La morte di don Natale (giovedì 10 marzo 1955) sancì ufficialmente un passaggio di consegne
che nelle intenzioni della Curia datava dal 1946 ma in pratica era avvenuto solo da qualche anno.
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e vedere le foto del suo ingresso ufficiale in parrocchia.
Croce era stata più volte decurtata territorialmente nel corso degli ultimi cinquant’anni, ma aveva ancora bisogno di un cappellano. Don Ferruccio insistette per avere don Francesco Santon, che dal I settembre 1955 fu nominato cappellano a Croce. Don Francesco Santon, nato a San Donà di Piave il 2 gennaio 1929, ed ordinato sacerdote il 20 giugno 1954, aveva svolto il suo primo ministero al Collegio Pio X di Treviso come assistente agli studenti del terzo anno del Liceo Scientifico nell’anno scolastico 1954-55.
Sempre nel 1955 giunse il primo contributo del Ministero della Pubblica Istruzione di lire 40.000 per far funzionare l’asilo, altre 35.000 lire vennero offerte dal Comune. In servizio vi erano le Carmelitane di Santa Teresa: suor Filomena Zanin, suor Maria Battista Bolzonella e suor Ildebranda De Lotto. Quest’ultima era un donnone che incuteva un inevitabile timore reverenziale ai bambini. Per indurre i bambini a stare buoni e fare il riposino con la testa sul banco minacciava di chiamare la “gatta momona”, che vive nei sotteranei dell’asilo. (foto di Suor Ildebranda) [...] La visita pastorale del 30 novembre 1955Sul finire dell’anno, il 30 novembre, ci fu la seconda visita pastorale di Monsignor Mantiero, dagli atti della quale ricaviamo che in canonica convivevano le due sorelle del Parroco: Brigida di anni 49 ed Elisa(betta) di anni 57, senza stipendio. Magra e paziente la prima, bassa larga e ruvida la seconda, che non esitava a bistrattare i ragazzini quanto le recavano noia o a tagliare loro i palloni con la “brittola”.
[...] Croce era ancora società prevalentemente rurale ma si andavano diffondendo altri lavori. Le maestre in servizio in quegli anni erano la Tosca Saladini, la Piazzesi, la Lisa Davanzo. Bidella era la Marta De Faveri. Portava sempre in testa la calotta e sulle spalle uno scialle nero che copriva il braccio mancante, che aveva perso quando era finita sotto il treno: era per la sua menomazione che aveva ottenuto il posto di bidella. Lo jutificio e il traghetto
Da Croce molte donne andavano a lavorare nello jutificio che si trovava sulla sponda opposta del fiume, a Mussetta, tra San Donà e Noventa.
La Maria D’Andrea (A pitanèa, cioè la piccola dei Pitana), e l’Adele Dianese erano due di queste operaie: forse la loro condizione lavorativa fu leggermente meno dura di quella del resto della popolazione ma la loro vita non dev’essere stata meno difficile. Ogni giorno dovevano passare il Piave con una barchetta, all’andata al mattino e al ritorno la sera. Tra Croce e Mussetta faceva da traghettatore (oltre a seguire il lavoro dei campi) Aurelio (= Cici) Perissinotto, aiutato dalla sorella Lena (= Elena), dal cugino Beppo (=Giuseppe) e, in misura minore, dall’altra sorella Pierina sposatasi giovane e presto rimasta vedova nella guerra 1940-1945.
[...] Nel 195.. (dopo la morte di don Natale) fu motorizzato il movimento delle campane. Anche l’orologio (con quattro quadranti) che funzionava con i pesi (uno da 200 kg per far battere le ore, uno da 100 Kg. per far muovere gli ingranaggi) fu sostituito con un impianto elettromeccanico. [...] Costruzione del Centro Sociale (agosto ’56 - gennaio ’57)La P.O.A. aveva in programma di costruire tre centri sociali nella zona (con i fondi inviati dagli Americani per la ricostruzione nei paesi devastati dalla guerra, secondo la testimonianza di don Armando Durighetto); avrebbe dovuto servire i comuni della Forania di San Donà, in destra Piave (un altro fu costruito presso il Livenza, un terzo…). Don Ferruccio, che in Forania sapeva farsi ascoltare, tanto fece e tanto brigò che il Centro Sociale fu costruito di fianco alla chiesa di Croce. Secondo don Primo, don Ferruccio incaricò il cappellano di allora don Francesco Santon, di recarsi dal vescovo mons. Egidio Negrin, per l’autorizzazione; il vescovo era ricoverato in ospedale, il cappellano riuscì ad avvicinarlo e, sostenendogli la mano, ebbe la firma (!!!). Il 20 agosto 1956 iniziarono i lavori di costruzione del Centro su terreno donato dal Comune e il 5 gennaio 1957 l’opera venne consegnata alla parrocchia. [...] Statua del Sacro CuoreLa confraternita del Sacro Cuore di Gesù volle una statua che raffigurasse Gesù
nell’atto di mostrare il suo cuore ai fedeli.
16 luglio 1958: Festa del Carmine
La foto del seguente corteo nuziale ci consente di vedere com’erano il piazzale della chiesa (una distesa di sassi) e l’antico brolo, appena costruito il centro Sociale.
Qualche tempo dopo, nel foglietto con cui don Ferruccio invitata i suoi parrocchiani a una condotta irreprensibile, comparivano le due grandi novità del suo parroccato. [...] Case popolari in via TriesteNel 1958 i baraccati di via Croce finiscono tutti nelle case popolari di Via Trieste, sulla Triestina, dietro la rivendita Davanzo.Nuovo vescovoIl 25 giugno 1958 fu nominato vescovo di Treviso don Antonio Mistrorigo: era nato a Chiampo (Vicenza) il 26 marzo 1912. Ne seguì una rotazione di parroci e cappellani in diocesi: il 30 giugno 1958 don Francesco Santon se ne andò e qualche mese dopo, in settembre, arrivò don Aldo Pinaffo. Questi era nato a Campocroce di Mirano l’11 settembre 1927 ed era stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1955; prima di giungere a Croce era stato cappellano a Moniego per 2 anni e per 1 anno a Castion di Loria. Dal 30 novembre all’8 dicembre 1958 fu tenuta una missione, predicata dai Padri Carmelitani. [...]
[...] Dal 7 al 12 marzo 1961 si svolse la ‘settimana di richiamo alle verità eterne’, riuscita molto bene, predicata da don Antonio Scandiuzzi. [...] Qualche mese dopo, il 29 giugno, ebbe luogo la prima visita pastorale del nuovo vescovo Antonio Mistrorigo. Visita pastorale del 29 giugno 1961Gli abitanti erano 1915 su 325 famiglie.
[...] Nel 1961 vennero assegnati gli 8 alloggi costruiti in via Bosco [...] Si completa l’acquedottoAll’inizio del 1962 si completò l’acquedotto del Basso Piave, il cui progetto risaliva alla metà degli anni Venti. Le due cisterne volanti vennero a modificare per sempre il piatto skyline di Croce.
1962: don Aldo Pinaffo se ne andò. [...]
Nella primavera del 1963 furono eseguite le due statue
di san Giuseppe col bambino, in legno di tiglio,
e quella di sant’Antonio da Padova, con in mano un crocefisso e il vangelo,
in legno di cirmolo, entrambe colorate e alte 120 centimetri,
su piedistallo di legno duro.
Nello stesso anno fu eseguito un secondo ampliamento dell’asilo: venne allungato il corridoio, sistemato uno spogliatoio di 25 mq, un vano per i servizi, una scala di accesso al piano superiore, altri bagni nel mezzanino, un corridoio corrispondente a quello del piano di sotto e due nuove aule scolastiche ampie e piene di luce. [...] Nel 1964 si chiuse il Concilio Vaticano II che diede indicazioni nuove per l’arredo delle chiese. Don Ferruccio, per dar più spazio all’altare-mensa al centro del presbiterio, fece ridurre di parecchio la profondità della mensa dell’altare maggiore (eseguirono il lavoro i Capiotto) onde dare più spazio all’altare nuovo. Nell’occasione fu quindi rimosso il vecchio tabernacolo a colonnine (che sarà trovato da Don Primo nel fosso tra la canonica e il Centro Sociale) e installato un nuovo tabernacolo più grande, in pietra di onice, dismesso dalla diocesi di Chioggia. Don Ferruccio fece anche rimuovere le vecchie acquasantiere (furono ritrovate da Don Primo nel cortile di una casa di contadini dove erano utilizzate come portafiori) e sostituire con due minuscole da parete; fece rimuovere la magnifica balaustrata davanti all’altar maggiore, il baldacchino di legno a centro navata, Dopo che Don Ferruccio invitò il Comune a restaurare la canonica perché “Nessuna altra casa nel centro di Croce è in condizioni pessime come la casa canonica” (lettera di Don Ferruccio al Comune del 17 luglio 1964), il Comune, memore della risposta avuta dalla Curia qualche anno prima, propose un’offerta in danaro purché la Parrocchia si arrangiasse a costruire la nuova canonica. Ma presto dovette tornare sui suoi passi: nella lettera alla Parrocchia di Croce del 29 settembre 1964 l’amministrazione dichiarava: Questa Amministrazione era venuta nella determinazione di concedere per la costruzione di una nuova casa canonica un contributo di cinque milioni a condizione che la Parrocchia provvedesse in proprio alla esecuzione dell’opera. Purtroppo all’atto pratico ciò risulta impossibile, per ragioni di carattere finanziario e legislativo. Il ciclone del 1965Il 4 luglio 1965, un violento ciclone si scatenò sul paese scoperchiando parecchie case e il tetto della chiesa; venne gravemente danneggiata la croce del campanile, e in cimitero molte lapidi finirono per terra. La croce del campanile dovette essere sostituita con una nuova.
[...] La canonica diventa del parroco
[...] Il Piave minaccia
5-6 novembre 1966: alluvioneDopo due giorni di piogge in montagna e di scirocco dal mare che impedì il deflusso del fiume, la sera del 4 novembre 1966 il Piave prima tracimò poi ruppe a Sant’Andrea di Barbarana e a Zenson, quindi l’acqua giunse a invadere il centro di Croce verso le sei del mattino del 5, raggiungendo un livello di 80 cm.; l’acqua fu fermata dalla barriera della linea ferroviaria, poi quella che bypassò il centro da Fossalta, finì per erodere i sassi della ferrovia a nord del Cimitero e il Piave oltrepassò la ferrovia e invase la “cae de fero” e la Fossetta verso sera. Verso Ca’ Malipiero l’acqua raggiunse i . . . . d’altezza.La sera del giorno 6 cominciò a defluire. Arrivarono aiuti da tutto il mondo e furono allocati nel centro sociale. L’alluvione lesionò gravemente la chiesa, il centro sociale e i locali dell’asilo. Ci sarebbero voluti due anni per provvedere al loro risanamento. Clicca QUI per il racconto dettagliato dell’ALLUVIONE [...] Nel 1966 arrivò anche l’annuncio che entro due anni sarebbero state ritirate le suore Carmelitane. “per mancanza di personale”. (Cosa che effettivamente si verificò al termine dell’anno scolastico 1966-67). I danni procurati dall’alluvione del 5 novembre 1966
permisero a don Ferruccio di assecondare la smania modernista dell’epoca: egli rimosse
la rovinata cantoria dell’organo, i baldacchini e i pulpiti, le splendide balaustre di marmo
e le acquasantiere.
[...] Un campo per il calcioNel 1967 il barone Giacomo Manfredi donò uno spazio dietro la chiesa sufficiente per le attività calcistiche, sportive e ricreative dei ragazzi, insomma un campo da calcio vero, grande, che sostituisse il cortile della scuola o lo spiazzo davanti alla chiesa e al centro sociale. Colui che tanto aveva insistito col Barone perché si risolvesse all’atto magnifico fu Gigi “Buriol”, al secolo Luigi Quintavalle, un appassionato di calcio che era andato più volte col parroco (e col padre dell’autore di queste pagine) a trovare il ricco possidente per tentare di convincerlo, alla fine riuscendovi. [...] Nell’anno 1967-68 non fu possibile gestire la Scuola Materna per mancanza di suore. Nel settembre del 1968: al posto delle Carmelitane arrivano le Orsoline dell’Unione Romana di Cividale, le quali fecero il loro ingresso in Asilo il 13, accompagnate dalla Madre Generale Suor Nazzarena Rieppi. Ad iniziare l’anno scolastico furono suor Piera Castelli, suor Gerarda Botticella e suor Alessandra Pallavisini. [...] In seguito all’alluvione era stato necessario intervenire per risanare gli edifici parrocchiali; le spese furono affrontate grazie agli aiuti avuti dal Ministero e da varie Diocesi. Nella chiesa ristrutturata la cantoria fu eliminata (e divenne legna da fuoco per la famiglia di Mario Minello verso il 1968-1969), furono eliminati i pulpiti di legno ai lati della navata e l’altare, sempre in legno, di San Giuseppe e Sant’Antonio, irrimediabilmente compromessi dall’acqua. Le statue dei due santi vennero collocate ai lati dell’altare del Carmine e la cappella destinata a Battistero (in seguito le due statue sarebbero state riportate nella Cappella del Battistero e collocate sopra due supporti in marmo). Furono eliminate anche la bella balaustrata che separava il presbiterio dalla navata (e fu un peccato) e la vecchia Via Crucis, quella invece rovinata dal tempo (e fu meno un peccato); al posto dei quadri della Via Crucis furono installate 14 piccole croci di bronzo riproducenti il volto di Cristo. [...] Nuova canonicaPer quanto riguarda la canonica, il 22 luglio 1968 fu firmato dal parroco l’atto di accettazione della donazione della canonica dal Comune alla parrocchia, redatto presso il Notaio Bianchini. Erano passati due anni dall’alluvione e la canonica risultava ora ancor più vecchia e fatiscente. Lo Stato aveva concesso un contributo di 4 milioni per la sua ristrutturazione, ma prevalse la decisione, condivisa dalla Curia, di costruirne una nuova nel terreno che un tempo era stato il ‘brollo’ di don Natale; i fabbriceri ottennero che i contributi ricevuti per il restauro fossero destinati alla nuova costruzione. [...] Gli effetti del 1968Sull’onda del Sessantotto si costituì a Croce un gruppo G.G.A (Gruppo Giovani Amicizia). Le più evidenti organizzazioni di socialità erano le feste e le gite. In particolare segnò la storia del paese l’organizzazione travagliata di una grande gita in Austria. Era normale che una quarantina di maschi e femmine, non sposati, partisse per l’Austria senza il controllo di nessuno? Una grande riunione in Centro Sociale convocata da don Ferruccio e aperta a tutti, in particolare ai genitori dei partenti, ebbe il compito di discutere sull’opportunità. «’I parte in quaranta e i torna in sessanta!» fu lo scandalizzato commento di qualcuno. «Mi el bò lo asse scorazzar, tegné valtre ’e vache lìgae...» fu la risposta diplomatica di qualcun altro. Il calcioIl primato di aver organizzato la prima squadra di calcio giovanile va sicuramente a Gigi Buriol Quintavalle, il quale, quasi da solo, ebbe il merito o l’ostentazione di tentare quell’impresa destinata, purtroppo di lì a breve, a fallire. La causa di quel fallimento, probabilmente, fu l’indifferenza che il paese gli riservò, a torto o a ragione, per quel suo atteggiarsi a padre-padrone dell’iniziativa che, in altre realtà paesane forse avrebbe trovato maggior riscontro. Gigi era uno di quelli che pagavano di tasca sua, un organizzatore nato. Poi accadde che si candidò per il Consiglio di amministrazione della parrocchia e ricevette zero voti. Offeso e piccato, appese le scarpette di organizzatore-calcio al chiodo e considerò il suo legame con Croce reciso per sempre. [...] L’impegno e la protestaIl paese viveva a modo suo,
eppur non diversamente da quanto accadeva ovunque, il “Sessantotto”
e a Croce uno straordinario gruppo di giovani denominato “gruppo T.I.T.” (Tutti in Tutto)
scelse la strada dell’impegno (civile? parrocchiale? sociale?)
dedicando molto del tempo libero ad animare e rinnovare un paese che pativa
l’arretratezza culturale tipica dei paesini di campagna
(teniamo conto che un po’ l’Italia tutta s’assomigliava).
Coll’andar del tempo le attività del gruppo si differenziarono:
una parte dei SessanT.i.T.ini di dedicò alle questioni più teorico-sociali
e strettamente culturali, un’altra vide nella costituzione di una squadra di calcio
l’opportunità per creare per i più giovani un tessuto sociale positivo,
che si nutrisse dei valori che lo sport mette (metteva!) in primo piano:
competizione leale, spirito di sacrificio e di squadra...
Dentro a quel gruppo c’era chi il calcio lo praticava o lo aveva praticato;
soprattutto per loro era invitante l’idea di emulare le società calcistiche
già organizzate e strutturate nei paesi vicini.
Oltretutto avrebbe significato concedere ai ragazzi del paese l’opportunità di
praticare il gioco del calcio in una società organizzata e quindi di crescere sportivamente.
[dalla testimonianza di Eros Barbieri, autore di un opuscolo sul Calcio Croce]
[...] Il nuovo altareLe direttive del Concilio Vaticano II indussero don Ferruccio a far accorciare la mensa dell’altar maggiore per far posto al nuovo altare-mensa previsto dal Concilio e sostituire il piccolo tabernacolo originale con uno di pietra d’onice dismesso dalla Diocesi di Chioggia. Fu Mario Capiotto che andò a prendere il nuovo tabernacolo a Chioggia. Sempre Mario Capiotto collaborò come muratore ai lavori di modifica del vecchio altare e di messa in opera del nuovo altare, di cui sotto si vede il preventivo spese con i nomi degli autori: Danilo Andreose ero lo scultore, Antonio Stoppiglia il marmista.
OrdinazioniIl 29 maggio 1969 Roberto Giusto di Ca’ Malipiero ricevette l’Ordine Sacro
a Monteortona (Abano), nella comunità dei Padre Salesiani.
Forse punito per l’oltraggio commesso, nel 1970 don Ferruccio Dussin dovette rinunciare al suo ministero per malattia; era sempre stato delicatino di salute, certamente meno stagno dello slavo. O forse, con la malattia - come aveva scritto nel suo foglio alle famiglie - la malattia gli era stata inviata da Dio in espiazione dei suoi peccati: negli ultimi tempi - dissero le malelingue - stava mettendo da parte i soldi per costruirsi una casetta nel pezzo di terra a fianco del piazzale della chiesa (dove in seguito sarebbe sorta la casa di Sanson), dove avrebbe voluto ritirarsi “in pensione”, scelta men che apprezzata in parrocchia perché, si diceva un tempo, “i preti dovrebbero morire sull’altare”. Il grezzo della canonica era al tetto. E di lì a poco sarebbe stato completato. Commentò la vox populi: “Il signore gli ha lasciato finir di sistemare la chiesa dopo l’alluvione, gli ha quasi concesso di terminare la canonica nuova, ma non gli ha permesso nemmeno di cominciare la sua casa personale”. Alle avvisaglie della malattia don Ferruccio preferì far ritorno al suo paese d’origine, Castello di Godego, dove aveva tutti i suoi familiari, dopo aver messo da parte abbastanza soldi per comprare una casa alla sorella e “dopo aver depredato la canonica di un sacco di arredi”, come dissero sempre le malelingue. I lavori della canonica s’interruppero. [...] Nel 1970 nacque il T.I.T (=Tutti in Tutto), evoluzione del gruppo G.G.A La profezia di don Natale si avveraGiungeva a effetto la profezia fatta prima della guerra da don Natale a Nanni,
seduto sulle bande del ponte alle Millepertiche.
(Clicca QUI per conoscere l’antefatto),
finale di una storia che abbiamo pensato di collocare qui non avendo a disposizione una data precisa cui fare riferimento.
Al bar di Millepertiche don Narciso andava spesso a telefonare, poi andava al banco a pagare e qualche volta beveva un caffè. Spesso incontrava un signore, Nanni, che non gli rivolgeva la parola. Con un “buongiorno a tutti” la conversazione finiva. Una mattina, dopo la solita telefonata, don Narciso chiese al taciturno signore se accettava di prendere qualcosa con lui che stava per ordinare un caffè. Nanni si girò di scatto, non se l’aspettava, e imbarazzato accettò: «Perché no?». Iniziò tra il prete e l’anticlericale di antica data una tiepida cortesia, fatta di altri caffè scambiati in seguito. [...] Uido, un sindaco col borselloCroce ebbe il suo sindaco.Il 7 ottobre 1970 il vescovo Mistrorigo nominò parroco di Croce il quarantaquattrenne don Primo Zanatta. Per una trattazione completa della storia di Croce dal 1955 al 2008
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