredan per l’escrescenza che fecce la
piova la notte delli 19 marzo e restava senza riparo la chiesa, perché dirocato
in buona parte il pocco argine che stava appoggiato alla medesima, fu stabilita
per diffesa della Villa (cioè il paese) la costruzione d’un nuovo, da farsi nel
sito del cimitero, e però con ordine del Magistrato Ecc.mo alla Sanità e con
decreto di Mons. Ill.mo Augusto Zacco Vescovo di Treviso fecci la traslazione
dello stesso cimitero, posti sopra diecisette carri gl’ossi e cadaveri
ricercati diligentemente in tre giorni da centoventi uomini e con l’intervento
di tutta la Villa accompagnati processionalmente da molti sacerdoti che
celebrata la messa assistettero pure alle Essequie che si cantò per loro
suffraggio, furono depositati nel nuovo in una bucca profonda escavata alla
destra della chiesa , cioè alla parte di tramontana, dirimpetto alla porta
laterale della medesima Chiesa. Più si trovarono altri 4 carri d’ossi e si
sepelirono come sopra.”
|
La ricostruzione della chiesa
Il trasporto del cimitero dal fronte della chiesa al lato destro lascia pensare che le
intenzioni di parroco e popolazione fossero quelle di ricostruirla sul posto.
Ma con l’andar dei giorni, delle settimane, dei mesi si decise che era meglio
costruire la nuova chiesa a circa un chilometro dal Piave [nella posizione
attuale]. I lavori probabilmente iniziarono già nell’estate del 1724, ma
procedettero a rilento: perché? Riportiamo due significativi documenti.
Il primo è una lettera del parroco don Pietro Caovilla, del 1725, al nobil homo ser Giovanni
da Lezze.
La Piave, che nell’anno decorso
apportò ad una buona parte della Villa di Croce la nota desolatione, unendo
alla prima la seconda più violenta sciagura, perché sprezante all’honore di
Dio, distrusse quasi del tutto il pocc’argine, ch’appoggiato alla Chiesa servì
per tant’anni di riparo all’una, et all’altra, non senz’evidente miracolo della
Providentia Divina.
Considerando da’ Periti condotti
sopra luogho dall’indefess’attentione delli N.N. H.H. Previdenti irreparabile
nella prim’escrescenza con il spiantamento della Chiesa, e casa Parochiale un
nuovo flagello alla povera Villa, ed alla laguna un notabile pregiudizio, fu
con decreto del Magistrato Eccellentissimo all’Aque, firmato dalla Autorità
dell’Eccellentissimo Senato stabilito il trasporto della Chiesa stessa, e
Cimiterio in luogo sicuro, affinché nel sito delli medesimi devesi essere
costruito un nuovo argine, valevole a far sponda alle piene del Fiume, e nel
tempo stesso a’ sospendere le lagrime di questi popoli che s’osservavano senza
ritegno nella piena sicurezza di perdere con le temporali sostanze quel Tempio
ancora, a cui sono soliti di ricorrere nelle loro spirituali indigenze, ed in
cui la loro pietà procura di sodisfare alla divozione, et alle sue neccessarie
convenienze con Dio.
Fu dal zelo sempre lodevole di V.V.
E.E. incontratto con prontezza d’animo il necessario Decreto del Principe (il
Doge) incominciando la pianta d’una nuova Chiesa sopr’il terreno gratuitamente
sacrificato alla Divina Maestà dalla Casa Ecc:ma Lezze e questa
povera gente incoraggiata dal buon esempio volle essa pure segnalarsi nella
divozione ed arrichirsi di merito contribuendo a maggiore facilità d’opera così
santa quello che gli fu dal potere permesso; cioè quanti carri sono statti
occorrenti al trasporto delli materiali impiegati, ed un numero non
disprezzabile d’operazioni.
Rendendosi però troppo tenue al
bisogno il riparto stabilito, ma non corrisposto da tutti, di settecento
ducatti, sino dal mese d’Ottobre dell’anno scorso, restò abbandonata la
Fabrica, riddotta non senza qualche debito al segno, ch’hora si vede; cioè
piantate le fondamenta, inalzata alla misura di dodici piedi la [mura?] delle
due muraglie laterali e con la Cappella maggiore coperta anche la sagrestia.
Perché questa Fabbrica / come
ricerca l’urgente necessità / possa, con sodisfatione de debbiti, havere
l’intiero suo termine almeno nelle sole grezze muraglie in altezza di piedi 24,
delle cappelle, coperto, porte, e finestre, si computano da’ Maestri
ch’esibirono le note del bisognevole, necessarij in aggiunta alli settecento già imposti altri mille ducatti,
e per il più sollecit’avanzo di questi, humilio genuflesso io Don Pietro
Caovilla Pievano a’ piedi dell’E.E. V.V., con li sospiri di questi poveri, le
mie più ferventi e riverenti preghiere che pure s’estendono ad implorare la
permissione di rappresentare in ristretto alla loro distinta pietà il statto
infelice in cui presentemente s’attrova la povera Chiesa e la costernazione di
questi habitanti che rozzi di menti e corti d’intendimento non possono star
intieramente appagati che dalla sola materialità.
Vedendo dunque avvicinarsi
l’Autunno che gravido per l’ordinario di tempi sinistri coll’escrescenze de
Fiumi minaccia e fa provare rovine, ed osservando levato a N.N. H.H.
Pressidenti il modo di far operare per l’argine stabilito da’ sopraccenati
Decreti, per non poter demolire la Chiesa vecchia, a’ riguardo di non esser in
positura d’ufficiare la nuova, rissolsi con l’approvazione di Monsignor
Illustrissimo Reverendissimo Arcivescovo et assenso di molti N.N. H.H.
Jusdicenti per non restare inutile spettatore della perdita delle Reliquie,
delle Sacre immagini, degli Altari e della funesta iattura di tutti gl’addobbi,
et utensilij occorrevoli al Divin Ministero, risolsi, dico, di spogliare la
Chiesa e poner in sicuro ogni cosa, a risserva però de il solo Augustissimo
Sacramento, del Fonte Battesimale et i Ogli Sacri, come facili ad asportare,
quando lo richiedesse il bisogno.
Da questo spoglio raccordato dalla
necessità, e permesso dalla prudenza de mentovati soggetti, è nato il già
preveduto disordine per quello (che) concerne alla devozione, alla pietà, al
profitto dell’Anime et al mantenimento della Chiesa medesima; poiché non
potendo digerirsi da questi habitanti l’orrore che concepirono nel vedere
riddotta a statto così deplorabile la Casa di Dio e tolta dalla lor vista le
Sacre Immagini, incominciarono ad abbandonare la Chiesa e con questo a
rallentarsi nella divotione, a raffreddarsi nella frequenza de Santissimi
Sacramenti, nel concorso alle Prediche, ed in conseguenza a’ riddur quasi al
niente quell’elemosine, che solite contribuirsi alle Scuole, servivano e servir
denaro, nell’intera mancanza di rendite a’ mantenere gl’Altari di cere di
paramenti, e di tutt’altro ch’è necessario alla dovuta, decente, ed onorevole
sua officiatura, incominciandosi a veder rinovata alla povera Chiesa e Villa di
Croce la deplorevole sciagura successa ne’ giomi d’Antioco l’Illustre
[riferimento al Libro dei Maccabei, NdC] alla Città e Tempio di Jerosolima, che sanctificatio
eius desolata est sicut solitudo, dies festi eius conversi sunt in luctum,
sabbata eius in opproprium, honores eius in nihilum; e da questo poi
l’ultimo tracollo alle povere anime.
Il merito d’erigere un Tempio alla Divina
Maestà, e con esso di ricondurre alla pietà, alla divozione, alli necessari
spirituali essercizij quest’Anime è statto a voi risservato dalla Provvidenza
Celeste o Eccellentissimi, e sempr’inchinati Patroni. Dio vuol essere a Voi
debbitore degl’ossequi, che nella Chiesa da voi fabricata gli saranno humiliati
da questi Popoli. Egli vi richiede l’imprestito ripartito di così pocca somma,
per farvene poi una centuplicata restituzione con l’aggiunta delle maggiori, e
più desiderabili propserità, e però si come tra le prerogative più singolari
che adornano l’Anima del Serenissimo d’Israele, e obbligarono Dio a dichiararlo
modelo del suo cuore ... : inveni David secundum cor meum, una si fu
l’inclinazione, ch’egli ebbe all’edificatione del santo tempio di Ierosolima.
Si come tra li freggi più illustri ch’adornano il Diadema a’ questa nostra
Serenissima Patria e ch’obbligano la Divina Onnipotenza a considerarla pupilla
delli suoi occhi, uno si è la somma Pietà e Zelo nell’erigerli con Regale
magnificenza Tempij sontuosi, ch’avranno un intero stupore a’ sudditi, ed
Esteri, così Voi, ch’al pr[imo?] non la cedete nella grandezza dell’animo, e
non potete nutrire che li medesimi sentimenti della Seconda per essere Membri
d’un tanto Corpo, mi fatte corraggio per ricorrere pieno di fidanza a’ vostri
piedi, e m’assicurate, che nella premura di rendervi cari a Dio, riputerete
vostra gloria l’esser statti prescelti alla cooperazione d’un tanto bene, vi
chiamerete felici nell’osservare le vostre Persone, le vostre Famiglie, e li
vostri Fondi resi centro delle Divine Benedizioni, la vostra memoria eternata
in Cielo, et in Terra, ed io, a questi Popoli impegnati per grattitudine ad
ottenervi con fervide preci quanto di desiderabile può dispensarsi da Dio.
Grazie.
|
Ser Giovanni si fece mediatore presso gli altri
compatroni. Quasi tutti sborsarono la loro quota. Che però non risultò
sufficiente. Messer Giovanni da Lezze donò il terreno necessario per la nuova chiesa,
proprio all’angolo delle sue proprietà.
Il secondo documento è una lettera con la quale il
giuspatrono Giovanni da Lezze, in nome anche del fratello, insieme
con Antonio Zordan Ruzzini, Tommaso Morosini e Antonio Molin, invitava gli
inadempienti a versare la loro quota, onde non offrire pretesti a chi aveva già
versato, quando si tratterebbe di tirar fuori ancora ducati.
[...] li 20 Marzo dell’anno scaduto
successa la notabile rotta della Piave in villa di Croce Territorio Trevisano,
hà portato in conseguenza la necessità che sia demolita la Chiesa Parochiale
della Villa stessa per riparare l’Argine da molt’anni cadente, et in questo
nuovo caso caduto per più della metà sotto la medesima, com’è statto
determinato dal Magistrato Eccellentissimo all’Aque sopra scrittura de N.N.
H.H. Presidenti del Consortio, e con approvatione dell’Eccellentissimo Senato.
I principali Consorti dell’Jus
patronato, veduta la necessità, hanno con zelo invitati tutti li altri Consorti
per esponerli il bisogno di far nuova chiesa e, riddoti [=convocati] al maggior
numero, hanno volontariamente accordato un esborso di Scudi 700 da essere
ripartito a proporzione, e fattane avere la notizia alli pocchi, che mancavano.
Cosi è stato puntualmente adempito l’esborso da Noi sottoscritti che rilleva la
somma di Ducati 631 e Soldi 11, e con altretanta sollecitudine s’à dato
principio alla Fabrica e riddotta in pocco tempo allo stato ch’al presente si
vede, nella quale non solo si sono consumati tutti li Ducati 700, ma anco tolti
materiali da’ Mercanti con la moral sicurezza che non fosse mancato dalli
restanti della sopradetta impositione; anzi per non lasciar nella staggione
d’Inverno scoperta la Cappella maggiore, e la Sagrestia s’è esteso l’esborso
delli materiali presi, e de lavoranti per coprirle a’[?...] di più come dal
Foglio A si rileva..
Il concorso à quest’opera, che non
ammette dilazione, è indispensabile ad ogn’uno de Consorti, che gode, et
hà goduto sin’al presente li privileggi che porta seco il Juspatronato, cioè
d’elletione vicendevole di Parocho, di Vicario, e godimento d’essentione,
aggiunto l’assenso prestatto da tutti o presenti o assenti alla volontaria
imposizione. Perciò da Noi infrascritti ch’abbiamo esborsato la summa a Noi
spetante, si ricorda all’Auttorità dell’E.E. V.V. perche sea terminato che da
tutti a’ quali spetta sia adempita la dett’imposizione, onde si possano
rendere, com’è di dovere soddisfatti li creditori sopradetti, quali hanno dato
il suo a Maestranze che hanno lavorato in buona parte sopra la parola
spetialmente dell’Ecc.mo S. Gio da Lezze, dalla di cui Casa, con
memoral zelo, restò assegnato gratis il fondo per fabricar la Chiesa e terreno
capace per Cimiterio, e Casa Parrocchiale, oltre alla di lui particolar
assistenza personale a tutta l’opera.
Per demolire la Chiesa vecchia, e
potersi valere di quelli materiali per la nuova Fabrica à già disposto Mons.
illustrissimo Principe [=il Doge] ad accordare le necessarie licenze
Ecclesiastiche, ogni volta che siano impegnati tutti li Consorti alla
contribuzione di quanto può occorrere alla perfezione della Fabrica che s’è
principiata per espressa necessità, e che giace imperfetta alla vista del Cielo
e del Mondo.
La spesa poi per terminare li muri,
coperto, porte, e finestre pur necessarie viene computata da’ Maestri, come
nelle annesse pollize B, aggiunta la sodisfazione de debbiti a Ducati 1000 in
circa appresso quanto resta d’esigersi della passata impositione. E noi
sottoscritti ch’abbiamo, come si vede nel foglio C adempiuta la nostra tangente
porzione, siamo pronti a dar lo stesso, per quanto s’appartenerà delli suddetti
Ducati 1000 e che rilleverà tra tutti, come dal foglio D, e ciò subito, che dall’Auttorità,
e Giustitia di V.V. E.E. sia terminato [=determinato, deciso] ch’anco da
quelli, che mancassero debba esser sodisfatto a proposito.
Il Reverendo Parocho di d.a
Villa, ch’oltre all’haver rapresentato nella unita scrittura E a Noi Consorti
la necessità della Fabrica con li veri mottivi, che moveranno la Pietà
dell’E.E. V.V., in quel che s’è fabricato sin’al presente ha non pocco merito
per haaver riddotti quei miseri villici suoi Parochiani ad abbandonar le
proprie operazioni per contribuir alla Fabrica molte operazioni manuali, e
condotte de materiali col solo mottivo del servizio di Dio; ma in conseguenza
con assai risparmio della spesa per li Consorti, e si mostra pronto ad
impiegarsi perché con li stessi mottivi sia da medesimi adempiuto a molte cose
necessarie all’onorevolezza del Culto Divino nel stabilimento de muri, et
erettione delli Altari, come a nuove condotte de materiali, et a buon conto
detto R. Parocho ha ottenuto da diversi altri Divoti quanto apparisse nel
Foglio F.
Ci humiliamo all’E.E. V.V.
confidando che dalla loro Pietà fatto riflesso alli molteplici
motivirappresentati, che rendono necessaria la perfettione della Chiesa
incominciata, per potersi levare l’impedimento della vecchia a ristauro
dell’Argine, che nella prima’escrescenza di Piave a giudizio di tutti i Periti
dovrà cedere, e con la rovina della Chiesa, e casa Parrocchiale, portar seco
quella di tutta l’innocente, e Benemerita Villa, ch’ancora risente i danni
dell’ultime recenti Rotte, termineranno : Prima, Che sia adempiuta la prima
volontaria imposizione di Ducati 700 da tutti quelli che vanno deffetivi.
Secondo, che stante l’oblatione nostra sopradetta, d’esborsar immediatamente la
porzione tangente ad ogn’uno de Noi altri di Ducati 1000 per rendere
perfezionata la Chiesa, sia pur terminato, che anco dalli altri Consorti tutti
dell’Iuspatronato, sia sodisfatta à proporzione, supplicando in oltre l’E.E.
V.V. di considerare, ch’altrimenti succedendo, restarebbe affatto inutile, con
la grand’opera fatta nel prender la Rotta, et assicurare li altri Argini del
Consorzio universal della Villa, anco la spesa fatta sin’hora nella Fabrica, e
senza effetto l’esibizioni sopr’accennate di tanti Devoti. Grazie.
Io Gio: da Lezze, per nome anco del
N.H. R.o e P:o mio Fratre
Io Ant:o Zordan Ruzzini
Io Tommaso Morosini
Io Ant:o Molin
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Come procedevano i
lavori della nuova chiesa? Non bene, anzi, sembravano essersi bloccati, come
conferma la seguente lettera di don Pietro Caovilla al procuratore perché
sollecitasse gli inadempienti a pagare la loro quota. Non si faceva scrupolo
don Pietro di fare nomi e cognomi di coloro che non avevano pagato, e li
accludeva in una lista: in particolare tra coloro che ancora non avevano pagato
– pessimo esempio – erano i consorti ser Franco Loredan de San Marco e
ser Lunardo Querini.
Illustrissimo e
Reverendissimo Signor mio Signor Procuratore Colendissimo
Li N.N. H.H. Presidenti di Croce di
Piave per eseguire li Publici Decreti nel riparo dell’Argine, che divorato in
buona parte, si ritrovava con la Chiesa Parochiale in evidente, anzi certo
pericolo, hanno rapresentato a’ N.N. H.H. Consorti del Iuspatronato la
necessità di demolire detta Chiesa, per costruire nel sito della medesima un
nuovo argine, e l’obligo d’erigerne un’altra in luogo sicuro.
Così è stato conosciuto, et
approvato da quei N.N. H.H. Consorti che nel maggior numero s’erano raccolti
nella Sala de Scudo; et illico restando accordato un’esborso di S 400 per dar
principio all’operazione, di tutto fu data notizia alli pochi che non erano
concorsi all’unione.
Impiegato il saldo, che si ricavò
di detta impositione nella pianta [=getto della fondamenta, ndC]
della Chiesa stabilita con la presenza de’ principali Consorti, come al
presente si vede maggiore della vecchia, ma non però maggior del bisogno stante
l’accresciuta Popolatione, con una seconda unione è stato accordato un secondo esborso
di S 300, e questo pure rendendosi troppo tenue al bisogno, mossi da Zelo per
il culto Divino li N.N. H.H. sottoscritti all’anessa scrittura, non hanno
temuto estender in essa un’impegno preciso d’esborsare il tangente di altri S
1000 – che per le note de Periti si vedevano necessari a terminare la Fabrica
nelle sole greze muraglie, coperto, porte, e finestre, quando però anco dalli
altri Consorti fossero adempiute le prime impositioni di S. 700 – et accordata
questa ultima delli mille; e detta scrittura con li fogli annessi restò
presentata al Magistrato Eccellentissimo delle Raxon vecchie Giudice Delegato
del Consortio di Croce a lume di ciascheduno, e perché invitati dall’esempio
dei sottoscritti havessero modo di aggiungere anco li altri la propria
sottoscrittione.
Tutto l’effetto di tante e tante
diretioni consiste nell’aver riddotta la Fabrica nel stato ch’al presente si
vede, avanzato bensì di molto, ma non però capace d’esser ufficiata la Chiesa e
consumato il saldo esborsato da’ più zelanti, anco oltre l’impegno, resta il
tutto presentemente arenato, il Popolo ramingo, le cose sacre ricovrate in
un’Oratorio che per la sua ristrettezza rende indispensabile molti disordini
nella decente amministrazione de’ Santissimi Sacramenti, e costituisce questa
povera Gente in una precisa necessità, o di star esposta a raggi cocenti del
sole, quando è sereno, o nelli tempi piovosi di soccombere a quanta aqua cade
dal Cielo, e piegar le ginocchia nel fango sino che le Funtioni Parochiali
siano spedite, cosa, che senza lagrime non può mirarsi da chi ha tenerezza nel
petto; e di più per esser di molto discosto dal cuore della Villa fa che il
maggior numero dell’Anime resti privo di quell’istruzione, che dall’Altare si
procura di dargli, e li Figlioli quasi intieramente habbino abbandonata la
Dottrina Christiana, lo sa Dio con quanto loro detrimento.
Nella moltiplicità de’ disordini
così rilevanti ricorro io P. Pietro Caovilla Pievano alla pietà, e zelo, V. S.
Illustrissima e Reverendissima, perché con sue ammonitioni procuri muovere la
durezza di tutti li N.N. H.H. renitenti che vedrà segnati nel foglio unito; ma
spetialmente di Ser Franco Loredan de San Marco e di Ser Lunardo Querini fu de
il Franco Consorti obligati per piciole portioni; cioè ciascheduno per la sola
settima parte d’un quarto titolo, quali per esser li soli, che per anco non
hanno voluto contribuir cos’alcuna, servono di scusa alli altri per non
terminar li esborsi promessi, e però sono la pietra del Scandalo, che solo può
levare l’auttorità di V. S. Illustrissima e Reverendissima, o con l’ammonitioni
già dette, o pure, quand’elle non sortissero l’intento, con suo ricorso al
Prencipe Serenissimo nell’Eccellentissimo Collegio, dalla di cui nota, e
distinta premura per il culto maggiore di Dio, e bene spirituale dell’Anime,
può assicurarsi di restar esaudito.
Perché poi Ella habbia quel lume,
ch’è necessario, l’attesto haver io più volte veduto tra le scritture della
Casa Eccellentissima Foscari un’Istromento in cui fra l’altre cose spettanti al
Juspatronato v’è obbligo di provedere la Chiesa del bisognevole, e spetialmente
di mantenere la fabrica della medesima, impegno questo, credo io, addossatosi
da quella Casa Eccellentissima capo, e fonte della Jurisditione, in vece della
[do?]te, che doveva assegnare per rendersi caput del Jus che possiede, e che
poi con il progresso è diramato negl’altri.
L’effetto della pietos’assistenza,
che prexterà per il sollecito fine di questa Fabrica, come sarà di vedere
ristabilito in questa povera Villa l’honore di S. D. M. e la riunione dell’Anime al loro spirituale
vantaggio così potrà accertarsi d’aver impegnate a suo prò tutte le celesti
benedizioni, ed io, e questi Popoli in una precisa premura di tenerlo sempre
vivamente raccomandato al Signore perché gliele dispensi senza riserva.
|
Pianta della nuova chiesa
Cava che ti cava, le
piere della vecchia finirono sulla nuova, per cui da un momento all’altro si
rese necessaria una nuova chiesa provvisoria. Fu scelto l’Oratorio Giusti, di
proprietà di Antonia Giusti e Antonio Zanetti Giusti, lungo l’argine di San
Marco, al confine col Musil,
Lo ricorda una lapide ottagonale ancora esistente
che fu salvata una sessantina d’anni fa da un angolo di rudere ch’era ciò che
rimaneva del muro della costruzione.
D.O.M.
DUM SACRAE PARROCCHIALIBUS DIRUPTIS
NOVAE SUFFICIUNTUR AEDES
CHRISTUM HIC HOSPITEM LAETI SUSCEPERUNT
ANTONIA GIUSTI NEC NON ANTONIUS ZANETTI GIUSTI
DIE XVII FEBRUARI ANNI MDCCXXVI
ovvero:
A Dio Ottimo Massimo.
Andata distrutta la parrocchiale,
fintantoché non risultino pronti i nuovi edifici sacri
qui Cristo ospite accolsero lieti
Antonia Giusti insieme con Antonio Zanetti Giusti
17 febbraio 1726
Che l’anno debba intendersi secondo il conteggio attuale e non secondo quello in uso nella Serenissima
(il cui anno terminava a febbraio) lo si desume da una seconda lapide che fu aggiunta in seguito (vedi sotto).
Fu presso l’oratorio
Giusti che il vescovo di Treviso, monsignor Angelo Zacco, tenne le sue funzioni
quando il 6 settembre 1726, giunse in visita pastorale a Croce.
VISITA PASTORALE DEL 5 SETTEMBRE 1726
5 settembre 1726
dopo pranzo
Completata la visita della chiesa parrocchiale
di Zenson, l’illustrissimo e reverendissimo predetto Signor Vescovo, in
compagnia delle succitate persone, riprese il suo viaggio per visitare la
chiesa parrocchiale di San Donato di Piave, e lungo la strada s recò alla
chiesa Parrocchiale di Croce, alla quale giunto la vide, in parte eretta, in
parte ancora da costruire, e in processione, riposto con decenza il
Santissimo Sacramento dell’Eucaristia nel pubblico oratorio di proprietà dei
Signori Giusti ossia Zanetti poco distante dalla stessa chiesa, verso il
quale aveva ripreso il cammino, ivi giunto demandò al suo illustrissimo vicario la visità, ordinandogli...
come stabilito.
|
dies 5 mensis septembris 1726
post Prandium
Absoluta Visitatione
Parochialis Ecclesia da Zensono, Illustrissimus et Reveendissimus D. Dominus
antedictus Episcopus associatus ut ante ad visitanda Parochialem Ecclesiam S.
Donati Plavis secum suscepit iter, ac in itinere se contulit ad Parochialem
Ecclesiam de Cruce Plavis, ad quam perventus, conspexit Ecclesiam partim
erectam partim erigenda, ac Sanctissimum Eucharistiae Sacramentum
processionaliter decenter repositum in publico Oratorio de iure D. Dnor.
Justi sive Zanetti parvum ab ipsa Ecclesiam distanti, quo versus suum
suscepit, ad quod perventus visitationem Illustrissimo eius vicario
demandavit commisitque ... ut constituta
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Illico [=lì]
Vocatus coram nobis comparuit ... Rectoris Dominus Petrus Caovilla Rector praedictae
Parochialis Ecclesiae de Cruce Plavis, qui monitus ac iuratus etc. prout etc.
iuravit etc. et interrogatus
ad primum Respondit Il titolo della mia Chiesa demolita era
l’Inventione di S. Croce, e sotto lo stesso Titolo
fu posta la prima pietra della Nova Chiesa da erigersi; et otenni
il Beneficio dalli Nobili Homini Antonio e Giovanni Francesco Loredan Ruzini e
dalla Nobil Donna Loredano Dolfin Loredan di loro Madre, e Nobil Donna L… Zane
Loredan Cognata e Moglie vespertina, che hanno tutte il Jus d’elleggere e
presentare a Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo Vescovo di Treviso, che
instituisce e rilascia le Bolle.
ad 2um Respondit Hò le mie Bolle avuto sotto Monsignor
Illustrissimo e Reverendissimo Fortunato Morosini sotto li primo(?) Marzo 1713
ad 3 Respondit La rendita può esser in circa s. 400
ad 4 Respondit Oltra le publiche gravezze di far andar sempre
la lampada avanti il Santissimo sacramento.
ad 5 Respondit Da Comunione son n.° 506, minori n.° 324
ad 6 Respondit Non ve ne sono
ad 7 Respondit Non ve ne sono
ad 8 Respondit Non ve ne sono
ad 9 Respondit Vi sono tre oratorii publici: uno del N. H. Ser
Tomaso Morosini sotto il Titolo dell’Annunciatione della Beata Vergine. Altro
dal N. H. Ser Hieronymo Malipiero sotto il Titolo del Santissimo Rosario, e
l’altro del Signor Antonio Zanetti Giusti sotto il Titolo della Santissima
Trinità, della Beata Vergine Addolorata, e di San Francesco e San Felippo
Benizio. Ha due ... quantunque si celebri, ad’ogni modo non vi è sin hora alcun
obligo; Ma nel 3° vi è l’obligo di celebrar ogni giorno per una Mansionaria
quotidiana instituita dal nunc Fu Illustrissimo ... Antonio Giusti.
ad 10 Respondit Vi sono le Scuole del Venerabile, del
Santissimo Rosario, de Morti sotto la protezione di San Mattio Apostolo et Evangelista,
e quella di san Antonio, che si chiama anco del suffraggio, e tutte sono
regolate dalli loro Massarii.
ad 11 Respondit Vi sono l’indulgenze infrascripte: Il giorno
del Titolo Indulgenza plenaria universale; Due Altare privileggiati ad
septennium per li fratelli della Scola di San Mattio, e del Suffraggio di San
Antonio di Padoa.
ad 12 Respondit È demolita la Chiesa
ad 13 Respondit Non vi sono beni di detta Chiesa
ad 14 Respondit Affirmative
ad 15 Respondit Si è fatta sempre ogni festa e si fa anco al
presente ma doppo la demolitione della chiesa vi è poco concorso de figli per
non esser l’Oratorio in cui si fanno le fonzioni Parochiali molto capace.
ad 16 Respondit Affirmative.
ad 17 Respondit Vi è il Reverendo Capellano, qual è il Padre
Giorgio Gabrieli, il Padre Sebastian Brunelli Mansionario del Nobil Homo
Morosini, il Padre Don Sgualdo de Marco Mansionario di Ca’ Giusti, il Padre Don
Bonaventura De Pauluzzi Mansionario del Nobil Homo Malipiero, tutti Religiosi
di buoni costumi, celebrano in Veste Tallari, non danno scandali, non vanno
ad’hosterie, né abusano il vino, non hanno pratiche di scandalo, intervengono
alle Sacre fonzioni e Dottrina Cristiana; a riserva del sudetto Mansionario di
Ca’ Malipiero a ... evadere per esser lontano lontano dalla Chiesa a più di
quatro Miglia.
ad 18 Respondit Gratie a Dio non ve ne sono.
ad 19 Respondit Ve ne sono alcune bene istruite, e capaci nel
caso di necessità di conferir il sacramento del Battesimo.
ad 20 Respondit Affirmative.
ad 21 Respondit Non vi è l’uso ma sarà da me introdotto.
ad 22 Respondit Si porta con ogni possibile decoro con quatro
ferali, Ombrella, Torcie, et altri lumi della Scola.
ad 23 Respondit Affirmative.
ad 24 Respondit Non vi è pur questo uso, ma sarà anche questo
introdotto.
ad 25 Respondit Negative.
ad 26 Respondit Era solito esser frequentada ma al presente e
per la distanza dell’Oratorio, e per l’angustia non è frequentada.
ad 27 Respondit Negative.
ad 28 Respondit Affirmative.
ad 29 Respondit Non è né Matrice né filiale.
Quibus habitis...
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Subinde ad citationem coram Nobis comparuit Dominus Angelus Caovilla
de Cruce
Plavis, qui monitus, ac iuratus etc. prout tactis etc. iuravit etc. et
Interogatus
ad primum Respondit Io (son) Massaro della Scola del Venerabile.
ad 2um Respondit Non ha entrada de sorta, ma si sostiene di
pura elemosina.
ad 3 Respondit Si spende in cere e in ciò che fa bisogno per
l’Altare.
ad 4 Respondit Si creano nella solennità del Corpus Domini.
ad 5 Respondit Quando si trovino persone capaci vi è la
contumacia almeno d’un anno.
ad 6 Respondit Si rendono li conti nel fine dell’anno.
ad 7,8,9,10,11,12,13 Respondit Affirmative
ad 14 Respondit Negative
ad 15 Respondit Affirmative
ad 16 Respondit Affirmative
ad 17 Respondit Negative
ad 18 Respondit Oltre il Capellano vi sono altri tre
Sacerdoti, tutti buoni Religiosi, di ogni Essemplarità, che celebrano in Veste
Tallare, non hanno pratiche di scandalo, moderati nel vino e nella lingua,
intervengono alle Sacre fonzioni, e Dottrina Cristiana, a riserva del
Mansionario di Ca’ Malipiero per esser molto lontano.
ad 19 Respondit Negative ch’io sappia.
ad 20 Respondit Lo fanno li N… Giusti per carità in questa
volta.
ad 21 Respondit Affirmative
ad 22,23,24 Respondit Negative
Quibus habitis
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Tandem ad citationem coram Nobis comparuit Mattheus Lucchetta fu Pietri de Cruce
Plavis, aetatis annorum 44, qui monitus, et auditus etc. prout tactis etc.
iuravit etc. et Interogatus
ad primum Respondit Io sono Massaro della Scola del Santissimo Rosario.
ad 2um Respondit Non ha entrada de sorta, ma si mantiene di
pura elemosina.
ad 3 Respondit Si spende in tutto che fa bisogno per l’Altare.
ad 4 Respondit Si creano 25 di Marzo.
ad 5 Respondit Non vi è contumacia a motivo d’esser scarsi di
persone capaci...
ad 6 Respondit Si rendono li conti nel fine dell’anno.
ad 7 Respondit Affirmative
ad 8 Respondit Il nostro Pievano è il Don Pietro Caovilla
ad 9,10,11 Respondit Affirmative
ad 13 Respondit Affirmative si fa ogni festa di precetto.
ad 14 Respondit Negative.
ad 15 Respondit Affirmative
ad 16 Respondit Affirmative
ad 17 Respondit Negative.
ad 18 Respondit Oltre il Reverendo Capellano vi sono altri tre
Sacerdoti, un Mansionario di Ca’ Giusti, uno di Ca’ Morosini e l’altro di Ca’
Malipiero, quali sono Religiosi di buoni costumi, celebrano in Veste Tallare,
non vanno ad’hostarie, non si vedono mai alterati dal vino, non hanno pratiche
di sospetto, et intervengono alle Sacre fonzioni, et alla Dottrina Christiana,
eccettuato il Mansionario di Ca’ Malipiero per esser molto lontano.
ad 19 Respondit Negative.
ad 20 Respondit Si fanno per questa volta dal ... Zanetti Giusti
per carità.
ad 21 Respondit Affirmative
ad 22,23,24 Respondit Negative
Quibus habitis...
In itinera pariter visum et visitatum fuit Oratorium publicum de iure
V. N. Thomae Mauroceno sub titulo Annunciationis B. M. V. ab Illustrissimo et
Reverendissimo Episcopo quod ita bene dispositum invenit ut nihil putaverit
ordinandum
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Un malinteso tra il
vicario e il suo segretario costrinse quest’ultimo a barrare l’ultimo paragrafo
tirandovi una linea sopra, e a riprendere sotto.
Lo stesso 5 settembre 1726
L’illustrissimo vicario, avvolto nel piviale
bianco, il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia provvisoriamente tenuto nel
predetto Oratorio, in un Tabernacolo sufficientemente ornato e conservato in
una pisside d’argento dorata all’interno con un canopo di seta vide, adorò e
visitò.
E dopo vide e
visitò le sante reliquie nella sacrestia del medesimo oratorio, lì parimenti
in via provvisoria, ossia dei santi martiri Lucio, Vito, Apollonio, Crispino,
Antonino e Vittoria, con le loro autentiche; e tutto ciò che li trovò, ovvero
calici, patene, paramenti e tutte le suppellettili sacre, i libri spettanti
alla Cura delle anime vide e visitò, e trovando che tutte le cose una per una
erano disposte ottimamente, non lasciò nessun ordine, ...
L’Illustrissimo e
Reverendissimo signor vescovo nel frattempo vide e visitò le sante reliquie
presenti nello stesso oratorio, ossia dei santi Martiri Lucia, … , Valentino,
Costanza, Vincenzo, Orsola e le altre Sante Reliquie della Santa Croce del
Signore Nostro Gesù Cristo, di san Gioacchino, del velo della Beata Vergine
Maria, di san Pietro di Alcantara, di san Gaetano e di sant’Antonio da
Padova, e così assolse la visita.
Alla fine
l’Illustrissimo predetto signor vescovo ... demandò al rettore di Croce di
Piave la visita dell’altro Oratorio dentro i confini della Chiesa
Parrocchiale sopraddetta in località La Fossetta allo scopo che
riferisca dello stato del medesimo
Oratorio a Sua Signoria Illustrissima e Reverendissia in modo che possa dare
gli ordini opportuni
Lo stesso giorno
L’Illustrissimo e Reverendissimo Vicario lungo la strada
(visitò?) l’Oratorio Pubblico di proprietà del Veneziano Nobil Uomo Tommaso
Morosini, sotto il titolo dell’Annunciazione della Beata Maria Vergine, e poi
che lo ebbe visionato e visitato, lasciò l’ordine che sia provveduta la
pietra sacra di tela cerata.
L’Illustrissimo
Reverendo Vicario, come gli era stato ordinato, si portò all’Oratorio di
proprietà del Veneziano Girolamo Malipiero, sotto il titolo del Santo
Rosario, che visito, e avendo trovato tutto ben disposto non ordinò nulla.
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Eadem die 5 mensis septembris 1726
Illustrissimus Dominus Vicarius Pluviali Albo inductus Sanctissimum Eucharistiae Sacramentum
in predicto Oratorio provisionaliter existens in Tabernaculo Marmoreo sufficienter ornato asservatum
in Pixide argentea intu deaurata cum Conopeo serico vidit, adoravit et visitavit;
Posteaque vidit et visitavit Sanctas Reliquias in Sacristia eiusdem Oratorii pariter provisionaliter asservatas, nempe Sanctorum Martyrum Lucii, Viti, Appollonii, Crispini, Antonini et Victoria cum suis authenticis, et omnia illic reperta, Calices scilicet, Patenas, Paramenta, cunctamque Suppellettiliam Sacram, libros ad animarum Curam spectantes vidit et visitavit, cumque singula optime disposita invenerit, nullos reliquit ordines,… …
Illustrissimus er Reverendissimus Dominus Dominus praedictus Episcopus hoc interim vidit et visitavit Sanctas Reliquias in eodem Oratorio existentes, nempe Sanctorum Martiirum Luciae, … , Valentini, Constantiae, Vincentii, Ursulae ac alias Sanctas Reliquias Sanctae Crucis Domini Nostri Jesu Christi, Sancti Hioachini, Veli Beatae Mariae Virginis, Sancti Petri de Alcantara, Sancti Caietani, ac Sancti Antonii Patavini, et et sic absolvit
Tandem Illustrissimus D. Dominus Episcopus predictus …. Rectori de Cruce Plavis demandavit
Visitationem alterius Oratorii infra limites Parochialis Ecclesiae supradictae in loco Fossetta nuncupato
ad hoc ut de eiusdem Oratorii statu referat D. S. Illustrissimae er reverendissimae pro oportunis ordinibus curandis
et ita
Eodem die
Oratorius Morosini
Illustrissimo et Reverendissimo R. Vicarius. assequ… accederet ad predictam Parochialem Ecclesiam
in itinere …it Oratorium publicum de jure V. N. H. Thomae Mauroceni, sub titulo Annunciationis B. M. V.
eum viderit et visitaverit, tunc reliquit ordinem.
Che sia proveduta la pietra sacra di tella certata.
Oratorius Malipiero
Illustrissimus R. Vicarius etc. de mandato se contulit ad infrascriptum Oratorium de jure
N. H. Hieronymi Malipiero, sub titulo Sancti Rosarii quod eum visitaverit,
et omnia bene disposita invenerit nihil ordinavit
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Fine resoconto visita pastorale del 1726
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L’oratorio Giusti
continuò a fungere da chiesa provvisoria per un anno, otto mesi e dieci giorni, cioè fino al 26 ottobre
1727, come ricorda una seconda lapide (sempre ottagonale) posta accanto alla
prima:
D.O.M.
ECCLESIA PAROCHIALI IAM EXTRUCTA,
COELESTIS HOSPITIS,
QUEM ALACRI ET DEVOTO OBSEQUIO DETINUERANT
PER ANNUM UNUM, MENSES OCTO, DIES DECEM
SUMMO ANIMI MOERORE OBSESSUM COMITARUNT
DIE XXVI OCTOBRIS ANNI MDCCXXVII
ovvero:
A Dio Ottimo Massimo.
Essendo stata ricostruita la chiesa parrocchiale
del celeste ospite
che con alacre e devoto ossequio avevano trattenuto
per un anno, otto mesi e dieci giorni
con sommo cordoglio dell’animo
accompagnarono il ritorno
26 ottobre 1727
Quello stesso giorno, il parroco don Pietro caovilla
celebrò la messa nella nuova chiesa; nella seconda cappella di
destra, allora dedicata a san Matteo e oggi al Sacro Cuore, fu murata la seguente
iscrizione incisa su marmo per ricordare la restituzione delle “consegne”
D. O. M.
PLAVE MINANTE VETERIS ECCLESIAE RUINAM
HAEC CONSTRUCTA FUIT
PIETRO CAOVILLA PLEBANO
QUI EAM BENEDIXIT
ET IN EA PRIMUS SACRIFICAVIT
ANNO 1727 DIE 26 OCTOBRIS
|
Ovvero
A Dio Ottimo Massimo.
Minacciando il Piave la rovina della vecchia chiesa
fu costruita questa,
parroco don Pietro Caovilla,
il quale la benedisse
e in essa per primo celebrò la santa messa
il 26 ottobre dell’anno 1727.
A Treviso intanto, a conclusione della sua visita pastorale in
diocesi, il vescovo Zacco celebrava il sinodo; e fu l’ultimo prima del
ventesimo secolo.
Il 7 novembre 1728 il nobil homo Ser Girolamo Malipiero, del fu Zaccaria, fece
testamento:
I. O. Semper
Adì – 7 – novembre – 1728 Venezia
Retrovandomi io Girolamo Malipiero
fu de Ser Zaccaria aggravato di male considerabile, e perciò pregato sino I. O
. M. mi concede grazia di vita, mente , ..., D. Ramesses Ard.. nodaro Veneto,
che voglia, come persona mia confidente scriver il presente mio testamento, et
ultima volontà, quale poi presenterò al suddetto perché seguita che sii la mia
morte resti pubblicato, e sia tutto, e ciascheduna delle sue parti
puntualmente, e intieramente eseguito, cassando et annullando ogn’altro
testamento, codicillo, o altra carta di disposizione, che avanti avessi fatto,
volendo, che solo il presente sortisca il suo effetto.
omissis
Lascio che siano officiate tre mansionarie quotidiane
perpetue nella chiesa della Madonna del Rosario alla Fossetta, cioè nella mia
chiesetta, volendo, che per cadaun mansionario li siano dati ducati 100 – annui
correnti in perpetuo da esser soddisfatti dal ritratto della Possessione di
Grassaga, cioè da frutti annuali della stessa possessione.
omissis
Lascio Erede universale di tutto ciò fosse, et item
quovismodo potesse di mia ragione, il tutto incluso, e niente eccettuato il
Signor Zaccaria Malipiero mio nipote, e suoi dipendenti maschi in perpetuo
abili, e capaci al maggior conseglio.
|
Consacrazione della nuova chiesa
A tre anni e sette
mesi dall’inizio dalla “notabile rotta”, a due dall’inizio dei lavori, la
chiesa era in grado di accogliere i fedeli per le consuete celebrazioni, anche
se ci vollero altri anni per completare l’arredamento interno. Fu lo stesso
vescovo Zacco che il 10 giugno 1731, 5 anni dopo la sua visita
pastorale, venne a consacrare la nuova chiesa. Nell’occasione l’arcivescovo
benedisse solennemente anche il cimitero attiguo. La nuova chiesa era simile
alla precedente, solamente più grande: aveva il suo bell’altar maggiore con
sopra una tela raffigurante sant’Elena che ha appena ritrovato la Croce, e
quattro cappelle ai lati, nelle quali erano inseriti altrettanti altari: quello
in fondo a sinistra era dedicato alla Beata Maria Vergine del Rosario; il primo
a sinistra, dopo il battistero, a sant’Antonio da Padova; il primo a destra a
san Bovo; il secondo a destra a san Matteo. Ai lati del presbiterio, erano due
porte: quella a sinistra portava in sagrestia, quella a destra alla base del
campanile.
Dopo la
consacrazione della nuova chiesa fu murata sulla parete destra della “nave”,
tra i due altari, un’altra lapide di marmo (oggi in controfacciata) con su
inciso:
D. O. M.
ET CRUCI SANCTISSIMAE INVENTAE
TEMPLUM HOC SACRAVIT
AUGUSTUS ARCHIEPISCOPUS ZACCO
EPISCOPUS TARVISINUS
ANNO MDCCXXXI
CUIUS ANNUALIS MEMORIA CELEBRABITUR
TERTIA DOMINICA OCTOBRIS
|
ovvero:
A Dio Ottimo Massimo e all’Invenzione della Santissima Croce questo tempio consacrò
l’arcivescovo Augusto Zacco, vescovo di Treviso, nell’anno 1731 di ciò la
memoria annuale si celebrerà nella terza domenica di ottobre.
Perso il rango di parrocchiale provvisoria,
cosa che era stata ricordata con le due lapidi ottagonali citate sopra,
e ritornata la chiesetta ad essere semplice oratorio, Antonio Zanetti Giusti
tentò di prolungarne importanza e fasto. Nella seconda domenica di ottobre si festeggiava la benedizione dell’oratorio
Giusti: Messer Antonio chiedeva al vescovo di poter continuare a farlo ma soprattutto di far celebrare
la messa in onore della Madonna del Rosario.
E così l’archivista trascriveva la
domanda rivolta ai membri della Congregazione dei Riti:
Eminentissimi e Beatissimi Signori
Antonio Zanetti Giusti Padrone della Chiesa, o sia
Oratorio publico dedicato alla Santissima Trinità, Beata Vergine de Sette
Dolori, San Francesco, et Filippo Benizio, e fondato da suoi Antenati nella
Villa di Croce di Piave Diocesi di Treviso, umilmente espone all’E.E. V.V.
celebrarsi nella seconda Domenica di Ottobre la festività della Benedizione di
esso Oratorio con molta frequenza de Sacrifizij, e concorso de Sacerdoti sì
regolari che secolari, ed altro numeroso Popolo per esservi in detto giorno
oltre l’indulgenza Plenaria Concessa dalla S.M. di Benedetto XIII, la
distribuzione d’alcune limosine lasciato dal ...o Pio Fondatore, e da
distribuirsi ogni anno in perpetuo nel detto giorno. Per accrescer sempre la
divozione al sudetto Santo Luogo, come altresì per spiritual consolazione del
Popolo, desidererebbe l’Oratore., che in detta Seconda Domenica d’Ottobre si
potesse celebrare nel menzionato Oratorio la Messa della B. Vergine; supplica
perciò umilmente l’E.E. V.V. per l’opportuna desiderata licenza. Che[...] della
Grazia.
|
Nello
stesso documento, di seguito (stessa scrittura), l’archivista della Curia
Tarvisina, riportata la medesima richiesta avallata dal vescovo Augusto Zacco:
Eminentissimi, et Beatissimi V.V. Procuratori Colendissimi
|
Dono tramite lettera di codesta Sacra Congregazione mi
è giunto con tutti gli onori affinché si possa accedere alle richieste fatte
nelle annesse preghiere rivolte dal signor Antonio Zanetti Giusti alle
Eccellenze Vostre, umilmente riferisco che esiste un Oratorio pubblico sulle
proprietà del predetto Ser Antonio entro i confini della chiesa parrocchiale
di Santa Croce di Croce di Piave di questa Diocesi fondato dai suoi avi, e
dedicato alla Santissima Trinità, alla Beata Vergine dei Sette Dolori, a san
Francesco e a san Filippo Benizio, nel quale ogni anno la seconda domenica di
ottobre ricorre la festa della benedizione del detto oratorio, e qui si
celebrano molti sacrifici, qualche Ufficio Divino da sacerdoti sia secolari
che regolari, con grande concorso di popolo in ragione della indulgenza
plenaria che viene concessa in quel giorno da Sua Maestà Benedetto XIII la
quale vale tuttora. In questa seconda domenica di ottobre tutti gli anni vengono estratte a sorte quindici doti
da distribuire a da assegnare alle fanciulle che frequentano la dottrina
cristiana, ciascuna ammontante alla cifra di dieci ducati veneti, e si
distribuiscono numerose elemosine ai poveri. Tali doti, sebbene sulla base
delle disposizioni testamentarie del fondatore dell’Oratorio si dovranno
estrarre e distribuire in perpetuo anche dopo la morte dell’Oratore, tuttavia
è lo stesso Oratore, acceso di sola devozione, che suole fare in modo che
vengano estratte tra i presenti e distribuite, ed erogate le stesse
elemosine. Queste sono le informazioni che mi sono state esibite e che posso
fornire alle Eccellenze Vostre, manifestando l’intendimento del mio animo, e
cioè ritengo che l’Oratore predetto sul suo libretto di supplica, che vi
rimetto, possa essere esaudito e a maggior ragione dal momento che nella
Comunità e nella Diocesi Tarvisina si recita l’ufficio del patrocinio della
Beata Maria Vergine, e tutti gli anni si celebra una messa di sera non nella
seconda domenica di Novembre, come si fa altrove, ma il giorno 25 febbraio
come una volta per tutte fu stabilita dall’illustrissimo di buona memoria e
reverendissimo Fortunato Morosini allora vescovo di Treviso e mai da mutarsi
in forza della concessione di codesta Sacra Congregazione del giorno 9
luglio1718, né si oppone il parroco di Croce di Piave, né ritengo che ciò
possa comportare alcun pregiudizio per la chiesa parrocchiale, mentre alle
medesime Eccellenze Vostre invoco da Dio con tutte le forse salute perpetua.
|
Munus per literas istius Sac:
Congregationis mihi honorifice iniunctum pro posse obeundo circa in annexis
precibus per Dominum Antonium Zannetti Giusti E.E. V.V. porrectis esposita,
humiliter refero, existere Publicum Oratorium super bonis de iure prefati
Domini Antonij infra limites Parochialis Ecclesiae S. Crucis Loci de Cruce
Plavis huius Dioecesis ab eius Majoribus fundatum, et dicatum Sanctissimae
Trinitati. B.M.V. Septem Dolorum.
S. Francisco, et S. Philippo Benitio, in quo quotannis Domenica secunda
Octobris recurrit Festivitas Benedictionis dicti Oratorij, ibique plurima
celebrantur sacrificia, aliqua Divina Officia a Sacerdotibus tam saecularibus
quam Regularibus cum magna Populi frequentia ratione Indulgentiae Plenariae
illa die concessae a. S. M. Benedicto P.P. XIII quae adhuc durat. Insuper
praedicta secunda Domenica Octobris singulis annis sorte exstrahuntur
quindecim gratiae (=doti) distribuendae, et assignandae puellis
frequentantibus doctrinam Cristianam, singulae ascendentes summam Ducatorum
decem Monetae Venetae, plurimaeque eleemosynae pauperibus erogantur.
Quae
gratiae, licet vigore Testamentariae dispositionis Fundatoris Oratorijs ...
[medesimi?] forent perpetuo extrahendae, et distribuendae tantum post mortem
Oratorijs, tamen Orator ipse sola accensus devotione de presenti extrahi
facere, et distribui, et elemosynas ipsas erogare solet. Haec sunt, quae ex
mihi exhibitis informationibus E.E. V.V. subijcere possum, animique mei
sensum aperiens, Oratorem praefatum super suo supplici libello, quem hisce
remitto, exaudiri posse putarem, et eo maxime, quia in Civitate, et Diocesi
Tarvisina officium de patrocinio B.M.V. recitatur, et missa vespertine
celebratur singulis annis non Dominica secunda Novembri, ut alibi, sed die 25
Februarij semel assignata a bonae memoriae Illustrissimo, et Reverendissimo
Fortunato Mauroceno tunc Episcopo Tarvisino, et nunquam immutanda vigore
concessionis istius Sac: Congregationis diei – 9 – Julij – 1718, neque
Parochus de Cruce Plavis opponit, nullumque pregiuditium Parochiali Ecclesiae
inferendum video, dum eisdem E.E. V.V. diuturnam incolumitatem enixe a Domino
exposeo.
E.E. V.V.
Tarvisij – 25 – Septembris – 1731
Antonius Addic...us Servus
A. Archiepiscopus Episcopatus Tarvisii
|
La
Congregazione dei Riti, dopo due mesi, così rispondeva alla Curia Tarvisina in
merito alla richiesta di Antonio Zannetti Giusti:
a favore del signor
Antonio Zannetti Giusti
Diocesi Tarvisina
Alle umilissime preghiere per conto di Antonio Zannetti Giusti,
signore dell’oratorio pubblico sotto il titolo della Santissima Trinità,
della Beata Vergine Maria dei Sette dolori, e dei Santi Francesco e Filippo
Benizi, situato dentro i confini della Chiesa parrocchiale di Santa Croce,
nel paese di Croce di Piave nella diocesi di Treviso, presentate e
prospettate alla Congregazione dei Sacri Riti,
la medesima Sacra Congregazione, ascoltata prima la relazione del Vescovo,
benignamente indulse a che ogni anno, nel predetto oratorio, la
seconda Domenica di Ottobre,
nella
quale a ragione dell’indulgenza plenaria concessa da Sua Maestà Benedetto
XIII, per il grande concorso di popolo, e con massima solennità, e per
l’estrazione di più doti da distribuirsi alle fanciulle che frequentano la
Dottrina Cristiana si celebra la festa della benedizione del detto Oratorio,
si possa celebrare anche la Messa solenne del Patrocinio della B.V.
M. e ciò valga.
24 Novembre 1731
|
Pro Domino Antonio Zannetti Giusti Tarvisina
Ad humillimas preces nomine Antonij Zannetti de Justis Domini
Oratorij publici sub titulo Sanctissimae Trinitatis, B.V.M. Septem Dolorum et
SS. Francisci et Philippi Benitij situm intra limites Ecclesiae Parochialis
Sanctae Crucis loci de Cruce Plavis in Dioecesi Tarvisina, Sac.(rorum) Rituum
Congretationi [leggi: Congregationi] porrectas, atque relatas, Sac.(ra) eadem
Congregatio, audita prius Relatione Episcopi, benigne indulsit, ut Singulis
Annis in praefato pubblico Oratorio Dominica Secunda Octobris, in qua ratione
Indulgentiae plenariae a Sa: Me: Benedicto P.P. XIII concessae magno Populi
concursu, ac maxima cum Solemnitate, et extractione plurium gratiarum Puellis
Doctrinam Chistianam frequentantibus distribuendarum, festum benedictionis
dicti Oractoij peragitur, Missa Solemnis tantum Patrocinij B.M.V. celebrari
possit, et valeat. Die 24 Novembris 1731
A.F. Cardinalis
Zon..sadari P. Prefectus
1731 = 23 = Zennaro in Cancelleria
Letta e licenziata per la Pia essecutione
Mattio Bianchi
H.M. Tedesch... Archipiscopus Apamenus Sac. Rit. Congregationis Sec.ius
(Gratis)
|
In febbraio (i tempi della burocrazia) la Congregazione ne
dava comunicazione alla Santa Sede, pronta ad accogliere ogni eventuale
rilievo.
E a settembre, finalmente, il vescovo Zacco concedeva a Zannetti
Giusti di celebrare nel suo Oratorio la messa della dedicazione alla B.M.V
2 settembre 1732
a Treviso, nel palazzo episcopale
L’illustrissimo e reverendissimo Don Augusto Arcivescovo Zacco,
per grazia di Dio e della Sede Apostolica vescovo di Treviso, presa visione del breve
da parte e in nome di Ser Antonio Zanetti Giusti da lui presentato,
e ricevuto quella reverenza che è lecita, concesse che ogni anno,
la seconda domenica di ottobre, venga celebrata una sola Messa Solenne appunto
per il patrocinio della Beata Maria Vergine nell’Oratorio pubblico
di proprietà del predetto Ser Antonio Zanetti Giusti,
situato entro i confini della Chiesa parrocchiale di Santa Croce di Croce di Piave
della sua diocesi tarvisina, senza alcun pregiudizio men che minimo dei
diritti parrocchiali, e ciò sia per tutti.
Augusto Arcivescovo Zacco
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Dies 2 Mensis Septembris 1732
Tarvisij in Palatio Episcopali
Illustrissimus, er Reverendissimus Dominus Dominus Augustus Archiepiscopus Zacco Dei,
et Apostolicae Sedis gratia Episcopus Tarvisinus, viso ultrascripto Brevi parte,
et nomine Domini Antonij Zanetti Giusti sibi porrecto,
et ea, qua decuit reverentia recepto, concessit,
ut quotannis Dominica Secunda Octobris celebretur unica Missa Solemnis
tantum de Patrocinio B.M. V. in Oratorio Publico de ratione praedicti Domini
Antonij Zaneti Giusti sito infra limites Parochialis Ecclesiae S. Crucis
de Cruce Plavis R.ijs Suae Tarvisinae Dioeces, sine quocumque etiam minimo iurium
Parochialium praejudicio, et ita... omnibus
A.(ugustus) Archiepiscopus Zacchus
o – o – o – o
Florentius Berlamius Curiae Episcopalis Coadiuvator de ...
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Morì il cappellano (dal Registro dei
Morti) il 23 marzo 1735
“P. Giorgio
Gabrielli Cappellano Curato d’anni 43 circa, confessato e comunicato li 21 et
havuto l’Olio Santo li 22 detto, morse e fu sepolto nella sepoltura de’
parrochi in questa chiesa”.
Nel
1739 veniva a mancare anche il vescovo Zacco (o veniva messo a riposo, o trasferito:
“ultimamente deffonto”, si leggerà nel 1745). Gli succedeva Benedetto
De Luca, veneziano, trasferito in giugno a Treviso da Ceneda. Il quale sei anni
dopo, venne in visita pastorale a Croce.
VISITA PASTORALE DELL’8 SETTEMBRE 1745
La nuova chiesa era
ormai completa anche nell’arredo: tra altre cose di minor valore ora aveva un
bel pulpito e una cantoria con un organo del Callido – il principale
costruttore d’organi dell’epoca – e una delicata balaustrata in marmo. Il
parroco don Pietro Caovilla aveva preparato una precisa relazione
sulla chiesa e la parrocchia.
Tre giorni prima queste erano state le
Risposte date dal Parroco
di S. Croce di Croce di Piave alle ricerche fattegli
in occasione della Visita di quella Chiesa fatta da Monsignor
Illustrissimo e Reverendissimo Benedetto de Luca Vescovo di Treviso.
I) Il Titolo della Parrocchiale di Croce di Piave è l’Invenzione di
S. Croce.
Della sua fondazione la notizia che si à è questa; cioè che la
Famiglia Eccellentissima Foscari doppo aver comprata dal Prencipe Serenissimo
la Gastaldia di Croce, quale per il più consisteva in Boscaglie, fece erigere
una piccola Chiesa, in cui ne’ giorni festivi si celebrava la S. Messa, acciò
(=allo scopo che) dalle persone che si impiegavano a tagliare legnami, da
quelle che faccevano carbone e da Barcaroli che con Burche venivano a caricare
le cose suddette, si potesse sodisfare il precetto di S. Chiesa. A misura poi
che andavasi sgombrando il Terreno, e si ridduceva a coltura, delle Famiglie
venivano ad abitarvi, per comodo delle quali la sopradetta Famiglia
Eccellentissima Foscari andò accrescendo la Chiesa stessa. E tale si dice
essere stato il principio della Parrocchia.
Dovendosi poi distruggere la Chiesa vecchia per una rotta
notabilissima della Piave seguita l’anno 1724, che la riddusse in stato di non
più sussistere, si è fabricata la presente nel fondo caritatevolmente donato
dalla Famiglia Lezze tra questi Confini; cioè a Mattina Strada commune: a
mezzogiorno, e sera sudetta Famiglia Eccellentissima Lezze; et a Monte N. H.
(=Nobil Homo) ser Bernardo Correr.
La di lei struttura è in una sol Nave [=navata] con cinque Capelle,
compresa la maggiore.
Ella è stata consacrata da Monsignor Illustrissimo, e Reverendissimo
Zacco Vescovo di Treviso ultimamente deffonto in giorno di Domenica 10 Giugno
1731, e la sua annuale Festività con di lui Decretto del giorno stesso si
celebra la terza Domenica d’Ottobre.
La sua collazione è di Juspatronato Laicale, quale presentemente si
divide in quattro Titoli. Il primo posseduto dai N.N. H.H. (=Nobili Homini)
Fratelli Foscari, da’ quali il Jus si è diramato negl’altri. Il secondo dalla
Famiglia Eccellentissima Lezze. Il terzo dal N.H. ser Marin Bernardo come Erede
del fù ser Marco Ruzini; et il quarto si divide in sette; cioè la Famiglia
Eccellentissima Lezze; N.H. ser Bernardo Correr; N.H. ser Girolamo Zustinian;
N.N.H.H. ser Giovanni e Fratelli Morosini; N.H. ser Giovan Battista Loredan
uxorio nomine; N.H. ser Antonio Molin; et Eredi del fù ser Leonardo Querini.
Questi eleggono per Iuramentum il Pievano; cioè li primi tre Titoli una volta
per uno, e quelli che possedono il quarto si uniscono a far l’elezione quando
tocca la loro volta.
Questa Chiesa non riconosce Matrice.
2: Cinque sono gl’Altari non consacrati, ma che hanno inserita la
Pietra Sacra; cioè uno del Santissimo Sacramento: uno della beata Vergine del
Rosario, uno di San Mattio, uno di Sant’Antonio di Padova et uno di San Bovo,
quali vengono mantenuti dalle loro Scuole con l’ellemosine che raccolgono dalla
pietà de Parrochiani, non avendo Elle, né la Chiesa, alcuna benché minima
rendita.
3: Oltre all’Indulgenze della Confraternita del Santissimo Rosario vi
è una Indulgenza plenaria ad septenium nel giorno Titolare della Chiesa.
4: Vi sono le seguenti Reliquie colle loro Autentiche riconosciute
dall’Ordinario; cioè del Legno della Santissima Croce, che si espone nelle due
festività di S. Croce, Maggio e Settembre; delli Santi Martiri Antonino, Vito,
Crespino, Appolonio, Vittoria e Lucio, quali si espongono nelle Festività di
Natale, Pasqua, Pentecoste, Titolare e Dedicazione della Chiesa, e di più
quella di San Vito nel giorno della sua Festività.
Le chiavi delle medesime si custodiscono dal Parroco nella Sagrestia.
5: Vi sono in questa Parrochia cinque
publici Oratorij; cioè uno della Casa Eccellentissima Foscari dedicato alla
Madonna del Carmine; uno delli N.N. H.H. Fratelli Morosini dedicato alla Beata
Vergine Annonciata; uno del N. H. ser Zaccaria Malipiero dedicato alla Santissima
Vergine del Rosario; una alla Fossetta della Casa Eccellentissima Lezze
dedicato a San Francesco d’Assisi; et uno dell’Illustrissimo Signor Antonio
Zanetti Giusti dedicato alla Santissima Trinità, alla Beata Vergine de 7 Dolori
et ai Santi Francesco e Filippo Benizio.
6: Qui non vi sono Luoghi pii né Congregazioni, ma le sole le Scuole
Laicali.
7: In questa Chiesa non vi è Scuola della Dottrina Christiana, né si
può pensare ad erigerla per le pocche Persone che hanno abilità e possono
venire ad insegnarla.
8: Qui non vi sono Legati pii, et in conseguenza né pur debbiti di
Messe.
9: Né pure vi sono Benefici di sorte alcuna.
10: La rendita di questo Beneficio un’anno per l’altro è di soldi 400
in circa, e consiste in Quartese, in
soldi 2 all’anno, che pagano li Eredi del fu signor Francesco Gambaro, et altri
soldi 2 annui che paga il Signor Lorenzo Biffi, come possessori de Beni della
quondam (=fu) Maria fu moglie del quondam (=fu) Valentino Trentin, sovra quali
Ella con suo testamento lasciò questo peso.
Di più il Parroco possiede un campo e tre quarti di terra per
mantene(re) con il detratto di continuo accesa la Lampada del Venerabile.
Le gravezze ordinarie del Beneficio consistono nella Decima di Lire
ottantasei Buona Valuta.
11: Tre sono li Sacerdoti abitanti in questa Parrochia; cioè Padre
Giovanni Gaetano Possè Capellano Curato; Padre Pietro Battaglia Mansionario in
Ca’ Malipiero, e Padre Osvaldo di Mauro Mansionario di Ca’ Giusti. Tutti tre
sono d’altra Diocese, hanno però le loro Licenze.
12: La Parrochia è composta d’Anime n.° 897, delle quali n.° 568 sono
da Communione.
13: Vi è Sagrestia con le Suppeletili descritte nell’Inventario che
si presenta, quali vengono provedute dalle Scuole con l’ellemosine che
raccolgono.
14: Vi è una sola sepoltura per li Parrochi.
15: Vi è Cimiterio benedetto da Monsignor Illustrissimo e
Reverendissimo Zacco ultimamente deffonto nell’anno 1731, quando consacrò la
Chiesa.
16: Non vi sono qui Monasterij, e
17: Né pure Fondi Episcopali.
Il fu Illustrissimo Signor Antonio Giusti con suo Testamento fatto li
30 Decembre 1723, e publicato seguita che fu la sua morte nel giorno 30
Novembre 1724 lascia un Legato annuo di grazie dieci di ducati dieci correnti
l’una da estraersi nel giorno della Sagra del di lui publico Oratorio dalle
Figlie di questa Villa che frequentino la Dottrina Christiana, quali grazie
abbino ad esser pagate dalla Scuola di S. Rocco di Venezia con la vendita delli
Beni da lui aquistati nelle Ville di Croce e Musile, con questa condizione
però, che tale Legato non abbia ad effettuarsi che doppo la morte delli
Illustrissimi Signori Antonio Zannetti Giusti ed Antonia Squarzieri Giusti,
tempo nel quale doverà entrare la di lui Commissaria nella sopradetta Scuola.
Con tutto questo però li sopradetti Illustrissimi Signori, secondando
l’inclinazione pietosa del loro cuore, principiarono sino dall’anno 1725, e
continuano a dispensar tali grazie, dal che ne rissulta un grande vantaggio
Spirituale a quest’Anime, poiché le Figlie alletatte (=allettate) da tale
Legato, frequentano assai più di quello (che) erano solite la Dottrina
Christiana, e si istruiscono in modo che diversissime di loro, divenute
Maestre, sono d’un grande aggiuto (=aiuto) al Parroco nella ristretezza in cui
si attrova la Villa di Persone abili a questo Esercizio.
Die Martii 7 mensis Septembris 1745 – de sero
in Visitatione Parochialis Ecclesiae S. Crucis de Plave
Coram Nobis comparuit Reverendus Plebanus
Dominus Petrus Caovilla Rector
Parochialis Ecclesiae Sanctae Crucis de Plave aetatis annorum 67 circa qui
citatus monitus ac iuratus pro ut tacto ... iuravit.
Interrogato del titolo con cui possede la Chiesa risponde sono 33
anni finiti che sono al possesso del Beneficio, a presentazione di molti nobili
veneti; ho le mie Bolle Vescovili di Monsignor Morosini, ed ho fatto la
professione della fede.
Interrogato del suo officio Risponde Applico per il popolo ogni festa
alla riserva della prima e terza del mese, perché applico per la scuola del
Santissimo; faccio la Dottrina Cristiana, publico le feste e digiuni.
Interrogato delle longationi Risponde faccio e vado alle longationi,
nelle quali si fà la decisione de’capi, né vi è difetto nella frugalità della
mensa.
Interrogato sopra degli Oratori Risponde In un solo Oratorio alla
Fossetta praticato dalli Barcaroli vi sono molti disordini, mentre ivi si cerca
con casselle, e maneggiano essi le limosine; si celebra avanti la Parrochiale
facendo precedere suono di campagna [=campana], si celebra liberamente ne
giorni interdetti dal Sinodo; e celebra ogni sorte de Sacerdoti, senza
presentatione della Curia e a me almeno li …i risaputi, né io ho potuto porvi
rimedio tuttoché abbia avvisato anco il Prelato.
Interrogato sopra li costumi de’ Religiosi e Chierici Risponde sono
esemplari sia per li loro costumi come per il loro vestire, conversare, e
predicare in tutto, e per tutto.
Interrogato sopra li offfici e servizio di Chiesa delli sudetti
Risponde il mansionario di Ca’ Malipiero viene in Chiesa a celebrare solamente
nei giorni interdetti dal Sinodo, gl’altri servono la Chiesa in conformità
de’suoi offici con esemplarità, contegno e sacri addobbi.
Interrogato sopra la custodia e governo della Chiesa Risponde Le
chiavi della Chiesa e Sagrestia stano appresso il Campanaro; si apre e chiude a
ore debite; si tiene netta, ed è sufficientemente provveduta e li massari fanno
il loro dovere, e amministrano con fedeltà.
Interrogato sopra gl’Ogli Santi Risponde li ricevo a Treviso dalla
Cattedrale, le chiavi sono custodite da me; mando a ricerverli un Uomo, che li
riceve anco per Noventa, e li vecchi li abbruccio.
Interrogato circa il Santissimo Sacramento Risponde le chiavi sono
tenute da me, le particole conservate le consumo, e muto ogni otto giorni
l’estate, e quindeci l’Inverno; purgandole prima con Tamisetto da framenti.
Interrogato sopra li costumi del Populo Risponde il mio Populo è
portato alla pietà, frequenta la Chiesa, e Sacramenti, non ho bestemmiatori, o
scandalosi.
Interrogato sopra le funzioni della Chiesa Risponde il Sacramento
agl’Infermi si porta con quattro ferali, ed altri lumi; la prima messa si
celebra da me ad un’ora e mezza di sole, faccio tutte le funzioni della Chiesa,
Messa, Vespero, Dottrina, Catechismo, Rosario e Litanie, né ammetto a
Sacramenti chi non sa li misteri della fede.
Interrogato sopra le ostetrice e Battesimo dei fanciulli Risponde ve
n’è una ... [probabilmente: bene istruita], li fanciulli se batezano per di più
lo stesso giorno che nascono, e non ammetto per Padrini più di uno ed una.
Interrogato sopra le Puerpere e Indulgenze risponde le Puerpere si
ricevono tutte in Chiesa, non ho Indulgenze spirate, e sono ammesse dalla Curia
di Treviso.
Interrogato de Romiti [=eremiti] e Predicatori Risponde non vi sono
né l’uno né gl’altri.
Interrogato se vi sia qualche abuso degno di correzione, o abbia
qualche cosa d’arricordare Risponde niente.
Quibus habitis r.c. et fuit dimissus.
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Furono quindi ammessi i testimoni
Postea examinatus fuit Natalis
quondam Domenici [=del fu Domenico] Daleri
dictus Lucheta aetatis annorum 60 –
qui citatus, monitus, ac iuratus prout tactis iuravit
Interrogato da quanto tempo abiti nella Parocchia, e se abbi alcun
officio in Chiesa Risponde sono nato e sempre stato qui, et
al presente non ho alcun impiego in Chiesa.
Interrogato delle scuole, rendite, amministratione, Risponde le
rendite consistono in carità, sono amministrate fedelmente, resi li conti, e
fanno li massari il loro dovere.
Interrogato della custodia e governo della Chiesa Risponde la Chiesa
è tenuta netta anco di biancheria, si apre e chiude ad ore debite, ed
abbondantemente provveduta di Suppellettili.
Interrogato del Parroco Risponde in una parola è un ottimo Parroco
[sono quattro parole in realtà]; fa tutte le funzioni in veste lunga, predica,
visita ed assiste con carità agl’Infermi, insomma non si può desiderare di
meglio. Per colpa del Parroco non è morto alcuno senza Sacramenti [la frase va
invertita] ed agli infermi si porta il Santissimo Viatico con ferali ed altri
lumi.
Interrogato sopra il loro officio e servizio di Chiesa Risponde il
Capellano di Ca’ Malipiero viene pochi giorni alla Chiesa; bensì spesse volte
quello di Ca’ Giusti; sono per altro di buoni costumi e vivono da
Ecclesiastici.
Interrogato del Capellano, e suo officio in Chiesa, e fuori Risponde
esso pure è di buoni costumi, intervieni a tutte le funzioni della Chiesa, e il
Parroco è contento di lui.
Interrogato se abbia alcuna cosa d’arricordare Risponde niente.
Quibus habitis r.c. est confessus et
esaminatus hac mane, et fui dimissus.
Perhinde [= di seguito]) examinatus fuit Matheus quondam Petri (=del fu Pietro)
Biasiol aetatis annorum ...0 ... testis – qui citatus, monitus atque
iuratus prout tactis, iuravit
Interrogato da quanto tempo abiti qui e se abbia officio alcuno in
Chiesa, Risponde 9 anni finiti che sto qui, e non ho offici in Chiesa.
Intrrogato delle Scuole Risponde non sò cosa alcuna et cum esset
famulus Rectoris de Cruce Plavis fuit dimissus (=ed essendo il domestico del
Rettore di Croce di Piave fu congedato. Sicuramente doveva andar a preparare il
fuoco per la cena)
Examinatus fuit Batholomeus Maschio quondam Sanctes (=del fu Sante) aetatis annorum
45 et qui citatus, monitus atque iuratus prout tactis, iuravit
Interrogato da quanto tempo abiti qui e se abbia officio in Chiesa
Risponde sono nato, e sempre stato qui, e sono massaro di San Mattìo.
Interrogato delle Scuole Risponde le rendite di esse consistono in
carità, tutti li massari fanno il loro dovere, rendono li conti con il
fondamento de’ libri.
Interrogato come sia custodita e governata la Chiesa Risponde la
Chiesa si scopa con frequenza, si muta di biancheria a suoi debiti tempi e
secondo il bisogno, è provveduta di quanto occorre, si apre, e sera a ore
debite.
Interrogato del Parroco Risponde Abbiamo un Capellano, che per
assisterci in predicare, confessare, e far dottrina, non vi è altrettanto al
mondo, e similemente riguardo al suo contegno, ed esemplarità di praticare, e
vestire, basta avvisare o esso o il Capellano che vi sia qualche Infermo, non
vi vuole di più, perché siano ben assistiti.
Interrogato sopra li costumi de’ Religiosi e chierici Risponde Li
mansionarij di Ca’ Malipiero, e Ca’ Giusti sono esemplari, e di buoni costumi;
il secondo interviene alle funzioni della Chiesa, ma il primo quasi mai.
Interrogato se abbia alcuna cosa d’arricordare Risponde niente.
Quibus habitis r.c. est confessus et esaminatus hac mane et fuit dimissus.
|
Il vescovo se ne
andò quindi a cenare e dormire nel palazzo del nobil homo Foscari. La mattina
successiva la visita riprese.
mercoledì 8 settembre, di mattina
L’illustrissimo e
reverendissimo vescovo, scendendo dal palazzo del nobiluomo Foscari, dove
aveva pernottato, si portò alla casa del prete, da lì fu accolto secondo
costume sotto l’ombella, e fece il suo ingresso in chiesa, dove celebrò la
messa, comunicò, tenne la predica, assolse le esequie tanto in chiesa quanto
nel cimitero, visitò il Santissimo Sacramento, conservato in un tabernacolo
di pietra insieme con un’altra piccola pisside per gli infermi, diede la
benedizione, ricevette le risposte del parroco (quelle riportate all’inizio
della cronaca della visita) e da sotto il baldacchino diede la benedizione
papale (al cronista scappa l’aggettivo)
Visitò l’altar
maggiore. Quindi le reliquie dei santi Vito, Antonino e Vittoria con le loro
autentiche all’altare di san Bovo.
Quindi le reliquie
dei santi Crispino, Lucio e Apollonia con le loro autentiche all’altar di San
Matteo.
Visitò l’altar
maggiore, gli Oli santi, tenne l’esercizio della Dottrina Cristiana e ordinò
come specificato in seguito.
|
Die Mercurii 8 settembris de mane
Illustrissimus et Reverendissimus Dominus D. Episcopus discedens ex Palatio N. H. Foscari, ubi pernoctavit, se
contulit in domum Presbiteralem, ex qua receptus fuit de more sub Umbella, et
Ecclesiam ingressus est, ubi missam celebravit, communicavit, concionem
habuit, exequias persolvit tam in Ecclesia quam in Coemeterio, visitavit
Sanctissimum Sacramentum in Tabernaculo lapideo asservatum, cum alia parva
pixide pro Infirmis, dedit benedictionem repositumque fuit a Parocho, sub
Baldachino dedit benedictionem Papalem.
Visitavit Altare maius.
Reliquias Sanctorum Viti, Antonini, et Victoriae cum suis
authenticis ad Altare Sancti Bovii.
Reliquias Sanctorum Crespini, Lucii, et Appolloniae cum suis
authenticis ad Altare Sancti Matthei.
Visitavit Altare maius, Olea Sancta, deinde habuit Exercitium
Doctrinae Christianae et ordinavit pro ut
|
Mentre il vescovo si occupava
del lato destro della parrocchiale, il vicario cominciava dall’altro:
il detto giorno, di mattina
L’Illustrissimo
Vicario visitò la detta Chiesa Parrocchiale, la sacrestia, gli altari, i
messali, le sacre suppellettili, i calici, l’ostensorio, il cimitero, e
ordinò come specificato poi.
Visitò l’altare
della Beata Maria Vergine del Rosario; l’altare di sant’Antonio da Padova e
ordinò come specificato poi; l’altare di san Bovo e l’altare di san Matteo e
ordinò come specificato poi;
|
die dicta de mane
Illustrissimus Dominus Vicarius visitavit dictam Parochialem Ecclesiam, Sacristiam,
Altaria, Missalia, Sacras Supeletiles, Calices, Ostensorium, Coemeterium, et
ordinavit pro ut
Visitavit Altare B. M. V. de Rosario
Altare Sancti Antonii de Padua et ordinavit pro ut
Altare Sancti Bovii, et Altare Sancti Mathei
et ordinavit pro ut.
|
E mentre il vescovo teneva
‘l’esercizio della dottrina’, il vicario, come gli era stato ordinato, si portò
alla Fossetta a visitare i tre oratori pubblici di quella zona;
(visitò)
l’oratorio pubblico del nobile veneziano Zaccaria Malipiero, la sacrestia, i
calici, le suppellettili, i messali (riscontrando che) è in piedi
un’obbligazione per celebrare tre volte la settimana e tuttavia vi si celebra
solo una volta la settimana, e ordinò
(visitò)
l’oratorio pubblico di proprietà del nobile veneziano Lezze sotto il titolo
della Beata Maria Vergine e di san Francesco di Paola, le sacre
suppellettili, i calici, i messali e ordinò
L’oratorio
pubblico di proprietà dei nobili veneziani Foscari non fu visitato perché
esso ricade sotto diritto del Patriarca delle Venezie e tutto fu supposto... |
... pro ut.
Oratorium publicum V.N. Zacharia Malipiero,
Sacristiam, Calices, Supelletiles, Missalia, extat obligatio ter in hebdomada
celebrandi, et tamen semel tantum in hebdomada celebratur, et ordinavit
Oratorium publicum de ratione V.N. Lezze sub
titulo B. M. V. et S. Francisci de Paula, Sacras Supelletiles, Calices,
Missalia, et ordinavit.
Oratorium publicum de ratione VV. NN. Foscari
non fuit visitatumeo quod est de jure Patriarcha Venetiarum, et omnia ...
supposita fuerunt.
|
Quindi il vicario tornò indietro e visitò il quarto oratorio.
L’oratorio
pubblico della Santissima Trinità di proprietà dei nobili veneziani Giusti,
la sacrestia, i calici, i messali, le suppellettili.
|
...supposita fuerunt.
Oratorium publicum Sanctissimae Trinitatis de
ratione VV.NN Zusti, Sacristiam, Calices, Missalia, Supellectiles .
|
Un sì lungo tragitto fu
ricompensato dalla visione di una straordinaria
quantità di reliquie, tutte conservate all’oratorio Giusti, la gran parte
con le loro autentiche, e quindi... ehm... vere.
(Visitò)
le reliquie della Santissima Croce, dei santi Rocco, Liberio, Teresa,
Apollonia, di san Francesco d’Assisi e di san Francesco di Paola, di san
Filippo apostolo, di san Pietro apostolo, di san Filippo Neri, di santa
Barbara, Stanislao Kosta e Pasquale Baylon, della colonna della flagellazione
di Nostro Signore Gesù Cristo, di santa Concordia e di santa Costanza, con le
loro autentiche, e ordinò come specificato di seguito.
Come pure le reliquie dei santi
Gioacchino e Anna (genitori di Maria) e un pezzo del velo della Beata Maria
Vergine, e di santa Lucia, con le autentiche ma ahimè [l’ahimè l’ho aggiunto
io] senza sigillo, e ordinò come specificato di seguito.<
(E infine) le reliquie di santa
Giusta, santa Vincenza e san valentino, con le autentiche...
|
Reliquias Sanctissimae Crucis, SS. Rochi, Liberii,
Theresiae, Apolloniae, Francisci de Assisis, Francisci de Paula, Filippi
Apostoli, Petri Apostoli, Filippi Nerii, Barbarae, Stanislai Kosta, Paschalis
Bailonis, de Columna flagellationis D. N. J. C., Concordiae, et Constantiae
cum suis authenticis, et ordinavit prout
Reliquias ibidem SS. Iachia, Annae, ex velo B.
M. V., Luciae, cum authenticis, sed sine sigillo, et ordinavit pro ut
Reliquias SS. Justae, Bincentiae, et Valentini cum authenticis
|
Questi gli ordini che lasciò il vescovo De Luca per la chiesa di Croce:
Ordini per la Chiesa di Croce di Piave
Che oltre gl’ordini gnati fol. 1° il coperchio del Battistero sua
reso fermo, e la chiave sia dorata
Che la chiave degl’Ogli santi sia dorata, e li tre vasi di stagno
siano provveduti nuovi
Che la Pianeta di seta a fiori bianchi dopo un’anno sia sospesa
Che sia accomodata la Pianeta rossa a fiori d’oro, e così il manipolo
dell’altra simile, così pure sia accomodato il manipolo dell’altra Pianeta
rossa
Che la Pietra dell’Altar di Sant’Antonio di Padova sia portata
innanzi, acciò comodamente si possa posar l’ostia, ed il calice
Che l’ombrella, con cui si porta il Sacramento agl’Infermi sia foderata di bianco
Che alli Confessionarij siano posti li casi riservati dell’ultima edizione
Che gl’Intagli laterali dell’Expositorio siano nuovamente dorati, o almeno coloriti
Che sia fatto un Tabernacolo, ossia Paradisetto per porre la Pisside,
quando si porta il Sacramento agl’Infermi
|
E questi quelli che
lasciò, sulla base di quanto riportato dal suo vicario:
Ordini particolari per l’Oratorio publico di ragione di Ca’ da Lezze
sotto il titolo della Beata Vergine, e San Francesco di Assisi sotto
Croce di Piave
Che oltre gl’ordini gnati fol. 2° al messale da vivo sia unito un
canone, e Santi novi
Che il manipolo della Pianeta pavonazza di setta resti sospeso, ed
alla stessa Pianeta sia posta da novo la colonna di mezzo d’avanti
Che sia fatto un nuovo antipetto
Che al Finestrino di facciata sia posta una ramata
Ordini particolari
per l’Oratorio publico del N. H. quondam Zuanne Malipiero
Che oltre gl’ordini gnati sia fatto aggiustare il soffitto della suddetta Chiesa
Ordini particolari per l’Oratorio publico della Santissima Trinità
di ragione delli Signori Giusti
Che oltre gl’ordini gnati le reliquie di San Giovachia [=Gioacchino],
di Sant’Anna, del Velo della Beata Vergine, di Santa Lucia siano sospese a
tanto saranno ...amente riconosciute dalla Cancelleria Vescovile
Dala Visita della Chiesa Parrocchiale di Croce di Piave il dì 8 7mbre
1745 . quinto [=quinto giorno della settimana, cioè giovedì 8 settembre]
Benedetto Vescovo di Treviso
|
Fine resoconto visita pastorale del 1745
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A proposito: vorrei
vendere un pezzo del sandalo di san Longino.
A qualcuno interessa?
Insalubrità dell’aria
L’apertura del
Taglio del Sile, canale pensile che scorreva fin troppo lento verso il suo
nuovo letto e a volte addirittura in senso contrario a quello auspicato (studi
moderni ne hanno attribuito le cause alla rotazione terrestre, in particolare
alla forza di Coriolis, quella per cui i gravi lanciati verso l’equatore
deviano verso est), aveva provocato diverse inondazioni nei territori a nord
del canale medesimo, rendendoli paludosi e compromettendo la salubrità
dell’aria.
Una conferma di quanto diciamo ci viene dalla vicenda delle
mansionarie
che ser Girolamo Malipiero aveva inteso
venissero officiate quotidianamente nel suo oratorio alla Fossetta e che il
nipote, ed erede, ser Zaccaria, intendeva (almeno due delle tre) trasportare
altrove, non riuscendo a trovare preti che le officiassero. Pertanto egli
chiese a don Caovilla di attestare la reale situazione così da farla conoscere
al vescovo e ottenere l’assenso a tale trasferimento.
Eccone la trascrizione.
Eccellenza Reverendissima ... Padre e Patrone mio Colendissimo
Croce di Piave li 25 Aprile 1747
Con il qui unito attestatto resta
prontamente ubbidito il commando di Vostra Eccellenza Reverendissima, a cui in
oltre soggiongo, che nelli primi anni doppo la morte del fu N. H. Ser Girolamo
Malipiero vi sono statti tre Sacerdoti, che quotidianamente offiziarono in
quell’Oratorio le tre consapute Mansionerie; qualch’anno ve ne furono due; ma
per il più uno solo; come pure uno solo ve n’è al presente. se poi nel tempo
della mancanza o di uno o delli due Sacerdoti sia statta adempita altrove la
disposizione Testamentaria del fu N. H. Ser Girolamo sopradetto, non saprei
dirlo.
Certo che per l’infelicità
dell’abitazione, e dell’aria li Sacerdoti di queste nostre Parti non vogliono
andar ivi ad arrischiar la salute, e forse anco la vita, e la maggior parte de
Forastieri, che vi sono statti sin’ora, si sono fermati chi meno d’un’anno, chi
un’anno solo, e chi pocco più, ed io alla loro partenza ò sempre avuta grande
occasione di ringraziare il Signore,
attesoche a ... di pocchi, tutti gl’altri anno data materia di scandalo a
questi popoli, perché inclinati o al Vino, o al Senso, o alla Bravura, e però
crederei potesse anco questo essere un forte mottivo per consolare le brama di
S. E. il I. Zaccaria, attesoche quando anco li riuscisse di ritrovare, il che
credo difficilissimo, non potrebbe mai avere in un luogho così infelice che
tale qualità di Preti, quali, suppongo, e l’esperienza avuta sin’ora, mi fa
tenere per certo,che la maggior parte per simili, o altre rilevanti raggioni
siano statti neccessitatti ad abbandonare le loro Famiglie, e le loro Diocesi.
Come poi con le due Messe che di
continuo vi sono nella mia Chiesa, resta bastantemente accomodato questo
Popolo; così quando l’E. V. Reverendissima credesse di poter accordare la
grazia al predetto N. H. Ser Zaccaria, supplico non voler aver riflesso di
sorte alcuna a questa mia Chiesa, perché qui pure si incontrerebbero le
medesime difficoltà ed in aggiunta non vi sono Case, ove li sacerdoti potessero
ricovrarsi.
Termino coll’umiliarle li più vivi
attestati del mio sommo rispetto, e dovuta ubbidienza; e mentre genuflesso
imploro la di Lei Paterna Benedizione, mi scrivo qual sono, e sarò sempre
Di Vostra Eccellenza Reverendissima
Umilissimo, Devotissimo, Ubbidientissimo Figlio, e Servo
P. Pietro Caovilla Pievano
|
E questo è l’attestatto per il vescovo:
A Monsignor Illustrissimo e
Reverendissimo Benedetto di Luca Vescovo di Treviso attesto con giuramento, io
sottoscritto, come in questa mia Parrocchia si attrova il publico Oratorio del
N.(obil) H.(omo) Ser Zaccaria Malipiero, quale per essere situato in vicinanza
delle Paludi, ed in luogho di frequente soggetto ad inondazioni, l’Aria ivi è
poco salubre, anzi specialmente nell’Estate nociva, persuadendomi a credere,
essere questo il mottivo della difficoltà, o per meglio dire impossibilità, che
incontra il predetto N. H. nel ritrovare Sacerdoti che voglino offiziare le trè
Mansionarie lasciate nel detto Oratorio dal fu N. H. Ser Girolamo Malipiero suo
zio, essendo molto facile a chi non è nato, ed assuefatto a quell’aria / col
dimorarvi lungho tempo / di pregiudicare la sua salute ed arrischiarvi anco la
vita.
Di più attesto esservi in questa
mia Parrochiale di continuo due Messe, colle quali il Popolo resta
sufficientemente proveduto, per sodisfare il debbito, che li corre ne’ giorni
festivi; e che la pocca Gente abitante in quel luogho viene ad essere
bastantemente accommodata con una Messa, che ivi si celebri specialmente in
tempo d’Inverno, quando le strade si rendono molto difficili e per li fanghi, e
per l’aque.
Dalla Chiesa Parochiale di Santa
Croce di Croce di Piave li 25 Aprile 1747
Io P. Pietro Caovilla Pievano della Chiesa sudetta
di mano propria, e col sigillo
|
Il
vescovo rivolse la richiesta al papa. Dalla Santa Sede giunse probabilmente la
richiesta a cercare riscontri più oggettivi. Il 18 agosto 1747 don
Pietro Caovilla inviava alla Curia Tarvisina due massari per compiacere Ser
Zaccaria Malipiero.
Per compiacere S.E. il S. Zaccaria
Malipiero che me ne fecce l’istanza, indizzo a cotesta Illustrissima Curia due
Massari della mia Chiesa, l’uno de quali si è il Signor Angelo Caovilla,
Massaro della Scuola del Santissimo Sacramento, e l’altro Messer Gio: Maria
Veronese Massaro della Scuola di S. Mattio.
Io per
verità non ho sicura notizia del fine, per il quale vengo pressato a spedirli,
tutta via le dico, ed attesto che sono Uomini d’onore, e potrà darli intiera
fede, e credenza a quanto risponderanno sopra le interrogazioni, che li saranno
fatte.
Abbraccio
poi con tutt’il piacere quest’incontro, perché mi porge l’onore di rinovarle
gl’attestatti del mio rispetto, e di quella stima, che mi farà sempre essere
Di V.R. Reverendissima
Um.mo,
Dev.mo Obl.mo Servitore
P. Pietro Caovilla Pievano
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I quali massari il giorno dopo erano in Curia a testimoniare
Die – 19 – martis Augusti – 1747 –
Tarvisii in Cancellira Episcopali
demandae ac per citationem Petri Antonii Trevisan
Coram
nobis . . comparuit
Angelus Caovilla Venetus testis . . . qui monitus, .
. . . . . prout ad delationemque jurantibus . . . ad opportunas. . . . . .
interrogatus respondit ut infra :
Interrogato
del nome cognome disse: Mi chiamo Angelo Caovilla quondam Fran(ces)co (del fu
Francesco) da Venezia, ma abitante in Croce di Piave da anni 34 in qua, e
faccio il sartor.
Interrogato
se sappia la cagione per cui fu citato ad esaminne disse: Precisamente non so,
ma mi figuro per le mansionarie di Ca Malipiero.
Ei dictum
dove siano le dette mansionarie, quante sieno, e dica la cagione per cui si
figura di dover essere essaminato sopra le medesime, disse: «Per testamento del
Nobile quondam Ser Zaccaria Malipiero furono lasciate tre mansionarie
quotidiane da essere celebrate nella
sua chiesiola sulla Fossa in Villa di Crose di Piave, e mi figuro di dover
esser essaminato per queste, perché ho sentito a dire che S. E. Zaccaria
Malipiero [nipote] del testatore voglia trasportare in altra diocesi due delle
dette mansionarie, ed una voglia ritenerla nella detta sua chiesiola.
Ei dictum
se sappia qual stipendio sia stato assegnato alle dette tre mansionarie, disse:
Non so niente in chiara verità per non averne mai di questo fatta ricerca.
Interrogato
se sappia la cagione per cui il detto cavalliere ora voglia trasportare due
delle dette tre mansionarie, disse: «Io so che per l’aria cattiva che v’è in
quella parte, li Preti non possono fermarsi, perché si pregiudicano nella
salute. Li Preti di quelle vicinanze non vogliono abitare in quella parte, e
per lo più (h)anno officiate le dette mansionarie Preti forastieri, talvolta ne
vidi tre, poche volte due, e per lo più uno, e questo pure per l’altro . .
sudette ogn’anno si pratica. E adesso il detto Zentiluomo non vuole più tenere
Preti, ed è forzato trasportarle le altare.
Ei dictum
se a cagione del detto desiderato trasporto si rendesse pregiudicata la chiesa
Parrocchiale ala gente della villa, disse: «Alla chiesa Parrocchiale non può
recare pregiudizio alcuno poiché v’è la messa prima, e poi la conventuale; la
gente poi non può dolersi né aggravarsi perché anche in quelle parti vi sono
diverse messe quotidiane nell’oratorio di Ca’ Lezze, delli Signori Giusti; alla
Fossetta poi tutte le feste, e poi ne resterebbe ancora una nell’oratorio di
Ca’ Malipiero suddetto. E ciò depongo con verità, e scienza massima poiché sono
io massaro attuale della scola del SS.mo nella chiesa di Crose di Piave. Anzi
direi che piuttosto tante mansionarie sogliono dare disturbo alla Parrocchiale
togliendo la gente, e distraendola dalla chiesa Parrocchiale, e pregiudicandola
nelle limosine. E poi colla mutazione dei tanti Presti forastieri, se ne ebbe
certuni che (h)anno dato scandalo col loro mal vivere, coll’ubbriacarsi, col
trovar risse, sino a far le schioppettate colli forati (?). Onde da ciò io sono
di parere che sarebbe cosa buona che fossero trasportate almeno due, bastando
già che ne rimanga una in quell’oratorio.
Interrogato
se sappia con qual espressione sieno lasciate dal Testatore le tre mansionarie
a quella chiesiola, disse: «Non so come esprima il testamento».
Interrogato
se abbia che aggiungere su tal materia, o avesse a dire sopra di ciò cosa che
fosse non fosse stata ricercata disse: «Non saprei che dire né aggiungere.»
Quibus habitis v.v.v.c Confessus. et Comunicatus die
festo assumptionis B. M. V. et fuit d...
Io
Angelo Caovilla masaro del Venerabile di Crose di Piave.
Illico.
... ut supra . . . comparuit Joannesmaria Veronese testis assumptus
Episcopi qui citatus monitus, ac juratus p..tactis
juravit et fuit
Interrogatus
del nome cognome, disse: Mi chiamo Gianmaria Veronese quondam Antonio da Crose
di Piave averò anni 41. e sono massaro della scuola di S. Mattio nella chiesa
di Crose di Piave.
Interrogato se sappia la cagione per cui fu citato disse: Io credo per CaMalipiero.
Interrogato se sappia sopra qual particolare, disse: Non so niente.
Interrogato
se sappia che Ca Malipiero in Crose di Piave abbia oratorij disse: Signorsì
alla Fossa ha un oratorio, ed ha un prete che ivi dice messa ogni giorno.
Interrogato
se sappia quante mansionarie vi sieno in detto oratorio disse: Io non so quante
mansionarie ivi sieno. So che v’è un prete che dice messa ogni giorno, si
diceva poi che una volta ve fossero due Preti, ma due non li ho mai veduti.
Interrogato
se nella situazione dell’oratorio già detto si àui aere cativo, disse: L’aria
cattivissima in quel luogo, e specialmente dove ha l’abitazione il mansionario,
et a cagione dell’aria cativa li nostri Preti non vogliono ivi abitare, e per il
più sono stati, e sono Preti forastieri, che di tanto in tanto si mutano poiché
non possono resistere.
Ei dictum
che nel detto oratorio predetto furono lasciate tre mansionarie quotidiane, due
delle quali il dictus Zaccaria Malipiero desidererebbe trasportarle altrove a
motivo che non può trovar Preti che le officiano per l’aria cativa. Qua dicto
fuit
Interrogato
se a cagione di tal trasporto la chiesa parrocchiale restasse pregiudicata,
oppure la gente si potesse lamentare, o fosse di pregiudizio in qualunque
maniera, disse: Supposto che ve ne sieno tre che non lo so – lo tengo per certo
che la Gente non si lamenterebbe perché (h)anno prima e seconda messa alla
Parrocchiale, e poi in quelle vicinanze v’è la messa di Ca Lezze e di Ca
Giusti, che unita a quella di Cà Malipiero bastano per il commodo di quella
gente vicina. Quanto alla Parrocchia io penso che sarebbe piuttosto utile
perché così vi sarà più gente alla Parrocchia, ad udir la predica e far
limosina.
Interrogato
se sappia qual emolumento sia destinato al mansionario disse: Non so niente.
Interrogato
se abbia che aggiungere disse: «Non ho di che. . . . »
Quibus habitis v.v.v.c Confessus et Comunicatus die festo
assumptionis B. M. V. et firmò dianzi
Zamaria
Veronese Masaro di san Matio di Crose di Piave affermo . . . . . . di sopra
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Il vescovo trasmise quindi alla
Congregazione dei riti tutto l’incaratamento raccolto; ma la faccenda dovette
andare ancora per le lunghe se, nel febbraio 1947, ne fu coinvolta la nobil
donna Chiara Malipiero del fu Zaccaria, sorella di Girolamo (il testatore) e
vedova di Pietro Cappello del fu Filippo, e quindi zia del Zaccaria richiedente
(sufficiente la genealogia?), come risulta da sua una breve lettera, nella
quale si dimostra più tollerante che favorevole all’ipotesi.
Per una trattazione completa del periodo storico vedi
CARLO DARIOL - Storia di Croce Vol. I - IL PAESE DELL'INVENZIONE
dalle origini all’arrivo di Don Natale (1897), Edizioni del Cubo
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