La Piave
Il Piave nasce nelle Alpi Orientali, alle pendici meridionali del Monte Peralba, nel comune di Sappada,
in provincia di Belluno, a quota 2.037 m s.l.m..
Una storia anticaTra i molti fiumi torrenti del Veneto, il Piave fu il più turbolento
e il più tumultuoso. Per questo nel corso della sua storia ha subito da parte dell’uomo
diversi interventi: bastava cedergli un po’ perché ritornasse l’acquitrino, la palude
e con essa la malaria. L’opera dell’uomo ebbe infine il sopravvento e trasformò le terre
soggette ad allagamenti, in campagne coltivabili.
Croce... di PiaveCroce è “di Piave” da sempre, nata e cresciuta com’è su di un guado del fiume
a metà strada tra quello della via Annia ufficiale
(quello dove sta oggi il Ponte della Vittoria)
e quello della sua variante più a nord (corrispondente al Pass tra Fossalta e Noventa)
Croce fu eretta a Parrocchia indipendente nel 1509. E si beccò qualche anno dopo
l’inondazione enorme del 1533 (la più grande del XVI secolo), tanto che nel 1534
il Piave viene deviato con il “Taglio dei Re” per allontanare le sue acque dalla Laguna. L’opera
terminerà nel 1579.
In particolare nel 1724, in corrispondenza del guado di Croce si verificò la notabile rottache asportò mezzo argine e costrinse don Pietro Caovilla e la comunità di Croce, per volere dei Periti veneziani, a ricostruire la chiesa distante dal fiume, nella sede dove sorge tutt’ora.Nel XIX secolo si ebbero ben 15 piene elevatissime la cui massima, conosciuta il 15 settembre 1882, fu la più funesta, a Zenson raggiunse, al colmo, l’altezza di 10,80. L’inondazione interessò 25 comuni con circa 38.000 abitanti; la superficie inondata fa di 56.000 ettari, l’altezza media delle acque nelle campagne fu di 3 metri. Croce finì sotto acqua. Non si hanno molte notizie sulle arginature. Si presume che via via che l’agricoltura progrediva ci pensassero i comuni e la Serenissima a costruire e rafforzare gli arzerini: erano bassi, di sabbia, seguivano le sinuosità del fiume, restringendo in qualche punto la sezione di piena, allentando così la velocità dell’acqua che corrodeva le sponde. Nel 1884 il Genio Civile riordinò e sopraelevò le arginature da Nervesa al Mare. Nel 1885 e 1886 Zenson fu di nuovo allagata e alla fine del XIX secolo l’argine regio sostituì gli arzerini. L’alluvione del 1889Nel 1889, il 12 ottobre, una piena imponente, la massima osservata nel tronco mediano da Zenson a Intestadura, raggiunse a Zenson m. 10,74. Verso sera la piena cominciò a scalzare l’argine maestro alla fronte Moretto sopra Musile producendo una breccia che poi si estese fino a 200 metri circa in ampiezza. L’acqua ben presto riempì il bacino fra l’argine maestro e quello di San Marco, che durante la notte fu squarciato per sormonto in due punti; crollarono due case, ci furono dieci morti. Le acque inondarono un vasto territorio correndo nella campagna coll’altezza di 4 metri. All’inizio del XX secolo il Piave fu soggetto a piene negli anni 1903 - 1905 – 1907 – 1914 – 1916. Il PiaveNel 1917 durante la I Guerra Mondiale, subito dopo la rotta di Caporetto, la Piave, questa Giovanna d’Arco del Veneto si trasformò in soldato per volere del Re Vittorio Emanuele III, il quale, contrastando i comandi militari inglesi e francesi che volevano attestare il fronte sul Mincio, s’alzò in piedi (anzi in punta di piedi, per dare maggior risalto alla decisione) e indicando il Piave disse: «Resisteremo qui!». E fu così che la Piave, ormai divenuto maschio, dopo il passaggio sulla riva destra del resto delle armate italiane e la distruzione dei ponti, divenne la linea di difesa contro le truppe austriache e tedesche che, nonostante svariati tentativi, non riuscirono a varcare il fiume. La difficoltà dell’attraversamento fu dovuta anche al periodo di piena del fiume a causa delle forti piogge.La linea resistette, sia in occasione della Battaglia d’arresto (novembre 1917) sia in occasione delle terribile Battaglia del Solstizio (15-24 giugno 1918: QUI la pagina monografica) fino all’ottobre 1918 quando, in seguito alla battaglia di Vittorio Veneto, gli avversari furono sconfitti e si giunse all’armistizio. Da allora il fiume Piave è considerato sacro alla patria. Altre due piene si ebbero nel 1926 e nel 1928.
La lapide dedicata al Piave![]() Il mito del Piave fu presto celebrato anche con dei monumenti. A Croce e a San Donà l’architetto GUIDO CIRILLI (Ancona 9.2.1871; grande protagonista della “invasione monumentale”, autore tra l’altro dei dieci Militi Ignoti ad Aquileia e del carro funebre del Milite Ignoto; morirà a Roma il 30.1.1954) fu chiamato nel 1934 a costruire due piccoli monumenti costituiti da un basamento su cui si erge un muro su entrambe le facce del quale campeggia la scritta PIAVE / FIUME SACRO / DELLA PATRIA / EF XII. Il monumento è collocato accanto alla linea ferroviare Venezia-Trieste, disposto perpendicolarmente rispetto ad essa così da mostrare ai viaggiatori in entrambe le direzioni le iscrizioni che riporta. Dal lato dei binari riportava un grande FASCIO con la SCURE e la TESTA di leone (quella che si vede sopra la scure). (Notizie che Gianni Cancellier ha ripreso da uno scritto di Corrado Balistreri Trincanato) Il monumento ha un’altezza di circa 5 metri (4 corsi di blocchi di roccia alti circa 86,5 cm, il corso più alto (con la scritta “PIAVE”) alto circa cm 114 ed un “cappello” di circa 40 centimetri). Alla base è largo circa metri 7,50; ha uno spessore di cm 80. Una delle caratteristiche della monumentalità veneta - scrive Daniele Pisani su circe.iuav.it - fu quella di essere rivolta non solo ai caduti ma anche ai luoghi sacri alla patria. Con la caduta del fascismo furono scalpellati tutti i simboli fascisti. Fu perciò eliminato il fascio e fu eliminata pure la scritta “E.F. XII” che era incisa alla base. I blocchi che costituivano il fascio, pur pesanti, furono dispersi. Ne rimangono due: quello sotto è un pezzo del blocco che sporgeva in corrispondenza della parola “PATRIA”. Lo si capisce dal fatto che la “fascia” o “cintura” che teneva insieme le verghe è in basso, alla base del blocco. ![]() Al centro si vede un vuoto che ha una larghezza di circa 20 cm. e una profondità massima di qualche centimetro. Lì evidentemente sporgeva il manico della scure che la demolizione ha distrutto. ![]() La sezione è rappresentata da una “lente” (pezzo di semicerchio) avente un raggio di circa 50 centimetri (“corda” di 95 centimetri circa, “freccia” circa 36).
Un secondo pezzo di un blocco è quello sotto:
Oggi la lapide si presenta così
Clicca QUI per una storia dettagliata delle alluvioni della Piave prima di quella del 1966 L’alluvione del 1966Infine nel 1966, ai primi di novembre si verificarono condizioni meteorologiche
diverse e di una eccezionalità estrema, al limite della catastrofe. Cominciò a piovere il 2 e piovve
tutto il 3 novembre; piovve su tutto il Nordest, dalle Alpi al mare; ingrossarono i fiumi a
livelli di sei-sette metri sopra il livello di guardia. È il caso del Piave a Negrisia
e a San Donà. Dall’altra, uno sciroccale di forza altrettanto rovinosa, durato 12 ore,
rigonfiò il mare a quota +1.92 sul suo livello medio, così da impedire il deflusso delle
acque dei fiumi in piena. Ma il mare ruppe anche battigie secolari, inondando le terre basse,
all’interno dei litorali: Jesolo, il centro storico, le Marine Alta e Bassa e i Salsi. Quindi Musile
a Sud di Piave Vecchia ed Eraclea. Il mare risalì i corsi dei fiumi, per alcune ore. È il caso
del Piave ad Eraclea.
(QUI la pagina monografica dedicata allalluvione del 1966) Carlo Dariol, in compagnia del Gus, nel 2006, in occasione del 40° anniversario della tragedia, ha costruito uno spettacolo sull’alluvione del 1966. Ha altresì trasformato nel racconto La mia alluvione (raccolto nel libro Dodese storie in Croce) la testimonianza di Cesare Davanzo, autore delle due foto qui sotto, scattate dalla finestra della sua camera la mattina del 6 novembre, la prima verso ponente (a sinistra, la piazza), la seconda dalla parte opposta, verso levante (a destra l’allora Casa Dariol, oggi Agraria Cancellier).
Nella mattinata del 6 l’acqua cominciò a defluire (foto di
Gianni Cancellier)
Le grandi tragedie lungo la PiaveDi tanto in tanto
il Piave/la Piave (tradisce di più se è maschio o femmina?) si prende qualche vita, specialmente di ragazzi o di giovani in cerca
di refrigerio o di avventura.
Trovi il racconto di queste disgrazie nella pagina delle grandi tragedie paesane. Escursioni lungo il PiaveIl b.i.m. |
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