Spostati un poco i rifiuti di vegetazione che riducevano la visibilità dei resti metallici
abbiamo potuto vedere la rete nella sua estensione e nella sua posizione originaria
(per la parte non trascinata dalla frana).
Durante questo esame della rete e dell’ambiente abbiamo intravisto una calotta sferica,
un emisfero e l’abbiamo immaginata dapprima un residuo di un pezzo di pallone di plastica/gomma trasportato dall’acqua.
Quando l’ha avuta in mano, l’amico Lodovico si è subito reso conto (dalla caratteristica
“sutura”
tra la parte destra e quella sinistra) che era la volta di un di cranio umano,
evidentemente di un nostro soldato caduto probabilmente nella battaglia del solstizio del 1918:
il luogo corrisponde esattamente alla postazione indicata nella mappa sotto
riportata dalle lettere AV della parola PIAVE
Al centro della carta
militare c'è l'ansa del Piave e sotto si vede un cerchio (postazione di artiglieria?)
all’incrocio tra la ferrovia e l’argine San Marco, dov'era il passaggio a livello ora soppresso
e sostituito da sottopasso. Sopra il cerchio c’è la scritta “C. Montagner” che indica l’attuale casa Cancellier.
A nord di questo punto c’è la scritta “PIAVE”. Alla base delle lettere AV di PIAVE due piccole frecce
che hanno origine da un unico punto
sottostante sono il simbolo di una postazione di artiglieria o comunque di armi medio - pesanti.
Dall’esame della carta geografica si rileva, sia verso monte sia verso
valle, la presenza delle altre postazione, ogni 300 metri. Presso il ponte ferroviario ce ne sono altre due:
una a monte e una a valle
(evidentemente perché il ponte riduceva la visibilità a soli 90 gradi).
Lo stupore della macabra scoperta ci ha indotti ad insistere nelle ricerche e
abbiamo individuato altri resti (femore?, tibia? perone?) che documentavano l’esistenza
di un cadavere in posizione orizzontale con la testa verso valle.
Per far funzionare una postazione certamente servivano più persone. Quante?
Me lo potrebbe dire, con le mansioni esatte (puntatore… graduatore… tiratore… ), mio padre (1892-1981)
che “faceva lo stesso lavoro” in zona monte Grappa.
[...] Abbiamo insistito nelle osservazioni e abbiamo individuato altri resti,
[...] di almeno altri due caduti.
Questa foto mostra alcuni resti umani (spostati dalla frana) che abbiamo rispettosamente messo
assieme e consegnato ai Carabinieri.
Altri resti erano e sono visibili dove il terreno non è franato ossia nella posizione
in cui sono stati per oltre 92 anni.
Spero che le Autorità esamino accuratamente, anche con opportuni scavi, questo luogo per ricercare resti
umani a cui rendere onore e qualche elemento che possa portare, se non ai nomi, almeno ai reparti di
appartenenza di questi soldati.
Croce deve rendere onore a questi caduti senza nome e senza tomba [...].
Croce 16 gennaio 2011