Don Natale era un po’ forte nelle maniere… anche contro le donne un po’ leggere.
Don Ferruccio mi raccontava che, quando le donne andavano a farsi il bollettino per sposarsi, don Natale guardava tutto, se erano incinte le faceva sposare alle cinque della mattina e senza campane. E quando una donna accompagnava dal parroco la figlia rimasta incinta per far le carte per sposarla in fretta, lui allora andava a leggere sui registri della parrocchia le registrazioni del battesimo della ragazza «figlia di… aha ahha, nata il aha ahh… », quindi andava a controllare l’atto di matrimonio dei genitori della ragazza, e quando vedeva che anche la mamma si era sposata incinta, le guardava burbero ed esclamava: «Chi de gato nasse gnao fa…»
Don Natale si scagliava pubblicamente contro le calze colorate, gli abiti succinti, le scollature, le braccia scoperte.
Nei giorni di festa non si lavorava; però se qualcuno aveva necessità di riprendere i lavori, perché magari era piovuto e c’era necessità di terminarli assolutamente, e magari il sole tornava fuori di domenica, i fedeli dovevano andare a chiedere il permesso al parroco: «Piovan, posso lavorare domani?», permesso che di solito don Natale accordava.
Io ero cappellano nel ’36… allora quasi tutti andavano a messa e tutti ascoltavano il parroco.
Un’altra cosa era solito dire don Natale: «I miei cristiani non li conto di domenica mattina ma li conto al vespero». Specialmente nel quaresimale, c’erano tutti gli uomini.
Io non ho conosciuto don Natale, invece ho conosciuto bene Don Ferruccio.
Quel Centro Sociale lì che avete a Croce, non sarebbe propriamente della parrocchia di Croce, ma di tutte le parrocchie vicine al Piave. Don Ferruccio è un birbante. Adesso ti spiego perché. Quando dopo la guerra gli Americani hanno portato tanti aiuti materiali, volevano costruire dei centri di aggregazione, uno sul Piave e uno sul Livenza. Erano quattro le foranie interessate, quelle di Treviso, Vittorio Veneto, Portogruaro e San Donà. C’erano tutti i preti. C’erano questi aiuti, gli americani hanno dato la possibilità di fare due centri sociali. Hanno diviso la diocesi in due. un centro sociale toccò alla Salute. Poi c’erano di qua: Musile San Donà Croce… si è discusso… di farlo verso la Triestina… dai e dai dopo diverse sedute… a Musile no… a Caposile io ero appena arrivato… e l’hanno fatto a Croce. insomma, quel centro di aggregazione non sarebbe solo di Croce… ma è di tutti.
Don Ferruccio aveva un brutto carattere… anche don Natale era duretto.
Don Natale è vissuto con gli anziani, prima delle guerra e durante la guerra.
Dopo la guerra è cambiato tutto: il prete non era più centro di tutto; prima ci si rivolgeva al prete anche per scrivere le lettere alla morosa..
Don Ferruccio era cappellano e aveva caro di farsi strada, di avere potere.
Don Natale trattava tutti i parrocchiani come figli, aveva più cuore, ma era più facile a quel tempo.
Dopo arrivarono le divisioni… e Croce era abbastanza rossa come parrocchia, come Caposile.
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