1917-1918 | I Guerra Mondiale |
Nel corso della guerra moriranno ... crocesi. Dopo la Rotta di Caporetto, Croce si ritrova sul fronte. Nel
corso di sette mesi di combattimento verrà interamente distrutta.
Clicca QUI per il racconto della “Battaglia del Solstizio”, scritto da Carlo Dariol. |
1924 | Separazione delle Case Bianche | Il decreto del Vescovo assegna il territorio della Case Bianche a Musile. Ne nasce una contesa che si placa solo in parte con la rettifica del 1933. |
3 dicembre 1925 | Morte di Pietro Furlan in bici, colpito dalla stanga del cavallo di Bepi Bravo | Pietro Furlan, 21 anni, sta correndo in bici ad invitare gli amici perché, dovendo partire per la
naja, vuole
dare un festino per salutarli; “sto tosat el vea el vizio de cora in bici co ’a
testa bassa” diranno in seguito; sta correndo lungo la Triestina quando da una delle strade che
dai campi si immettono sulla
statale giunge col cavallo Bepi Bravo; è buio e nebbia, e la stanga
del cavallo infilza secco il ragazzo; tutti coloro che nei dintorni sentono
il rumore e le urla dello scontro escono dalle stalle per andare a vedere,
e si trovano davanti lo spettacolo raccapricciante del ragazzo appeso in alto alla
stanga del cavallo. Verrà sepolto lungo il muro di cinta del cimitero, dalla parte della strada.
[Episodio raccontato dalla Diana Capiotto, che lo sentì raccontare dalla madre quando, ancora da sposare, abitava dai Ceo. La lapide esiste ancora in cimitero.] |
26 luglio 1930 | Morte per annegamento di Giovannino Guseo, 8 anni | La domenica pomeriggio (26 luglio) Giovannino, di otto anni, alla
conclusione del “vespereto”, ha l’idea di andare a far una nuotata
in Piave con gli amici. Sulla riva i ragazzi si tolgono la maglietta e
pantaloni; e Giovannino, che forse non è nuotatore provetto ma vuole
dimostrare agli amici di non aver paura (si sa, la razza Guseo è
sempre stata coraggiosa), si tuffa nell’acqua
con gli altri e annega; poi qualcuno va dalla madre, la Tonina, a
chiederle che maglietta e pantaloni indossasse il figlio, perché sono
stati ritrovati sulla riva del fiume. Due giorni continuano le ricerche,
vengono fatti arrivare anche i palombari che cercano e cercano e non
trovano. Anche il fratello maggiore di Giovannino, Antonio, continua con
loro le ricerche, muovendosi su di una barchetta in compagnia del cognato
Chechi Granzotto. Per due giorni, senza ceder campo alla stanchezza i due
cercano, finché la mattina del
secondo giorno, quando i palombari ancora non possono scendere in acqua,
alle quattro, alle cinque di mattino, ai primi chiarori dell’aurora, già
sul posto a riprendere le ricerche, vedono qualcosa di scuro tra i rami e le
foglie vicino a riva. «Ecco, quello! Quello è mio fratello» urla
Antonio. «No, quella è una zucca» risponde il cognato. «No, quello è mio
fratello!» e vanno a vedere ed è Giovanni, con la faccia nera,
cianotica, con la testa appesa ai rami, ingarbugliata tra la vegetazione del
fiume.
[episodio raccontato da Franca Guseo] |
1943-1945 | Occupazione tedesca | I tedeschi si insediano in quattro case di Croce. |
Luglio 1944 | Fucilazione di Ernestino D’Andrea coi XIII martiri di Ca’ Giustinian | Per rappresaglia contro l’attentato alla Casa del Fascio di San Donà in gennaio |
23 maggio 1952 | Franco Mariuzzo, 10 anni, viene investito da un’automobile | Io ho perso un figlio di 10 anni, veniva a messa e
vespro a Croce a piedi, era del 1942 […] Si chiamava Franco. E don
Ferruccio gli aveva anche dato il premio della dottrina. «Che strada fatu» gli chiedevo, «Vae drio a strada del treno, e quando vede el treno me bute in parte», cioè veniva a Croce lungo la ferrovia, che era la strada più breve. E mi è morto qua, su’a passada de casa. Gli uomini avevano prestato il getto agli Ormenese per pompare, e il tosatel mio stava facendo i compiti. Mio nipote Orazio mi disse: «Zia, dighe a Franco che’l vae a cior el getto da Ormenese» e io lo pregai di andare, ché lui non voleva neanche andare ché doveva studiare, e io insistetti: «Valà, che se no ’i bestema…» Non bestemmiavano, a dire il vero, ma lo dissi così per dire. E c’erano i buoi davanti casa e su quea che lu varda verso Mestre riva na macchina da San Donà e ’a me ’o buta su’a strada; morto, in tera. E l’avevo mandato io da Ormenese. E io non riuscivo più a passare per la Triestina, tant’è vero che poi andai a stare da mia mamma in Passarella, e rimasi via un anno da mia madre ché non volevo più venire a casa […] Mi sentivo in colpa, che l’avevo mandato io. «Cosa vuoi piangere da quella volta in qua» mi dicevano, ma fui io a mandarlo sulla strada e mi sento in colpa ancora adesso, e quando ci penso mi viene da piangere. Avevo già perso un figlio, il primo, nato nel 1941, che mi morì di 40 giorni, ma a quello non penso gran tanto come all’altro […] Sicché di tre ero rimasta con uno, Giannino, il terzogenito, che aveva quattro anni, sei meno di Franco... Il giorno dopo si tennero i funerali e don Ferruccio scrisse sul registro dei defunti: “...(fanciullo buono e bravo) Ha ricevuto l’assoluzione da un prete che passava di là nel tragico momento”. [dai ricordi della Marcellina Carrer] |
13 giugno 1964 | Morte per annegamento di Francesco Luisetto | Nella mattina di sabato 13 giugno, Francesco, che aveva appena concluso la prima media,
andò a vedere i risultati degli scrutini con la sua bicicletta da corsa.
Nel primo pomeriggio altri ragazzini più o meno della sua età andarono all’ “isola della rana”
(tra Croce e Fossalta) per vedere i ragazzi più grandi
che si divertivano a nuotare nel Piave, i più bravi attraversandolo, impresa ancor
più impegnativa della semplice nuotata vicino alla riva.
Mentre andavano, incontrarono la mamma di Francesco che chiese loro se avevano visto il figlio
che a mezzogiorno non era rientrato a casa.
“No” fu la risposta.
Quando i ragazzini arrivarono all’ “sola della rana” notarono una bicicletta appoggiata a un albero ma non ci fecero caso più di tanto, forse neppure immaginarono che poteva essere quella di Francesco. Si divertirono a guardare i nuotatori, giocando tranquillamente tra sabbia e acqua. Passarono le ore, l’allarme per il mancato ritorno di Francesco si diffuse e all’”Isola della rana” arrivarono anche i sommozzatori, che però non trovarono il fanciullo. L’indomani mattina, dopo la messa “delle otto” a Croce arrivarono i Carabinieri, che parlarono coi bambini e raccolsero informazioni, poi tutti assieme andarono all’ “isola della rana” e fecero il tragico ritrovamento. Francesco era un bambino vivace ed era nato il 13 ottobre 1952. La sua scomparsa segnò la vita dei compagni, particolarmente degli amici più stretti. A distanza di cinquant’anni il suo caso è ben noto e vivo nella memoria dei compagni di allora. [Dal sito di Gianni Cancellier] |
5-6 novembre 1966 | Alluvione | Clicca QUI per il racconto della tragedia scritto da Carlo Dariol |
25 ottobre 1969 | Lungo la statale Triestina, investita da un’auto, muore Susanna De Faveri. | Non ha ancora nove anni la primogentita Susanna (è nata il 31 gennaio 1961) quando muore uccisa da un’auto. Lascia un fratellino di cinque anni, Carlo. |
25 maggio 1970 | Alfonso Golfetto muore sotto il trattore. | A causa del ribaltamento del trattore su cui viaggiava, muore Alfonso Golfetto. Lascia la moglie, Maria, e un figlio di 5 anni, Paolo. |
8 dicembre 1970 | Morte del piccolo Stefano Favotto e della madre Diana Pignata | È il pomeriggio dell’8 dicembre 1970, festa dell’Immacola Concezione. La mamma è andata con i tre figli - le piccole, di uno e tre anni, e Stefano, il maggiore, di sei (è nato il I dicembre 1964, frequenta da poco la I elementare) - a trovare nonna Pignata che abita di là della Fossetta, nella casa rossa. All’andata la nonna ha fatto attraversare loro la Fossetta con la barca, come ha fatto tante volte, e così fa al ritorno, al termine della visita. La nonna è ancora in barca, la mamma e i tre figli sono di nuovo sull’argine della Triestina; sono sul ciglio della strada quando un automezzo si accorge di loro all’ultimo istante, scarta improvvisamente, riesce a evitarli, non altrettanto riesce all’automezzo che segue, che investe Stefano e la madre che muoiono sul colpo. Diana (nata il 19 febbraio 1941) non aveva ancora trent’anni. |
14 maggio 1972 | Adelino Bincoletto, 15 anni, muore in via Croce, in un incidente stradale. | |
14 febbraio 1977 | Federica Scomparin, 2 anni, è investita da un camion | La bambina (non ha ancora due anni, essendo nata il 29 aprile 1975) sta giocando col suo triciclo in via Gorizia, finisce dietro il camion del fruttivendolo, che non la vede, e fa retromarcia... |
28 marzo 1978 | Muore Gemma Danieli, 31 anni | In una serata di tremenda pioggia e di scarsa visibilità, un camion di legname davanti riduce la visibilità a zero; Gemma tenta di sorpassare ma calcola male il tempo e lo spazio: è la tragedia; lascia due bambini piccoli. |
25 agosto 1978 | Angelo Sgnaolin muore sotto il trattore | È davvero un anno funesto il 1978 (forse perché bisestile): mentre sta lavorando i suoi campi in Gonfo, Angelo Sgnaolin - il primogenito di Toni - ha un brutto incidente con il trattore e muore. Lascia la moglie e la figlia. |
6 aprile 1980, giorno di Pasqua | Morte di Ernesto De Faveri, 16 anni | La domenica di Pasqua, mentre attraversa in motorino il passaggio a livello di via del Bosco, perde il controllo del mezzo e batte la testa. Undici anni prima è morta la sorella. Ai genitori resta il solo Luca. |
13 agosto 1981 | Annegamento di Paolo Golfetto (16 anni) in Brussa | I ragazzi del paese sono al mare in Brussa, col pulmino della parrocchia, accompagnati da Adriano. Scherzano in acqua, tra i cavalloni del mare. Qualcuno finge di andare sotto; la stessa cosa credono che stia facendo Paolo (ha 16 anni, essendo nato il 28 febbraio 1965) e lo chiamano a gran voce: «Dai, Golfo!» Sarà ritrovato alcuni giorni dopo, a centinaia di metri da lì. Alla mmamma, Maria Agnoletto, che già ha perso il marito in un incidente col trattore undici anni prima, non resta più nessuno. Andrà don Primo a riconoscere il ragazzo all’obitorio. |
31 marzo 1983, giovedì santo | Morte di Michele Rizzetto, 16 anni | Michele sta tornando da Jesolo con la sorella Francesca e il ragazzo di lei, Marino Teso.
Michele è seduto sul sedile posteriore,
con i gomiti è appoggiato ai sedili anteriori; all’incrocio Polo di Musile (dove allora c’era un semaforo
e oggi c’è una rotonda)
l’auto di Marino sbanda, va in testa coda e va a sbattere
col lato sinistro contro uno dei platani sul lato destro della strada, aprendosi in due.
Muoiono sul colpo Michele (16 anni, è nato il 3 marzo 1967) e
Marino, mentre Francesca, sbalzata dall’auto, resta illesa.
Così Francesca corregge e integra alcune elementi del mio racconto: "La misteriosa causa della fuoriuscita di strada non fu l’alta velocità, ma la mancata precedenza di un auto che arrivava da Musile. (La nostra macchina, una Solara, si aprì in due per un difetto di saldatura.) Questa persona, tuttora 'misteriosa' visto che si è resa latitante, ma ben cosciente del danno causato è rimasta impunita per la legge. Chissà se la sua coscienza le ha mai presentato il conto. Non so quanto possa valere la mia precisazione, dopo 34 anni, ma non posso lasciare che nessuna colpa o dubbio cada su Marino. È un atto dovuto per la prudenza e l’onestà che lo contraddistinguevano." |
13-14-15 giugno 1987 | Morte dei tre fratelli Perissinotto | Un giorno dopo l’altro si spengono tre dei dodici fratelli Perissinotto. Sabato 13 muore Mario, di malattia, domenica 14 muore Giorgio, schiacciato sotto il trattore, lunedì 15 muore Piero, anche lui di malattia. |
1 novembre 1988 | Muore in moto Ivan Cancellier, 16 anni | È festa, è il giorno di Ognissanti e festa della commemorazione dei defunti. Manlio Bergamo, che ha parcheggiato davanti al cimitero, sta facendo retromarcia, quando giunge veloce dal passaggio a livello, diretto al centro del paese, Ivan con la sua moto; nessuno dei due si accorge in tempo dell’altro, l’impatto è inevitabile. |
1997 | Dario Vendraminetto, 18 anni, muore di infarto | Dario non abita più a Croce da quando il padre Sante con la famiglia si è trasferito a Zenson, ma torna a Croce tutte le domeniche a trovare i parenti e soprattutto gli amici del paese. Una domenica pomeriggio, mentre è in loro compagnia, si accascia improvvisamente al suolo e muore: il cuore ha ceduto. |
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