Monumenti

Cinque sono i monumenti descritti in questa pagina, di cui i primi due scomparsi:

Monumento ai Caduti nel cimitero militare dedicato a "Tito Acerbo" (1922)

La Tomba-Monumento a Tito Acerbo nel cimitero civile di Croce (1925)

Fu per iniziativa della sezione combattenti di San Donà di Piave, presieduta dal comm. dott. Costante Bortolotto, che il 15 giugno 1925 fu inaugurato il monumento a Tito Acerbo nel cimitero militare di Croce intitolato all’eroe.
Sul lato del Palazzo Comunale che guardava il Prà delle oche era stata fatta apporre per l’occasione una targa con scritto “Piazza Tito Acerbo”, mentre il cimitero era stato abbellito di corone d’alloro e di fiori. Giunsero fino a Croce, portati con un autocarro, i bambini della scuola di Musile, mentre quelli della scuola di Croce erano già lì.
“Non aveva monumenti il cimitero” scrive il Chimenton nella sua storia di San Donà, dimenticando che altrove cita il monumento (vedi sopra), in pietra, col tripode sopra, innalzato nel cimitero militare di Croce due anni prima.
Mentre accadeva che le salme di parecchi soldati venissero richieste dai loro familiari o dai loro paesi d’origine, la famiglia del capitano aveva voluto che la salma di Tito riposasse a Croce, nella terra intrisa del suo sangue. Perciò “il suo monumento, unico nel vasto cimitero, fu sistemato in un posto d’onore”: era stato eseguito in pietra del Grappa da artisti di Loreto Aprutino, paese natale dell’eroe.

Partecipò alla cerimonia l’onorevole barone Giacomo Acerbo, fratello dell’estinto e autore della legge elettorale che aveva consentito al fascismo di diventare dittatura. Celebrò la cerimonia Monsignor Saretta, arciprete di San Donà (lo si vede a destra nella foto sotto), il quale, “ascoltato con vivissima e reverente attenzione”, pronunciò il seguente discorso:

«La solennità di certi luoghi e di certi momenti, imporrebbe il ritegno a qualsiasi voce. Ma pensando al pianto di Cristo sulla tomba dell’amico Lazzaro, al pianto di Cristo che consacrò tutte le lagrime che i cristiani versano sulle fosse dei loro cari, io sento il dovere, come sacerdote e come cittadino italiano, di unire la mia parola alla commemorazione dei nostri eroi. Qui fu decisa la vittoria che ci condusse poi a Vittorio Veneto. Il mio pensiero vola a tutti coloro che immolandosi hanno risparmiato nuovi lutti alla Patria: vola a te, Tito Acerbo, che con più fulgido valore sei qui caduto. Anche il cuore e la mente del sacerdote in questi ricordi si esaltano: egli protrae dalla gioia della vita terrena alla gloria di tutta l’eternità, e invoca su tutti quegli eroi la benedizione, il trionfo, il sorriso, di Dio e la glorificazione eterna che non tramonterà mai. Permettetemi di dire, Eccellenza, che mi sembra che questo monumento dedicato al vostro eroico fratello raccolga intorno alla sua tomba tutte le memorie sante della guerra. Della gloria dei nostri eroi mai ci dimenticheremo, perchè se oggi siamo qui in vita, a loro lo dobbiamo, a loro, che hanno pagato col sangue la nostra pace, la prosperità della nostra Patria. Ricordiamo il verso del poeta: “A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti...”. Non possiamo partire da questo luogo senza sentire il dovere di essere migliori. Oggi voi inaugurerete una nuova patriottica associazione, di lavoratori del pensiero: ben volentieri discenda la benedizione sopra il suo vessillo: nella mutua comprensione dei valori reciproci delle classi riposa la essenza civile e morale della Patria. Da questa tomba io raccolgo una voce, un ammonimento: la voce ci insegna che la vita ha un valore immenso, e che coloro che l’adoperano nobilmente sono, degni di essere ricordati: l’ammonimento ci dice che per i grandi ideali bisogna lavorare, soffrire, combattere».

Monumento ai Caduti

Inaugurato nel 1927 al centro del Prà delle Oche con gran concorso di personalità, aveva in cima un bersagliere in bronzo che fu rimosso all’inizio della II Guerra Mondiale per utilizzarne il metallo a fini bellici.


(foto appartenente all’archivio Fregonese. L’abitazione a destra è il "casuin dei Cosmo", ossia la rivendita di Guseo; dietro il monumento si vede la casa dei Guseo; sulla sinistra la casa dei Granzotto.

Fu inaugurato il 2 ottobre 1927, insieme con il Cippo "Tito Acerbo" (vedi più sotto)
Per l’occasione il Cimitero Militare era stato adeguatamente ripulito e riempito di fiori e di corone, e una ripassata era stata data alla tomba dell’eroe nel cimitero civile: la contessa Rachele Sacerdoti coniugata Gioia aveva fatto trasportare dal suo colono Pietro Perissinotto delle carrettate di ghiaia per abbellire la zona circostante.

Articolo del Gazzettino del giorno 8 ottobre 1927

“Musile, che durante l’ultimo anno della guerra fu teatro di una lotta tanto sanguinosa ed accanita fra i difensori del Piave e le schiere nemiche che invano tentavano di riversarsi al di là del fiume sacro, ha reso domenica scorsa l’omaggio più riverente ai suoi ottantacinque figli caduti per la patria, inaugurando solennemente il bel monumento eretto alla memoria. E nella stessa mattinata si è svolto pure lo scoprimento di un altro ricordo marmoreo, dedicato alla medaglia d’oro Tito Acerbo, gloriosamente caduto in quei luoghi il 16 giugno e la cui salma riposa nel cimitero di Croce di Musile che in uno dei suoi recinti accoglie le salme di centinaia e centinaia di combattenti. Ad ambedue le cerimonie assisteva S.E. l’on. Giacomo Acerbo, vicepresidente della Camera, valoroso ex combattente e fratello del glorioso eroe a cui si tributavano onoranze insieme ai caduti di Musile.

LE AUTORITÀ CONVENUTE
Il comune che vanta con fierezza di aver dato alla causa della Patria il tre per cento della sua popolazione, domenica mattina si è tutto imbandierato, partecipando alla cerimonia con l’entusiasmo vibrante di tutto il popolo rurale, laborioso e forte che coltiva le feconde terre del Basso Piave, dove ora il lavoro ferve sotto la più intensa e leale disciplina. Le autorità provinciali sono intervenute numerose, portando con la loro presenza il consenso ed il plauso all’opera del patriottico Comitato Pro Monumento di Musile che con la lunga e paziente opera dei suoi componenti raccolse i fondi necessari perché il voto degli abitanti di Musile si compisse.
S. E. l’on. Acerbo è arrivato a Musile da Mestre nel mattino in automobile, e con lo stesso mezzo sono giunti il comm. Avv. Giuseppe Toffano, vicesegretario della federazione provinciale fascista, il rappresentante del Prefetto di Venezia cav. Magrini, il magg. Roselli pel comando della Piazza Marittima, il magg. Generale Francesco Corso, attuale comandante della gloriosa brigata Sassari (151° e 152° fanteria) cui apparteneva il capitano Tito Acerbo, il colonnello Musinu, comandante del 152° fanteria, venuti anch’essi a rendere omaggio alla memoria dei prodi compagni caduti in gran numero su queste zolle, il comm. Costante Bortolotto podestà di San Donà di Piave. A riceverli erano il podestà di Musile cav. Giuseppe Argentin, il segretario del fascio locale Sattin, con il direttorio al completo, i componenti del Comitato Pro Monumento sig. Renato Cuppini con la consorte, Vianello, Lessi, Guseo, Montagner, colonnello Gioia, contessa Sacerdoti, signore Berton e Saladin; …”

«Saladini, maestra Saladini, non Saladin», avrebbero commentato i lettori del paese al refuso giornalistico.

“…; il Podestà di Grisolera dr. Stocchino, don Natale Simionato, parroco di Croce di Musile, …”

E qui don Natale avrebbe lanciato una doppia smorfia, d’orgoglio e di stizza: «di Croce di Piave!, non di Croce di Musile...»

“il podestà di Cavazuccherina Cardini, sig. Fornasieri, D’Avanzo, cav. Pitteri pretore di San Donà e notissime altre personalità della regione. Era presente anche la madre di Giannino Ancillotto!”

«Me cojoni!» avrebbero esclamato alla lettura del medesimo articolo i socialisti del paese seduti al bar di Attilio “Cosmo” che mostrava l’articolo in cui si parlava anche di lui e della corale.


(foto archivio Fregonese: il fante ancora velato. Sulla sinistra le due baracche scuola; in lontananza Casa Lezze seminascosta dalla canonica; la chiesa restaurata e davanti ancora la baracca chiesa, scorciata per far posto al campanile, da poco inaugurato; sulla destra la casa del nonzolo Piero Granzotto)

LA BENEDIZIONE AL MONUMENTO
L’on. Acerbo appena giunto nel paese si è recato a far visita alla tomba del fratello nel cimitero, e quindi si è recato con le altre autorità nella Piazza Tito Acerbo in cui sorge ancora coperto dalla tela, la mole del monumento ai caduti, opera dello scultore Vasco Viaro di Mogliano Veneto. Attorno al monumento, disposti in quadrato, stavano reparti della Milizia volontaria e le schiere della avanguardia, comandate dal sig. Pellizzon; le rappresentanze foltissime dei Mutilati ed Invalidi di guerra e delle altre associazioni patriottiche con le loro bandiere, insieme ai gagliardetti e alle rappresentanze dei fasci della zona, si serravano pure intorno al monumento che il parroco di Croce don Natale Simionato, fra la religiosa aspettazione, si apprestava a benedire.
Il sacerdote, prima di compiere il sacro ufficio, ha letto un vibrante e patriottico discorso, in cui ha esaltato il sentimento di devozione alla patria, di pietà religiosa per i prodi caduti, sentimenti che hanno ispirato l’opera così tenacemente voluta dal popolo di Musile che ne trarrà i più nobili incitamenti per l’avvenire del paese, sorretto dalla stessa fede che animava quei valorosi allorché caddero contenendo il passo al nemico.
Dopo le sue parole, vivamente applaudite, don Natale Simionato ha proceduto alla benedizione del Monumento, e quando egli ebbe pronunciate le ultime formule del rito, la tela che ricopriva il monumento, a cui facevano guardia d’onore due mutilati, Remigio Pivetta e Virginio Cancellier, è caduto scoprendo la bella opera dello scultore Viaro, mentre la banda di Fossalta intonava la marcia reale e i reparti della Milizia presentavano le armi.


(foto archivio Fregonese: il fante appena svelato. A sinistra la casa dei Granzotto; dietro il fante la casa dei Guseo; a destra la rivendita di Eliseo Guseo, alias Iseo Cosmo)

Il monumento rappresenta un fante proprio nel combattimento contro il nemico; sulle facce del piedistallo sono scolpiti i nomi degli 85 caduti di Musile. La statua, in bronzo, è stata fusa dalla fonderia Possamai di Solighetto, ed è opera riuscitissima per la bellezza del movimento e la serietà dell’atteggiamento. Essa è stata ammiratissima da tutti i presenti.
Il podestà di Musile, cav. Argentin, ha preso quindi la parola per pronunciare un breve discorso. Dicendosi fiero prendere in consegna il Monumento, sorto per la volontà di tutti gli abitanti di Musile e l’opera fervida di un Comitato fattivo a cui ha tributato un caloroso ringraziamento, egli ha detto il monumento eterna in sé il sacrificio dei migliori figli del paese e rappresenterà un monito costante per tutti, affinché tutti siano sempre degni del sacrificio di quei prodi. Ha rivolto quindi un ringraziamento alle autorità e in special modo all’on. Acerbo e al comm. Toffano, pel loro intervento, inviando alla madre del primo un saluto commosso.
Il suo breve ed efficace discorso è stato vivamente applaudito, e quindi l’avv. Toffano, oratore ufficiale della cerimonia ha preso la parola.
Chiudendo il suo eloquente discorso, più volte interrotto dagli applausi, l’oratore si è rivolto specialmente ai giovani con un monito e un incitamento. Ricordino, egli ha detto, che il fiore della nostra gente cadde perché la patria vivesse, e che solo dopo aver superato la prova sublime della guerra, la Nazione oggi spera e vive nel mondo.

Per leggere il seguito della cerimonia vai sotto, alla sezione riguardante il Cippo Tito Acerbo

Negli anni Trenta

Così appariva il monumento negli anni Trenta. La scuola elementare (sulla sinistra) era ormai stata costruita; dietro la scuola era la baracca dei Leonardi e dei Guerra, sulla destra si vede la casetta in mattoni del "Moro" Lorenzon (o di Toni Guseo?) (che in seguito diventerà di Narciso Vendraminetto).
In primo piano la fontana.

Nel 1942 fu decisa la rimozione del "fante" per farne bronzo per cannoni. Dell’incombenza fu incaricato "Amadeo" Fregonese, in ottimi rapporti con l’amministrazione del podestà Cuppini.

Dopo la II Guerra Mondiale, grazie a una sottoscrizione di Crocesi, si tentò di acquistare una più economica lampada votiva in forma di tripode. Nonostante l’offerta dell’amministrazione comunale di 100 lire, non si riuscì ad accumulare la cifra di 400 lire necessaria.
Fu allora asportato il tripode dal monumento ai caduti dentro il cimitero dei caduti e la croce che decorava una della facce della piramide tronca. Il fabbro Carlo Fedato saldò la croce sul tripode e Jonio Zanin inserì dentro il tripode una lampadina e la dotò di collegamento elettrico.

Le lapidi su tre delle quattro facce ricordano i caduti della I Guerra Mondiale, mentre quella sulla quarta facciata i caduti della II.

Con la costruzione delle scuole Elementari (1929), ma soprattutto delle case operaie (anni ’50) che ridussero il Prà delle oche all’attuale Piazza ‘Tito Acerbo’, il monumento venne a trovarsi in posizione defilata; così in occasione del recente restauro della Piazza nel 2001 (inaugurata nel 2002) il monumento fu spostato e posizionato centralmente di fronte alla ormai ex scuola elementare, oggi Centro delle Associazioni.
PRIMA E DOPO
le foto dello spostamento si devono a Gianni Cancellier

Qui sotto, il monumento qualche anno dopo, con l’arredo urbano di Piazza "Tito Acerbo" ormai completato. Sulla facciata delle vecchie scuole elementari è comparso lo scudo della contrada.

Stato attuale Come mi segnala un attento lettore che mi ha inviato le immagini sotto, la situazione delle lapidi del monumento nel maggio 2017 è la seguente

Cippo Tito Acerbo

Il 23 luglio 1927 il podestà,

“ritenuto che a seguito voto espresso dagli abitanti della frazione di Croce di Piave è doveroso e patriottico ricordare ai posteri con un segno MARMOREO il luogo ove cadde eroicamente il Capitano Tito Acerbo Medaglia d’Oro;
- Attesochè il segno simbolico dirà al popolo come oggi, come domani e come sempre si dà, e si darà valorizzazione a questi sacri luoghi per la realizzazione di ogni valore spirituale e morale, tesori che costituiscono la nostra grandezza e la gloria della Patria;
- Considerato che con lieve spesa si viene a soddisfare al voto della popolazione e compiere atto altamente patriottico-in quantochè tanto la colonna in marmo quanto il materiale per la base del piedestallo del cippo è stato regalato dal Sig. Bressanin;
- Attesoché il Comune deve sostenere la sola spesa per la incisione nella colonna di marmo di N°141 lettere in piombo, costruzione della base del cippo, spese e mano d’opera che preventivate dallo scalpellino Biscaro Augusto in L. 504.= esclusa il trasporto la fondamenta e la posa in opera che si prevvedono in altre L. 200.= circa;
[…]
- Ritenuto che l’inaugurazione del Cippo suddetto verrà fatta in occasione dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti in guerra della Frazione di Croce stabilita da quel Comitato per il giorno 25 settembre pv. e per il quale venne rivolta regolare istanza a S.ECC,. il Presidente del Consiglio dei Ministri per la necessaria autorizzazione;
- Attesoché alla detta inaugurazione oltre alle Autorità Civile, Militare e Religiose interverrà S.ECC. PROF. GIACOMO ACERBO, fratello della Medaglia d’oro TITO ACERBO.=
[…]

D E L I B E R A

La costruzione e collocamento di un Cippo Marmoreo nel luogo ove eroicamente cadde nel 16 GIUGNO 1918 il Capitano Tito Acerbo Medaglia D’Oro e precisamente nel piazzale omonimo in Croce di Piave e sulla proprietà Comunale. [...]


Si poteva perdere l’occasione di far bella figura con il Presidente della Camera nonché fratello dell’eroe? Certo che no.
“Gli abitanti della frazione” che avevano voluto il cippo erano in realtà i pochi notabili che formavano il “Comitato Erezione monumento ai Caduti”, con a capo il marito della contessa Morosina vedova Gradenigo, il signor Renato Cuppini, che tentava con queste iniziative di rifulgere di luce propria. Cuppini faceva parte del Direttorio del Fascio di Musile.

A metà luglio 1927 la colonna spezzata, simbolo della vita troncata dell’eroe, che avrebbe funto da monumento era pronta. A dire il vero non fu collocata nell’esatta posizione dove morì l’eroico capitano, al limitare del sagrato della chiesa, ma in posizione più scenografica all’incrocio di via Croce con la via del Bosco.

Il piedestallo in cemento granito del monumento a Tito Acerbo era stato battuto a bocciarda dal mastro petraio Augusto Biscaro che aveva anche inciso e piombato N. 141 lettere in una colonna di pietra viva a £ 2,30 luna. Il Biscaro aveva anche scolpito i quattro pilastrini in pietra viva che delimitavano il quadrato di rispetto del monumento ai Caduti.

Divise ai Balilla. Per onorar degnamente l’eroe mica si sarebbero potuti portare i ragazzetti vestiti cenciosamente, con gli zoccoli ai piedi e stracci altrove, così come andavano vestiti di solito... Il 30 luglio il Comune di Musile deliberò di fornire le divise ai Balilla e alle Piccole Italiane favorendone l’acquisto mediante rateizzazione; solo agli indigenti le divise sarebbero state consegnate gratuitamente ma “verificandone nei mesi successivi lo stato di manutenzione e di cura”. Il fez per i Balilla (8-14 anni) costava 5,05 lire mentre il fez per gli Avanguardisti (14-18 anni) costava 5,75 lire.

Come anticipato riguardo al Monumento ai Caduti, la festa di inaugurazione dell’uno e dell’altro monumento “con grande concorso di popolo e di autorità” non si tenne domenica 25 settembre come previsto ma la domenica successiva, 2 ottobre 1927, per poter conciliare gli impegni delle Autorità.

Si noti l’alto basamento della colonna e la baracca chiesa alle spalle della gente.
Come anticipato sopra, la colonna non fu collocata nell’esatto punto dove morì l’eroe, ossia nel fosso della chiesa davanti al campanile (press’a poco dove sta la facciata della baracca chiesa ritratta nella foto) ma in posizione più scenografica, ossia all’angolo della proprietà pubblica (comunale) tra via Croce e via del Bosco.
Questa notizia fu rivelata da un commilitone di Tito Acerbo - che veniva di tanto in tanto a visitare il luogo della morte del compagno d’arme - all’allora sindaco Guido Lorenzon che la rivelò a Cesare Davanzo che la rivelò a me (Carlo Dariol): ha tutta l’aria quindi di essere notizia fondata.

Continuiamo a leggere la cronaca di quella giornata, riportata sul giornale dell’8 ottobre.

L’INAUGURAZIONE DEL CIPPO
Il vibrante discorso del comm. Toffano è stato acclamatissimo e l’oratore ha ricevuto alla fine vive congratulazioni dall’on. Acerbo e dalle altre autorità. La Società Corale del paese, diretta dal maestro Guseo ha eseguito quindi il coro “Gloria ai caduti” che è stato caldamente applaudito. Al suono degli inni, le autorità si sono recate poco discosto, nella località in cui sorge il cippo commemorativo della medaglia d’oro Tito Acerbo, presso la chiesa di Croce. La colonna è stata eretta proprio sul punto in cui durante l’offensiva austriaca del giugno 1918, l’eroico ufficiale cadde combattendo. Intorno ad essa sono disposte le autorità e le rappresentanze; e impartita la benedizione dal parroco don Simionato, la colonna è stata scoperta. Essa reca la seguente dicitura: Qui – il 16 giugno – 1918 – eroicamente cadeva – alla testa dei suoi valorosi – il capitano Tito Acerbo – medaglia d’oro – Il Comune di Musile di Piave – pose.

IL COMANDANTE DELLA SASSARI
Tra la viva attenzione, ha preso la parola il gen. Francesco Corso, comandante della brigata “Sassari”, cui apparteneva il capitano Acerbo. “A nome dei compagni d’arme e in congedo – ha detto – io porgo vive grazie per il pegno di gratitudine offerto a chi si immolò perché la soglia delle case italiane non fosse più insozzata dal piede nemico. Questi ricordi, ha proseguito, ci saranno di sprone a prodigare tutte le forze e le opere per la nostra patria, e noi della brigata Sassari verremo qui a ritemprare le nostre energie e le nostre forze”.
Il breve discorso del generale è stato caldamente applaudito. Quindi ha preso la parola il podestà cav. Argentin, dicendo che dinanzi al ricordo elevato al prode soldato caduto a Musile, si elevi solenne la promessa di rispetto alle leggi, alla disciplina, ai doveri del cittadino.
Il comm. Toffano ha quindi preso la parola; leggo egli ha detto, la motivazione con cui venne conferita la medaglia d’oro alla memoria del capitano Tito Acerbo, perché si scolpisca nel vostro cuore: “Valoroso fra i valorosi di una gloriosa brigata, animatore impareggiabile, fulgido esempio di bravura, di abnegazione e di fede incrollabile, eccezionalmente dotato di capacità e di slancio sempre e dovunque eroicamente condusse il suo reparto nelle più sanguinose azioni sul Carso, sugli altipiani e sul Piave. Quivi, nella turbinosa battaglia, benché ferito, alla testa dei suoi reparti proseguiva nel violento attacco contro preponderanti forze avversarie, impegnato in accanitissime mischi, minacciato di accerchiamento, con impeto travolgente riusciva ad aprirsi un varco liberandosi dalla stretta nemica e trascinando seco i prigionieri. Poco dopo, colpito a morte da proiettile nemico, incitava ancora i dipendenti a persistere nella lotta e spirava sul campo inneggiando alla Patria – Croce di Piave – 16 giugno 1918.
Questa motivazione è una superba pagina di storia e di gloria, e il comm. Toffano, nella figura del purissimo eroe caduto, ha esaltato il valore ed il sacrificio di tutti i soldati d’Italia.

IL RINGRAZIAMENTO DELL’ ON. ACERBO
S. E. Giacomo Acerbo ha ringraziato con nobili parole. “Con la più viva emozione, ha detto, ho partecipato a questa solenne cerimonia con cui la vostra cittadinanza ha voluto onorare, insieme ai propri caduti, il mio eroico fratello qui caduto coi reparti della brigata Sassari per contrastare al nemico l’avanzata sulla via di Venezia. Anche a nome di mia madre ringrazio vivamente il Podestà, tutte le autorità civili e militari, in modo particolare il valoroso comandante della “Sassari”, di quella brigata che ha simboleggiato tutto il valore della nostra stirpe; ringrazio l’oratore che ha così nobilmente espressi i sentimenti che hanno ispirato quell’omaggio; ringrazio la cittadinanza tutta, che dimostra d’essere ben degna di custodire le memorie del passato e di attendere le giornate del radioso avvenire. Sono orgoglioso che le spoglie di mio fratello siano custodite in mezzo a voi. Sia pace a lui, pace e gloria a tutti coloro che combatterono e caddero per il compimento della nostra unità. Io, milite modesto della guerra, milite fedele e antico delle nuove battaglie, non considero questa cerimonia come una soddisfazione per l’onore reso al mio eroico congiunto, non ne sarei degno erede. Sono queste cerimonie propiziatrici, in cui tutto il popolo italiano, cosciente di sé e della sua nazione, si appresta ad attendere il domani e le sue immancabili battaglie sotto la guida di colui che ne interpreta la volontà concorde e l’anima fiera.”.
Le parole dell’on. Acerbo hanno ispirato i più fervidi consensi. La cerimonia, in cui i bambini delle scuole hanno eseguito anche l’inno del Balilla, è quindi terminata.
Il Comune di Musile ha spedito, nell’occasione, telegrammi a Donna Marianna Acerbo ed al Prefetto di Pescara.
Dopo l’inaugurazione il sig. Renato Cuppini e la consorte contessa Concini hanno nella loro casa offerto una signorile ed intima colazione all’on. Acerbo ed alle principali autorità.”

«...Concina, non Concini!» avrebbero corretto tutti a voce.
Giacomo Acerbo fece sapere a don Natale che la madre intendeva donare alla chiesa di Croce i soldi per la costruzione di un altare. a ricordo del figlio. «Ben, ben…» commentò il paroco. «Podaràe essar el primo a destra...»


Anche negli anni Sessanta e Settanta il monumento fu tappa obbligata per le commemorazioni del 24 maggio da parte delle scolaresche

Dopo anni di incuria e abbandono, nei primi anni del nuovo secolo il monumento fu restaurato: eliminati i piloncini quadrati ai quattro angoli e la piccola ringhiera storta e arrugginita, fu rifatto il basamento tutt’attorno. Ma fu un lavoro fatto coi piedi: non furono alzati i due plinti di sostegno della colonna, che cogli anni erano finiti sotto terra essendosi alzato il terreno, e neppure (cosa per me auspicabile) creato uno svasamento che suggerisse l’altezza originaria del fondo stradale.

Qui sotto come si presentava nel 2001, con la nuova recinzione già vandalizzata.

Quando, nel 2002, sotto l’amministrazione Menazza, furono restaurate le piazze di Croce, fu rifatto interamente il manto della piazzetta, fu rialzato ancora un poco il basamento attorno al cippo e il monumento lasciato al suo posto. Qui sotto come si presentava nel 2007

Bella l’idea di utilizzare i sassi del Piave, ma l’effetto è che, sparito prima un plinto e poi anche l’altro, il monumento appare oggi molto più tozzo che in origine, assomigliando a una grande provetta sbreccata che risulta la giusta insegna per la farmacia Poletti accanto. Non furono restaurate né la lapide dell’inaugurazione né il gladio fascista che appaiono nella foto ancora abbandonati all’incuria.
Un recente rilievo testifica che la colonna è alta 2 metri e 20 centimentri e la base quadrata misura 60 cm x 60 cm.



Lapide a Tito Acerbo

Nel giugno 2008, in previsione delle commemorazioni del 90° della battaglia del Solstizio, fu data una spolverata al monumento, furono fatti sparire il gladio e la lapide ormai ridotta in frantumi, e nel giorno della ricorrenza (21 giugno 2008), presente la Brigata Sassari, fu svelata una LAPIDE-RICORDO a un masso di Sardegna a pochi metri dal Cippo Tito Acerbo. Le sue misure sono cm 44,5 x cm 70.



Essa riporta la motivazione con la quale gli fu conferita la medaglia doro.

Capitano TITO ACERBO
da Loreto Aprutino


Comandante della 4a Compagnia
II Battaglione
del 152 Reggimento Fanteria
Brigata Sassari

Medaglia d’Oro al Valor Militare

“Valoroso fra i valorosi di una gloriosa Brigata,
animatore impareggiabile,
fulgido esempio di bravura, di abnegazione e di fede incrollabile,
eccezionalmente dotato di capacità e di slancio,
sempre e dovunque, eroicamente condusse il suo reparto
nelle più sanguinose azioni, sul Carso, sugli Altipiani e sul Piave.
Quivi nella turbinosa battaglia,
benché ferito,
alla testa dei suoi reparti proseguiva
nel violento attacco, contro preponderanti forze avversarie.
Impegnato in un’accanitissima mischia, minacciato di accerchiamento,
con impeto travolgente riusciva ad aprirsi un varco,
liberandosi dalla stretta nemica
e trascinando seco numerosi prigionieri.
Poco dopo, colpito a morte da proiettile nemico,
incitava ancora i dipendenti a persistere nella lotta,
e spirava sul campo inneggiando alla Patria”

Croce di Piave, 16 giugno 1918
__________

Nel 90° anniversario del Fatto d’Arme
la Brigata Sassari
i Comuni di Loreto Aprutino e Musile di Piave
appongono
a perenne memoria

Croce 21 giugno 2008

Lapide a Emilio Lussu

Lo stesso giorno (21 giugno 2008) in cui fu inaugurata la lapide a Tito Acerbo (vedi sopra), sempre durante le celebrazioni del 90° della Battaglia del Solstizio, fu inaugurata/svelata all’angolo del cimitero anche una lapide dedicata a Emilio Lussu che combatté in prossimità di quel luogo.

(le foto sono di Mattia Pavanetto)

La base misura 38 cm di larghezza x 20 cm di profondità, mentre nel punto più alto il cippo misura 110 cm dal piano stradale.



Per l’eroismo dimostrato nell’occasione, Emilio Lussu si guadagnò la quarta medaglia (la seconda d’argento dopo due di bronzo) al valor militare, con la seguente motivazione:

«Ardito comandante di una compagnia, era sempre primo nel pericolo, dando esempio di slancio e di coraggio ai suoi dipendenti. In un critico momento circondato da soverchianti forze nemiche, disponeva il suo reparto in quadrato, resistendo per più di un’ora ai furibondi attacchi eseguiti dall’avversario con la baionetta e le bombe a mano. Esaurite le munizioni e ricevuto l’ordine di ripiegare, si svincolava dalla stretta con impetuosa lotta all’arma bianca, e raggiungeva gli altri reparti del reggimento. Mirabile esempio di coraggio e fermezza.»

— Capo d’argine (Piave) 16 giugno 1918

Per una più ampia descrizione delle storia e del significato dei due monumenti vedi
CARLO DARIOL - Storia di Croce Vol. II - DON NADAL, EL PAROCO DE CROSE
Edizioni del Cubo, 2016