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Giulio Marinetti
(nato a Verona il giorno 4.6.1877 da Luigi Gaetano e da Bracco Sofia, combatté a Croce di Piave nella battaglia del Solstizio,
senza morirci)
"Sabato 15 giugno 1918. MusiIe
I primi assali tori varcarono il Piave da sotto le porte del Taglio, dinanzi ad Intestadura, e, contemporaneamente, dalle curve di S. Donà e davanti
alla zona di Croce denominata «San Rocco», a circa duecento metri dal passaggio a livello. Erano le 2 del mattino. Avvolto e protetto dalla nebbia artificiale, il nemico è apparso sulle nostre prime linee e, subito, di sorpresa si è spinto avanti, nelle seconde linee, tentando l'argine di San Marco e le paludi.
La nostra difesa fu disperata.
La 7a batteria del 34° reggimento di artiglieria di campagna comandata dal capitano Tombolan Fava Ottorino, già medaglia di bronzo, sostenne per 5 ore il tiro concentrato e preciso delle artiglierie nemiche sulla sua batteria rispondendo efficacemente col fuoco dei suoi pezzi. Al sopraggiungere di reparti di arditi avversari, esaurite le munizioni, si difese valorosamente finché, raggiunto dallo scoppio di una bomba a mano, cadde sull'ultimo pezzo ancora conteso dal nemico.
Erano le ore 7. Il nemico ebbe via libera e passò.
Contemporaneamente, nella zona più a sud, lungo il fiume, il maggiore Marinetti Giulio, già medaglia d'argento e di bronzo, dello stesso reggimento, difese strenuamente le batterie affidategli finché, colpito da una bomba a mano, cadde gravemente ferito.
Ad entrambi venne conferita la medaglia d'oro al v. m.
"
(Alba Bozzo, La battaglia del Solstizio, Edizioni del Comune di Fossalta,
1978)
Il passo sopra è stato in parte riveduto e corretto
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La motivazione con cui al Tenente
Colonnello Giulio Marinetti, già medaglia d'argento e di bronzo al valor
militare, fu conferita la
Medaglia d'Oro al valor militare
"Comandante di un gruppo di batterie situate
in una posizione avanzata, attese con sicuro animo l'annunciato sferrarsi dell'attacco nemico.
Rimaste isolate le batterie e avuto l'ordine di resistere fino all'estremo, con la presenza
e con l’esempio incoraggiò l'ultima difesa, perché potessero essere tratte in salvo
le batterie pesanti. Essendo state accerchiate alcune delle sue, batterie,
ordinò il fuoco di repressione sulle colonne avversarie, che ne trascinavano
prigionieri i pochi serventi rimasti. Quindi, viste perdute le rimanenti batterie,
raccolse i pochi superstiti nella casa del comando di gruppo e quivi si difese
accanitamente col fucile e con bombe a mano finché, colpito ali petto da una bomba
lanciatagli da un avversario e gravemente ferito, si rovesciava all'indietro
col suo consueto sorriso sulle labbra gridando:
«Viva l'Italia! ». - Musile, 15 giugno 1918"
A destra la targa (con errore) dedicata
a Giulio Marinetti e a Ottorino Tombolan Fava, affissa sulla parete
dell'Asilo Sicher.
In realtà il tenente colonnello Marinetti
avrebbe combattuto a Croce senza morirci, perché pare che
in seguito fosse promosso Generale e nominato aiutante del re.
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