Modi di dire

   
’A setimana dei tre żiòba La settimana dei tre giovedì. Cioè mai.
Basa banchi ciàva santi Chi sembra religioso ma è persona inaffidabile e disonesta.
Bàta bròche Tremare dal freddo. Lett. battere i denti per il freddo facendo lo stesso rumore del calzolaio che ribatte i chiodini.
Bronza cuèrta Persona fa le cose di nascosto.
Campa cavàl che l’erba cresse Hai voglia ad aspettare!
Cavàrse el bocon de bóca Privarsi dell’indispensabile, fare un grande sacrificio.
Cavàrse tant de capèl Riconoscere la superiorità, inchinarsi davanti al merito.
Che te vegnesse un càncaro Che ti venisse un accidente! Letteralmente un cancro, ma con significato meno cattivo.
Chi ha pan no ha denti
Chi ha zuche no ha porzei
Ciamàrse gramo Chiamarsi pentito. Letteralmente gramo è sfortunato.
Ciapàr el ’uz espressione che si usava per indicare quando nel saltare un fosso si cadeva dentro, bagnandosi almeno una gamba.
Ciapàr na cresemà(d)a (lett.: prendere una cresimata) subire un duro rimprovero
Ciapàr ’na inpira(d)a Figurato per restare imbrogliato. L’impira’a è l’infilzata.
Ciapàr su e ndar via Alzarsi e andarsene
Ciuciàr ’a mescoea Lett.: leccare il mestolo. Indica chi rimane a bocca asciutta.
Co ’a ganba alta Lett.: con la gamba in alto. Cioè: instabile, prossimo alla caduta; si dice di chi è in situazione economica o di vita vicina alla rovina.
Come ’e tete dee mùneghe Molto delicata, schizzinosa, sofistica. Letteralmente: come le tette delle monache
Co na cantada de inbriago Lett.: con un canto fatto male come da un ubriaco, cioè con una cosa che non ha valore. Pagare uno co nà cantàa de imbriago significa non dargli niente o quasi.
Co ’sti bò no se ara Con questi buoi non si ara, non ci sono possibilità di concludere cose buone, nello sport come nella vita, etc.
Cul e braga Indivisibili, complementari. Si dice di due sodali.
Darente lett. aderente, cioè da vicino.
Dove vatu senza onbrèa? Dove vai senza gli strumenti che ti servono?
De’icato come ’e tete dee mùneghe
De russ o de struss In un modo o nell’altro.
De strapazón Alla carlona.
Dirlo nèt e s-cièt Te ’o dise (ghe ’o dise) nèt e s-cièt
Do schèi de móna in scarsèa A volte risulta conveniente passare per sciocco, cioè tegnerse do schèi de mona in scarsèa.
El can de Munerét Te si come el can de Munéret, che col vede el jèvaro ghe scampa da pissar
El giorno de San Mai Mai
Essar come el porzel de sant’Antonio Sempre in giro.
San Antonio abate è il protettore degli animali domestici. Il maiale che i parrocchiani allevavano qualche settimana a turno per il parroco veniva affidato a sant’Antonio perché il santo vegliasse sul suo pellegrinare di famiglia in famiglia e lo facesse crescere sano e grasso.
Quando gli adulti incontravano un bambino ben cresciuto e pacioccone (50-60 anni fa erano pochi) stringendo loro le guance con le dita lo apostrofavano con la seguente frase: «Ti si come el porzél de sant’Antonio» oppure «Ti si gras come el porzél de sant’Antonio».
Essar fati de can Avere una pellaccia dura, sopportare ogni dolore.
Essar un saeàme Essere un poco stupido, mona, che si fa tagliare a fette. Di solito in seconda persona: Te si un saeàme!
Essar un senpioldo Di solito in seconda persona: Te si un sempioldo!. Stupidino.
Far amor Corteggiare.
Far el desìo ma anche ver el desìo Fare/Avere una confusione del diavolo. 
Far su el porzel Insaccare il maiale.
Fiol de ànema Bambino che ha trascorso l’infanzia più all’interno di un’altra famiglia che con i genitori naturali.
Fiol de ’a piazza Ragazzino che trascorre tantissimo tempo fuori casa.
Fiol de fameja (Vedi Fiòl de ànema)
Ghe manca un bojo Si dice di chi non è completamente maturo o sveglio.
Gnanca se te brusa curame Nemmeno se bruci cuoio. Si dice di qualcosa di impossibile da mandare via. Un tempo si tentava di scacciare le donnole bruciando del cuoio.
Marende che se se rende Prima o poi i conti tornano. Conviene essere disponibili se si vuol sperare disponibilità.
Mancar de un bójo Di solito alla terza persona: ghe manca un bójo; è detto di chi, non essendo cotto a puntino, è ancora un poco indrìo, cioè appare tonto.
Menar par lengua Sparlare. Di solito al passivo: essar menà par lengua = essere sulla bocca di tutti 
Metar el caro davanti ai bò Tirare conclusioni affrettate.
Méterghe nome domàn Rinviare sempre.
Muso duro e baréta fracàa Arrabbiato, indispettito, imbronciato.
Na mosca ghe par un caval Si dice di chi sopravvaluta a dismisura ogni cosa e manca di obiettività.
’Ndar in aséo (letteralmente: andare in aceto) Disamorarsi. Son ndat in aséo!
’Ndar conbàta (letteralmente: andare a combattere) Affannarsi, preoccuparsi tanto. Mi no vae combata! oppure No sta ndar combata!
’Ndar de zotegon Zoppicare.
’Ndar in giro de pitandon/de sbrindoeon Andare a zonzo senza una meta precisa.
Nèt e s-cièt Senza peli sulla lingua, cruda verità.
No essar bon de far òt col cul del gòt Non essere capace di fare un 8 nemmeno usando un bicchiere. Cioè essere buoni a nulla.
No ver tute ’e fassine al cuert Si dice di qualcuno che è un po squinternato/pazzerello.
Pa(r) scavazza Di traverso.
Pareciàrse In senso figurato: prepararsi al peggio. Nella locuzione Paréciate! oppure Che’l se paréce... Si usa per minacciare.
Parlar a vanvera Parlare per niente o fuori luogo. La vanvera era il tubo di seta tenuto aperto da anelli in ferro che le contesse veneziane portavano a letto, quando avevano mangiato pesante, collegando direttamente il didietro con la finestra, poer evitare di alzarsi dal letto quando avevano bisogno di fare scoregge.
Pèżo el tacon del sbrègo Peggio la toppa del buco, cioè Peggio il rimedio del male. Letteralmente lo sbrègo è lo strappo. 
Piantar ciòdi Fare debiti che non si possono estinguere, come è difficile cavare un chiodo
Portar acqua co ’e recie Essere servile e disposto a tutto pur di ottenere qualcosa o ingraziarsi qualcuno.
Quel del formàjo Quello che daà la lezione. ’L ha trovà quel del formajo. Ha trovato quello più furbo di lui, che gliel’ha fatta vedere (o pagare)
Ragar ’a saeata Raccogliere l’insalata lasciando la radice.
Saver da bon/Saver da spuzza Odorare di buono-profumare/puzzare. Intraducibile in italiano il gioco di parole Mi so... / Da spuzza te sa ti...
Scavazzacampi Attraverso i campi (per via più corta rispetto al percorso stradale); sinonimo di per una scorciatoia
Senpioldo Stupidino
Star prima a saltarlo che girarghe in tondo  
Tirar drìo Figurato per vendere per pochi soldi, quasi regalare, considerando il basso prezzo richiesto. I te’a tira drìo.
Tirar indrìo el cul Figurato per Aver paura.
Tirarse fora da ’e pétoe Tirarsi fuori dai guai
Tirarse int’el cantón Mettersi al sicuro, protetti da due lati.
To nòna in cariòea!  
To sàntoea in cariòea! Imprecazione bonaria per non tirare in campo le ’qualità’ della madre
Vecio come el cuc(c) Molto vecchio, forse pensando che il cuc [= cucùlo] abbia vita molto lunga. Al canto del cuculo i bambini chiedevano: Quanti anni me datu de vita? Quindi si contava il numero di cu-cu come numero di anni da vivere (Meno probabile che il cuc fosse una persona reale vissuta molti anni)
Ver ’a pessa Avere il raffreddore
Ver el cul che toca par tèra Avere il sedere basso
Ver el mal de ’a pitona Essere svogliati
’Ver ’e sudarioe Sudar freddo a fronte di stuazioni emotive o esistenziali particolarmente incontrollabili.
Ver na sbàtoea Avere una gran chiacchiera.
Ver na testa che no la magna gnanca i porzei. Cioè talmente guasta che non la mangiano neppure i majali che pure mangiano tutto.
Ver na vena de dólze Detto dei maschi effemminati, forse gay.
Ver sèst Avere buone maniere. Co un fià de sest
Volta fòra/volta sciò I contadini utilizzavano questo comando per far girare i buoi a destra/a sinistra.
Viva int’el bombao Vivere tra gli agi (lett.: nel cotone)