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Don Primo Zanatta, nuovo parrocoIl 7 ottobre 1970 il vescovo Mistrorigo nominò parroco di Croce don Primo Zanatta.
Don Primo non fu coadiuvato da alcun cappellano. Sul finire del ’70 arrivarono i socialisti, con Paolo Franchin (che aveva sposato la Giuseppina Zanin) e i giornali, con la Roberta Pivato: prima li si andava ad acquistare a Fossalta. I giornali, non i socialisti. Il 3 marzo 1971 morì a Pove di Bassano don Ferruccio, poi sepolto nel cimitero di Castello di Godego nella cappella dei sacerdoti. Il campo sportivoAll’inizio degli anni Settanta fu costruito il campo sportivo di Croce che fu intitolato a “Paolo VI”. Per l’occasione fu tolto il vespasiano che era vicino all’ingresso al campo sportivo (dove adesso c’è la cucina della sagra). Fu eliminato anche l’altro vespasiano che era davanti al forno. Rimasero le due pompette, una davanti al macellaio Favretto e una vicino al monumento ai caduti: l’acqua di quest’ultima era la migliore per cucinare i fagioli, si diceva, perché sapeva di ferro. Sempre all’inizio degli anni Settanta, essendo aumentata la popolazione scolastica, le classi furono sistemate nelle aule del Centro sociale. Ce n’erano quattro di aule e quando si completò il ciclo rimaneva scoperta una classe che fu sistemata in canonica vecchia, nel corridoio d’ingresso (nella stanza di don Ferruccio). Lavori in chiesaDon Primo, con grande volontà, si mise all’opera per restaurare la sua chiesa,
trascurata negli ultimi tempi da don Ferruccio.
Alla fine dell’anno scolastico 1971-72 “per mancanza di personale” le suore Orsoline dell’Unione Romana (suor Solidea, suor Elisabetta e suor Maria) lasciarono Croce. Al loro posto, in asilo, giunsero le Suore Francescane di Cristo Re: suor Nazzarena, suor ... Nei primi anni di parroccato di don Primo Zanatta fu realizzato il mosaico alle spalle del crocifisso, donato dalla Silvia Sgnaolin (le cui iniziali compaiono alla base dello sfondo, scambiate spesso per un incomprensibile omaggio alle truppe di Hitler). Nel 1972 don Primo cominciò a dare spazio al suo estro editoriale facendo uscire il bollettino parrocchiale “Parrocchia”. La copertina del mensile riportava il contorno di una chiesa stilizzata ed era stampato dalla TAS di San Donà. Censore ecclesiastico ne era monsignor Saretta. Era un bollettino molto curato. Ufficiale. Costoso. I giovani del T.i.T alla fine dell’estate del 1972 decisero di costituire
una società di calcio, iscrivendo una squadra di bambini a un campionato giovanile
organizzato dalla F.I.G.C. : era così nato il G.S. (Gruppo Sportivo) Croce. Vennero chiamati a raccolta tutti
i ragazzini del paese (classi ’60, ’61 e ’62) e organizzati i primi allenamenti che, se Eros non ricorda male
(vedi storia del Calcio Croce),
furono condotti da Fabio Cancellier e Mauro Montagner. Fra quei ragazzini c’era (lo dice il suo soprannome)
anche “c’Eros” Barbieri: il suo futuro agonistico non sarebbe stato dei più brillanti ma un importante
ruolo avrebbe rivestito in seguito nell’attività dirigenziale del Gruppo Sportivo. La prima Società
fu presieduta da Walter Biasi, affiancato dai vari Danilo Zanco, Adriano Donadel, Maurizio Scomparin
(che da piccolo si era acquistato il temporano soprannome di “Nerone” per aver incidentalmente
dato fuoco allo scantinato di casa), Paolo Sgnaolin e Giovanni “Joanin” Rizzetto, oltre ad altri componenti
di estrazione sessanT.I.Ttina.
Sempre quell’anno fu costituito il Consiglio Pastorale con 28 membri provenienti dalle 4 zone della parrocchia: Centro, Ca’ Malipiero e Fossetta, Tre Scalini, Argine San Marco. La conclusione del primo campionato di calcio vide la squadra del Gruppo Sportivo Croce rivestire i panni della cenerentola al campionato cui partecipò, e così sarebbe successo gli anni successivi con le diverse squadre via via formate. Le iniziative di don Primo volte a coinvolgere i ragazzi del paese nelle
attività parrocchiali
furono varie e multiformi: il parroco organizzò gite ai santuari dei dintorni, gare in campo sportivo, uscite al mare. La sua energia era inesauribile.
Tutto egli promuoveva, documentava, fotografava. Già, perché don Primo aveva una straordinaria passione per la fotografia,
passione che consente oggi di avere un ricchissimo archivio fotografico di quegli anni.
Le foto scattate da don Primo ai ragazzi nei vari momenti delle attività parrocchiale permettono
a ciascuno di conservare memoria
anche individuale delle feste e delle imprese di quegli anni.
Visita pastorale del 20 gennaio 1974Il 20 gennaio 1974 ci fu la seconda visita pastorale del vescovo Mistrorigo, dai documenti
della quale emerge che non vi era cappellano e che gli abitanti erano saliti a 2.058 su 438 famiglie. L’anno precedente
i nati erano stati 27, i matrimoni 16 e i morti pure 16.
All’inizio del 1974 nacquero le commissioni per la liturgia, la catechesi e i giovani. Non esisteva l’Azione Cattolica per mancanza di animatori. Don Primo, che aveva trovato l’idea del tittino “Radar” interessante, secondo il suo carattere decise che si sarebbe potuto far di meglio, ovvero trasformare l’opuscoletto in un giornalino con le pagine che si sfogliavano e la graffetta in centro. “Il raggio” di don Primo cominciò a uscire nel gennaio 1974, con cadenza che fu subito mensile; il nome stava a indicare i raggi delle ruote che mettono in comunicazione il centro con la periferia. Il bollettino si proponeva di far conoscere gli obiettivi e le attività pastorali, gli orari delle celebrazioni e degli incontri comunitari e di riportare i fatti più significativi della vita paesana “leggendoli alla luce del Vangelo”. Altre suoreDato che si sapeva che a breve le Orsoline, sempre per mancanza di vocazioni, sarebbero andate via si pose il problema se continuare con l’Asilo Parrocchiale cercando un’altra congregazione disponibile o dare i locali al Comune per l’istituzione di una scuola materna statale. Nella primavera del 1974 per due volte furono convocati i genitori e unanime fu la decisione di continuare con la scuola Materna Parrocchiale, anche se non si sapeva come procedere. Qualche speranza di trovar nuove suore c’era perché in gennaio la Madre Generale delle Suore Francescane di Cristo re, contattate ancora nel luglio 1973 da Don Primo, non aveva escluso la possibilità di aprire una nuova casa a Croce.
Nel 1975 la Silvia Sgnaolin, la più assidua frequentatrice di messe che la parrocchia abbia mai avuto, volle donare uno sfondo al crocifisso dell’altar maggiore, fino a quel momento appoggiato in maniera nuda al muro un tempo celato dalla pala di Sant’Elena. Il mosaico raffigura un’esplosione di luce. Le iniziali all’angolo in basso a destra non sono un sinistro ricordo nazista ma le iniziali della donatrice. Alla fine dell’anno scolastico 1975-’76 andarono in pensione due storiche maestre di Croce, la Lisa Davanzo e la Nella Ravajoli e per l’occasione uscì l’ultimo numero de “Il girasole”. Nel 1976 fu in parte demolita la vecchia canonica e gradualmente restaurata la parte restante negli anni successivi. Il calcio a CroceIl G.S. Croce, non più semplicemente una delle attività di animazione del gruppo T.I.T., era diventato nel frattempo una vera e propria società sportiva che stava per raccogliere i risultati migliori della sua esistenza. E grosso merito di quei risultati andava attribuito a Giovanni Rizzetto, meglio conosciuto come “Giovanin”. Con i ragazzi nati tra il 1962 ed il 1964, (Loris Bertocco, Gianluigi Dariol, Fabio Frater, Giampietro Magagnin, Gioni Granzotto…) Giovanin mise in evidenza la sua capacità pedagogica e di perfezionatore tecnico. Già, perfezionatore in quanto egli riuscì a perfezionare in quei ragazzi, già dotati di una certa tecnica, la capacità di essere un collettivo. Dietro di loro, nella categoria degli “Esordienti” guidati da Paolo Sgnaolin e Giorgio Rossetton, stava crescendo un promettente gruppo di ragazzini (classi ’65-’66-’67) che, giunti nella categoria “Giovanissimi”, curata da Giovanin, dettero inizio alla “epopea” di quello che Ceros ama definire “il blocco del 66”, qualcosa di equivalente al “blocco Juve” ai mondiali del ’78 e dell’82, ossia il gruppo di ragazzi che garantì i maggiori fasti della storia del Calcio Croce. Risultato: bel gioco, convocazioni in rappresentative, inviti a provini con società di serie A. Le soddisfazioni di chi, per passione, partecipava a queste organizzazioni, erano tutte lì. Fu veramente un peccato che a Giovanin, per tutto il lavoro svolto, mancò il meritato successo, la vittoria di un campionato che arrivò invece con un altro allenatore. A Giovanin, due anni dopo il suo ritiro dall’attività di allenatore, sarebbe arrivata la soddisfazione di vedere quei ragazzi raggiungere comunque il trionfo, anche se sotto la guida di altri. (clicca QUI per la pagina monografica) Nel 1977 arrivò suor Fidelia. Era piuttosto anziana; aveva la passione per i lavoretti di bricolage da mettere in vendita per destinare il ricavato alle missioni. Diede vita al Gruppo Francescano. Anni di piomboL’Italia era funestata dalla piaga del brigatismo. L’attentato “al cuore dello Stato”
portato da gruppi
di varia formazione lasciava dietro di sé una scia quotidiana di gambizzati e di morti.
Bisogno di evasioneNon tutti erano così impegnati, politicamente come i giovani sunnominati
o socialmente come i ragazzi del T.i.t.
Il decennio nazionale di discorsi
post-sessantottini che aveva alimentato una tensione da guerra civile, a livello parrocchiale
si era tradotto in uno scontro continuo e
acceso, ma fortunatamente solo verbalmente, tra i
T.i.t.tini e i fabrizieri di don Ferruccio.
Morte in motorinoIl giorno di Pasqua del 1980, lungo la via del Bosco, morì col suo motorino Ernesto De Faveri. La tragedia era ancora più tremenda se si tiene conto che nel 1961, lungo la Triestina, investita da un’automobile, era morta la sorella di Ernesto, Susanna, di soli nove anni. Nuove scuole elementari...Nel 1981 furono completate le nuove scuole elementari di Croce, in via Bosco. ... e vecchie. Il Gruppo culturaleIl vecchio edificio in Piazza Tito Acerbo, rimasto a lungo vuoto dopo la costruzione delle
nuove scuole elementari
in via Bosco, fu occupato da gruppi alternativi e trasformato in centro sociale.
Morte di Paolo Golfetto nel mare della BrussaNell’estate di quell’anno (1981), durante una gita al mare organizzata col pulmino della parrocchia da Adriano Donadel annegò nel mare della Brussa di Caorle Paolo Golfetto. La tragedia segnò i compagni. Adriano, ritornato a casa con un ragazzo di meno, non sapendo come raccontare alla madre quello che era accaduto, visse una profonda crisi personale ed esistenziale, che assunse col tempo i lineamenti di una vocazione religiosa. L’Amministrazione Peruch spese 400 milioni di lire per la ripassatura
del tetto delle ex Scuole elementari. Una volta restaurato, lo stabile divenne sede del Gruppo Pensionati
e di altre associazioni.
Lasciato libero dalle scolaresche, il “Centro Sociale”, tra la chiesa e la canonica, divenne quasi naturaliter Oratorio. Fu intitolato a “San Francesco”. Don Primo vi sistemò la sala giochi nell’aula grande al piano terra e costruì (lui personalmente, con chiodi e martello) un piccolo bar con un bancone da bar che aveva recuperato, lo rivestì di perline, chiudendolo con una porta e una grata, rinnovando l’estro per il bricolage e i lavori manuali che già aveva dimostrato nella sistemazione della sala giochi nella canonica vecchia. Nel settembre 1982, con la benedizione del vescovo Antonio Mistrorigo, prese avvio il Progetto pastorale «Verso una Nuova Immagine di Parrocchia» elaborato da don Primo con il sostegno di un Centro Pastorale Nazionale. Prima tappa: “la convocazione”. Il primo obiettivo intermedio era di aiutare la gente a rispondere al Signore che vuole convocare il suo Popolo attorno al Figlio suo, Capo della Chiesa, che si fa Parola e Pane nella Messa. Secondo i piani di Don Primo sarebbe stato raggiunto dopo cinque anni. 1983: Gusto postin va in pensione
Morte di Michele RizzettoIl 31 marzo 1983, un’auto rossa che tornava da Jesolo
perse per ragioni misteriose (l’alta velocità?) il controllo della strada all’altezza dell’incrocio ‘da Polo’
presso il cimitero di Musile (dove oggi c’è una rotonda), andando a sbattere con il lato sinistro su di un platano
al lato destro della strada ed aprendosi in due come una scatoletta di sardine:
morirono sul colpo, per essersi rotti l’osso del collo, Marino Teso, alla guida dell’auto,
e Michele Rizzetto, sedici anni,
seduto dietro, rispettivamente moroso e fratello di Francesca Rizzetto che, seduta davanti,
nel violentissimo impatto fu sbalzata dall’auto, rimanendo illesa. Era l’ennesima tragedia della strada
che riguardava un sedicenne.
Il bar del Broca diventa “Il baronetto”Ermes Girotto rilevò l’esercizio di Ubaldo Gattola.
Lo ristrutturò e lo trasformò di sana pianta. Appena entrati, sulla sinistra,
aveva fatto sistemare tavolini e divanetti semicircolari di un elegante velluto verde.
A destra una parete a vetri separava la sala d’ingresso dalla sala dei videogiochi e del biliardo.
Superata la sala d’ingresso, si entrava nel bar vero e proprio: sulla destra era la vetrinetta della pasticceria.
e subito dopo il grande vano di apertura dava sulla stanza dell’antibagno (sulla sinistra) e alla sala giochi;
il bancone era posizionato a sinistra ed era un grande e modernissimo quadrato stondato appoggiato alla
parete che offriva ai clienti tre lati di appoggio;
In fondo al bar era la pizzeria-ristorante.
Nasce il C.P.A.E.Nel 1986 venne costituito il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici (C.P.A.E.) con 5 componenti. Dopo cinque anni di cammino attorno alle 5 parole chiave: ‘Insieme’ (82-83), ‘Perché fratelli’ (83-84), ‘Attorno a Gesù’ (84-85), ‘Per vivere la fraternità’ (85-86), ‘Nei Piccoli Gruppi’ (86-87), si chiuse la prima tappa della N.I.P. Dal 29 marzo al 5 aprile 1987 fu celebrata la “Settimana della Fraternità” e fu, racconta Don Primo, «una celebrazione molto sentita e partecipata, che ha portato gioia, ha contribuito a cambiare l’immagine tradizionale di Chiesa e a creare intensi e quotidiani rapporti di fraternità tra le famiglie”. Era stata avviata l’esperienza della convocazione del Popolo di Dio nelle Piccole Comunità Familiari. Giallo nei campi di Vendraminettosabato 28 settembre 1987, poco dopo le undici di sera, una ricca e avvenente signora veneziana
del jet set, sorella di un noto finanziere, morì in modo misterioso nei campi di Vendraminetto. Nicoletta Ferrari,
43 anni, arrivava da Musile sull’Argine San Marco, a velocità folle con la sua Saab 900 turbo: non riuscì a
tenere la “curva di Vendraminetto” e andò dritta, uscendo di strada, finendo appunto nei campi di Vendraminetto;
la macchina si capottò più volte e lei venne sbalzata fuori dalla vettura. Lo schianto si sentì fino al centro
del paese e in molti accorsero sul ciglio dell’Argine a vedere. I carabinieri, giunti quasi subito (ma già
qualcuno s’era avventurato tra il mais a portar soccorso), impiegarono diversi minuti a ritrovare il suo corpo;
finalmente fu ritrovato a molti metri di distanza dall’auto, interamente coperto dalle piante. La morte era avvenuta
per la frattura della colonna cervicale, ma si diffusero tra la folla strane informazioni che alimentarono
da subito la leggenda. Dopo il tremendo impatto Nicoletta Ferrari era stata catapultata fuori dall’abitacolo
della macchina attraverso il parabrezza anteriore e aveva sorvolato alcuni filari di mais a un’altezza
“di oltre due metri”, ricadendo poi in posizione supina “a una cinquantina di metri di distanza dalla macchina”.
Durante il suo tragico volo, forse, la donna aveva tranciato le piante di mais che poi l’avevano ricoperta,
oppure vi si era aggrappata nel disperato tentativo di salvarsi. Ma la spiegazione “non convinceva”
dirà lo sciocco Gazzettino: al momento dell’incidente “forse la donna non era sola”. Quando i carabinieri
la trovarono, Nicoletta Ferrari aveva la gonna e la camicetta arrotolate su, era senza mutandine
e senza reggiseno; il corpo era “perfettamente composto”; “le mani incrociate sul petto stringevano
il ciuffo di una pannocchia”. “Tutto il corpo era ricoperto con cura da canne di mais, che lo rendevano
quasi invisibile, come se il cadavere fosse stato composto e occultato da qualcuno", dirà anche il pretore Luigi Delpino che avvierà le indagini. Non aveva né borsetta né documenti, “che qualcuno probabilmente aveva fatto sparire”.
Ci pensava La Repubblica a rimettere ordine nelle cose due giorni dopo il fatto:
Eh sì: l’anello della Nicoletta Ferrari era entrato a far parte della storia paesana. Per una trattazione completa della storia di Croce dal 1955 al 2008
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