Massimiliano Capiotto
Una vita (o quasi) per la politica

Beh, lo sai che è quasi un gioco. Quindi rispondimi seriamente.
Cognome:
Capiotto
Nome: Massimiliano
Data di nascita: 11 febbraio 1975
Titolo di studio e professione: geometra – libero professionista
Stato civile: coniugato
Figli: una, Giulia.
Hobby: ciclismo e nuoto
Squadra del cuore: Inter
Possiamo concluderla qui...

Altra chance: allenatore del cuore: Roberto Mancini
Non se ne esce...

Paese a cui sei legato maggiormente: Croce di Piave
Paese in cui potresti vivere altrettanto volentieri: Cison di Valmarino
Quali sono i personaggi di Croce che hanno influito maggiormente sulla vita del paese, o che ricordi con maggior affetto? Il Gus, Alessandro Buosi, Paolo Luisetto, Adriano Donadel, Carlo Dariol

Parliamo di politica, oggetto di questa intervista.
In politica da…?
Dal maggio 2002 - e fino al giugno 2015 – come consigliere comunale a Musile di Piave
Quando e dove nacque la passione politica? Quando: in giovane età.. (17-18 anni). Dove? Non c’è stato un luogo preciso, di fatto non sono mai stato iscritto a nessun partito politico fino al 2007. Poi ho aderito al PD (frequentando il circolo locale).
Partito di appartenenza? PCI, PDS, DS, Ulivo, Partito Democratico (ma fino all’accordo con i 5S) – ora guardo a Calenda (per la sua coerenza)… ma vediamo cosa fa e cosa propone.

Il grande avversario del PD è oggi la Lega. Cosa pensi della Lega Nord, oggi Lega? Credo sia un partito inizialmente nato per raccogliere la protesta della gente del Nord Italia, stanca di essere la locomotiva economica del paese e di dover sostenere con le proprie tasse la gente del Sud, incline all’inerzia e oltretutto guidata da una classe politica locale corrotta (poi si è visto che anche il Nord su questo non era da meno). Credo che, inizialmente, gli intenti riformatori della Lega fossero anche buoni (non tanto la proposta secessionista quanto l’autonomia della regione), poi si è dimostrato un partito come gli altri se non peggio: Belsito, Bossi, Cota e la vicenda dei 49 mln lo hanno certificato.
Come spieghi il successo della Lega anche al sud? Il successo della Lega al sud è semplice: Salvini è stato abile (d'altronde è un politico “navigato” se si considera che tra parlamento italiano, consiglio regionale lombardo, parlamento europeo, consiglio comunale di Milano ha oltre 22 anni di onorato servizio) a trasformare un partito contro i meridionali in un partito contro i migranti e gli extracomunitari; ha contribuito con i toni e le dichiarazioni a instaurare un clima di odio e paura nel nostro paese (prima gli Italiani, Ruspe ecc. ecc). Prima il problema principale dei leghisti erano i “terroni”, oggi sono i migranti e gli extracomunitari. La strategia della paura “dell’uomo nero” ha fatto il resto.
Inoltre Salvini è un abilissimo comunicatore e utilizzatore di social (oggi è la nuova forma di comunicazione) e con questi strumenti parla alla pancia della gente promettendo tante “cose”, come fosse in campagna elettorale permanente (flat tax, abolizione della legge Fornero, uscita dall’euro, eliminazione delle accise sui carburanti ecc.). Poi ha dimostrato di non essere in grado di realizzare alcuna promessa (per la situazione dei conti pubblici e dei vincoli europei che sono stati sottoscritti anche dai governi Lega-PDL). Ma alla gente purtroppo questo interessa poco.

Cosa pensi del Movimento 5 stelle? È un movimento populista nato per protesta, che doveva aprire il Parlamento come una scatola di tonno senza allearsi mai con nessun altro partito, un movimento contro qualsiasi cosa e con intenti riformatori. Quando poi si è trovato nella stanza dei bottoni ha capito che per governare è necessario aprirsi a compromessi e ad alleanze. L’inesperienza politica del loro attuale capo politico li ha portati a un’alleanza, nel 2018, con Salvini che si è rivelata nefasta perché Salvini è stato abile a intercettare alle elezioni europee una buona parte dell’elettorato 5stelle. Credo che il M5S sia un movimento che nell’arco di due legislature si dissolverà da solo.
Da dove nasce, secondo te, tutta l’acrimonia che il Movimento 5 Stelle mostra nei confronti del PD? Dal populismo dei loro rappresentati più carismatici (Di Maio e Di Battista), due giovani che parlano credendo di avere la verità assoluta in mano e che evidenziano solo gli errori che il PD e i governi di centro sinistra hanno commesso negli anni. Mettere sullo stesso piano il PD (o Ulivo) e il PDL (o Forza Italia) non credo sia proprio corretto. Politici come Prodi, Veltroni, Gentiloni, Letta e Bersani nulla hanno a che vedere con personaggi come Berlusconi, Dell’Utri, Previti, Biondi, Galan o Razzi. Bisognerebbe ricordare agli elettori ed eletti dei 5S che la Lega (loro ex alleato) è stata al governo per anni con quest’ultimi personaggi e precisamente: sei mesi nel 1994, 5 anni dal 2001 al 2006 e 3 anni e mezzo da Aprile 2008 a Novembre 2011.
Come spieghi il successo del M5S pur difettando il movimento di una classe dirigente preparata? Col fatto che la gente è stanca e che oggi vota non più per ideali ma per protesta. Si vota in funzione del carisma di un leader, indipendentemente dal programma elettorale del partito o della coalizione che lo sostiene. Oggi Salvini, Di Maio e/o Di Battista sono leader carismatici che fanno breccia tra gli elettori. Ma lo faceva anche Renzi nel 2014… quindi… speriamo bene.

Che cosa ti è piaciuto di più durante i 13 anni del tuo impegno politico? La coerenza (nel 2012) di non essermi abbassato ad alleanze politiche trasversali solo per avere una poltrona di assessore o il ruolo da vice sindaco.
Che cosa ti è piaciuto di meno durante quei 13 anni? Gli scontri in Consiglio Comunale, le offese e il modo di far politica di alcuni “personaggi” di Musile. Spesso si entrava nello scontro personale e non nel confronto delle argomentazioni che l’una o l’altra parte sostenevano. Di sicuro questo modo di far politica ha allontanato i cittadini dalla politica locale.
Perché dopo tredici anni, due legislature e mezza, ti sei dimesso? Credo che ci sia un tempo da dedicare alla “politica” e alla comunità in cui si vive e poi bisogna lasciare spazio ad altri. Le motivazioni delle mie dimissioni sono tutte contenute nella lettera che ho presentato nell’ultima seduta consiliare di Giugno 2015 e che qui riporto:

“Preg.mo Presidente, On. Sindaco, Ill.mi Consiglieri e Amministratori, Sig. Segretario

l’esito delle elezioni regionali di domenica 31 maggio u.s. ha sancito l’elezione al Consiglio Regionale dell’attuale Sindaco di questa città, l’On. Gianluca Forcolin.

Qualsivoglia sia ora la sua decisone, sia essa di dedicare il suo impegno alla Regione Veneto o sia di continuare il mandato amministrativo in questo Comune, è palese e inopinabile che a Musile il Sindaco ha ottenuto un fortissimo consenso personale, consolidando il risultato delle elezioni amministrative del 2012. Sicuramente tale risultato è stato amplificato da cosiddetto “effetto Zaia” su base regionale e provinciale, ma sarebbe da stolti negare al Sindaco la sua forza, il suo potere mediatico e soprattutto la sua abilità politica.

Il risultato di questo consenso a Musile sancisce, in modo democratico, che la maggioranza dei cittadini da lui amministrati condivide l’operato dell’amministrazione comunale, ed è altresì un messaggio chiaro, per chi (come me) in questo otto anni ha fortemente criticato e spesso non condiviso l’azione amministrativa della Giunta, soprattutto nelle scelte dirimenti per la comunità. Pertanto con la presente, sono a comunicare le mie irrevocabili dimissioni dal ruolo di consigliere comunale di questo Comune.

E’ proprio per la correttezza nei confronti degli elettori che sento di dover rinunciare al mandato conferitomi nel 2012 e conseguentemente permettere ad un altro collega della lista, di sostituirmi nell’attività istituzionale. La speranza è, che tale avvicendamento, possa portare a un diverso e più apprezzato ruolo della minoranza in questa assise e nel territorio del Comune.

L’esperienza vissuta in Consiglio comunale in questi tredici anni mi ha offerto la possibilità di accrescere il mio patrimonio personale in termini di conoscenze e di rapporti umani. Sono orgoglioso di aver ricoperto la carica di consigliere comunale di Musile di Piave e di essermi battuto, nel limite delle mie possibilità, per dare dignità e forza a questa importante assemblea elettiva.

Naturalmente formulo i complimenti e gli auguri al Sindaco per il risultato ottenuto e per il suo nuovo incarico, con la speranza che sia nell’interesse dei nostri concittadini, per far pesare Musile sulla scena politica regionale.

Ringrazio e saluto tutti i componenti del Consiglio Comunale, gli assessori, i dirigenti, i funzionari e dipendenti comunali, formulando a tutti gli auguri di un buon lavoro, sempre al servizio dei cittadini.

Massimiliano Capiotto”

Pavan, Marcassa, Menazza, Forcolin, Maschietto e Susanna: questi sono i sindaci che hai conosciuto più o meno da vicino. Quali i pregi e quali i difetti di ciascuno?

Patrizio Pavan: inizialmente lo consideravo un personaggio con un forte acume politico. Di fatto, l’ambizione lo portò ad allearsi con la Lega pur di ottenere la poltrona di Sindaco e questo lo fece durare solo due anni. Come difetto gli rimprovero quindi l’ambizione; come pregio posso dire che dal punto di vista amministrativo era abbastanza preparato.

Diego Marcassa: personalmente non l’ho conosciuto. E’ stato un sindaco “ombra” ossia fu il Sindaco ufficiale che vinse le elezioni nel 1993 con la Lega (per soli 44 voti), in realtà le funzioni di sindaco le faceva il suo vice, Forcolin. Mi piace più ricordarlo come architetto che come Sindaco.

Valter Menazza: È stato il sindaco più preparato e competente degli ultimi 30 anni a Musile e nel primo mandato cambiò radicalmente il Comune che versava in uno stato di immobilismo completo. Valter ha molti pregi: competenza, coerenza, bontà, altruismo, equità; difetto politico: troppo accentratore.

Gianluca Forcolin: la fortuna politica gli è stata regalata dal Centro Sinistra che fece di tutto per perdere le elezioni comunali nel 2007, facendolo diventare Sindaco e aprendogli la possibilità di entrare nelle liste elettorali della Lega alle politiche del 2008. Come pregi posso dire che è stato un Sindaco (ed è un politico) che ascolta la gente e vive nel territorio e il territorio. È sempre presente a qualsiasi manifestazione che venga organizzata e questo lo porta ad essere benvoluto tra la gente, indipendentemente dalle azioni politiche che porta avanti. Difetti: cerca sempre lo scontro con le opposizioni e tende ad essere offensivo nei modi che usa per sostenere le proprie posizioni; ma il peggior difetto che ha è quello di essere diventato un politico di professione… (promette tanto ma realizza poco…. soprattutto per il territorio).

Vittorino Maschietto: mi limito a dire che per fortuna è durato un solo anno, ma in quell’anno ha sottoscritto l’accordo di programma per Agrivillage: una delle pagine più nere di Musile! Pregio: è un “bravo” ascoltatore delle problematiche dei cittadini (ma si limita a quello). Difetto: ostenta troppa supponenza.

Silvia Susanna: dal punto di vista amministrativo l’ho conosciuta nell’ultimo mandato in Consiglio Comunale e posso dire che nel referato di sua competenza era preparata. Come Sindaco, è attenta alle periferie del comune e alle frazioni; ha dovuto gestire la “patata” dell’Agrivillage ma ha avuto il coraggio di prendere delle decisioni per mettere fine a quella farsa. Credo quindi abbia una sua indipendenza e che ragioni con la sua testa nell’amministrare il comune senza farsi troppo influenzare da altri personaggi più in alto. Credo questo possa essere un pregio per un amministratore. Difetto: è pro Salvini!

Quali sono le doti che dovrebbe avere un buon politico? Anzitutto l’onestà e la coerenza. È importante essere onesti nell’amministrare la cosa pubblica senza secondi fini, al fine di lasciare alla comunità servizi e opere migliori. Essere coerenti credo sia una dote di pochi al giorno d’oggi (vedasi Salvini, Di Maio e Zingaretti in questi giorni): dire quello che si fa e fare ciò che si dice è una dote di pochi.
Un politico inoltre deve essere equo e imparziale. Non si possono accontentare tutti i cittadini e dire sempre di sì. A volte le condizioni impongono di non accontentare qualcuno ma per favorire la collettività. Infine un buon politico deve essere un visionario: ossia deve saper operare delle scelte che migliorino la vita non solo delle generazioni attuali ma anche di quelle future.

Qual è il politico da cui hai imparato di più? A livello locale, Graziano Paulon.

Qual è o quali sono o quali sono stati i politici a livello nazionale a cui ti sei ispirato? Mi piacevano molto Walter Veltroni, Enrico Letta e Pippo Civati per competenze, coerenza e sobrietà.

Che cosa ha significato la “discesa in campo” di Berlusconi per la politica italiana? Il male assoluto. Come potrebbe essere altrimenti? Ha fondato un partito con un mafioso come Dell’Utri mettendoci dentro corrotti e delinquenti (Previti e Biondi, per dirne due); ha utilizzato la politica per puri interessi personali.
Basterebbe leggere il libro di Travaglio “l’odore dei soldi” per capire tante cose. Il ventennio del berlusconismo ha devastato la politica italiana. Siamo stati l’unico paese liberale dove un politico governava le tv sia pubbliche (quando governava) che private.

Qual è l’esponente di partito avverso col quale hai lavorato meglio? Nel primo mandato (2002-2007) non c’è stata molta empatia con l’opposizione (allora sedevo tra i banchi della maggioranza). Nel secondo mandato (2007-2012) di sicuro posso dire Alberto Teso, un amico che si è contraddistinto per competenza e professionalità. Aveva e ha a cuore la cosa comune e ha sempre lavorato per migliorare i servizi del comune. Ho condiviso molto i suoi modi di intendere la politica e di amministrare. Nell’ultimo mandato (2012-2015) ho apprezzato l’assessore Pierobon: sui provvedimenti c’era un confronto aperto nelle questioni.

Qual è l’esponente del tuo partito o della tua parte politica col quale hai lavorato meglio? Con Francesca Zottis. Era riuscita a creare un bel gruppo all’interno del PD di Zona. Peccato che le correnti e i mal di pancia interni abbiano dissipato il partito.

Se ti fossero stati affidati incarichi amministrativi, o se tu fossi stato eletto sindaco nelle elezioni del 2012, su quale fronte ti saresti impegnato maggiormente? Se mi fossero stati affidati incarichi amministrativi avrei cercato di investire maggiori risorse nelle frazioni per il loro decoro e l’arredo urbano e avrei attuato politiche per investimenti sulle stesse (ad esempio sgravi di imposte e riduzione/esenzione del contributo di costruzione per interventi volti all’apertura di locali commerciali nelle frazioni). Le frazioni stanno morendo e si sta facendo molto poco per tenerle in vita. Bisognerebbe anche attuare politiche che facciano uscire di più i cittadini per vivere le piazze e riscoprire la bellezza della condivisione delle cose.
Se fossi stato eletto sindaco nel 2012, avrei cercato di attuare ciò che riportava il nome della lista che mi aveva sostenuto: Progetto Democratico “Musile per la Città del Piave”. Avrei quindi cercato di riaprire i dialoghi con i sindaci di San Donà di Piave, Fossalta e Noventa per la nascita della Città del Piave, dapprima con l’unione dei servizi (tutti) per arrivare alla fusione dei quattro comuni.

Cosa ti sarebbe piaciuto realizzare? La Città del Piave.

Che cosa, indipendentemente dal tuo impegno politico, ti piacerebbe veder realizzato? La Città del Piave e il terzo ponte sul fiume sacro.

Quali sarebbero i vantaggi e quali gli svantaggi della Città del Piave? Molteplici i vantaggi: riporto il punto del programma amministrativo del 2012. Svantaggi: solo per i sindaci e amministratori (per lo più leghisti) attaccati alla poltrona

RILANCIO DELLA CITTÀ DEL PIAVE - UNIONE DEI COMUNI

Oltre 12 anni fa, le amministrazioni comunali dei quattro comuni (S. Donà, Musile, Noventa e Fossalta) avevano avviato un processo per giungere alla sottoscrizione di un accordo di programma orientato a consolidare e armonizzare lo sviluppo urbano e produttivo dell’area geografica denominata Città del Piave, e questo aveva portato la Regione Veneto ad avviare la redazione, in accordo con le Amministrazioni, di un Piano d’Area ai sensi della ex L. R.61/85. Queste dovevano essere le basi per un processo di unificazione dei comuni e costituire una premessa per la realizzazione di un’unica città. Il significato della Città del Piave era di riconoscere una realtà urbana attorno a un fiume, il Piave, elemento di forte valenza ambientale. La considerazione unitaria della Città del Piave rendeva possibile molti più gradi di libertà rispetto a quelli che risultano disponibili per le quattro realtà amministrative separate e avrebbe permesso un salto di scala quantitativo, oltre che qualitativo, altrimenti impensabile. Ma non solo: si pensi solo alle risorse che l’unione dei comuni avrebbe messo a disposizione in termini territoriali, di capacità economica, di servizi alla persona, di dimensione demografica e le conseguenti sinergie e potenzialità sociali, culturali ecc. Da troppo tempo si parla di Città del Piave, di comune unico, senza però evidenziare in termini reali quali siano i veri vantaggi anche economici di questa proposta. Eppure la gestione associata dei servizi, soprattutto in tempi di forte crisi economica come questi, è l’unica via di uscita per poter mantenere l’eccellenza delle prestazioni che erogano i comuni. A Musile sono già in essere convenzioni con i comuni limitrofi per la gestione, ad esempio, del segretario comunale e della polizia locale. Ma non basta!!!!!! Possono e devono essere associati i servizi tecnici, con la creazione dello sportello unico per l’edilizia, il servizio tecnico manutentivo, il SUAP (Sportello Unico Attività Produttive), l’ufficio unico dell’anagrafe e altri. Devono essere unificati i Regolamenti Comunali, le aliquote ICI (IMU), le addizionali comunali ecc. Unire due o più comuni significa tagliare i costi senza incidere sulle prestazioni, ridurre le spese senza intaccare i servizi. La soluzione ruota attorno a tre concetti: riorganizzare, accorpare, ottimizzare. Nei comuni fino a 10.000 abitanti i costi per il personale superano il 50% del bilancio, mentre nei comuni con almeno 50.000 residenti la voce incide solo per il 28%. A mero titolo di esempio fondendo San Donà e Musile in un’unica amministrazione elimineremmo una giunta ed un consiglio comunale (- 90.000 euro l’anno); l'ufficio di segreteria diventerebbe unico (- 160.000 euro l’anno); le varie Unità Operative delle principali aree amministrative, quali l'Ufficio Tecnico, i Servizi Sociali, l’Anagrafe, la Ragioneria e i Tributi verrebbero accorpate (- 320.000 euro l'anno); il Comandante della Polizia Locale sarebbe uno solo, come pure il revisore dei conti (- 70.000). Musile, San Donà, Noventa e Fossalta, sono realtà indistinguibili sul piano del territorio ma i cittadini che vi abitano hanno stesse esigenze, stessi bisogni e stessi obiettivi. L’unione dei comuni della Città del Piave (San Donà, Musile, Noventa e Fossalta) è la nostra grande sfida amministrativa. L’operazione di costituzione del Comune Unico è in grado di intercettare consistenti finanziamenti e sgravi dallo Stato e dalla Regione che incentivano fortemente la razionalizzazione del sistema delle autonomie. Mettere insieme le forze per mantenere e migliorare i servizi e avere maggior peso politico è un percorso che deve essere fatto e che ci permetterà di mettere insieme alcuni servizi realizzando economie di scala. Inoltre sarà anche un modo per rappresentare un’area più vasta, di quasi 70.000 abitanti, che avrà un peso politico maggiore sia quando si discuterà dei servizi (ad esempio dell’acqua), sia quando si parlerà di infrastrutture (ad esempio per richiedere i finanziamenti per la realizzazione del terzo ponte). Dovrà essere un’Unione dei Comuni policentrica e a geometrie variabili, nella quale i servizi di front office al cittadino dovranno rimanere su ogni comune. Inoltre l’Unione sarà il modo per portare sul territorio nuovi servizi come ad esempio gli sportelli catastali, o altro. Di seguito sono sintetizzate le principali tappe del percorso amministrativo che potrebbe portare al comune unico. 5 La proposta di fusione dei comuni deve essere letta alla luce della prevista modifica dell’assetto amministrativo e territoriali della nostra provincia. Per quanto riguarda il procedimento di fusione tra Comuni, l’art. 15 del Testo Unico sugli enti Locali stabilisce che spetta alla Regione il potere di “modificare le circoscrizioni territoriali dei comuni sentite le popolazioni interessate”. Il comma 3 del medesimo articolo precisa che “al fine di favorire la fusione dei comuni, oltre ai contributi della regione, lo Stato eroga, per i dieci anni successivi alla fusione stessa, appositi contributi straordinari commisurati ad una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli comuni che si fondono”. La legge regionale n. 25 del 1992 (Legge Reg. 24/12/1992, n. 25), disciplina il “referendum consultivo” che deve necessariamente precedere la legge regionale di “variazione delle circoscrizioni comunali” che può consistere, appunto “nella fusione di due o più comuni in uno nuovo”. L’iniziativa legislativa spetta alla Giunta, al consiglio comunale o anche al singolo consigliere. Il progetto così predisposto passa al Consiglio regionale, che provvede al cosiddetto “giudizio di meritevolezza”, deliberando in caso positivo “il referendum consultivo delle popolazioni interessate e il relativo quesito”, previo parere dei consigli comunali interessati. Il quesito referendario è sottoposto all’intera popolazione dei comuni interessati dalla procedura di fusione, con decreto del Presidente della Giunta Regionale, da emanarsi almeno 45 giorni prima della data fissata per la consultazione. La proposta sottoposta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è stata raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. Segue la legge regionale che determina la nuova circoscrizione comunale. .

Quali le carenze maggiori del Comune di Musile? In termini di viabilità la carenza maggiore è la mancanza del terzo ponte e di piste ciclabili che colleghino le frazioni al capoluogo; in termini amministrativi, siamo la seconda Città del Basso Piave per estensione e numero di abitanti ma abbiamo un bilancio “povero” per cui non si possono migliorare più di tanto gli attuali servizi per i cittadini ed erogarne di nuovi.

Quali i punti di forza? La posizione geografica. Siamo sull’asse viario Venezia Trieste e dovremo approfittarne meglio dal punto di vista commerciale.

Che cosa pensi di Agrivillage? Amministrazione ingenua, poco trasparente, furba fino a un certo punto? È stata una “balla colossale”. Credo che l’amministrazione Forcolin abbia fatto le scelte più disastrose: dapprima la transazione con Bisiol e poi l’avvio delle varianti al Piano regolatore per permettere l’accordo di programma con la Società di Dall’Asta. Oggi il comune di Musile, oltre agli 800 mila euro promessi e tanto decantati di opere pubbliche, che di fatto non verranno mai erogati perché è saltato Agrivillage, ha perso anche 108.000 euro di danni che l’attività di Bisiol aveva procurato al Comune e che lo stesso aveva quantificato in oltre 10 anni di cause.
Credo che l’amministrazione Forcolin-Maschietto sia stata furba fino a un certo punto e poco trasparente, mentre l’amministrazione Susanna molto ingenua.

Quant’è costato, secondo te, in termini di ore lavoro e di impegno degli uffici (pro nihilo) il grande progetto di Agrivillage? Considerando i provvedimenti amministrativi, le istruttorie, le varie attività complementari (in risposta alle provocazioni di Dall’Asta), le vertenze legali ecc., non meno di 60.000/70.000 euro, ma andrebbe quantificato con calma riprendendo in mano tutti i provvedimenti attuati nei tre anni passati.

Secondo te era impossibile intuire da subito che Davide Dall’Asta e Maurizio Sarlo coi suoi Cuemm Clemm non offrivano le garanzie necessarie per la realizzazione di Agrivillage? Era assolutamente intuibile che c’era qualcosa di strano sotto. Io lo dissi subito a tutti i miei collaboratori della segreteria del PD locale (allora oltre a Consigliere, ero anche coordinatore del circolo). Ma ovviamente non si poteva sostenere pubblicamente per non rischiare querele per diffamazione. Avevamo più volte chiesto all’amministrazione comunale e all’allora Sindaco Forcolin incontri pubblici e trasparenza sull’operazione, ma venimmo tacciati di essere “i soliti catto-comunisti”, “contro il progresso” e “contro la possibile assunzione di oltre 800 lavoratori”.
L’unica ad aprire gli occhi è stata la Sindaca Susanna, arrivando allo scontro politico con la sua stessa Giunta e con il vice-governatore.

Quali sono i nodi della viabilità comunale da risolvere? Per la viabilità pendolare i nodi sono sempre quelli: Terzo ponte sul Piave, intersezione via Cascinelle/via Bosco con SS 14, intersezione Via Chiesa con SS 14. Non cito il nodo Calaluna (ex Esso) perché dovrebbero partire i lavori della nuova rotatoria a breve.

Favorevole o contrario allo jus soli o allo jus culturae? E se favorevole, con quali modalità dovrebbe essere estesa la cittadinanza? Io sono per lo Jus soli. Se un bambino nasce in Italia, purché i genitori siano regolari o stiano aspettando di diventarlo (a volte la burocrazia su questo è infinita), deve avere il diritto di ottenere la cittadinanza italiana, salvo diversa decisione di chi esercita la patria potestà.

Cosa pensi della legge sulla legittima difesa? Credo che ci debba essere il diritto di difendersi quando in pericolo ci sia la propria vita e quella dei propri cari, ma solo in questo caso. La legge emanata ha molte lacune: più che una legge sulla legittima difesa sembra una legge per ottenere il “legittimo” consenso elettorale.

Cosa pensi dell’Europa? Penso ci sia ancora molto da fare, ma la scelta di fondo non è in discussione.

Meglio Trump, Putin o Xi? È come chiedere a un Interista se è meglio uno Juventino, un Milanista o un Romanista...

Già, è vero, sei il classico sfigato interista (che non è mai stato in B, bla bla bla). Cantante preferito? Ligabue.

Film del cuore? The Untouchables - Gli intoccabili

Altre domande che avrei dovuto farti? Ancora?????? Carlo, te sì infinito!