Predecessore | Cronotassi dei parroci di Croce | Successore

Don Ferruccio Dussin
parroco di Croce dal 1955 al 1970

Nato a Castello di Godego il I maggio 1908, narra una leggenda cattiva che entrò in seminario in seguito a un incidente che ebbe sul campo: nel tentativo di governare una bestia rimediò un strapon che lo lasciò acciaccato e lo convinse che la vita dei campi non faceva per lui.


Apparteneva in realtà a una famiglia molto religiosa.


La prima a destra in piedi è la sorella Elisa(betta), la prima a destra seduta è la sorella Brigida, entrambe note alla popolazione di Croce.

Fu ordinato sacerdote nel 1934.

Svolse il suo primo ministero a Croce negli anni 1934-1936.
Fu quindi cappellano a San Donà dal 1936 al 1946, e ritornò a Croce nel 1946 per aiutare l’anziano don Natale, ormai settantenne.

Si occupò della dottrina e della gioventù.
Numerosi furono gli attriti tra lui e il vecchio paroco, che non mancava di fargli notare la sua delicatinità e di canzonare la sua modernità.
Si diede da fare per sistemare la sala giochi nella vecchia canonica.
Nel 1953 fu nominato cappellano adjutor.
Il 10 marzo 1955 stava tenendo la consueta riunione del giovedì sera con la G.i.a.c. quando morì don Natale

L’11 marzo 1955, giorno successivo, si recò in Curia e ricevette la nomina di Vicario Spirituale. Quindi il I aprile ricevette la nomina a parroco di Croce.

Festa di ingresso in parrocchia

Fu celebrata il 21 agosto.
Di quella giornata abbiamo l’albun fotografico che riportiamo sotto. (Clicca sopra per ingrandire)

Venneno a vivere con lui le due sorelle Brigida, di 49 anni, alta e magra, ed Elisabetta, più bassa e corpulenta, di anni 57.

Fece pressioni in Curia per avere come cappelano don Francesco Santon, che giunse a Croce il I settembre 1955.

In novembre don Ferruccio accolse il vescovo Mantiero in visita pastorale.

Visita pastorale del 30 novembre 1955

Dagli atti della seconda visita pastorale di Monsignor Mantiero a Croce ricaviamo che in canonica convivevano le due sorelle del Parroco: Brigida di anni 49 ed Elisa(betta) di anni 57, senza stipendio. Non sta scritto sulla relazione ma così le descriveva la gente del paese: magra e paziente la prima, bassa larga e ruvida la seconda, che non esitava a bistrattare i ragazzini quanto le recavano noia o a tagliare loro i palloni con la “brittola”.
Vi era l’Asilo gestito da 4 Religiose (vedi la pagina sulle suore).
Le anime erano 1958; le famiglie 305. Nell’anno precedente i nati erano stati 31, i matrimoni 20 e i morti 20. I costumi della popolazione erano “tradizionalmente buoni” anche se la pratica religiosa cominciava a calare: “Frequenza alla Messa: 85%; ai Vesperi: 30%. Circa 80 adulti non fanno Pasqua. Le domeniche vengono abbastanza profanate nel periodo dei lavori”.
La stampa: “Giornali cattolici: 115 copie di Vita del Popolo, 70 del Carroccio, 50 di Famiglia Cristiana, 2 di Avvenire, 1 dell’Osservatore Romano; non buoni: Unità, Avanti, Luna Park, Sogno, Grand’hotel”. Pastorale. Nell’anno 1952 si era tenuta una missione. La Dottrina Cristiana “si tiene tutte le domeniche durante l’anno scolastico; si dedicano le quattro Suore e i due Sacerdoti, più che sufficienti per il numero delle classi. Anche a Ca’ Malipiero si tiene la Dottrina e lodevolmente. A fine giugno si svolge la disputa.
La disputa era l’interrogazione pubblica dei bambini sulla loro preparazione religiosa. Il parroco saltava da un bambino all’altro, da un argomento all’altro, occorre essere preparati. I bambini avevano una paura matta di fare una figuraccia davanti all’intera popolazione della parrocchia, alcuni non dormivano la sera prima (cfr. La “Disputa”, in Dodese Storie in Crose)
La prima Comunione viene data verso i sette anni dopo tre mesi di preparazione; la Cresima verso i nove dopo un mese di preparazione. Si celebra la Comunione generale ogni anno con la massima solennità”.
Associazioni. Non compariva più il Terz’Ordine Francescano; in compenso erano sorte nuove associazioni: il Rosario vivente e l’Ufficio del sacro Cuore. Azione cattolica contava tra i suoi iscritti 20 uomini, 31 effettivi, 22 aspiranti, 35 fanciulli cattolici; 50 donne, 31 effettive, 22 aspiranti, 40 beniamine.
Edifici parrocchiali. Negli anni 1954-55 era stata ricavata una sala al primo piano della canonica, sopra il locali della cantina, con scala di accesso esterna, come luogo di accoglienza dei ragazzi e dei giovani.
Funzionava l’Asilo parrocchiale “gestito dalle Suore carmelitane e sostenuto dal contributo dei genitori e del parroco” e una piccola sovvenzione comunale.
In chiesa vi era un organo meccanico “a 10 registri, comperato dalla Parrocchia di San Stino di Livenza, tutto a pezzi e rifatto dopo la prima guerra mondiale dal ‘tirapié’ Milanese; si pensa di venderlo e di sostituirlo con un harmonium a due tastiere in attesa di un nuovo organo, visto che l’attuale non serve e le riparazioni risultano pressoché inutili. (A suonarlo non era più il grande Chechi Camin ma...) ‘unostrimpellatore del luogo’.
La lettera del vescovo dopo la visita parlò di “Spirito cristiano buono, consolante frequenza ai Sacramenti; scarsa la frequenza al catechismo domenicale degli adulti”.
Queste furono le sue raccomandazioni: “Compilare un po’ di cronistoria parrocchiale; registrare le offerte prescritte dall’Ordinario; sostituire i cancelli del Fonte battesimale; evitare di conferire il battesimo a Ca’ Malipiero”.

La statua del Sacro cuore

.
Il 10 dicembre 1957 don Ferruccio commissionò allo scultore Vincenzo Demetz figlio, di Ortisei, Valgardena, la statua del Sacro Cuore. Si era offerta di pagarla la contessa Lydia Franceschini De Sangro. “Ho ricevutto lassegno per la statua del Sacro Cuore e la relativa nicchia. Sono riconoscentissimo alla nobile offerente e con me tutta la Parrocchia, con il dovere di pregare per i benefattori della mia chiesa.
La statua, ricevuta l’approvazione della Commissione d’Arte Sacra di Treviso, fu scolpita in legno di cirmolo, alta 170 cm e dipinta con colori a olio.Il 7 giugno 1958 la statua dalla stazione ferroviaria di Fossalta fu portata in chiesa e solennemente benedetta.

Nuovo vescovo e nuovo cappellano

Il 25 giugno 1958 fu nominato vescovo di Treviso Don Antonio Mistrorigo: era nato a Chiampo (Vicenza) il 26 marzo 1912. Ne seguì una rotazione di parroci e cappellani in diocesi: il 30 giugno 1958 don Francesco Santon se ne andò e qualche mese dopo, in settembre, arrivò don Aldo Pinaffo. Questi era nato a Campocroce di Mirano l’11 settembre 1927 ed era stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1955; prima di giungere a Croce era stato cappellano a Moniego per 2 anni e per 1 anno a Castion di Loria.

La costruzione del Centro sociale

La P.O.A. (Pontificia Opera assistenza) aveva in programma di costruire tre centri sociali nella zona (con i fondi inviati dagli Americani per la ricostruzione nei paesi devastati dalla guerra, secondo la testimonianza di don Armando Durighetto); uno di tali centri avrebbe dovuto servire i comuni della Forania di San Donà, in destra Piave (un altro fu costruito presso il Livenza, un terzo... svanì). Don Ferruccio, che in Forania sapeva farsi ascoltare, tanto fece e tanto brigò che il Centro Sociale fu costruito di fianco alla chiesa di Croce. Secondo alcuni beninformati, don Ferruccio incaricò il cappellano di allora don Francesco Santon, di recarsi dal vescovo mons. Egidio Negrin, per l’autorizzazione; il vescovo era ricoverato in ospedale, il cappellano riuscì ad avvicinarlo e, sostenendogli la mano, ebbe la firma (!!!). Il 20 agosto 1956 iniziarono i lavori di costruzione del Centro su terreno donato dal Comune e il 5 gennaio 1957 l’opera venne consegnata alla parrocchia

Nella lettera che don Ferruccio inviò ai parrocchiani invitandoli a una vita santa comparivano le foto delle due grandi novità artistico-sociali della parrocchia.

Visita pastorale del 29 giugno 1961

Gli abitanti erano 1915 su 325 famiglie.
L’anno prima si erano avuti 26 nati, 25 matrimoni 25 e 11 morti.
Si era riscontrata una ulteriore flessione per quanto riguardava la frequenza alla Messa e ai Vesperi e l’adempimento del precetto pasquale.
Per quanto riguarda la stampa cattolica si vendevano “110 Vite del Popolo, 90 Famiglie Cristiane, 3 Avvenire”.
La chiesa era sufficiente, ma ne era stata trascurata la manutenzione.
Il titolare si celebrava ancora il 3 maggio e una gran festa si faceva il 16 luglio alla Madonna del Carmine.
Era stata introdotta la Messa per i fanciulli alle ore 8. Veniva curato il canto gregoriano e non veniva usato l’organo ma l’harmonium “suonato da un pessimo organista”; don Ferruccio proprio non lo sopportava.
Catechismo: si teneva prima della scuola, per classi miste: “i bambini sono 63 e 78 le bambine; catechisti sono i due Sacerdoti e le 4 Suore. Si tiene sia a Croce, in Asilo e nel Centro Sociale, dove le classi sono 5, e sia a Ca’ Malipiero, dove le classi sono pure 5. Inoltre si tengono le 20 lezioni a scuola. Per gli adulti si tiene il catechismo domenicale con la presenza di 200-300 persone d’inverno e 150-200 d’estate. La Prima Comunione viene data dopo la 1a o la 2a elementare con tre mesi di preparazione; la Cresima in 4a o 5a elementare con un mese di preparazione”. Le Suore, oltre l’Asilo tenevano il doposcuola, il catechismo, l’Azione Cattolica femminile e i fanciulli cattolici; inolttre tenevano in ordine i paramenti sacri e la biancheria della chiesa. La richieste del Vescovo fu di “tenere il catechismo liturgico nella sesta classe; far funzionare meglio la Giunta di Azione Cattolica”.

Statue di san Giuseppe e santAntonio da Padova

Nella primavera 1963 don Ferruccio, ancora allo scultore Vincenzo Demetz figlio, commissionò le statue di san Giuseppe e di santAntonio da Padova. Furono collocate sullaltare in legno nella prima cappella a sinistra, allora dedicata ai santi.

Nel settembre 1963 giunse a Croce come cappellano don Mario Bortoletto. Nel 1964 si chiudeva il Concilio Vaticano II.

L’alluvione

Subito dopo l’alluvione don Mario se ne partì. In seguito all’alluvione don Ferruccio eliminò la cantoria, fortemente danneggiata, e l’altare dei santi Giuseppe e Antonio, anch’esso danneggiato dall’acqua. Le due statue furono provvisoriamente collocate sull’altare della Madonna del Carmine. Eliminò le balaustre che dividevano la navata dal presbiterio ed eliminò la via Crucis, sostituendola con 14 croci di ferro. Per ragioni meno evidenti, forse in ossequio a uno stile più sobrio auspicato dal Concilio Vaticano II, fece eliminare i pulpiti e il baldacchino sopra l’altare. Asportò il vecchio tabernacolo e lo sostituì con uno di onice verde (l’attuale) recuperato dalla chiesa di Chioggia.
Per concedere maggior spazio al nuovo altare in centro al presbiterio,previsto dalle disposizioni del Concilio Vaticano II, fece accorciare la pietra sacra dell’altare principale, lavoro che fu eseguito da Mario Capiotto.

[...]

Dal 1967 al 1970 fu cappellano don Albino Scandiuzzi.

[...]

Sul finire degli anni Sessanta don ferruccio riuscì ad avviare i lavori della nuova canonica. Nelle sue intenzioni era l’acquisto di un terreno a fianco della chiesa dove costruirsi una casetta. Ma si ammalò e dovette rinunciare alla parrocchia; si ritirò presso la famiglia e a Croce giunse don Antonio Scandiuzzi come vicario spirituale. Secondo la vulgata popolare il Signore gli aveva lasciato finire i restauri della chiesa, gli aveva lasciato cominciare quelli della canonica ma non gli consentì di costruirsi una casa per lui: don Ferruccio morì il 3 marzo 1971 a Pove di Bassano. Fu sepolto nel cimitero di Castello di Godego nella cappella dei sacerdoti, cosa che appare strana, essendo stato don Ferruccio parroco di un solo paese.

Predecessore | Cronotassi dei parroci di Croce | Successore