POZZI, ACQUEDOTTO e CESSI

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POZZI

Quando non c’era l’acqua in casa ci si riforniva ai pozzi per l’acqua da bere, mentre per il bucato ci si serviva dell’acqua dei fossi.
Nella foto qui sotto si vede il pozzo della canonica vecchia

abbellito e meccanizzato da don Primo, che lo utilizzava per irrigare il giardino.

In passato non c’erano le pompe elettriche per sollevare l’acqua; si provvedeva con il sistema “a bilanciere”: un palo piantato vicino al pozzo reggeva una leva che al braccio corto portava appeso il secchio. In seguito fu introdotta la carrucola appesa a un arco posto sopra il pozzo, come si vede nella fotografia sopra. Attorno alla carrucola scorreva la catena alla cui estremità inferiore era appeso il secchio che scendeva da solo, per gravità. Sull’altra estremità le mani agivano (comodamente) da motore per sollevare l’acqua, indispensabile per le persone e per gli animali di casa.

La documentazione di un vecchio pozzo a bilanciere a Croce ci viene nientemeno che dall’America. Nell’aprile 1918 un giovane studente americano Harvey Ladew Williams venne in Italia come conducente di ambulanza (non avendo ancora 18 anni, non fu ammesso tra i combattenti). Con le ambulanze percorse tutto il nostro territorio da Mestre al Piave, sempre accompagnato dalla sua macchina fotografica. Di fotografie ne scattò tante. In particolare qui interessa richiamarne una scattata presso Casa Franceschini, sede della Croce Rossa, all’incrocio tra la strada della Fossetta e la Strada Matta (e rimasta confinata all’angolo in seguito alla costruzione della curva della Triestina, dopo la I guerra mondiale).


Nella fotografia sopra, scattata per ricordare trasporto e trasportatori di un ferito, si può vedere, accanto al pozzo, il palo con la forcella per sostenere il bilanciere con cui abbassare e poi sollevare il secchio dentro il pozzo.
In questa’altra (oltre ai soldati e all’ambulanza sotto il porticato) si vede, in mezzo al cortile, il pozzo con il palo che dovrebbe sostenere il bilanciere.



Questo è il pozzo a servizio della baracca Fregonese in via Del Bosco

Il pozzo di casa Cancellier fu scavato nel 1949. Dal sito di Gianni: "Ricordo che scendeva nel pozzo, per scavare il terreno, il diciassettenne Emilio Simonetto (Nino, 16.4.1932 - 29.11.2006 ) che abitava nel vicino casello ferroviario. Oltre al bilanciere e alla carrucola è stato fatto ricorso alla pompa azionata a mano.

Pompe a mano

La pompa piccolina nell’immagine a sinistra era a servizio della famiglia Fornasier nella “cesura” della parrocchia in Via Argine San Marco. Nel fotomontaggio a destra, realizzato da Gianni Cancellier, si vede dov’era collocata un tempo: la posizione originale è evidenziata dal rettangolo nero.

Le famiglie più numerose e con più bestiame avevano pompe più grandi che richiedevano adeguata forza muscolare per essere azionate.

A Croce erano rare le fontane a getto continuo, molto frequenti invece nella pedemontana.
Una, rimasta famosa, a servizio delle poche case del centro, era in piazza Tito Acerbo vicino al Monumento al fante.

La fontana scaricava l’acqua in una bella vasca di colore rosastro. Quando non servì più allo scopo originario, la vasca fu portata nel cortile dell’asilo infantile e da lì in luogo privato. Quel pezzo di storia di Croce dovrebbe ritornare in un posto adeguato, come può essere il “Parco Incantato” o in altri ambienti aperti al pubblico.

Anche ora in Piazza Tito Acerbo c’è una fontanella, costruita nel 2001 in occasione della sistemazione della piazza.


(La foto sopra, del 29 luglio 2005, mostra che non era ancora stato montato il rubinetto)

Le famiglie che abitavano nella Càe de fèro (il tratto di via Croce tra la ferrovia e il Colonnello Gioia, ossia la baraccopoli di Croce) per rifornirsi di acqua da bere andavano alla fontanella che c’era appena oltre la strada statale Triestina, all’inizio via Casera (vicino l’attuale casa Bassetto/Bernardi): dovevano cioè sobbarcarsi un chilometro di strada per avere un secchio di acqua potabile dal gusto ferruginoso e gasata da gas metano che, per divertimento, veniva incendiato appena uscito dal sottosuolo.
Per usi meno impegnativi gli abitanti si rifornivano di acqua di pozzo presso i vicini.

L’ACQUEDOTTO

Nei primi anni Trenta del XX secolo fu costruito l’acquedotto che porta a tutto il Bassopiave l’acqua “pescata” a Candelù. (vedi storia di Croce)
Ogni tanto, in prossimità di gruppi di case, fu messa una fontanella per uso pubblico. Un poco alla volta dalla rete principale partirono le reti secondarie, e da queste gli allacciamenti individuali. A quel punto le fontanelle pubbliche non servirono più e furono eliminate.

Tra il 1955 e 1960 a Croce, all’angolo tra la via principale del paese e l’Argine San Marco, fu costruito il serbatoio a torre. L’acqua, portata nel serbatoio più alto tramite pompe, da lì ha la pressione sufficiente per raggiungere tutti gli utenti.
In questa foto scattata durante la processione dell’8 dicembre 1961 si vede la torre in costruzione.

Dopo quarant’anni anche quella soluzione si dimostrò insufficiente. Tra il 2006 e 2008, poco più a monte della torre, fu costruito un grande serbatoio con un diametro di circa 27 metri, che si eleva dal terreno per circa sette metri. Quindi, salvo errori, può contenere circa 4.000 metri cubi di acqua. Eccolo in costruzione visto dall’interno

e dall’esterno

Quest’altra foto mostra un momento della preparazione della armatura per sostenere il getto della cupola.

La “cupola” è una calotta di una sfera con raggio circa 22 metri. Qui soto una foto del 2 dicembre 2007


(questa foto e le precedenti sono di Gianni Cancellier)

La pressione per far muovere l’acqua nelle condotte non dipende più dall’altezza dell’impianto ma dalla potenza delle pompe. Le nuove condotte, sono in ghisa con diametro 80 centimetri (quelle vecchie sono in cemento amianto con diametro di 60 centimetri), non sono più posate dentro l’argine San Marco (ed altre strade) per evitare interruzioni del traffico in caso di intereventi di riparazione o altro.


In questa foto del 24 gennaio 2006 si vedono i grossi tubi (del diametro di 80 centimetri) preparati per costruire il tratto che attraverserà l’ex cesura della parrocchia di Croce, e i mucchi della sabbia che servirà per costruire il letto su cui adagiarli.

Con la realizzazione degli acquedotti, i pozzi un poco alla volta sono spariti e sono rimasti solo come ricordo del tempo passato.
Negli anni Settanta del XX secolo invalse l’uso di costruire nei giardini, a mo’ di decorazione, finti pozzi con vere e ferri recuperati da pozzi veri, o rifatti addirittura ex novo.

Negli anni Novanta del XX secolo si diffuse il consumo di acqua in bottiglia, più o meno frizzante. E l’acqua di rubinetto prese lo scherzoso nome di “acqua del sindaco”. Per quanto i controlli dell’“acqua del sindaco” siano settimanali, e sia quindi piuttosto sicuro berla, il desiderio di acqua pura delle montagne portò a un incremento notevole di consumo di acqua in bottiglia.

Giocando sulla locuzione entrata nel gergo, alla fine del 2012 fu davvero messa in vendita l’ “acqua del sindaco”: si tratta di un baracchino installato a fianco del municipio dal quale, a un costo ridottissimo, si può spillare acqua frizzante (addizionata di anidride carbonica). Il sistema permette di riutilizzare i contenitori (generalmente bottiglie di plastica) che l’acquirente ha già a sua disposizione, e comporta il doppio vantaggio di avere una minor produzione di rifiuti, nonché di avere a un prezzo inferiore l’ “acqua minerale” (frizzante), diventata uno “status” per coloro che non amano più consumare la comune acqua di rubinetto.

I CESSI

Quando non vi era il bagno in casa ci si serviva dei "cessi" per i propri bisogni corporali (la doccia non era considerata un bisogno corporale ma un lusso).
I cessi erano piccole costruzioni di forma parallelepipeda, chiuse su tre lati e che contenevano a scadente tutta la qualità della vita nelle nostre campagne fin dopo la fine della seconda guerra, comunque assolvevano l’importante funzione senza sprecare acqua, senza inquinarla. Normalmente erano costruiti sulla concimaia, ambiente di raccolta e “trasformazione” naturale del letame della stalla, da ridistribuire nei campi come fertilizzante. Sono ancora ben visibili sulle rispettive concimaie, anche se variamente diroccati, quelli a servizio delle vecchie case di Croce. Qui sotto quello a servizio di casa “San Lorenzo” in via Argine San Marco (fotografato da Gianni Cancellier nel 2015)

Sulla “Triestina” al “Pont del bosc”, a servizio della casa “Santa Carolina” c’è questo

cui fa compagnia un “stavoeo” per il maiale.
Il cesso, ironia, è conservato meglio dell’antico forno che era a servizio della stessa casa:

Qua e là se ne vede ancora qualcuno anche in ambiente non agricolo. Ai “Tre scalini” nel 2003 Gianni Cancellier ha fotografato questo

mentre in zona “Contee”, alla fine di Via Diego Rossetto, nel 2012 fotografò quello sottostante, affiancato a un pollaio.