HISTORIA de CROSE
dal 1829 al 1841



A marzo 1829 don Mattia De Luca non si era ancora trasferito a Croce. Ancora aspettava la placitazione dell’imperial e regio governo.

Ill.ma Rev.ma Curia Vescovile
di Treviso

Non essendo noto al quì sottoscritto scrivente se cotesta Ill.ma e Rev.ma Curia Vescovile sia stata già oggi ragguagliata dall’I: R: Delegazione della R: Provincia di Venezia rapporto alla Placitazione Gubernale firmata dall’I: R: Governo in data 31 Marzo decorso 1829 corrente a Parroco di S: Croce di Piave per me sottoscritto: Perciò implora da cotesta medesima Ill.ma e Rev.ma Cancelleria Vescovile che gli sia concesso più presto possibile il Possesso di quel già assegnato Beneficio. Colse pertanto l’incontro tutto in fretta lo scrivente di eternamente umiliarsi.

Or ora da Treviso li 5 Maggio 1829.

D: I: e R: C: V:

Obb.mo Servo
D: Mattia de Luca Vicario Par.e
di Varago, Parroco eletto di
Croce di Piave

In Curia si controllarono immediatamente le carte e il giorno successivo si procedette alla richiesta alla imperiale e regia delegazione provinciale della necessaria placitazione per l’investitura di don Mattia.

N.° 262

Nota!

Con rapporto 12 Dicembre pp. n.° 1023; questa Curia rimise a codesta Ces. Reg. Delegazione la Bolla di canonica instituzione rilasciata al Sac. Mattia de Luca eletto , e canonicamente investito [eh no, non poteva già essere stato investito senza la placitazione del governo!] a Parroco di Croce di Piave, Parrocchia soggetta a questa Diocesi, e posta in codesta Provincia: interessando la gentilezza della Ces. Reg. Delegazione a dirottarla [no, troppo informale] rassegnarla all’Eccelso Governo, perché fosse munita della Reg.a placitazione.

Trovandosi sempre più urgente il bisogno d provvedere colla possibile sollecitudine [no, no, no... il vescovo ordinò di cancellare: la frase aveva il sapore dell’ingiunzione, e col governo era necessaria la massima deferenza]

Richiedendo il bene spirituale di quella Parrocchia priva da molti mesi del suo Pastore, che il nuovo eletto possa finalmente recarsi alla sua residenza; mi trovo nella necessità di pregare nuovamente la Ces. Reg. Delegazione a voler far conoscere all’Eccelso Governo il mio desiderio, e la mia premura, che venga colla possibile sollecitudine placitat la detta Bolla; onde il Parroco sia immesso nel godimento delle temporalità inerenti al Beneficio.

Treviso dalle Cancell.aVesc.li li 6 Maggio 1829

firm. Giuseppe Vescovo di Treviso

Alla Ces. Reg. Del.e Prov.e di Venezia

E la canonica?

Tra un documento e l’altro era evidente che la cosa che più premeva a don Mattia era la canonica. Chi doveva occuparsene? Il Commissario distrettuale di San Donà (evidentemente sollecitato dalla delegazione Provinciale, a sua volta solecitata sulla questione dalla Curia di Treviso) così rispondeva:

N. 1611      Alla Cesarea Regia Delegazione Provinciale

di Venezia

Per quante indagini abbia praticato per rilevare a chi incomba il carico di fornire una Casa Canonica per Parroco di Croce nulla di positivo mi è fatto di raccogliere, e solo per extragiudiziali nozioni ho potuto rilevare, sebbene senza fondamento perché non basato a documenti, che dovrebbero esistere, ma non so dove, che fino dalla fondazione di quella Parrocchiale le famiglie Foscari e Da Lezze che la hanno istituita, di cui sono le giuspatrone abbiano assegnato a quel Beneficio di sua costituzione un corpo di terra su cui eravi eretta la Casa Canonica pel Parroco, in vicinanza del Piave, e che nel 1792, in causa di lavori idraulici fu demolita lasciando intatta una pianta del terreno assegnato al Beneficio, che ancora viene goduto dal Beneficiato. Da quell’epoca il Parroco ha sempre abitato una porzione di Fabbricato della Nobil Famiglia Da Lezze in vicinanza della Chiesa contro però una costante annua corrispondenza di fitto, che fu sempre pagato dal Parroco alla famiglia Da Lezze.
In questo stato di cose non saprei come incontrare le savie ricerche di codesta Ces.a R. Delegazione Provinciale espresse nell’ossequiata sua Ordinanza N.° 8976/873 del 12.p.p. Maggio sebbene dal fin qui detto sembra che l’istituzione di detto benefizio, che né il gius patrono – avendo prima del 1792 assegnata la Casa del Parroco avesse anche l’obbligo di mantenerla, di raffabbricarla, la qual deduzione sembra avvenuta dalla presunzione fatta nascere dai Parrochi posteriormente coll’assoggettarsi al pagamento del fitto.
Per poter concretamente illustrare questa pendenza sarebbe necessario esaminare gli ordini o della Curia vescovile di Treviso, nella cui Diocesi trovasi la Parrocchia di Croce e l’archivio Centrale in Venezia onde raccogliere tutti quei documenti che potessero all’uopo interessare ma per ciò fare non mi trovo abilitato e per mancanza di autorizzazione e per l’impossibilità di farle personalmente, e per mancanza di mezzi per dare autorizzazione ad altri.
Finché pertanto questa cosa non sia rischiarata riverentemente opino, che il Parroco debba alla passività di fitto sostenuto dai suoi antecessori dal 1792. a questa parte
Dall’I. R. Commissariato Dist.e
S. Donà il 17 Giugno 1829 >

I e R. Commissario
Baruffi [?]

Croce ebbe finalmente il suo nuovo parroco solo il 10 agosto 1829, quando don Mattia De Luca fu eletto e ammesso; si era rassegnato a prendere alloggio nelle due misere stanze in cui aveva alloggiato il predecessore. Accontentarsene dovette essere un’umiliazione per lui che, sul Registro dei morti, in calce alla registrazione del suo primo funerale qualche giorno prima, il 4 agosto, si era firmato “Don Mattia De Luca Arciprete”; o segno che il vescovo, pur di convincerlo a venire a Croce, gli aveva elargito il titolo di Arciprete? O forse non il vescovo ma il vicario, perché il vescovo Soldati fu ordinato a Venezia solo il 27 settembre successivo?

Croce era attraversata da un «servizio di posta» che collegava Torre di Mosto con Venezia gestito dalla famiglia Busato [controllare il cognome] di Torre di Mosto. Il servizio era espletato con grosse carrozze chiuse trainate da quattro cavalli e si svolgeva con 3 corse settimanali da Torre a Venezia (lunedì - mercoledì - venerdì) e tre in senso inverso (martedì - giovedì - sabato); la diligenza portava i passeggeri e la corrispondenza da Tre Palade (ove attraccavano i battelli provenienti da Venezia) a Croce di Piave (ove era traghettato il Piave) e quindi a Grassaga, Ceggia e Torre di Mosto. La famiglia gestiva un servizio analogo Torre-Caorle, con coincidenza a Torre con quello per Venezia.

Chissà come arrivò da Treviso la lettera pastorale che quell’anno il vescovo inviò ai parroci invitandoli a passare casa per casa per spronare i figli alla dottrina.
Ordini arrivavano da tutte le parti. Nel 1831 il Governo austriaco emanò l’obbligo della chiusura delle chiese al tramonto, unitamente al divieto di officiare funzioni religiose notturne.
[Gazzetta privilegiata di Venezia]

Malattia e morte di don De Luca, senza canonica

Sul finire del 1833 don Mattia De Luca si ammalò. I funerali che vanno dal 30 ottobre alla fine dell’anno risultano infatti celebrati dall’assistente don Andrea Meneghel, cappellano di Fossalta. Don Mattia morì l’8 gennaio, di mattina. Il cappellano don Andrea comunicò la notizia al parroco di Ponte di Piave, Girolamo Melchiori, che provvide a comunicarlo alla Curia.

Illma e Rev.ma Curia Vescovile
di Treviso

Il mio Conf.o S.r D. Mattia de Luca Parroco di Croce di Piave cessò di vivere stamattina all’ore 8 cir. po..ento [?] dopo lunga malattia d’Idrope e dopo d’aver ricevuti con esemplare rassegnazione gli spirituali soccorsi della Chiesa. Questa triste notizia mi fu recata dal Sig.r D. And.a Meneghel Capp.o di Fossalta di Piave con Sua Lett.a in data d’oggi. Sul momento gli ho risposto che resta incaricato il Sig.r D. Stefano Bianchini a fare le funzioni d’Economo e ciò interinlm.e fin che cioè l’Ill.ma e Rev.ma Curia Vescovile destinerà Soggetto Patentato per quella Chiesa. Sulla condotta del Bianchini non potrà fidarsi gran fatto, poiché da quanto ho inteso e segnatam.e dall’Arcip.e di Noventa si lascia dominare da quel vizio, che in età avanzata si giustifica dicendo ch’è il latte dei Vecchi. A proposito sarebbe il Capp.o [?...] di Fossalta che fu altra volta con persuasione di quella popolazione,; ma resta vuoto a Fossalta e resterebbe imbarazzato l’Arcip.e di Noventa e non saprei suggerire altri in queste vicinanze. Questo è tutto ciò che rassegno a Superiori, con che ossequiando mi protesto

D.E. Ill.ma e Rev.ma E.a V.a
Um.o Obbed.mo figlio e servo
Girolamo Melchiori O.V. F.

Ponte di Piave li 8 Genn.o 1834

Dal Registro dei Morti, sulla pagina principale:

8 – Don Mattia De Luca eletto l’anno 1829, li 10 Agosto e mancato a’ vivi li 8 Gennaio 1834.

Il povero don de Luca era durato solo 5 anni.

La burocrazia incombe sulla nuova nomina

La Curia provvide a comunicare alla Delegazione Provinciale di Venezia la notizia della morte di don De Luca.

N. 12                             Nota    Treviso li 9 (gennaio) del 1834

A senso delle vigenti Prescrizioni, questa Curia si fa sollecita di partecipare a cod.a I.R. Carica Prov.e la vacanza del Beneficio Parr.e di Croce di Piave, avvenuta jeri per la morte del Sac. Mattia de Luca.

Il nominato Beneficio è di jus – Patronato del N.H. Marco Bernardo, dei N. H. Girolamo Morosini, e Francesco Gritti e di altre famiglie Venete.

La Delegazione Provinciale di Venezia accusò ricevuta.

N.° 870/73                                    Nota

Ritenuta a notizia la mancanza a vivi del Reverendo Parroco di Croce di Piave D. Mattia de Luca partecipata colla gradita Nota 9 corr.te N.° 12 aggradirà la R. Delegazione d’esser informata da cod. Reverendissima Curia: chi sia il Sacerdote da lei destinato ad Economo Spirituale in vacanza; e quali siano nominatamente le altre Nobb: Famiglie che in unione al Nob: Sig:re Marco Bernardo hanno diritto al Jus Patronato del Benefizio sud.o, dovendo queste venire indicate nell’Editto di metodo da pubblicarsi.
Dalla Ces: Reg: Delegazione Provinciale

Venezia 14 Gennaio 1834.
Il Cesàreo Regio Delegato
Firma illeggibile

Alla Reverendissima Curia Vescovile di Treviso

Tra una bevuta e l’altra, in qualità di vicario curiale provvisorio dal 9 gennaio firmò i registri parrocchiali di Croce il citato don Stefano Bianchini. La Curia, nel frattempo, ebbe a disposizione un altro prete per la parrocchia di Croce; inoltre, fatte le sue ricerche su chi dei Giuspatroni avesse avuto in passato diritto di nomina, si affrettò a comunicarle alla Cesarea Regia Delegazione Provinciale di Venezia.

N. 47                                 Nota    Treviso li 29 (gennaio) del 1834

Seguita la vacanza del Benef.o Parr.e di Croce di Piave, siccome ebbe a riferire questa Curia colla sua Nota 9: corr.e N. 12. la medesima non sapeva come poter provvedere interinalmente quella Cura. Quando per gran ventura comparve il Sac. D.n Marco Buffon, della Diocesi di Ceneda, munito delle Lettere commendatizie del suo Ordinario per assumere servizio ecclesiastico in questa Diocesi, mi fu tosto demandata la direzione spirituale della Parr.a di Croce di Piave, rilasciandogli la Patente di Vicario Parr.e col g(ior)no 20: corr.e Egli è poi che si raccomanda questo ottimo Sacerdote, a codesta Autorità Prov.e perché al momento che si dovrà assegnare al medesimo l’onorario Mensile, sia questo fissato al maximum, in vista della sua particolar situazione, e delle sue ristrettissime circostanze economiche.

Si onora poi la scrivente di accompagnare due esemplari delle Bolle rilasciate al Sac. Osvaldo Moretti, ed al Sac. Mattia de Luca, dai quali si rilevano le Famiglie che hanno il diritto di nominare il Parroco di Croce di Piave, e ciò in evasione della riveribile Nota di cod.a Ces. R. Deleg.e 14. corr.e N. 870/73

A partire dal 18 febbraio (e fino al 29 agosto) i registri parrocchiali risultano firmati da don Marco Buffon, il vicario curiale provvisorio comparso “per gran ventura”.
Giuseppe Rossi, procuratore della nobildonna Elena Bonacossi-Prina, comunicò al vescovo che, nella successione dei Giuspatroni, toccava alla suddetta nominare il rettore di Croce.

Monsig.r Revd.mo

Venezia 5. Maggio 1834

Mi do l’onore Monsig.r R.mo di rassegnarle copia dell’antico titolo 1566. 11. 9mbre che determina il metodo da tenersi dai Nobili Compatroni della Gastaldia di S.ta Croce di Piave nellea nomina dei Rettori di quella Parrocchiale Chiesa, della quale professano l’Jus.Patronato.

Le unisco pure una distinta di tutti i Parrochi presentati in varie epoche a quel Beneficio, cominciando dall’anno 1567. fino al 1762; soggiungendole per norma che al defunto Palla, successe il Bottomella nominato dalla Famiglia Foscari rappresentata ora dai Gradenigo, poscia il Moretti eletto da più Consorti, e pella rinunzia di questo fu destinato l’ora defunto Dn Mattia De Luca, per quanto credo dalla stessa R.ma Curia.

Ella scorgerà Monsig.r R.mo dal titolo antico, che tre sole Famiglie in origine avevano il diritto alla nomina, ma in progresso sino al Palla, si osserva che li Corner, Ruzzini, ed altri unitamente procedevano talvolta anch’essi a tal nomina.

Stando dunque a tal circostanza: se il Palla fu nominato dalla Famiglia Da Lezze; il Bottomella dal Foscari; il Moretti da più consorti, ne consegue che l’ultimo defunto De Luca doveva essere nominato dai rappresentanti la Nob. Famiglia Corner, la cui proprietà in quel Paese sono ora passate in più, e più individui; e che nel presente uso spettar deve alla Nob. Famiglia Da Lezze, i Semi della quale furono nell’anno 1811 assegnati in pagamento di Dote alla Nob.e Sig.a Elena Pisani Da Lezze, da cui con Testamento 27 Genn.o 1826 furono lasciati per metà alla Figlia Nob. C.sa Paolina Da Lezze Bonacossi, e per metà alla Nipote C.sa Elena Bonacossi Figlia di questa, alla quale poi con Nuziale 1° Luglio 1829. fu dalla Madre C.sa Paolina assegnata in Dote tutta quella estesa Possessione, che sin da quell’epoca è intestata nei Registri Censuari di S.n Donà alla Dita C.sa Elena Bonacossi Consorte del Nob. Sig.r Antonio Prina del fu Angelo.

Assoggettato tutto ciò ai di Lei saggi riflessi Mons.r R.mo, ove spetti la nomina di questa Dama, di cui sono Procurat.e generale, La prego di rendermi edotto di che occorra al regolare effetto contemplato, e di farmi conoscere li Sacerdoti che subirono l’esame prescritto dai canoni, per provedere al regime di quella Parrocchia sempre già di pien consenso, e persuasione di codesto Monsig.r Ill.mo e Rev.mo Vescovo.

Accolga frattanto la protesta del mio profondo rispetto.

Di Lei Monsig.r R.mo
Devmo Ubbmo Serv(itore)
Giuseppe Rossi
del fu Michele

domiciliato S.n Luca Corte Grimani N.°3883

Da Este la nobildonna Elena Bonacossi-Prina eleggeva don Giuseppe Salmasi.

Este li 29 maggio 1834.trentaquattro

Resosi vacante il Beneficio parrocchiale di S.a Croce di Piave Diocesi di Treviso per morte del M.o Rev(eren)do D.n Mattia de Luca ultimo Parroco investito di quel Beneficio, e spettando la elezione dei Parrochi pro tempore per turno ad alcune Nobili Famiglie di venezia, tra le quali all’ora defunta Nob. Sig.a Elena Pisani da Lezze mia Ava materna da me rappresentata; nella circostanza presente in cui appartiene a me ottoscritta la nomina del novello Parroco, col presente chirografo eleggo, e nomino al beneficio vacante surriferito il Sig.r D.n Giuseppe Salmasi nativo di Zenson di Piave, che conta trenta anni di servizio di Cappellano Curato in S.n Donà di Piave, riconosciuto idoneo per capacità, ed ottimi costumi dall’Illustris.mo e Rev(eren)d(issi)mo Monsignor Vescovo di Treviso, ed approvato a tutti voti nell’esame Sinodale presso quella Rev(eren)d(issi)ma Curia sostenuto nel dì 3 Marzo passato, dietro regolare avviso circolare di concorso N.° 43. 24 Gennaio an. cor.e di Monsig.r Ill(ustrissi)mo e R(everendissi)mo Diocesano, in conferma di che mi sottoscrivo alla presenza degli infrascritti Testimoni.

Elena Bonacossi Prima affermo
Antonio Prina Marito affermo
Giuseppe Lanceroto Testimonio presente alle firme Sudette
Bernardo Bianchi Testimonio

Este li 5: Giugno 1834:

N:°1312:
Regt:° nel P: S: in f:° 58: cc pagi C:mi trentaquattro
TIMBRO e firma del segretario

La Congregazione municipale dalla Città di Este certifica l’autenticità delle Sovrascritte firme perché fatte dalli Signori Elena Bonacossi Prina, Antonio Prina, Giuseppe Lanceroto, e Bernardo Bianchi

Il Podestà
V.Fracanzani

TIMBRO DI ESTE

Visto per la legalità della firma del Podestà di Este
Nob. V. Fracanzani e del Sig.r Ant.o Scolari
Este li 6 Giugno 1834
C. I(imperia)l R.o Commiss.o
Firma illeggibile
TIMBRO IMPERIALE

Giuseppe Rossi, il procuratore della nobildonna, comunicò al vescovo l’atto di elezione del nuovo parroco.

Monsig.r Ill(ustrissi)mo e Rev(erendissi)mo

In esaurimento all’ossequiato N. 203 . 14 . Maggio pass.o di codesta Ill(ustrissi)ma Rev(erendissi)ma Curia, mi fo un dovere di subordinare qui annesso l’Atto originale di Elezione del novello Parroco di S.a Croce di Croce di Piave ora pervenuto da Essa dalla Nob.e Sig.a Contessa Elena Bonacossi Prina, rappresentante l’Eredità della fu Nob.e Sig.a Elena Pisani Da Lezze, e questo in favore del Sig.r D.n Giuseppe Salmasi, approvato, e riconosciuto idoneo nell’Esame Sinodale subito.

Dopo ciò, non resta al sottoscritto Procuratore della sullodata Dama, che di bacciare rispettosamente le mani a V. S. Ill(ustrissi)ma e Rev(erendissi)ma protestandosi colla più alta considerazione.

Venezia 9. Giugno 1834

Di Lei Monsig.r Ill(ustrissi)mo e R(everemdissi)mo
Devmo Ubbmo Serv(itore)
Giuseppe Rossi
del fu Michele

Il 16 giugno il vescovo nominò don Giuseppe Salmasi parroco di Croce. Entro nove giorni dovevano giungere tutte le obiezioni.

Noi
Sebastiano Soldati
Per Grazia di Dio e della Sede Apostolica
Vescovo trevigiano

A tutti e a ciascuno p(raesen)tes N(ost)ras degli ispettori, lettori, o uditori di legge, i quali siano toccati dall’infrascritto negozio o possano essere in qualche modo toccati, Salute nel Signore.

Sappiate che, essendo vacante la chiesa parrocchiale di Santa Croce di Croce di Piave di questa Nostra Diocesi Tarvisina per la morte dell’oramai fu Amministratore Reverendo don Mattia De Luca, ultimo e immediato, finché in vita, Rettore e Possessore di quella, morto l’8 gennaio del corrente anno, al beneficio della chiesa parrocchiale, tutte le volte che c’è vacanza della medesima, l’elezione e la presentazione tocca ad alcune famiglie di Giuspatronato, una volta per ciascuna; è noto che la conferma e l’istituzione spettano a questo episcopato; la Nobil Donna Elena contessa Bonacossi-Prina fece esporre in questa nostra Curia episcopale che a lei spettava e toccava questa volta il diritto di scegliere, di nominare e quindi di presentare a Noi il Rettore destinato a reggere e governate la detta chiesa parrocchiale a lei in quanto erede delle Nobil Donna Elena Pisani da Lezze, sua nonna, e perciò interessata dalla vacanza della predetta chiesa parrocchiale, come detto sopra; a Noi, per mezzo del suo Procuratore Giuseppe Rossi, ella fece esibere un autografo del 29 Maggio ultimo scorso, firmato in Este, contenente l’elezione e la nomina da lei fatta del reverendo don Giuseppe Salmasi, attuale cappellano curato nella parrocchia di San Donà di Piave, ugualmente di questa nostra diocesi, il quale, premessi già gli editti secondo il costume del ...., nel concorso tenuto il 3 marzo ultimo scorso, di fronte a Noi esaminato secondo la forma del Sacro Concilio Tridentino da tre esaminatori Pro-Synodalibus di questa Diocesi, fu ritrovato idoneo, e approvato; a reggere e governare la sunnominata chiesa parrocchiale di Santa Croce di Croce di Piave; instando nominationem, et electionem ..?.. per Nos admitti, praesentatumque in et de dicta ecclesia Par(ochia)li institui et investiri de more etc. Nos vero p(raese)ntationem sup(radic)tam si et in quantum admisimus; e perciò gli editti nella solita forma dei nove giorni sono stati rilasciati e comandammo interim de bono allegato jure duceri.

Quocirca tenore p(raese)ntium Vobis di questa nostra chiesa cattedrale, nec non vacantis praefatis affigendarum, Voi tutti e singolarmente ammoniamo, citiamo e richiediamo che entro il termine di nove giorni dopo l’affissione dei presenti, dei quali tre per il primo, tre per il secondo e i rimanenti tre per il terzo e ultimo e perentorio termine, premessa la triplice canonica ammonizione, assegniamo, di fronte a Noi in questa Curia compaia chiunque abbia qualcosa da dire, eccepire, opporre, tanto contro la presentazione stessa quanto contro le persone del presentato e del presentante. Certificantes Vos, che se nel detto termine siate comparsi o non abbiate voluto dire od opporvi, Noi nihilominus procederemo alla conferma della Presentazione e all’investitura del Presentato, secondo la prassi; non sarete né citati né ammoniti di più se non quatenus etc.; la contumacia e l’assenza vostra in aliquo non ostante, et justitia sic exigente. et ita etc. omnibus etc

In fede dei quali
Dato in Treviso dalla Cancelleria vescovile il 16 giugno 1834.

Sebastiano vescovo trevigiano

Pietro Facio Cancelliere vescovile

Nos
Sebastianus Soldati
Dei et S. Sedis Ap(osto)licae Gratia
Episcopus Tarvisinus

Universis et singulis p(raesen)tes N(ost)ras inspectoris, lectoribus, aut legi auditoris, quosque infrascriptum tangit negotium, seu tangere quomodolibet poterit, Sal(ute)m in D(omi)no.

Noveritis, quod vacante Par(ochia)li Eccl(es)ia S. Crucis de Cruce Plavis hujus No(str)ae Tarv. Dioec. per obitum nunc q(uonda)m Adm. Rev. D(omi)ni Mathiae Deluca, ultimi et immediati ejusdem, dum viveret, Rectoris et Possessoris, apud eandem die 8januarii a.c. vita functi, ad cujus quidem ecclesiae Beneficium Par(ochia)le, quotienscumque ejusdem vacatio contigerit electio et praesentatio ad quasquam Familias jure Patronatus, aternis vicibus; confirmatio vero et institutio ad hunc Episcopatum spectare dignoscitur; Nobilis Mulier Helena Com. Bonacossi-Prina exponi fecit in hac Nostra Curia E(pisco)pali sibi spectare et pertinere pro hac vice jus eligendi, nominandi, Nobisque subinde praesentandi Rectorem ad dictam Paro(chia)lem Eccl(es)iam regendam et gubernandam tamquam Haeres Nob. Mul. Helenae Pisani da Lezze, ejus materterae [=nonna] et ideo attenta praefatae eccl(esi)ae Par(ochia)lis vacatione, ut supra; Nobis medio sui Procuratoris Josephi Rossi ehibere fecit Syngrapham diei 29 Maji prox. praet. sub Datum Ateste ejus manu subscriptum; continentem electionem et nominationem ab ea factam Rev, D(omi)ni Josephi Salmasi, actualis Capellani Curati in Paroecia S. Donati Plavis hujus pariter N(ost)rae Dioecesis, qui praemissis jam edictis juxta morem ..?.., in Concursu habito die 3: Martii prox. praet. coram Nobis juxta formam S. C. T. [=del Sacro Concilio Tridentino] a tribus examnatoribus Pro-Synod. hujus Dioecesis examinatus, habilis et idoneus repertus fuit, ac adprobatus; ad praefatam eccl(es)iam Par(ochia)lem S. Crucis de Cruce Plavis regendam et gubernandam; instando nominationem, et electionem ..?.. per Nos admitti, praesentatumque in et de dicta ecclesia Par(ochia)li institui et investiri de more etc. Nos vero p(raese)ntationem sup(radic)tam si et in quantum admisimus; edictaque in forma solita dierum novem relaxari ac interim de bono allegato jure duceri mandavimus.

Quocirca tenore p(raese)ntium Vobis hujus N(ostr)ae Eccl(es)iae Cath(edr)alis, nec non vacantis praefatis affigendarum, Vos omnes et singulos monemus, citamus, ac requirimus, quatenus termino dierum novem post p(raese)ntium affixionem, quorum tres pro primo, tres pro secundo, reliquos vero tres pro tertio, ultimo, et peremptorio termino, trina canonica monitione praemissa, assignamus, coram Nobis in hac Curia comparere satagatis ad dicemdum, excipiendum, et opponendum quidquid etc. tam contra p(raese)ntationem ipsam, quam contra Praesentati, Praesentantisque personas. Certificantes Vos, quod si in dicto termino non comparueritis, aut dicere et opponere neglexeritis, Nos nihilominus ad P(raese)ntationis confirmationem, et Praesentati investittionem de more procedemus; Vobis amplius non citatis, neque monitis, nisi quatenus etc.; Contumacia et absentia vestra in aliquo non ostante, et justitia sic exigente. et ita etc. omnibus etc

In quorum fidem etc.
Datum Tarvisii ex Cancell.a E(pisco)pali die 16 Junii 1834.

Sebastianus E(pisco)pus Tarvisinus

Petrus Facio Cancell.sE(pisco)palis

Non giunsero obiezioni e nove giorni dopo don Giuseppe Salmasi fu eletto parroco di Croce. La Curia comunicò quindi la notizia della sua nomina alla Cesarea Regia Delegazione Provinciale di Venezia.

N. 64                         Nota     Treviso li 26 Giugno del 1834

Essendosi compiaciuta codesta Cesarea Regia Autorità Prov.e colla sua riveribile Nota 22. Marzo a. c. N. 3172/309 di comunicare il risultato delle sue operazioni sul conto del diritto Patronale di nomina del Parroco di S. Croce di Croce di Piave, questa Curia nelle forme regolari diede mano agli Atti di competenza Ecclesiastica perché Cura fosse provveduta del suo Parroco. Seguito infatti il Concorso Sinodale, ed accompagnata la Tabella dei Sacerdoti concorrenti alla Nob. Donna Elena Bonacossi-Prina, cui per questa volta spetta il diritto di nomina del Parroco di Croce di Piave, usando la medesima del detto suo diritto, nominò ed elesse il Sacerdote Giuseppe Salmasi, il quale sostiene lodevolmente da circa trent’anni il carico di Cappellano Curato nella Parrocchia di S. Donà di Piave. Egli è perciò che lo scrivente si onora di accompagnare le Bolle di canonica istituzione rilasciate al novello Parroco eletto con gli Allegati di metodo, perché mediante l’autorevole mezzo di cod.a Cesarea Regia Carica siano munite del Regio Placet.

Alla Cesarea Regia Deleg.e Prov.e di

Venezia

Nato nel 1779 a Zenson, don Giuseppe aveva dunque 55 anni e, al di là dell’asserito esame sostenuto davanti ai tre esaminatori pro-synodalibus, il fatto che per trent’anni fosse rimasto cappellano a San Donà rivela che era un tipo abbastanza semplice, a mala pena istruito. Prima di giungere a Croce era stato undici anni in Passerella di San Donà. Andò ad occupare le stanze occupate dai predecessori. Ligio alle disposizioni civili, don Giuseppe cominciò a registrare le morti dei parrocchiani usando la dicitura “previo il certificato medico”. Lentamente la burocrazia del mondo civile si impossessava dei momenti religiosi della vita dei cristiani.

Nell’agosto del 1835 apparve il colera: l’epidemia durò sino al 1837 e nei periodi più critici causò una mortalità così elevata da obbligare a dare sepoltura ai cadaveri in fosse comuni.
[F. MUTINELLI, Annali delle provincie venete]
Fra le disposizioni sanitarie emanate in quest’occasione vi fu pure una ordinanza [di chi? Cercare] che vietava la vendita del «vino nuovo»: si pensava che favorisse la diffusione del colera.
[E. BELLIS, Annali opitergini.]

L’I. R. Governo, che aveva deciso di metter becco anche nell’organizzazione degli studi teologici, nel 1836 chiese ai vescovi del Lombardo-Veneto di fare le loro osservazioni per un’eventuale revisione degli studi teologici. Il vescovo Soldati propose un piano di insegnamento che tenesse soprattutto conto degli impegni pastorali dei futuri sacerdoti. Si potevano anche lasciar perdere le “lingue esotiche ebraica e greca” utili all’intelligenza dei libri santi, ma non alla portata dei mediocri ingegni; e si poteva anche abbandonare l’impostazione filologica del corso biblico, impostandolo sulla Vulgata latina. Dava anche consiglio di ampliare lo studio della Dogmatica e della Morale.
Se l’istruzione del clero e dei chierici doveva puntare meno sulla scienza e più sulla morale, pure importante obiettivo della sua azione episcopale fu l’istruzione (morale, certo) del popolo. Per questo aveva fatto stampare un nuovo catechismo, correggendo di quello nazionale napoleonico le espressioni poco chiare o meno adatte alla sensibilità dei contemporanei, sveltendo le domande, aggiungendo in calce riferirimenti scritturistici e patristici; modellandolo insomma su quello bellarminiano. Diviso in Dottrina breve, Dottrina grande e Lodi spirituali, aveva tolto le poesie difficili della terza parte sostituendole con più semplici e popolari inni in onore del Sacro Cuore, dll’Immacolata e di san Luigi Gonzaga.

Don Salmasi, che dopo trent’anni da cappellano era diventato finalmente parroco, sentiva di aver bisogno di un cappellano, ed era deciso a parlarne al vescovo non appena fosse giunto in visita pastorale.
Ma c’era penuria di preti giovani, i nuovi cercavano di sistemarsi soprattutto nei grossi borghi dove potevano essere impiegati come precettori o professori. Il clero della diocesi era piuttosto anziano. Per tutte queste ragioni il vescovo era intenzionato a dare impulso al seminario, allora alloggiato nei fatiscenti locali di San Bartolomeo.

VISITA PASTORALE DEL 13 APRILE 1837

Il vescovo Soldati venne in visita pastorale a Croce il 13 aprile 1837. Don Giuseppe Salmasi, forse perché più interessato alla pratica che alla grammatica pastorale, rivelò scarsa dimestichezza con la storia della parrocchia, e anche qualche difficoltà con la scrittura, che risulta piuttosto approssimativa. Privo dell’aiuto di qualche cappellano, ‘il solo povero parroco’ lamentò tra le righe la sua condizione di solitudine in una parrocchia che gli appariva troppo estesa (su di un terreno in parte paludoso).

Relazione del Parroco

Risposte dei quesiti fatti dall’Illustrissimo Reverendissimo Monsignor Vescovo Soldati di Treviso nell’occasione della sua visita fatta [da intendersi: che sarà fatta] alla Chiesa di Santa Croce fatti all’attuale Parroco Salmasi li 13 Aprile 1837.

I. Dalla tradizione dei piu vecchi del Paese si è potuto rilevare che la Chiesa di Santa Croce di Piave era stata eretta da circa due secoli, e mezzo a questa parte, poco distante dal fiume Piave con sua Canonica, piu fabbricati dei Giuspatroni, che furono le Nobili famiglie Da Lezze, Foscari, e Loredan, ora Leonardo. Minacciata poi dal fiume stesso, che si avvicinava, l’anno 1727 fu trasportata, cioè nuovamente eretta più distante dal fiume circa 500 pertiche a linea retta verso mezzogiorno, come si può vedere da una iscrizione sepolcrale fatta dal Parroco allora Caovilla, dove riposano le sue ceneri.

Fu consacrata dal Prelato Monsignor Zacco l’anno 1731. come si vede da altra iscrizione di pietra postavi al latto destro della stessa Chiesa, il quale ordinò che si facesse l’annuale Consacrazione la terza Domenica di ottobre.

Il suo Titolare è l’Invenzione di Santa Croce, e ciò ne ne fano prova i libri canonici, ed il Sigillo Parrocchiale, e la Palla dell’Altare Maggiore, la quale ci rappresenta Santa Elena Imperatrice, sorella di Costantino imperatore di Oriente, che la ritrovò.

Essa non è soggetta ad altre parrocchie, né à dominio di alcuna. Essa non à rendita di sorte alcuna; ma si vede che è stata proveduta sufficientemente dai Gius Patroni e sostenuta discretamente dalla pietà dei Parrocchiani. è di Giuspatronato, e sono le Nobili famiglie Da Lezze, Foscari, e Bernardo venete, ed aventi il quarto titolo altre familie aventi possidenza in Parrocchia.

2. Gli Altari sono cinque tutti di marmo. Quello del Santissimo ch’è il maggiore; della Beata Vergine del Rosario; di Sant’Antonio; della Beata Vergine del Carmine; e di S. Vincenzo, aventi solo la pietra sacra. Il maggiore è solo privilegiato, come da autentica ostensibile. Mantenuti solo dalla pietà dei fedeli.

3. Non vi sono indulgenze plenarie.

4. Non vi sono fondazioni alcune per celebrazioni di Messe.

5. La Chiesa è decorata di più Reliquie, quatro delle quali con autentica, e sono; il Legno della Santissima Croce, San Matteo Apostolo, S. Vincenzo Fereri, e Sant’Antonio di Padova, ed altre sei sopra di un altare, rinchiuse da vetri, che sono; ex ossibus sancti Antonini, Viti, Crespini, Appolonij, Victoriae, et Lucij, le quali si vedono riconosciute con bolli, con autentica riconosciuta l’anno 1754. e 1778.

6. La Sacristia è proveduta di aredi sacri sufficientemente, e si trovano in stato decente, e vengono ristorati dai Signori Fabbricieri con le elemosine.

7. Nella Parrocchia vi sono due Oratori Publici ed appartengono; uno alla famiglia Nobile del Conte Niccolò Burovich, e viene decentemente conservato, ma non à fondazione di Mansionaria: l’altro appartiene alla Nobile famiglia del Conte Marco Ivanovich, il quale quantunque non dica di avere fondazione di Mansionaria l’à fatto officiare con Mansionaria fino che à potuto avere Mansionario, e sarebbe disposto di fare lo stesso potendolo avere, e lo mantiene con qualche decenza.

8. L’importante Scuola della dottrina non è stata mai eretta in questa Parrocchiale, perché le famiglie dei Parrocchiani sono dispersi nella cinconferenza di circa dieci miglia, in mezzo a paludi ch’è un prodiggio se vengono l’estate a dottrina, e perciò pochi sono i progressi.

9. Vi sono nella Parrocchia molti parrocchiani segnati come fratelli del Santissimo, Della Beata Vergine del Carmine, di S. Matteo, e S. Vincenzo, i quali corrispondo[‘no’] una piccola monetta, senza fondazione per sussidiare gli Altari antedetti.

10. Non vi furono in questa Parrocchia Benefici di di sorte alcuna.

11. Il solo povero parroco.

12. I Parrocchiani sono in tutti N:ro 935. e da Comunione N. 545.

13. Vi è ancora il Cimitero vecchio d’intorno alla Chiesa, per la Dio grazia, e sufficiente per la popolazione, non essendo antico. Abbisogna di essere riattato; ma si cercarà la maniera di renderlo in buon stato senza disturbare la Comune, perché non ci faccia la dispiacenza di trasportarlo altrove, non essendo casegiato che lo avicini.

14. Non vi sono feudi episcopali.

15. Sussiste un inventario di quanto esiste della Chiesa, né vi sarà cosa alcuna che non sia presentata agli occhi dell’Illustrissimo Reverendissimo Monsignor nostro Prelato, o a chi lo rappresenterà per essere riconosciuto.

Don Giuseppe Salmasi Parroco

Stato attivo, e passivo del Beneficio di Santa Croce di Piave
dell’anno prossimo scorso 1826

Attivo

Formento Staja 10 a £.14 allo stajo importano
Vino Co… N.15 a £. 10,50
Formenton Staja 100 a £. 11,43
Avena Staja 6 a £ 6,00
Legumi Staja 2. a £. 8,57
Canape S..50 a centesimi 36 grezzo
Sorgo Rosso Staja 2. a £. 3,57

Per proventi di stola
Per affitto di campi... con Casonetto


£. 140:00
£. 157:50
£. 1143:00
£. 36:00
£. 17:14
£. 18:00
£. 7:14
£. 1518:78
£.32:00
£. 140:00
Rendita £. 1690:78

Passività

Per Prediali e sovra imposte
Per affitto di Casa
Per il mantenimento della lampada Santissimo
Per grassa proveduta Carraro


£. 52,00
£. 141,71
£. 100,00

£. 31,43
£. 325,14






Passività £. 325:00

Rendita depurata £. 1365:78

Nulla sappiamo cosa fece il vescovo in quella giornata. Abbiamo la deposizione del parroco.

Die 13 Mensis Aprilis 1837 juxta Aedibus Parochialibus S. Crucis
de Cruce Plavis. In statu Pastoralis Visitationis

Coram Illustrissimo et reverendissimo Domino Domino Sebastiano Soldati Episcopo Tarvisino personaliter comparuit et constitus est Admnistrator Reverendus Dominus Joseph Salmasi Rector Parochialis Ecclesiae Sanctae Crucis de Cruce Plavis, qui monitus, juratus etc.

Interrogatus De nomine, cognomine, Patria et aetate (Nome, cognome, patria ed età)?
Risp. Giuseppe salmasi, di Zenson, d’anni 58

De titulo ecclesiae (Qual è il titolo della chiesa)?
Risp. L’Invenzione della Santissima Croce

An sit consecrata vel benedicta, quando et a quo (È stata consacrata, oppure benedetta, quando, e da chi)?
Risp. Ho detto nella mia relazione.

A quo, et quanto tempore praefatam ecclesiam possideat (Da chi, e da quanto tempo posssiede la predetta chiesa)?
Risp. Da due anni e mezzo mi trovo al regime presente di questa Parrocchia investito da Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima

De numero animarum (qual è il numero delle anime)?
Risp. Mi riferisco alla Relazione che ho umiliata all’Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Vescovo.

Quot sint redditus Beneficii Parrochialis (A quanto ammontano i redditi del Beneficio parrocchiale)?
Risp. Ho detto nello Stato attivo e passivo che rassegno.

An adsint Beneficia simplicia et quae?
Risp. Nessuno.

An diebus Dominicis et Festis de praecepto Evangelium explicet Populo (Le domeniche e i giorni di festa il Parroco spiega al popolo il Vangelo)?
Risp. Sempre.

An bene regatur Doctrina Chistiana, et omnibus diebus Dominicis et Festis de praecepto habeatur una cum Catechismo (Viene tenuta la Dottrina Cristiana e tutte le domeniche e le feste di precetto, anche col catechismo)?
Risp. In tutte le Dom
eniche e Feste di precetto vi è l’esercizio (fine foglio) della Dottrina cristiana ai fanciulli, ed in alcune giornate faccio il Catechismo agli Adulti. Non si può mettere in pratica l’ordine comandato.

Interrogatus Qua hora diebus Dominicis et Festis de praecepto Missam Parochialem celebret (A che ora celebra la messa parrocchiale le domeniche e le feste di precetto)?
Risp. Dopo le ore dieci antimeridiane, siccome tempo più opportuno al popolo.

An habeat Capellanum, et quis sit?
Risp. Negative.

An in Paroecia adsint alii Sacerdotes vel Clerici (In parrocchia vi sono altri sacerdoti o clerici)? Quot et qui (quanti e chi)?
Risp. Negative.

An Sacerdotes omnes in thalari veste celebret (I sacerdoti celebrano sempre in veste talare)?
Risp. Affirmative, e pei forestieri vi è nella Sagrestia una Veste apposita.

An adsint inconfessi et scandalosi, et quot (vi sono persone non confessate, o che danno scandalo, e quante)?
Risp. Nessuno ha mancato al precetto di presentarsi alla Communione Pasquale.

An dentur Matrimonia separata?
Risp. Negative.

An diebus Dominicis et Festis de praecepto Parochiani ab operibus servilibus sé abstinenant (Le domeniche e le feste di precetto i parrocchiani si astengono dalle opere di servitù)?
Risp. Tutti si astengono dal lavoro, e nelle eventualità della Stagione estiva ricorrono a me pel permesso.

An Tabernae pateant, dum in Ecclesia sacra peraguntur (Le osterie rimangono aperte mentre in chiesa si celebrano le funzioni sacre)?
Risp. Una sola è l’osteria la quale resta sempre chiusa nel corso delle funzioni.

An alia grascentur vitia et scandala (Prosperano vizi e scandali)?
Risp. Per grazia del Signore non vi sono scandalosi, e nemmeno viziosi.

An adsint Obstetrices, et an bene unstructae ad Baptismum conferendum (vi sono ostetriche, e sono bene istruire a conferire il battesimo)?
Risp. due sono le Ostetriche, oneste, e di cristiani costumi, capaci di amministrare il Battesimo nel caso di necessità.

An intra octo dies infantes baptizentur (Gli infanti vengono battezzati entro otto giorni)?
Risp. Nel secondo o terzo giorno vengono presentati i neonati. (fine foglio)

Interrogatus quomodo Sanctissimum Viaticum infirmis deferatur (In che modo viene portato il viatico agli infermi)?
Risp. Con quattro fanali accesi, e sempre con gran concorso di popolo.

An in Oratoriis Missa celebretur diebus vetitis abque licentia Ordinarii (Negli oratori si celebra messa nei giorni vietati senza licenza dell’Ordinario)?
Risp. Due sono gli Oratorj, ne’ quali non si celebra mai la S. Messa nei giorni vietati

An Sponsi ante Matrimonium examinentur circa rudimenta Fidei (Prima del matrimonio gli sposi vengono esaminati circa i rudimenti della fede)?
Risp. Affirmative siccome prescrive il Rituale Romano

An Populus ecclesiam diebus Festis frequentet (Il popolo frequenta la chiesa nei giorni di festa)? Risp. Vi è sempre concorso di popolo alle sagre funzioni, e nelle maggiori solennità dell’Anno vi è frequenza eziandio ai Santissimi Sagramenti

An Congregationes Parochorum habeantur juxta Synodalia Decreta (Si tengono le Congreghe dei parroci secondo i Decreti Sinodali)?
Risp. Tutti i Parrochi fanno la Congrega, e da tutti si osserva la Legge Sinodale.

An habeat aliquid suggerendum (Ha qualcosa da suggerire)?
Risp. Nulla.

Quibus habitis etc. in fidem se subscripsit

E abbiamo due decreti: il primo su carta semplice, quasi una minuta

Nel decreto di Visita di Croce di Piave

Essendosi ritrovata ogni cosa in sufficiente stato, si approverà, ordinando però che sia resa divisibile la lunula dell’ostensorio.

il secondo su carta intestata del vescovo, riguardante uno dei tre oratori

che trascriviamo a beneficio dei nostri lettori:

Visitato l’Oratorio pubblico sotto il Titolo della Beata vergine maria del Rosario, di proprietà della N. D. Bonacossi Prina, situato entro i confini di questa Parrocchia di Santa Croce di Croce di Piave; s’invita la religione del Nob. Proprietaria facendo dorare di nuovo il Calice e la Patena, e porre le Croci sulle Borse e Corporali ove mancano. Avendo poi ritrovata ogni altra cosa in perfetto buon’ordine, ed in conformità del prescritto dai sagri Canoni e Sinodali Diocesane Costituzioni; resta da Noi approvato. In quorum fidens etc.
in Aedibus Parochialibus S. Crucis de Cruce Plavis die 13 Aprilis 1837
in Actu Pastoralis Visitationis
Sebastianus Episcopus Tarvisinus
Taxa £1:15                          Petrus Facio Cancell. Episcopalis


Anche gli atti della visita del 1837 furono in seguito raccolti in volume a stampa, del quale riportiamo le pagine relative a



Alla conclusione del giro delle visite pastorali, il vescovo avrebbe dovuto convocare un sinodo; ma non ne ebbe nessuna intenzione, data la situazione economica e politica della diocesi: dalla soppressione dei monasteri al tempo da Napoleone, ancora percepita come “uno sconvolgimento così forte che non si sarebbe potuto immaginare un altro di maggiore gravità”, molte cose erano peggiorate. Non che il vescovo non si rendesse conto che diversi dei suoi sacerdoti erano “liberali”; ma le aspirazioni liberali e patriottiche non erano da lui condivise: non era il caso di sollevare troppe voci dissonanti in un sinodo.

Nella relazione relativa alla situazione della diocesi, stilata nel 1839, egli suddivise la diocesi in “Treviso città”, in otto “oppida” – dove esistevano funzionari governativi e tribunari, tra cui San Donà (con 7.000 abitanti) – e 17 congregazioni, per un totale di 226 parrocchie (in realtà 15 di esse erano curazie) con 589 sacerdoti.
Alla domanda se ci fossero da parte del governo ostacoli all’zione episcopale rispose: «I veneti obbediscono a un principe che difende e pratica la religione cattolica. Se poi pur imperando una persona così pia ci siano degli impedimenti che possano ostacolare l’operato del vescovo, quali siano e se possono essere superati lo sa bene la Santa Sede, per cui non ci sembra di dover soffermarci di più». Insomma il vescovo Soldati, accusato da più parti di austriacantismo, cercava di mediare e soprattutto di approfittare degli aiuti economici che il governo poteva dar alla Chiesa.
La sua preoccupazione erano il numero di sacerdoti che andava diminuendo. Era assolutamente necessario dare impulso al seminario: decise di acquistare il Convento di San Nicolò, per trasferirvelo dalla fatiscente sede di San Bartolomeo.



Lire, soldi, schèi...

Possediamo la copia di un debito della fabbriceria di Croce (inesistente alle risultanze della visita pastorale) con il parroco di Losson. Si ricordi, nel calcolo dei riporti, che venti soldi fanno una lira veneta.

Memoria                 La Fabbricieria di Croce                Deve Dare

al R.mo Parroco di Losson per cento Ostie somministrate dalli 12 Luglio 1829 al tutto 15 Giugno 1832, sono anni due mesi undici a
£. 12 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . £. 64: 4

Furono contate da Giulio Saramin . . . . . . . . . £. 25:90
Fin.a da Domenico Panzarotto . . . . . . . . . . . £. 13:15

£. 39: 5

Resta debitrice di Venete . . . . . . . . . . . . . . £ 24:19

N.B. Nell’atto che le trasmetto la soprascritta Memoria estratta dai registri di questo R[everendissi]mo Parroco, raccomando a V. S. R[everendissi]ma il far rimborsare l’Erede Catterina Bianchini di questa somma, che col di Lei mezzo può fargli avere. Compatisca del disturbo, e mi segno di essere

Suo Umil.o Dev.o Serv.o
Giuseppe Cordio

li 13 8bre 1839. dalla Canonica di Losson

Abbiamo visto in occasione della visita pastorale che il bilancio della parrocchia di Croce si riduceva a pochi soldi. Qui sopra notiamo un debito della fabbriceria di 24 lire e 19 soldi.

Sotto il dominio austriaco erano in circolazione sia le lire italiane sia quelle austriache che andavano sostituendo lo ‘zechin’ (alla fine della Repubblica Veneta avente un valore di 22 lire), la ‘lira veneta’ e il ‘soldo’ di rame della Repubblica Veneta; questi ultimi però erano ancora in circolazione; il ‘soldo’ veneto veniva detto ‘soldin’ perché di dimensioni minori del soldo italiano e di quello austriaco e anche perché valevano di meno.

Il centesimo della lira italiana veniva detto in dialetto veneto ‘centesimin’, quello austriaco, di valore leggermente inferiore, veniva chiamato però ‘scheo’ per poterlo meglio distinguere. Il termine ebbe origine dal fatto che sui centesimi austriaci era coniata la dicitura ‘Scheidemünze’ (cioè moneta divisionale, nella lingua tedesca pronunciata però approssimativamente ‘sciaidemünze’ con la ‘ü’ piemontese, a quel tempo l’indicazione di una minima frazione monetaria, oggi non più in uso). Probabilmente i veneziani non riuscivano a pronunciare bene quella strana e lunga parola e si limitavano a chiamare la moneta solo con l’inizio della dicitura, cioè ‘schèi’, facendone così un termine generale al plurale, dal quale derivarono ‘schèo’ al singolare. Questo termine rimase nel dialetto per indicare in generale il denaro.

Nel seguente documento (del 1840) compaiono i fiorini.

N.° 174                  All’Eccelso Imp: Reg: Governo di Venezia

In obbedienza al venerato Decreto Governativo 3. decorso Settembre n.° 11758 Culto/4878 avendosi invitato il Molto Rev.do Parroco di S.ta Croce di Piave a far conoscere se abbia inteso di domandare un sussidio di 400 Fiorini a favore di un secondo cooperatore, avendone egli attualmente uno, il Parroco colla responsiva 13. detto mese, che si ha l’onor di rassegnare in originale, dichiara che l’implorato sussidio deve servire, non già per sostentamento di un secondo cooperatore, ma bensì per adjutum ad un solo, che gli è assolutamente necessario pel servizio spirituale della Parrocchia, la quale è assai vasta, con abitazioni disperse sopra una estesissima superficie, e con strade limacciose e paludose, che sono quasi impraticabili specialmente nella stagione invernale; e che il Parroco avente un benefizio di rendite assai limitate, ed i Parrocchiani, che sono poverissimi, non potrebbero mantenere senza il sussidio, mancando perfino in quella Parrocchia l’elemosina delle messe.

Soggiunge poi ch’è bensì vero che dal primo Aprile del corr. anno Egli ha un Cooperatore; ma però che questi lo assistette sino ad ora, e lo assisterà anco per qualche altro mese per sentimenti di amicizia; il che indica bastantemente, che trascorso il detto breve tempo, rinunzierà all’uffizio di Cooperatore per mancanza di convenienti mezzi di sussistenza qualora non si ottenga l’adjutum.

Conoscitore, com’è, lo scrivente della verità delle esposte circostanze, e del reale bisogno di quella Parrocchia di avere un Cooperatore per assistenza del benemerito e zelantissimo Parroco nel disimpegno del sacro ministero, unisce alle fervide istanze di lui anco le proprie raccomandazioni, e porta ferma fiducia che l’Ecc. I. R. Governo, nella sua religione e carità, vorrà consolare sì il parroco, e sì quei buoni Parrocchiani coll’accordare il chiesto sussidio.

Treviso dalla Cancell.a Ves.e

li 3 Ott.e 1840


1841: ancora un’epidemia, questa volta si trattava di vaiolo.
[Rocco L., Motta di Livenza e i suoi dintorni. ]

Nel 1841 il vescovo Soldati ripristinò il corso annuale di esercizi spirituali predicato dai gesuiti cui tutti gli ecclesiastici erano invitati e, attraverso ripetute circolari ai vicari foranei, ribadì l’obbligo di vigilare sul comportamento del clero.
Sapendo che essi erano figure di riferimento per la popolazione, furono in qualche modo cooptati nel sistema di controllo: specialmente nei centri più importanti, essi vennero nominati ispettori scolastici e incaricati dell’insegnamento della religione: a loro fu imposto di diffondere l’inno nazionale che era l’inno all’imperatore Ferdinando:

     «Salve, o d’Austria Eccelso figlio 
                        Ferdinando Imperador!
     I. - Dal tuo seggio onnipotente,
     Dio, risguarda a questo Impero;
     della gloria nel sentiero
     fa ch’Ei duri eternamente;
     che felice e fortunato,
     di sé renda altrui beato.
     Dio, proteggi Ferdinando;
     salva il nostro Imperador.
     . . . . . »

L’inno è lungo, può bastare la prima strofa.

Nel 1841 si provvide alla revisione del catasto: vedi pagina successiva.

Per una trattazione completa dell’argomento vedi
CARLO DARIOL - Storia di Croce Vol. I - IL PAESE DELL'INVENZIONE
dalle origini all’arrivo di Don Natale (1897), Edizioni del Cubo